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La scelta dei collaboratori. Come occasione di sviluppo professionale. Idee per una proposta

Sta facendo molto discutere il parere del Consiglio di Stato circa la nomina dei collaboratori da parte del dirigente scolastico.

01/09/2000
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IDEE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI
DELLA CGIL SCUOLA PER UNA PROPOSTA

Qualche richiamo a premessa

Sta facendo molto discutere il parere del Consiglio di Stato circa la nomina dei collaboratori da parte del dirigente scolastico.

Da alcuni settori del mondo della scuola si è detto in proposito che il Collegio Docenti verrebbe così "espropriato" di una funzione – quello della elezione dei collaboratori - che era anche espressione di potere.

Certamente il parere del Consiglio di Stato lascia aperti una serie di problemi relativi all’equilibrio dei poteri dentro l’istituzione scolastica. Pertanto va ribadita e portata avanti con determinazione la posizione di quanti – e noi siamo i primi tra questi – considerano che la strada maestra è costituita dall’approvazione in tempi brevi della legge di riforma degli organi collegiali.

Quello che emerge in modo chiaro è che i collaboratori su incarichi di natura organizzativo-gestionale, con la nomina da parte del Dirigente Scolastico, non sono più figure – per così dire - di rappresentanza (del Collegio dei docenti, in quanto da esso eletti e ad esso in qualche modo tenuti a rendere conto, rispetto a posizioni, comportamenti ecc.) e diventano figura di funzionamento (pertanto legati al Dirigente Scolastico - al quale competono autonomi poteri di gestione – da un rapporto di collaborazione diretta e di "responsabilità" - nel senso che rispondono al Capo di Istituto).

Andrebbe però ulteriormente chiarito che la tipologia di collaboratori nominati dal Dirigente Scolastico non esaurisce l’ambito delle figure di collaborazione. Nel quale si collocano funzioni come quelle, ad esempio, dei coordinatori di dipartimento, dei responsabili di indirizzo o dei Consigli di classe o di progetti speciali; ma anche quelle delle così dette funzioni-obiettivo.

Questa tipologia di collaboratori può essere opportuno che continui ad essere designata dai vari gruppi o organismi interni.

In primo piano: obiettivo e senso della scelta

Ciò detto, il problema ora è di gestire l’attuale fase cercando di far prevalere su tutto non motivi polemici che non portano da nessuna parte, né rivalse perdenti, ma le ragioni comuni ai soggetti in campo.

La scelta dei collaboratori è in ogni caso una operazione ricca di significati; da come la si gestisce sarà possibile cogliere

1. la natura della leadership cui si tende a dar gambe nella scuola dell’autonomia,
2. i livelli di consapevolezza di valori organizzativi quali la cooperazione e il coinvolgimento dell’intera istituzione scolastica nei processi di progettazione e gestione dell’offerta formativa.

L’obiettivo resta pertanto, anche attraverso operazioni come quello della scelta dei collaboratori, sempre quello di costruire un ambiente scolastico motivante e responsabile che è condizione prima per garantire qualità ai processi educativi.

D’altra parte, la dimensione organizzativa della scuola, che fa capo sul piano delle responsabilità ultime al Dirigente Scolastico, non può essere estranea all’universo docenti. Tant’è che nell’elaborazione del POF, è il Collegio dei docenti, ovviamente attraverso un suo gruppo di lavoro, che si fa carico, oltre che della progettazione curricolare, anche di quella organizzativa (D. L.vo 275, art. 3, commi 1 e 3).

Questa prerogativa, se correttamente intesa, non limita il potere proprio del d. s. sul terreno organizzativo- gestionale, né dà luogo a confusioni rispetto alla necessaria distinzione - che si è introdotto nella legislazione recente (D. L.vo 29/93) riguardante la Pubblica Amministrazione - tra poteri di indirizzo e poteri di gestione.

Nessuno può pensare che la struttura organizzativa di una scuola, e quindi i ruoli, i principi, i comportamenti, le modalità, possano rappresentare scelte personali del dirigente scolastico; anche perché, dietro le scelte organizzative, ci sono sempre orientamenti e valori di riferimento che coinvolgono l'insieme dell'istituzione scolastica.

La progettazione organizzativa da parte del Collegio non può essere vissuta pertanto come una invasione di campo; va vista piuttosto come il risultato di una ricerca che, sulla base delle esperienze di ciascuna istituzione, miri a definire principi, regole, figure e funzioni organizzative che spetta poi al dirigente scolastico gestire secondo criteri di efficienza-efficacia.

D'altra parte, l'attribuzione di responsabilità progettuale - che è cosa altra dalla gestione del progetto organizzativo di scuola - al Collegio docenti sul terreno dell'organizzazione scolastica, è coerente con una idea di Collegio Docenti visto come organismo tecnico-professionale con specifiche prerogative e responsabilità.

Gestire la fase attuale. Tappe di un possibile percorso

Se la scelta si carica di questi significati, allora è necessario studiare dei percorsi ad hoc.

Non si possono sottovalutare le preoccupazioni degli insegnanti che temono logiche cosiddette aziendalistiche dietro i provvedimenti legati allo sviluppo dell'autonomia scolastica, né quelle dei dirigenti che temono l'attribuzione di nuove responsabilità senza risorse e strumenti e il mantenimento di vecchie confusioni di ruoli.

La proposta che segue - da sviluppare e verificare sul piano della fattibilità e da depurare da eventuali ambiguità - parte da qui e si giustifica essenzialmente come espressione del bisogno di aprire un confronto propositivo e arrivare a orientamenti che evitino radicalizzazioni fuorvianti all’interno delle scuole e permettano scelte volte a creare un clima scolastico operativo ed efficace.

Essa si sviluppa in un percorso con più tappe.

1. Certamente le scuole si trovano in questi primi giorni di settembre nella necessità di garantire un avvio decoroso all’anno scolastico.

Pertanto, nel caso abbastanza diffuso che il Piano dell’offerta formativa non presenti un progetto organizzativo adeguatamente articolato (in altri termini: non individui già tutte le figure di funzionamento della scuola , ruoli e comportamenti organizzativi coerenti con le finalità del progetto di scuola), la conferma momentanea dei collaboratori dell’anno precedente o la individuazione di docenti disponibili appare come un atto di buon senso.

2. Contemporaneamente, se la situazione è quella sopra ipotizzata, il Collegio attraverso una sua articolazione (un gruppo di lavoro adeguatamente motivato) potrà impegnarsi a integrare il POF nelle parti che attengono al progetto organizzativo di scuola, individuando appunto figure, compiti, responsabilità, forme di cooperazione e relazione che si riterranno più coerenti con le finalità formative dell'Istituto.

Gli interrogativi a cui cercare una risposta attraverso la progettazione organizzativa potranno essere del tipo:

  • Quali le aree di responsabilità nel funzionamento della scuola? Quali i compiti più importanti in ciascuna area?

  • Quali esperienze positive possono essere riprese e valorizzate? Come può essere descritta la situazione organizzativa dell’Istituto? Quali miglioramenti organizzativi vanno indicati come prioritari sulla base di una rilevazione sulle modalità di funzionamento dell'Istituto?

  • Quali i canali della comunicazione e i livelli di attenzione e cura da dedicare ad essi?

  • Quale profili per le varie aree di responsabilità? Quali figure di collaborazione oltre a quella di gestione? Quante figure vanno previste? Quali i livelli di interazione delle varie figure tra di loro e con il dirigente scolastico?

  • Quali riconoscimenti per tali impegni? Quali i parametri per definirli? Quali i criteri di autovalutazione e di valutazione rispetto ai risultati degli incarichi attribuiti?

  • E' opportuno dar vita ad una vera e propria équipe di direzione? Con quali finalità, strumenti, regole, mandati? Quale rapporto con il Collegio dei docenti? Quale rapporto con le funzioni obiettivo?

Cercare e formalizzare risposte anche solo inizialmente approssimative a questi interrogativi – o a parte di essi - in una logica di sperimentazione e processo può permettere di articolare un primo progetto organizzativo ad integrazione delle scelte e degli impianti già definiti nel POF. Ovviamente, in questa fase di ricerca ed elaborazione, figura di riferimento imprescindibile e risorsa fondamentale non può non essere il Dirigente Scolastico, non solo per le sue esperienze, per le sue competenze e conoscenze sul versante organizzativo, ma perché spetterà a lui gestire le scelte organizzative in prima persona.

3. Sulla base del piano di interventi e delle linee progettuali individuate nel progetto organizzativo, il dirigente individua le persone adatte a gestire i ruoli. Anche questa fase andrebbe gestita in una logica di ascolto e di apertura alle indicazioni e alle proposte di soggetti e organismi rappresentativi della scuola, ai fini di una costruzione della decisione il più possibile condivisa.

4. La nomina dei collaboratori da parte del Dirigente Scolastico diventa a questo punto un atto non solo depotenziato di ogni carica conflittuale, ma positivamente connotato, perché volto a sviluppare un buon clima di scuola. Anche la scelta del vicario si colloca dentro la stessa logica e lo stesso percorso.

Aspetti non secondari

  • Le fasi 2-4 dovrebbero concludersi nel giro di un mese; le nomine dovrebbero essere state fatte agli inizi di ottobre.

  • La nomina del vicario presenta qualche elemento di problematicità in più, perché molte scuole che hanno i requisiti previsti dalle norme vigenti, fruiscono di esoneri totali o parziali dall'insegnamento.

  • Quanto ai riconoscimenti economici, essi dovrebbero essere in parte legati al tipo di incarico e al tipo di responsabilità. Probabilmente però non vanno previsti somme inferiori alla cifra fissata per le funzioni obiettivo. D'altra parte, in moltissime scuole, soprattutto superiori, già oggi i collaboratori ricevono compensi non inferiori ai 3 milioni.

  • Una risorsa importante è, per le scuole che lo sperimentano e per le Elementari, costituita dall'organico funzionale. Lo scambio parziale tra alleggerimento del carico orario di insegnamento e impegno negli incarichi di collaborazione va verificato in tutte le sue potenzialità.

  • Il numero dei collaboratori – ovviamente ristretto, per favorire un coordinamento efficace – dipende dalle scelte organizzative contenute nel Piano.

  • Rispetto alla durata dell'incarico, va verificata la possibilità di nomine di due o tre anni per garantire formazione, sviluppo e intese adeguate del team dei collaboratori. E' opportuno che le conferme vengano decise annualmente dal Dirigente Scolastico, sulla base di un percorso di verifica snello e condiviso (una procedura potrebbe essere quella della fase 3, da integrare con momenti di autovalutazione attraverso strumenti predisposti ad hoc).

A fondamento della proposta

Quali convincimenti informano questa proposta?

1. Il parere del Consiglio di Stato, sotto il profilo operativo della distinzione dei poteri e delle responsabilità, va valutato positivamente. Si superano infatti ambiguità della legislazione precedente circa la funzione di rappresentanza dei collaboratori (con compiti organizzativo-gestionali) e si introducono elementi di razionalità organizzativa.
2. I collaboratori del Dirigente Scolastico sulle aree organizzative gestionali non sono "uomini del presidente". E' certamente opportuno che siano persone di fiducia del Dirigente Scolastico e che la loro scelta avvenga in base a opportuni criteri (ad esempio, lealtà, affidabilità, , disponibilità, oltre che competenze). Ma è altrettanto opportuno tener presente che il "programma" per il quale lavorano non è il "programma" del Dirigente Scolastico, ma della scuola e che il loro impegno è volto a raggiungere i risultati attesi dal POF. Considerarli poi in contrapposizione alle funzioni-obiettivo, significherebbe introdurre elementi di frattura e di conflittualità che non gioverebbero al buon andamento della scuola.
3. La valorizzazione delle competenze progettuali del Collegio docenti anche sul versante dell'organizzazione va considerata una scelta strategica. Contribuisce a sviluppare l'idea che il docente è parte di una organizzazione che ha una sua missione, un suo progetto, dei valori condivisi, delle regole di comportamento e fa crescere la cultura organizzative delle scuole.
4. Il percorso di scelta nasce dal convincimento che, senza consenso diffuso (che non significa ricerca dell’unanimità a tutti i costi) nella costruzione delle decisioni, non si gestisce una organizzazione come la scuola; ma anche che senza attribuzioni precise di responsabilità e di poteri c'è assemblearismo, non democrazia.