Scuola Primaria - l'insegnamento di inglese
Scuola primaria: l’insegnamento di inglese
È noto che l’insegnamento della lingua inglese nella scuola primaria non è stato introdotto dalla Moratti: il precedente ordinamento aveva stabilito l’insegnamento obbligatorio di una lingua comunitaria (inglese, francese, tedesco, spagnolo) a partire dalla classe seconda e per tre ore settimanali (DM 28 giugno 1991); diversi progetti mirati avevano poi garantito, alle scuole che ne facevano richiesta, fondi e/o organico per l’incremento di questa attività sin dalla prima classe e anche sin dall’allora scuola materna. Nel quinquennio della scuola elementare il monte ore complessivo ammontava così a 396; ad esse potevano aggiungersene altre 99.
Con il decreto di attuazione della legge di riforma per il primo ciclo, nonostante la grancassa annunciante la “introduzione” dell’inglese (a questo punto divenuta l’unica lingua comunitaria), queste certezze sono state cancellate.
È adesso prerogativa delle istituzioni scolastiche decidere quante sono le ore da dedicarsi a ciascuna disciplina poiché le nuove norme non ne hanno definito, per la scuola primaria, il quadro orario (come invece fatto per la secondaria di primo grado). Sta scritto nell’allegato B del decreto 59/04, capitolo Vincoli e risorse, paragrafo 3: “Ogni istituzione scolastica decide, ogni anno, sulla base di apposite analisi dei bisogni formativi, l’integrazione, la distribuzione e i tempi delle discipline e delle attività”.
Contrariamente a tale asserzione, però, la recente circolare 58 del 21 giugno 2005 sull’adeguamento degli organici di diritto alle situazioni di fatto procede alla definizione dell’orario di lingua due, richiamandosi alla CM 58 del 9 luglio 2003. Quest’ultima aveva stabilito che “le consistenze orarie dovranno essere determinate in ragione di un’ora nella prima classe e di due ore nella seconda classe”.
Per quel che riguarda l’argomento qui trattato, si possono fare due osservazioni sulla circolare appena emanata.
1. ancora una volta si è di fronte ad una circolare che pretende di stabilire norme;
2. il riferimento alla CM 58/2003 non è corretto ed è privo di senso.
La circolare del 2003, infatti, determinava la quantificazione sopra ricordata in riferimento alle Indicazioni Nazionali, a quel tempo allegate alla sperimentazione del DM 100/02 (che coinvolse le famose 251 scuole) con un’appendice di Raccomandazioni e Modelli che prevedevano quegli orari. Si era nell’anno 2003: solo la legge 53 era stata approvata e il ministro cercava di farla applicare prima ancora dell’approvazione dei decreti di attuazione, attraverso l’estensione del modello sperimentale. Cgil scuola denunciò l’illegittimità dell’operazione e questa venne bloccata. Il decreto di attuazione della 53 venne approvato solo l’anno successivo e confermò - tra gli allegati le – Indicazioni Nazionali della sperimentazione, ma non le Raccomandazioni e i Modelli. Che senso ha riferirsi ad una circolare che si riferisce ad un documento che oggi ha perso proprio quelle parti che si vorrebbero normare?
Bisogna ricordare che nel periodo intercorso, l’Amministrazione ha sempre cercato di spacciare questa definizione oraria dell’insegnamento di inglese come se fosse ordinamento, ben sapendo che non lo è.
Lo sa così bene che, per porvi rimedio, ha inserito due allegati che riguardano la scuola primaria tra quelli dello schema di decreto per la scuola secondaria. Tali allegati sono comparsi con una delle tante bozze che il Miur ha licenziato nei mesi scorsi; sono scomparsi nell’ultima versione approvata il 27 maggio e pubblicata sul sito del ministero, ma ne è rimasto il riferimento nel testo del decreto (capo IV, art.25).
Nulla è ancora definitivo ( il Cnpi si è già espresso in maniera critica, servono i pareri delle Commissioni Parlamentari e della Conferenza Stato-Regioni e l’ulteriore passaggio in Consiglio dei Ministri), ma il disegno è chiaro. L’allegato D quantifica in 396 il monte ore di inglese per l’intero corso di studi della primaria; l’allegato E lo articola nei diversi anni in tal modo: 33 ore nella prima classe (cioè 1 ora a settimana), 165 nel primo biennio (2 ore e mezza a settimana in seconda, 2 ore e mezzo in terza), 198 nel secondo biennio (3 ore in quarta e 3 ore in quinta).
Alla fine della grande “innovazione” della I di inglese si otterrebbe, cioè, la semplice conferma del complessivo e precedente monte ore obbligatorio, distribuito però in maniera diversa nei cinque anni di scuola, così da farlo apparire come un ampliamento dato che l’inglese si insegna dalla prima! Le scuole (ed erano tante) che con il precedente ordinamento già avevano inserito l’insegnamento di lingua due sin dalla prima, si troveranno comunque a dover ridurre l’offerta.
(A margine vale la pena segnalare anche che l’allegato E, una volta approvato il decreto sulla secondaria, sostituirà, per la sola parte relativa agli obiettivi specifici di apprendimento di inglese, le Indicazioni Nazionali per la scuola primaria allegate al decreto 59. Duplice l’assurdo che ne deriverà: un decreto sulla secondaria di secondo grado che interviene anche sulla scuola primaria; le Indicazioni Nazionali per la primaria assunte in forma transitoria per tutte le discipline tranne che per inglese.)
Ma con questo si è proiettati nel futuro. Vale la pena tornare alla domanda che molti si pongono: oggi, quante ore di inglese si fanno nella primaria?
Le scuole hanno cercato di mantenere la precedente offerta di tre ore settimanali di insegnamento per tutte e cinque le classi o attraverso un’offerta formativa e un’organizzazione oraria fortemente unitarie o recuperando nelle fascia delle opzionali quelle ore di inglese che erano state costrette a tagliare dalle obbligatorie per far tornare i conti con le nuove disposizioni. Ma i margini sono sempre più stretti perché i decreti sugli organici stabiliscono la costituzione di un posto di lingua ogni 6/7 classi con almeno 18 ore di insegnamento. (Le ore mancanti alle 22 sono poi utilizzate per laboratori, compresenze, mensa). In tali condizioni è difficile mantenere le tre ore di inglese per ogni classe, ma questo diventa impossibile quando non si riesce a costituire un posto e la copertura organica viene assicurata per quel minimo di ore che l’amministrazione ritiene già “ordinamento”, indipendentemente da quel che le scuole hanno programmato e richiesto.
Si verificano però anche i casi in cui sono le scuole stesse a contrarre l’orario di inglese per ritagliare nelle 18 ore di insegnamento dello specialista scampoli orari che permettono la copertura del tempo scuola non garantito dall’insufficienza dell’organico. È una pratica che tende a diffondersi, ma che non trova giustificazione nella normativa vigente.
E non vorremmo che il fatto che i posti di lingua sono quest’anno conteggiati in organico di diritto insieme a quelli comuni fosse il preludio per una futura legittimazione ed estensione di tale pratica.
Un insegnamento ridotto nei tempi, impartito da insegnanti oberati dal lavoro in molte classi e impegnati anche in altre attività, meno qualificati –visti i ventilati progetti di formazione spicciola annunciati in Finanziaria 2005- e complessivamente meno motivati.
È questa la vera novità della I di inglese?
Roma, 28 giugno 2005