Modifiche al D.Lgs 59/04 (2)
L’orario e gli OSA di inglese nella scuola primaria
Il decreto attuativo della legge 53 per il secondo ciclo comporta modifiche che interessano anche la scuola primaria.
Esse sono contenute negli allegati D ed E richiamati nell’articolo 25 del decreto; riguardano l’orario di insegnamento della lingua inglese e la definizione degli obiettivi specifici di apprendimento per la stessa disciplina. Il decreto sul secondo ciclo modifica cioè le Indicazioni Nazionali allegate transitoriamente e illegittimamente al decreto 59/04 sul primo ciclo dell’istruzione.
In precedenti note avevamo già denunciato l’assurdo di una modifica definitiva di un documento transitorio. Oltre l’aspetto (il)logico, ci sono anche alcune conseguenze concrete che comporteranno rigidità organizzative e calo dell’offerta.Per quanto riguarda la scuola primaria le norme derivate dal decreto 59 non hanno definito il quadro orario delle discipline, come invece fatto per la secondaria di primo grado (si veda l’allegato B del decreto 59/04, capitolo Vincoli e risorse, paragrafo 3: “ Ogni istituzione scolastica decide, ogni anno, sulla base di apposite analisi dei bisogni formativi, l’integrazione, la distribuzione e i tempi delle discipline e delle attività”). È perciò prerogativa delle istituzioni scolastiche decidere quante sono le ore da dedicarsi a ciascuna disciplina.
Dentro questo quadro flessibile, gli allegati del decreto sul secondo ciclo introducono invece la rigidità della quantificazione oraria per il solo insegnamento della lingua inglese. Il monte ore obbligatorio ammonterà nel quinquennio a 396 ore così suddivise: 33 nel primo anno, 165 nel primo biennio (seconda e terza), 198 nel secondo biennio (quarta e quinta). Considerandolo nel suo complesso, si tratta dello stesso identico monte-ore già previsto dalla normativa precedente la contro-riforma Moratti, distribuito però su cinque anni invece che sui quattro (dalla seconda alla quinta) per i quali era già previsto l’insegnamento obbligatorio di una lingua comunitaria.
La grande novità della I di inglese si rivela perciò l’ennesima “bufala”: il “nuovo” insegnamento era già impartito; le ore sono le stesse.
A dire il vero, le ore diminuiscono per tutte quelle (tante) scuole che iniziavano lo studio della seconda lingua già dalla prima classe e si impoverisce il quadro complessivo dell’offerta perché francese spagnolo e tedesco devono cedere il passo alla sola lingua inglese. È pur vero che l’inglese già faceva la parte del leone, ma l’impianto precedente la contro- riforma consentiva tuttavia il riconoscimento di peculiarità territoriali legate a storie di pregressa migrazione o di gemellaggi con comunità europee.
Si tratta però di una “bufala” che peggiora le cose: si pensi ad esempio alle difficoltà di inserire nell’orario settimanale di una seconda classe le due ore e mezzo di inglese.
Era proprio necessario peggiorare le cose?
Bisogna rilevare che con le modifiche testé introdotte, il Miur legittima a posteriori il proprio operato degli ultimi due anni per quanto riguarda la determinazione degli organici sui posti di lingua. Questi infatti sono stati istituiti, in questo lasso di tempo, tenendo conto di consistenze orarie (un’ora in prima e due ore in seconda classe) non previste dalla normativa. Si aveva in cuore una drastica riduzione degli organici che si è scontrata però con le organizzazioni sindacali. Per evitare infatti che, in conseguenza a questo, un insegnante di lingua dovesse caricarsi dell’insegnamento in 10-12 classi, FLC Cgil le altre organizzazioni sindacali avevano ottenuto che almeno si rispettasse l’assegnazione dei docenti a sei o massimo sette classi.
Così è stato fatto, ma la gestione nelle scuole non è stata semplice. I problemi più frequentemente segnalati sono:
- superamento del tetto delle 6-7 classi,
- assegnazione dei docenti specialisti ad insegnamento di altre discipline,
- loro messa a disposizione per le supplenze indipendentemente dalla programmazione delle ore di compresenza,
- assegnazione degli spezzoni limitati al solo orario frontale e senza tener conto delle ore di programmazione pur contemplate dal CCNL.
È prevedibile che le novità introdotte con il decreto sulla secondaria porteranno a cristallizzare queste situazioni-limite, aumentandone la consistenza. Tutte le scuole, inoltre, troveranno più difficoltà nell’organizzazione dell’orario, saranno di conseguenza più condizionate nella possibilità di rendere flessibile l’offerta formativa, avranno a che fare con una riduzione degli organici di lingua.
Si sa che il Miur mira ad un veloce superamento del docente che insegna soltanto inglese a favore del docente “generalista” che impartisce anche altri insegnamenti. La nuova quantificazione oraria sembra pensata in questa prospettiva. Il raggiungimento di tale obiettivo non è tuttavia immediato, nonostante il cospicuo finanziamento messo a copertura della specifica formazione dei docenti che si sta avviando nelle diverse regioni. Per andare a regime servirebbero circa 60mila docenti formati: tra quelli che già lo sono e quelli che si stanno formando si arriva a malapena alla metà del fabbisogno.
Merita infine un cenno la nuova stesura degli obiettivi specifici previsti per l’insegnamento dell’inglese che accentua ancor più il carattere strumentale di questo insegnamento. È infatti previsto che al termine della scuola primaria sia raggiunto il livello di apprendimento corrispondente ad A1 plus del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue. Se nel precedente ordinamento, l’insegnamento della lingua era giustificato in una dimensione educativa, come modalità di approccio ad una cultura altra, secondo Moratti la lingua serve esclusivamente ad un addestramento comunicativo.
A conferma della pochezza culturale e della smania di precocismo che caratterizza la sua “riforma”.
Roma, 4 novembre 2005