Un nuovo settembre nero per la scuola italiana? I numeri delle cattedre vacanti al 1° settembre 2021 sono impietosi, così la scuola dell’era Draghi rischia un nuovo record di precarietà
La politica stenta a trovare la sintesi, il braccio di ferro tra le forze politiche continua a dispetto dei bisogni reali della scuola.
Il confronto con le organizzazioni sindacali sul tema della ripresa della scuola a settembre non decolla, il nodo rimane quello delle assunzioni dei precari, tema su cui si consuma un braccio di ferro teso a guadagnare pezzi di consenso tra i potenziali elettori, neo laureati da un lato, docenti precari dall’altro.
Il partito del merito finge di non sapere che la scuola si regge sul lavoro di quegli stessi precari che non si vogliono assumere e che l’anno prossimo saranno in cattedra a insegnare ai nostri figli, come lo sono stati quest’anno e negli anni passati. Per loro l’accesso ad una formazione metodologica e didattica che gli darebbe l’abilitazione rimane una chimera, mentre trionfa l’idea che le competenze di un docente si misurino in termini di puro nozionismo disciplinare, un assioma ormai superato pressoché in tutta Europa.
Già quest’anno, con la seconda ondata di COVID che ha investito il nostro Paese ai primi di ottobre, la scuola ha sperimentato il prezzo delle mancate assunzioni, con più di 200 mila “cattedre ballerine” e operazioni di nomina dei supplenti che si sono protratte fino a gennaio.
Se il COVID ha sottratto alle nuove generazioni scuola, socialità e apprendimenti, la politica con i suoi fallimenti sul reclutamento non è stata da meno, e si può quantificare in non meno di quattro mesi il tempo scuola che tanti alunni e tante classi hanno perduto a causa del boom di cattedre vuote.
Il tentativo del Ministro Bianchi di fare sintesi è un gesto di concretezza, ma se non avrà il sostegno delle forze parlamentari il prossimo anno vedrà settembre nero per la scuola italiana. I dati forniti dallo stesso ministero sono chiari, i posti vacanti saranno molti di più dello scorso anno:
REGIONE |
POSTI VACANTI |
PENSIONAMENTI |
POSTI DA COPRIRE |
ABBRUZZO |
621 |
799 |
1.420 |
BASILICATA |
346 |
459 |
805 |
CALABRIA |
1.100 |
1.684 |
2.784 |
CAMPANIA |
2.969 |
4.273 |
7.242 |
EMILIA ROMAGNA |
5.920 |
2.053 |
7.973 |
FRIULI |
1.518 |
625 |
2.143 |
LAZIO |
5.982 |
3.128 |
9.110 |
LIGURIA |
2.461 |
843 |
3.304 |
LOMBARDIA |
16.029 |
5.110 |
21.139 |
MARCHE |
1.344 |
875 |
2.219 |
MOLISE |
190 |
184 |
374 |
PIEMONTE |
7.776 |
2.207 |
9.983 |
PUGLIA |
2.401 |
2.754 |
5.155 |
SARDEGNA |
2.177 |
1.259 |
3.436 |
SICILIA |
1.935 |
3.732 |
5.667 |
TOSCANA |
5.196 |
1.853 |
7.049 |
UMBRIA |
791 |
523 |
1.314 |
VENETO |
7.578 |
2.679 |
10.257 |
TOTALE |
66.334 |
35.090 |
101.424 |
Alle cattedre vacanti e ai pensionamenti, che sono comprensivi delle cessazioni d’ufficio per raggiunti limiti di età, vanno aggiunti 5.000 posti su sostegno e 1.000 posti di scuola dell’infanzia che incrementano l’organico di diritto dal 1 settembre 2021.
Questo porta il totale delle cattedre da coprire a 107.424 e parliamo solo dei posti vacanti.
A questi si aggiungeranno le deroghe su sostegno, che quest’anno hanno raggiunto quota 77.600 e altri 14.142 posti di organico di fatto. Infine i posti COVID, che se verranno riconfermati porteranno le supplenze sino al termine dell’anno a quota 240 mila, toccando un nuovo record negativo per il nostro Paese.