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Questo dimensionamento non s’ha da fare

Sono sempre di più le prese di posizione contro la legge 111/2011 che impone la costituzione di istituti scolastici abnormi, ingestibili e senza alcun criterio didattico. La FLC CGIL chiede la sospensione delle procedure.

05/10/2011
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Sono ormai 7 le Regioni (Toscana, Emilia Romagna, Puglia, Liguria, Marche, Sicilia e Basilicata) che hanno deciso di impugnare di fronte alla Corte Costituzionale per conflitto di competenza  la Legge 111/2011 che dispone la cancellazione di tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado mediante il loro accorpamento in istituti comprensivi con almeno 1000 alunni (500 alunni per le zone disagiate).

L’iniziativa delle Regioni si aggiunge alla presa di posizione dell’Anci (l’associazione dei comuni) che – tramite la propria Commissione Istruzione e Scuola - aveva già dichiarato la propria contrarietà rispetto ai nuovi parametri dimensionali e comunque ne aveva chiesto il rinvio al nuovo anno scolastico.

C’è quindi un movimento istituzionale che chiede di fermare le macchine prima di applicare l’ultima norma introdotta dalla finanziaria.

I motivi della contestazione delle Regioni e degli Enti locali sono fondamentalmente due:

  1. la norma approvata invade spazi riservati alla potestà legislativa delle Regioni in materia di dimensionamento scolastico sul territorio (prerogativa riconosciuta anche di recente dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 200/2009) e che pertanto la promulgazione della legge 111 ha compromesso il principio della leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali
  2. la riorganizzazione degli istituti scolastici così congegnata prescinde da esigenze di natura didattica o funzionale e risponde esclusivamente ad una logica di risparmio economico e di ulteriore tagli di posti.

 Il dimensionamento comporterà infatti oltre all’impoverimento dell’offerta formativa sul territorio anche una consistente riduzione dei posti in organico in specie tra il personale Ata e tra i Dirigenti Scolastici con tutti i disagi conseguenti alla scomparsa di posti di lavoro e anche di disponibilità per le future assunzioni in ruolo.

D’altronde, che la materia sia “delicata” e che sia necessario procedere nel rispetto della su richiamata sentenza della Corte Costituzionale ne è convinto perfino il Miur che in una nota del Direttore Generale Chiappetta rivolta a tutti gli Uffici Scolastici Regionali sostiene che “fino a quando non verranno attivati gli opportuni confronti e interlocuzioni in sede di Conferenza Unificata Stato-Regioni, nessun intervento o aggregazione di istituti potrà essere disposto” (si veda allegato).

Confusione di competenze e ritardi nelle procedure rischiano di danneggiare ancora di più il sistema pubblico di istruzione e i lavoratori.

Per tutte queste ragioni la FLC CGIL ha proposto la moratoria di un anno, avviando una serie di interlocuzioni ai diversi livelli istituzionali e politici per chiedere la sospensione delle procedure di dimensionamento in atto.

Tale richiesta è motivata dall’esigenza di evitare interventi peggiorativi della qualità della rete scolastica (interventi che tra l’altro rischiano di risultare nulli alla luce dei precedenti pronunciamenti della Corte Costituzionale) e di dedicare i prossimi mesi ad un ampio confronto tra tutti le parti coinvolte (Regioni, Enti locali, scuole, lavoratori) al fine di condividere una proposta di riorganizzazione della rete scolastica che sia proceduralmente corretta e effettivamente rispondente alle esigenze di funzionalità e qualità del sistema scolastico pubblico.

 

 

 

 

 

 

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