Apprendistato professionalizzante a docenti abilitati: la CGIL e la FLC ne contestano l'impiego
Nella lettera, indirizzata al Ministro Sacconi, si contesta la risposta ministeriale all'interpello sulla possibilità di impiegare nelle scuole non statali paritarie docenti abilitati ricorrendo al rapporto di apprendistato. La valenza generale di questa vicenda è evidente, così come evidente è la volontà del ministero di declassare il percorso formativo obbligatorio per l'attività docente in favore di una riduzione di costi e di diritti.
La Direzione Generale per l'Attività Ispettiva del Ministero del Lavoro e della Politiche, con Interpello n. 38 del 5 novembre 2010, nel rispondere ad un quesito posto dall'Aninsei ha dato parere favorevole al ricorso al contratto di apprendistato professionalizzante per i docenti già abilitati da parte di gestori di scuole paritarie non statali.
È evidente che la posizione giuridica assunta dal ministero riveste una valenza di carattere generale che va ben oltre il semplice tentativo di declassare il percorso formativo obbligatorio per lo svolgimento dell'attività di docenza del personale già abilitato. Viene, infatti, sancito l'assurdo giuridico in base al quale è possibile che - anche nei casi in cui il personale, sia già in possesso delle abilitazioni necessarie per legge a svolgere una specifica attività - possa essere applicato il contratto di apprendistato al solo scopo a questo punto di favorire una riduzione dei costi e dei diritti da parte dei datori di lavoro.
Nel caso in specie va, inoltre, sottolineata l'infondatezza giuridica delle ragioni avanzate dalla Direzione Generale dell'Attività Ispettiva, che non si preoccupa minimamente di prendere in dovuta considerazione le norme di legislazione scolastica, vecchie e nuove, che disciplinano l'istituto delle abilitazioni nella scuola complessivamente intesa. Dette norme, infatti, sussumono, in una logica più ampia e più completa, finalità, contenuti e obiettivi contemplati dall'istituto dell'apprendistato.
E allora perché questa forzatura giuridica? Sarebbe quanto mai riduttivo pensare che ci si trovi davanti ad un clamoroso abbaglio. Ci troviamo, invece, di fronte - non sarebbe il primo caso - al goffo tentativo di declassare quei percorsi formativi stabiliti per legge in nome di una logica tutta aziendale, determinataa sostituirsi alla centralità dell'intervento pubblico e motivata solo da una visione speculativa.
Sono proprio queste ragioni di fondo che hanno indotto la CGIL e la FLC a inviare direttamente al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali una lettera in cui non solo si contesta la risposta ministeriale all'interpello in questione ma se ne chiede la rimozione immediata perché giuridicamente inapplicabile.