Quale riforma per le istituzioni scolastiche e culturali all'estero
Si è tenuto giorno 25.2.2000 a Roma un Convegno unitario che ha affrontato la tematica della riforma delle istituzioni scolastiche e culturali all’estero
Si è tenuto giorno 25.2.2000 a Roma un Convegno unitario che ha affrontato la tematica della riforma delle istituzioni scolastiche e culturali all’estero.
Le segreterie nazionali dei sindacati confederali scuola hanno fortemente voluto lo svolgimento di questo convegno nazionale per rilanciare e affermare il ruolo della scuola italiana all’estero in questa importante fase politica che vede un ampio processo di riforma complessiva del sistema scolastico nazionale.
I sindacati confederali della scuola hanno inteso avanzare proposte per la definizione di un sistema scolastico extra metropolitano, basato sui principi dell’autonomia scolastica, già definiti per il sistema nazionale, capace di diffondere e valorizzare la lingua e la cultura italiana.
Temi importantissimi sui quali abbiamo avuto un contributo di autorevoli esponenti del mondo accademico quali i prof.ri Balboni, dell’Università di Venezia, e Sabatini, dell’Università di Roma, e l’On. Colombo, deputato al parlamento e già Direttore dell’istituto di cultura italiana di New York.
Hanno partecipato numerosi senatori e deputati, i rappresentanti del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, autorevoli responsabili dei vari partiti, il Gabinetto del Ministero della Pubblica Istruzione, rappresentanze del nostro personale della scuola in servizio all’estero proveniente da tutte le parti del mondo.
Era rappresentato il Ministero degli affari Esteri.
Si è convenuto sul fatto che, in assenza di un riordino legislativo e di chiare coordinate politico-parlamentari, i problemi strutturali delle istituzioni scolastiche e culturali all’estero siano diventati sempre più acuti.
E’ emersa con evidenza la mancanza di una impostazione progettuale che, partendo da una valutazione approfondita e selettiva degli attuali interventi, individui le aree e i settori strategici, definisca in modo aggiornato le iniziative da attuare ed individui le forme di raccordo a livello centrale e periferico.
L’attuale politica del MAE è apparsa come caratterizzata da scelte ancora troppo estemporanee e, comunque, non supportate da un’analisi seria e condivisa dei bisogni e delle zone di potenzialita’ della nostra presenza all’estero.
Le misure sui finanziamenti e quelle di rigore sugli organici sono sembrati, troppo spesso, funzionali a logiche particolari e ad interessi di singoli settori dell’amministrazione.
Si è detto che il dibattito ormai aperto sulla questione del voto all’estero sta comportando un rafforzamento del ruolo di enti ed associazioni che, oltre a svolgere un ruolo di rappresentanza, gestiscono quote consistenti di attivita’ scolastiche.
Il sostegno finanziario, discrezionale e senza regole a questi soggetti, accentua infatti il carattere assistenzialistico degli interventi e introduce gravi elementi di conflitto e di confusione.
Bassissimi sono stati giudicati i livelli degli esiti formativi raggiunti dai "privati" ai quali vengono delegati gli interventi stessi.
Si è ritenuta evidente l’urgenza di un processo riformatore coerente ed organico che disegni principi ed articolazione delle istituzioni scolastiche e culturali, ridislochi le competenze affidandole principalmente al MPI, e delinei i necessari spazi di flessibilità e di autonomia.
Si è anche ritenuto che all’estero, cosi come in territorio nazionale, lo Stato, debba essere il soggetto che detta le regole pubbliche ( trasparenza, valutabilità, partecipazione, garanzia di non discriminazione , regole contrattuali per il personale ecc.), cui debbono attenersi tutti i soggetti che intendono collocarsi dentro il sistema di istruzione- formazione.
Sono anche emerse diverse proposte innovative di riforma per le quali rimandiamo alla lettura delle relazioni iniziali che saranno pubblicate insieme agli atti del Congresso.
Tra gli altri argomenti si è affrontato anche il tema dell’invio all’estero.
Tale materia , già oggetto della "sequenza contrattuale" , è anche in discussione in Parlamento per via di una iniziativa del MAE (art.9 del disegno di legge 5422) .
Sull’istituto dell’invio si è creata una situazione contraddittoria sia sul piano sindacale che su quello politico-legislativo
Il Ministero degli Affari Esteri era stato impegnato ad ottenere il ritiro dell’ art. 9 del suddetto disegno di legge 5422 concernente la destinazione e la permanenza all’estero del personale della scuola in quanto la materia stessa (mobilità professionale) aveva appunto costituito parte della "sequenza contrattuale" siglata il 29-7-99 e firmata definitivamente in data 24-2-2000.
E’ stato evidenziato che, a tutt’oggi, l’intervento promesso non è avvenuto nè sono stati chiariti, in sede parlamentare, i termini della questione relativa all’invio.
Già con l’accordo dell’11-12-96 (art.5 dell’accordo successivo) infatti erano stati affrontati e risolti i temi del ricambio del personale all’estero, della permanenza in Italia tra un mandato e l’altro, della congrua fase di transizione, della prova e della graduatoria permanente per l’invio.
E’ stata giudicata quindi assolutamente singolare l’assenza di coerenza.
E’ stato inoltre sottolineato come il Sindacato si sia fatto promotore di un opportuno emendamento sulla questione dell’invio.
Su questo argomento e su altri temi quali l’espressione della volontà di proseguire nel disegno di privatizzazione o l’assenza di "entusiasmo" nella applicazione dei fatti contrattuali il Convegno ha preso atto che i rapporti politici con il MAE si sono infranti e di conseguenza ha confermato l’indizione di forme di lotta compreso lo sciopero.
Il progetto complessivo di riforma delle istituzioni scolastiche e culturali all’estero emerso dal Convegno verrà riproposto nelle sedi opportune per gli approfondimenti e le integrazioni opportune.