Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Scuola » Regolamenti scuola secondaria superiore: criticità e indeterminatezza. Il caso delle Discipline giuridiche ed economiche

Regolamenti scuola secondaria superiore: criticità e indeterminatezza. Il caso delle Discipline giuridiche ed economiche

Continua l'iter parlamentare ma anche l'incertezza su impianto, curricoli e modalità di attuazione.

30/11/2009
Decrease text size Increase  text size

I regolamenti (licei, istituti tecnici, istituti professionali) sulla scuola secondaria superiore continuano il loro percorso verso l’approvazione definitiva, mentre le dichiarazioni del Ministro sulle eventuali modifiche che saranno apportate al testo finale da approvare in seconda lettura da parte del Consiglio dei Ministri ad inizio dicembre non ci rassicurano, date l’aleatorietà, la confusione e le nebbie nelle quali naviga la nave della scuola secondaria superiore.

Riteniamo sbagliata l’impostazione complessiva che sta alla base di quei regolamenti che, partendo dalla necessità di fare cassa sulle spalle della scuola pubblica, conferma anzi accentua quella concezione gerarchica dei saperi tipica dell’attuale scuola secondaria superiore, che non riconosce pari valore e dignità formativa alla cultura umanistica e scientifica.

Altro che Lisbona e Indicazioni europee! E’ una struttura a canne d’organo, gerarchica tra licei, istituti tecnici e professionali quella che risulta dall’insieme delle operazioni di riorganizzazione che si stanno per approvare.

Permane un’idea dei licei, rivolti a pochi, in particolare a quelli “destinati” a percorsi di alta formazione superiore universitaria, antica, fuori dal tempo, che non fa i conti neppure con l’elevamento dell’obbligo di istruzione, dato l’impianto disciplinare tanto diverso fra i bienni iniziali dei diversi licei, per non parlare dell’assenza totale di dialogo con i bienni dell’istruzione tecnica e professionale!

Si produce una canalizzazione, precoce, all’interno dello stesso sistema di istruzione che blocca e condanna gli adolescenti ad un presente e futuro, formativo ed occupazionale, condizionato dalle condizioni soggettive di partenza.

La necessaria mobilità sociale nella società contemporanea, sostenuta e resa possibile solo da un sistema pubblico dell’istruzione ad essa finalizzata, viene bloccata e le divisioni per censo e per cultura sono destinate ad accentuarsi con la secondaria prossima ventura.

Per essere una proposta di riorganizzazione, è a dir poco strabiliante che essa non si misuri neppure con il presente ma prefigura una scuola per una società del passato!

A conforto e conferma di questo ritorno indietro, segnaliamo lo “strano” caso delle discipline giuridiche ed economiche che, nel nuovo modello, scompaiono dal percorso formativo del primo biennio di tutti i licei e vedono consistenti riduzioni orarie anche nei percorsi triennali dell’istruzione tecnica e professionale.

Del resto, quando si parte dalla necessità di fare cassa ( e questo è l’obiettivo prioritario della destrutturazione in atto), tagliare è l’unico strumento a disposizione e sotto la falcidia dei tagli crolla qualsivoglia ipotesi e valenza culturale e pedagogica.

Ed è così che si tagliano le ore di una disciplina che, paradossalmente e falsamente, si afferma su un altro versante essere rilevante per la formazione dei futuri cittadini.

Ci riferiamo a Cittadinanza e Costituzione, indicata propagandisticamente come una delle novità più importanti del nuovo corso gelminiamo, ma che, non solo non viene istituita come nuova disciplina, ma se ne affida l’insegnamento all’area storico/geografica, considerandola alla stregua di quell’altra “rilevante” disciplina che fu Educazione civica!

Insomma da una parte viene tagliata e dall’altra si ingannano istituzioni (si pensi al discorso del ministro all’inaugurazione dell’anno scolastico alla presenza del Presidente della Repubblica), docenti, genitori e studenti evocando una disciplina, Cittadinanza e Costituzione, che non si istituisce e per l’insegnamento della quale nessuna professionalità specifica viene richiesta.

Si sottrae ai docenti di diritto ed economia un insegnamento che presuppone conoscenze e competenze specifiche del dettato costituzionale e delle norme fondanti la nostra Repubblica.

Tutte le sperimentazioni messe in atto in questi ultimi anni sono spazzate via: vengono completamente annullate le esperienze che avevano previsto una presenza consolidata delle discipline giuridiche ed economiche nei licei e si ridimensionano negli istituti tecnici.

Si sottrae così alle future generazioni il diritto ad una formazione finalizzata alla cittadinanza attiva, limitandone pesantemente le capacità autonome di lettura e interpretazione della realtà sempre più complessa.

Roma, 30 novembre 2009