Scuola: Razza padana per una scuola padana?
Il ministro Bossi ha dichiarato che la scuola del nord deve essere depurata degli insegnanti provenienti dal sud
Seminare discredito indiscriminato, su insegnanti, pubblico impiego, magistrati, è la strategia scelta da questo governo per far passare presso la pubblica opinione i tagli pesanti che si appresta a fare, lo smantellamento di servizi essenziali per i cittadini, la guerra ad una magistratura riottosa e convinta delle sue prerogative costituzionali.
Così mentre la pubblica opinione si scatena contro l'impiegato fannullone, non si accorge che nei prossimi anni dovrà fare i conti con un taglio di classi, di tempi pieni, di orari, di discipline, di insegnanti di sostegno, con una scuola pubblica ridotta ai minimi termini e forse del tutto cancellata.
Tanto che perfino il ministro Bossi scopre come si possa galvanizzare il suo popolo offrendogli un buon motivo per affondare i denti nella scuola e partecipando, da padani, al banchetto.
Così coglie l'occasione per dare libero sfogo, fra l'altro, alla comprensibile frustrazione di padre, e addita alla furia leghista, il colpevole: l'insegnante meridionale! E si sa che l'insofferenza per i lavoratori che provengono dal sud è una storica battaglia della lega.
A quando la raccolta delle impronte digitali anche per l'insegnante meridionale…e naturalmente fannullone?
Il mondo diventa sempre più piccolo, irrompe nelle nostre case e nelle nostre vite attraverso la comunicazione, le migrazioni dei popoli, le diverse culture; non vi è politica nazionale che non sia strettamente connessa alle dinamiche europee e internazionali; i capitali veleggiano liberi in tutto il mondo, ovunque li porti la libera e indiscussa speculazione del mercato e degli speculatori, anche illegali. Ma il ministro Bossi vuole il pedigree degli insegnanti e una scuola asservita a far crescere tanti piccoli padani. Forse ha scoperto che una scuola siffatta potrebbe rappresentare un mezzo prezioso per arruolare un po' di truppe, visto che il consenso elettorale per la Lega, ancorché importante, non sfonda nell'opinione pubblica anche del nord.
Un attacco così volgare e insensato non merita di essere discusso, certamente va respinto al mittente senza nessuna indulgenza per i cosiddetti "toni coloriti" che mascherano intenti eversivi.
La continuità didattica è un elemento di qualità sempre, e va ricercata non soltanto quando gli insegnanti chiedono il trasferimento di sede per avvicinamento alla famiglia, ma anche quando non si stabilizzano gli insegnanti precari che sono costretti a lasciare il loro posto ogni anno, nel mese di giugno o di agosto.
Il legame con il territorio, che non può e non deve prescindere dalla cultura nazionale e costituzionale in cui tutti ci riconosciamo, si esprime pienamente nell'autonomia scolastica e nel suo progetto di istituto, sia che decida di insegnare il nome dei Dogi o meno, in una organizzazione a rete che dialoga in autonomia con le istituzioni locali e con il territorio, in un lavoro cooperativo che realizza la divisione dei poteri, fra quello didattico, organizzativo e di gestione. La scorciatoia della soluzione aziendalista che si realizza nella piramide gerarchica del comando è dannosa per la scuola tanto quanto il centralismo ministeriale della circolare.
Fra un mese la scuola, quella vera, aprirà i battenti per l'avvio di un nuovo anno scolastico. Non resta molto tempo per dare le risposte di cui essa ha bisogno, a partire dai processi di cambiamento avviati nel primo e nel secondo ciclo, fino all'annoso problema della gestione delle supplenze, problema che da solo, per la lentezza e la corposità dell'evento, determina un disservizio imponente che ricade sulla qualità del servizio che famiglie e studenti italiani devono subire ogni anno.
Porre rimedio a questo e costruire con competenza e serietà le condizioni per riqualificare la scuola è molto più difficile che lanciare grida sconclusionate in un congresso della Lega.
Roma, 21 luglio 2008