Scuola: senza rappresentanza non c’è vera autonomia
Istituire per legge l’Associazione delle scuole con rappresentanza nazionale e territoriale. È questa una delle nostre proposte per uscire dal chiacchiericcio inconcludente sull’autonomia scolastica.
È urgente che si costituiscano Associazioni di scuole, riconosciute per legge e organizzate a livello territoriale e nazionale. Per dare voce alle scuole autonome e sedi e strumenti che le rappresentino e perché non c’è autonomia, se non c’è rappresentanza.
Un modo per porre fine all’esproprio di rappresentanza che le scuole subiscono: dagli Uffici scolastici regionali (USR), dagli Ambiti territoriali provinciali (ATP), dal Ministero, dagli Assessori fino ai Presidenti degli Enti Locali. Che, certamente, sono interlocutori delle scuole, ma che altrettanto certamente non le rappresentano. Come, del resto, non possono rappresentarle Associazioni territoriali di scuole nate spontaneamente per iniziativa di gruppi di dirigenti scolastici e più o meno riconosciute da estemporanee e sporadiche interlocuzioni con la politica o con l’amministrazione.
Il dirigente scolastico, in quanto rappresentante legale della scuola non può in sé esaurire la ricchezza sociale costituita da ciascuna Istituzione Scolastica, che è una comunità educante vivificata da una pluralità di soggetti, tanti quanti sono le professioni e gli utenti delle scuole: docenti, ATA, dirigenti, studenti, genitori.
L’autonomia scolastica esprime questa pluralità sociale. Per questo gran parte delle scuole hanno manifestato l’esigenza di costituire Associazioni, come soggetti di diritto pubblico, attraverso le quali sarebbero rappresentate, con delegati di secondo livello a ogni istanza.
Le Associazioni delle scuole autonome, a livello territoriale e nazionale, dovrebbero esprimere orientamenti e pareri preventivi sulle decisioni istituzionali e sulla legislazione regionale che attengono alla vita delle scuole: i finanziamenti, i progetti, le riforme, il dimensionamento, l’edilizia, la sicurezza, la programmazione territoriale ecc.; niente che riguardi le scuole e le politiche scolastiche nel territorio dovrà essere sottratto al confronto con la rappresentanza delle scuole. Questo è il senso delle nostre proposte.
Altro sono le reti, nate, in genere, per scopi specifici (attività di formazione, economie di scala, rapporti con il territorio e con gli enti locali di riferimento), sostenute quasi sempre dall’azione volontaria e dall’iniziativa di poche persone e rappresentate legalmente dai dirigenti scolastici.
Sono esperienze importanti, anche da incoraggiare, ma per tutt’altri scopi.
Per uscire dal chiacchiericcio inconcludente sull’Autonomia scolastica bisogna finalmente dare rappresentanza a questa autonomia, già riconosciuta dalla Costituzione, ma negata nei fatti.
Questa si che è una materia da discutere e definire con dibattito ampio e di massa per giungere a provvedimenti normativi specifici. Mentre, come buon senso e norma vuole, si dovrebbero lasciare al contratto altre partite come l’orario, il salario, la carriera, il profilo dei docenti.