Ricerca Pisa 2006 sulle competenze scientifiche dei quindicenni
La ricerca PISA 2006, che ha coinvolto 57 paesi e i cui esiti sono stati resi pubblici attraverso 6 conferenze stampa tenute in varie parti del mondo, si focalizza in particolare modo sulla comprensione dei concetti scientifici e sulla loro applicazione alla vita quotidiana.
L’approccio di PISA 2006 riflette le nuove e diverse competenze richieste nell’attuale mercato del lavoro e in generale nella società e che variano dall’applicazione delle nuove tecnologie alla cittadinanza attiva. Le principali competenze misurate dalla ricerca PISA 2006 sono: la capacità degli studenti ad identificare argomenti scientifici, a spiegare scientificamente i fenomeni, ad applicare i concetti scientifiche nei contesti della vita reale. Il rapporto misura anche le conoscenze scientifiche degli studenti (mondo naturale e le nuove tecnologie) e sulla scienza stessa. Infine sono valutate le attitudini degli studenti verso la scienza.
La ricerca non è basata sui curricoli nazionali e i programmi dei diversi paesi, ma su una serie di parametri definiti dai ricercatori che fanno parte del progetto, in collaborazione coi paesi partecipanti. Il focus di PISA 2006 sono le competenze scientifiche, ma il rapporto include anche dati sulla matematica e la lettura, fornendo per la prima una comparazione longitudinale con i risultati derivanti dalle ricerche precedenti (2000, 2003). Inoltre, nel rapporto di quest’anno, in alcuni paesi è stato richiesto agli studenti di risolvere domande aggiuntive utilizzando le nuove tecnologie informatiche. Infine, agli studenti è stato chiesto di fornire informazioni sul loro background, sulle loro abitudini e attitudini relative all’apprendimento, sulle loro motivazioni ed impegno verso l’apprendimento scientifico. I capi d’istituto dovevano, invece, rispondere ad un questionario relativo alle caratteristiche della scuola e all’ambiente di apprendimento.
I principali esiti
Per la prima volta, i risultati di PISA 2006 non sono presentati semplicemente sotto forma di medie nazionali, ma in termine di percentuale degli alunni che raggiungono sei differenti livelli di abilità/competenze.Questo approccio è basato sull’assunzione che il mercato del lavoro richieda sempre più personale con capacità di alto livello. Motivo per cui il rapporto dedica una significativa attenzione agli studenti ai livelli più alti di competenze e alla ripartizione proporzionale tra i diversi livelli. I dati evidenziano che esiste una grande variazione della distribuzione nei differenti livelli di competenze tra i paesi. Comunque, il differenziale tra la distribuzione degli studenti nei livelli di competenze all’interno dei singoli paesi è maggiore di quella tra i paesi.
Si evidenzia inoltre:
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una stretta relazione tra la percentuale di studenti di un paese ai livelli più alti e l’intensità dell’attività di ricerca (misurata come numero di ricercatori su 1000 occupati)
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migliori risultati nei paesi con un reddito più elevato, anche se non è possibile intravedere un’effettiva relazione di causa ed effetto
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una positiva relazione tra spese per studente con i risultati medi in scienze, anche se con minore pese di quella precedente
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un differenziale poco significativo per quanto riguarda il genere - a differenza di quanto si verifica nelle competenze matematiche e letterarie - anche se ci sono differenze tra i generi. Per esempio, le ragazze sorpassano i maschi nell’identificazione delle questioni d’ordine scientifico, mentre i ragazzi ottengono migliori risultati quando si tratta si spiegare scientificamente dei fenomeni
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una significativa differenza tra le tradizioni d’insegnamento e di apprendimento tra i paesi. Per esempio, nei paesi dell’Europa centrale ed orientale gli studenti hanno migliori risultati nella conoscenza teorica (per es. fatti e concetti scientifici), mentre gli studenti dell’Europa occidentale possiedono una migliore comprensione dei processi scientifici
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generalmente gli studenti manifestano un’attitudine positiva verso le scienze, attitudine tanto maggiore quanto più alta è la consapevolezza relativa ai problemi ambientali
Qualità ed equità
PISA 2006 presta grande attenzione non solo alla qualità dei risultati, ma anche all’equità della loro distribuzione, in altre parole alle opportunità di apprendimento (correlazione tra esiti e retroterra socio economico degli studenti e delle scuole). Sebbene non si intraveda una relazione causale diretta tra quadro economico sfavorevole e risultati al di sotto della media, il retroterra economico e culturale sembra giocare un importante ruolo. PISA 2006 riconosce che il raggiungimento di un’equa distribuzione delle opportunità di apprendimento è un obiettivo chiave dell’educazione pubblica nella maggior parte dei paesi. L’equità è compatibile con la qualità. Il rapporto suggerisce parecchi orientamenti politici per coniugare qualità ed equità. In particolare, definendo misure specifiche per le scuole e gli alunni con bassi esiti (attraverso la prevenzione precoce o programmi di recupero per studenti a rischio), per alunni con svantaggi (programmi specifici e risorse aggiuntive) e l’espansione delle opportunità educative per tutti gli studenti, specialmente in termini di innalzamento degli standard qualitativi (scuola a tempo pieno, miglioramento delle tecniche d’insegnamento).
Per quanto riguarda gli esiti dei singoli paesi, ancora una volta la Finlandia si colloca al primo posto. Gli esiti dei ragazzi italiani, invece, peggiorano ulteriormente rispetto a PISA 2003, e si collocano nella fascia di paesi con una media significativamente al di sotto della media OECD. Si evidenziano, però, differenze significative tra le diverse aree geografiche del paese, come già avvenuto con Pisa 2003.Se i dati relativi al Nord Est collocano tale area tra i paesi con medie significativamente al di sopra della media OECD, Centro Italia, Sud e isole hanno risultati decisamente al di sotto della media.
In molti paesi stranieri - ad es. Danimarca, Germania e Polonia- le ricerche PISA del 2000 e 2003 sono state un’occasione importante per interrogarsi sui propri sistemi scolastici e aprire un ampio dibattito che ha coinvolto decisori politici, esperti, ricercatori e docenti per definire nuove strategie atte a migliorare la qualità dell’apprendimento con anche esiti positivi.
Non resta che chiedersi se la rilevazione PISA può, finalmente, costituire uno strumento utile per analizzare e rispondere ai problemi della scuola italiana, imparando anche dalle buone pratiche presenti nel nostro paese, o se, come usuale, serve solo come ulteriore strumento di enfatizzazione mediatica degli aspetti problematici della nostra scuola.
Roma 4 dicembre 2007