La paradossale vicenda dei siti web gov.it. L’ennesima molestia per le scuole
L’AGID impone alle scuole la dismissione del dominio gov.it nel totale disinteresse del MIUR.
Con la determinazione n. 36/2018, Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) ha reso noto che il dominio di secondo livello gov.it, a partire dal 1° luglio 2018, sarà riservato alle sole amministrazioni centrali dello Stato e non più a qualunque amministrazione pubblica centrale o locale, scuole comprese.
Il dominio, istituito da una Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri nel 2002, è stato utilizzato in questi anni da molte istituzioni scolastiche, spesso indotte a richiederlo da indicazioni fuorvianti che attribuivano a tale utilizzo il carattere di obbligatorietà.
Ora le scuole hanno sei mesi di tempo per dismettere il dominio e trasferire su un nuovo sito tutti i dati obbligatori che nel corso degli anni hanno caricato sul loro sito web.
Tutto questo a loro spese, senza alcuna ulteriore indicazione da parte di AGID e senza che il MIUR abbia fornito il supporto necessario a garantire il mantenimento della piena funzionalità del sito, necessaria soprattutto in funzione degli obblighi di pubblicazione imposti dalle norme in materia di pubblicità, trasparenza e anticorruzione nella pubblica amministrazione.
In considerazione delle oggettive difficoltà che le scuole dovranno gestire, i responsabili nazionali dei dirigenti scolastici della FLC CGIL, CISL Scuola e UIL Scuola RUA hanno indirizzato all’Agenzia per l’Italia Digitale e alla dott.ssa Gianna Barbieri, Direttore Generale della Direzione per i Sistemi Informativi del MIUR la richiesta di mettere a disposizione delle istituzioni scolastiche le indicazioni e gli strumenti necessari alla trasmigrazione gratuita dei dati dai siti scolastici registrati nel dominio gov.it.
La FLC CGIL ha sempre sottolineato la specificità che caratterizza le istituzioni scolastiche e i dirigenti scolastici rispetto alle altre amministrazioni dello Stato e al resto della dirigenza amministrativa. Tale specificità non rappresenta un disvalore ma il riconoscimento delle particolari e delicate funzioni che il servizio pubblico di istruzione svolge per il Paese.
Occorre perciò che le scuole e i dirigenti scolastici possano dedicarsi completamente alla loro importante funzione, siano liberati da adempimenti estranei alle finalità del loro lavoro e sostenuti nell’applicazione di norme non pensate per la scuola di cui a volte – come nel caso della decisione dell’AGID - si stenta a capire le ragioni.