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Le nuove norme sulla parità: una circolare riscrive la legge

Articolo di Enrico Panini apparso sul quotidiano Italia Oggi del 9 aprile

10/04/2003
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L'articolo si riferisce all'intervento del Miur che, con la circolare n. 31 sull'attuazione della Legge n. 62/2000 relativa alla parità scolastica, tenta di modificare la legge con indicazioni tutte a vantaggio dell'istruzione privata.

Roma, 10 aprile 2003

Mentre l’attenzione di tanti di noi è presa dalle questioni derivanti dall’applicazione della Legge delega n° 53 suIla scuola, o dalle questioni che riguardano la preoccupante situazione del rinnovo contrattuale, accadono fatti che, per la loro rilevanza, sono destinati a trasformare radicalmente il sistema d’istruzione fino ad ora noto. Anzi, per quanto mi riguarda, a peggiorarlo di molto.

Mi sto riferendo alla Circolare n° 31 del 18 marzo scorso titolata “Disposizioni e indicazioni per l'attuazione della Legge 10 marzo 2000, n. 62, in materia di parità scolastica”.

Disposizione preparata e scritta, come nella migliore tradizione, nella più completa assenza di qualsiasi informazione e di qualsiasi confronto. Ovviamente, questo non vale per gli Enti interessati che, convocati frequentemente, anche fuori Roma, hanno avuto modo di scrivere le norme in modo preciso, potremmo dire: del tutto rispondente ai loro bisogni.

La Circolare 31 pone le basi per una revisione sostanziale della Legge di parità (che già in quanto a interpretazione elastica della Costituzione non scherza) in coerenza con la visione di fondo del Governo in materia di istruzione che è chiaramente di tipo privatistico.

La Circolare agisce su tre direttrici fondamentali.

La prima è relativa al fatto che vengono rimosse tutte le norme di emanazione secondaria dettate dal Ministero dell’istruzione all’indomani dell’entrata in vigore della Legge 62. E’ una rimozione selettiva, però. Infatti, vengono confermate tutte le disposizioni più favorevoli agli enti gestori ed alle associazioni padronali. Mi riferisco, per fare alcuni esempi presi fra i più eclatanti, all’azzeramento delle precisazioni sui rapporti di lavoro, nate da un autorevole parere dell’Avvocatura di Stato, e sulla loro natura, alla rimozione dei vincoli nella composizione delle classi, ecc. In sostanza, dopo le norme sugli esami di stato ora non esiste proprio più alcun limite alla completa riapertura dei diplomifici in pompa magna.

La seconda direttrice riguarda il fatto che si modificano e riducono i richiami legislativi riconducibili sia a principi Costituzionali che a norme legislative. Scompaiono, ad esempio, i richiami all’art. 33 della Costituzione o alla libertà di insegnamento previsti dalla legge; vengono prefigurati organi collegiali diversi da quelli previsti nella scuola statale; viene affermato che le “amministrazioni pubbliche” (senza precisare quali), nell’esercizio delle rispettive competenze, intervengono a sostenere l’efficacia e l’efficienza dell’intero sistema nazionale di istruzione senza indicare né come, né dove, né quando. Insomma, si nega la sostanza dell’art.33 della Costituzione sui finanziamenti e si invitano le amministrazioni pubbliche ad adeguarsi.

Infine, terza direttrice, viene ridisegnato il mondo delle scuole non statali paritarie prefigurando un sistema alternativo per certi versi più flessibile, e quindi anche più concorrenziale, di quello statale. Mi riferisco, ad esempio, all’assenza di verifiche successive sul permanere dei criteri per la parità o all’assunzione acritica delle certificazioni prodotte dal gestore.

Un esame obiettivo di questa Circolare evidenzia con chiarezza l’intento palese di favorire uno sviluppo della scuola paritaria non basato sulla qualità ma sull’abbattimento dei costi di gestione. Dopo averlo praticato in questi mesi con diversi atti di gestione, ora emerge con chiarezza il progetto di un doppio sistema sull’istruzione: poche regole comuni e molte distinzioni tutte a vantaggio dell’istruzione privata.

Sulla Circolare il nostro giudizio è del tutto negativo perché rappresenta un’inaccettabile arretramento sul versante dei diritti dei ragazzi, dei diritti dei lavoratori, del rispetto delle norme di Legge e Costituzionali. Essa rappresenta uno strumento che va contro la centralità, costituzionalmente affermata, della scuola pubblica.

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