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Regolamenti secondaria superiore: i tempi per l'approvazione dei regolamenti non rispettano i tempi della scuola

Le scuole nel caos, studenti e genitori confusi. Ma il Ministro non si ferma ed intende procedere. Le ragioni ideologico/finanziarie prevalgono rispetto all’esigenza di rispettare i diritti ad un’istruzione di qualità.

07/10/2009
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Dopo il parere del Cnpi sui regolamenti di riordino degli istituti tecnici e dei professionali, oggi dovrebbe esserci quello sui licei, rinviato per acquisire informazioni più precise e dettagliate sull’ipotesi di regolamento che li riguarda.

Successivamente, come previsto dalle norme, va acquisito il parere della Conferenza Unificata, al momento rinviata a data da destinarsi, dati i rapporti problematici tra lo Stato e le Regioni che non sembrano ancora superati.
Ma il passaggio in Conferenza Unificata non rappresenta l’unico ostacolo; è necessario acquisire, inoltre, il parere delle Commissioni parlamentari preposte, nonché quello del Consiglio di Stato, prima della seconda lettura da parte del Consiglio dei Ministri, cui dovrà seguire la registrazione da parte della Corte dei Conti e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Infatti, ai sensi dell’art. 5 della legge 69/09, i regolamenti sui licei, istruzione tecnica e professionale, approvati in prima lettura dal Consiglio dei Ministri in data successiva alla definizione della menzionata legge voluta dal ministro Brunetta, dovranno essere approvati dalle commissioni parlamentari.

Al termine dell’iter normativo, sarà necessario un percorso di confronto e trasparenza sui territori, per la definizione della distribuzione territoriale dei nuovi indirizzi della secondaria superiore da parte delle Regioni.

E’ evidente che i tempi di questo iter, che va fatto, non coincidono in alcun modo con l’esigenza delle scuole, che in questi giorni sono alle prese con la definizione del POF da presentare a genitori e studenti ai fini dell’iscrizione all’anno scolastico 2010/11, da farsi di norma entro il mese di gennaio.

Di nuovo, genitori, studenti, scuole e istituzioni locali si trovano a vivere uno stato di grande confusione, che nulla ha a che vedere con l’esigenza, prioritaria, di garantire certezze nella predisposizione degli atti per una scelta ponderata, consapevole e serena da parte di genitori e studenti.
Come sa bene chi conosce le dinamiche complesse del processo di apprendimento, da questa scelta dipende non solo il futuro formativo degli adolescenti, ma il loro stesso successo formativo.
Ma il furore ideologico di questa compagine governativa prevale su considerazioni e valutazioni di merito, pedagogiche, didattiche che dovrebbero invece essere la preoccupazione di chi governa il sistema pubblico di istruzione.

Le recenti dichiarazioni del ministro Gelmini e di rappresentanti dell’Amministrazione, sull’imminente avvio delle attività di orientamento per gli studenti delle terze delle scuole medie, ci lasciano esterrefatti.

Con atteggiamento semplicistico si banalizza tutto il processo organizzativo necessario non solo per la nuova pianificazione dell’offerta formativa territoriale, ma per quel delicato percorso organizzativo/didattico che le scuole devono mettere in atto per la definizione del piano formativo da presentare alle famiglie in previsione delle nuove iscrizioni.

Oltretutto gli stessi regolamenti in discussione prevedono, tra l’altro, decreti ministeriali successivi riguardanti le competenze, le abilità e le conoscenze; le modalità per l’articolazione di ulteriori ambiti di aree d’indirizzo. Tutti passaggi determinanti per la definizione dei nuovi percorsi e per la successiva scelta da parte degli studenti e delle famiglie che richiedono l’apertura di un confronto serio, ampio e trasparente con il mondo della scuola, con le associazioni e con le organizzazioni sindacali.
Per questo riteniamo che non debba essere la fretta a determinare l’assetto di un segmento così rilevante del nostro sistema d’istruzione e che quindi vada rinviato l’avvio dell’attuazione dei regolamenti, su cui peraltro continuano a circolare versioni tutt’altro che definite su punti rilevanti, quali ad esempio le classi coinvolte.
L’ostentazione e la superficialità con cui si cerca di far passare il tutto come già fatto rappresentano semplicemente l’arroganza con cui si pensa di far passare una norma sulla testa non solo delle scuole ma di tutti quei genitori che tra poco dovranno iscrivere i propri figli alla scuola superiore di secondo grado.

Tutte le istituzioni, scolastiche e territoriali, in questa fase non possono che avere a riferimento, per le necessarie attività ai fini dell’orientamento e delle iscrizioni, la normativa vigente e non bozze di regolamenti che norma non sono.

Lo Stato di diritto si regge solo se si rispettano i fondamentali principi che lo sostengono e lo definiscono.

Qui non sono in gioco solo i destini del sistema di istruzione, fondamentale per la tenuta democratica del Paese e per la qualità del suo modello di sviluppo, su cui si possono avere opinioni diverse.
Qui si tratta di garantire, con comportamenti istituzionali coerenti, il carattere fondante della nostra Repubblica, nata dalla Resistenza, dopo che le regole fondamentali erano state stracciate dai comportamenti dei governanti di allora.

Roma, 7 ottobre 2009