Mobilità estero per estero: è mancato accordo
Impossibile un’intesa per via delle rigidità dell’Amministrazione. Per i sindacati ormai è crisi delle relazioni sindacali.
Nella giornata di ieri si è consumato ancora una volta il mancato accordo tra il MAE e i sindacati. Dopo il mancato accordo sulla definizione del contingente l'oggetto questa volta è la mobilità estero per estero ovvero su una materia demandata dal CCNL della scuola alla contrattazione definite dall’art.108 del CCNL e disciplinate da apposito contratto nazionale di secondo livello. Le ragioni di questo ulteriore mancato accordo sono riconducibili sia a questioni di metodo che di merito.
Premesso che per l’ennesima volta il confronto negoziale si è svolto senza la presenza nella delegazione di parte pubblica della componente MIUR che continua, in maniera ingiustificata, ad essere latitante, le ragioni che sottostanno alla rottura sono imputabili alle pregiudiziali poste dall’Amministrazione e tutte riconducibili alla pressoché totale assenza di una benché minima parvenza di linea politica del MAE sulla scuola italiana all’estero e sul suo prossimo destino.
Si tratta di un vulnus incolmabile per via del perseverare dell’Amministrazione in scelte approssimative, incomprensibili, ingiustificate e assurde legate appunto non solo al semplice continuismo, già praticato con la legge 10/2011 e con la stessa Spending review, ma alla incapacità di gestire un sistema delicato e complesso come quello della scuola e delle iniziative scolastiche italiane all’estero.
Se a questo si aggiunge ancora l’assenza dei vertici delle direzioni che continuano ad avere per le organizzazioni sindacali un volto oscuro - chi l’ha mai visto il signor Meloni? - e le pressioni tutte soggettive esercitate dalle singole ambasciate ne scaturisce un quadro di una totale confusione e preoccupante disimpegno per assenza di linea strategica. Un quadro che si riverbera in maniera pesante anche sul versante dei diritti del personale e dell’utenza tranquillamente cancellati e considerati dal MAE un puro e semplice ostacolo alla loro logica feudale, anacronistica e ragionieristica.
Queste posizioni hanno, inoltre, pesanti ricadute sulle stesse relazioni sindacali perennemente in bilico non solo per via di una sorta di ostilità profonda e atavica al diritto alla contrattazione considerata dal MAE una sorta di ingerenza o lesa maestà che si sente nel suo corpo essenziale, ovvero quello diplomatico, al di sopra del bene e del male ossia delle leggi di questo Paese, ma anche per via della inadeguatezza dei suoi dirigenti a considerarsi parte negoziale nel normale processo dialettico tra parte e controparte. Basti semplicemente pensare ad alcune prese di posizione prive di qualsiasi giustificazione politica, giuridica e contrattuale e all’atteggiamento di considerare le relazioni sindacali a mero momento notarile.
Nel merito alle pretestuose questioni che hanno portato al mancato accordo c’è da sottolineare che tutte le contraddizioni di questi ultimi anni stanno venendo al pettine anche per via delle scelte fatte dall’Amministrazione legate solo al puro conservatorismo e pressappochismo. Basti pensare alla legge 10/2011 voluta dai vertici MAE o alla stessa Spending review applicata in maniera lineare e pasticciata. Le stesse ragioni del mancato accordo, infatti, non solo sono riconducibili ad una mera questione di carattere economica ovvero alla relativa capacità di copertura del capitolo di bilancio imputabile ai trasferimenti ma a più specifici motivi di natura politica tesi ad aggirare i vincoli derivanti dalla negoziazione per scavalcare il sindacato e operare senza orpelli di sorta e con totale arbitrio.
Il MAE ha proposto alle organizzazioni sindacali un testo sulla mobilità estero per estero irricevibile in quanto quella ipotesi di testo altera alcuni importanti principi di natura contrattuale previsti anche negli accordi precedenti e che sono:
- non vengono messi a disposizione per la mobilità tutti i posti disponibili dopo la revisione del contingente così come prevede il CCNL;
- i criteri di trasferimento a domanda e d’ufficio non vengono puntualmente individuati ma sono lasciati a genericità e quindi a possibili valutazioni soggettive da parte dell’Amministrazione;
- non viene prevista la possibilità nelle operazioni di poter utilizzare da parte del candidato alla mobilità le idoneità conseguite con la recente selezione del 2011 in spregio alla previsione contrattuale;
- non sono stati rimossi i vincoli relativi al diritto di partecipare alle operazioni di mobilità sulla base dell’avvento dei nove anni di mandato. Si considera infatti ancora il quinquennio per cui si limita il trasferimento solo alla condizione che di aver fatto un biennio di servizio e di garantire nella nuova sede per lo meno un altrettanto biennio. Di fatto si impedisce a chi si trova al IV e al V anno di poter partecipare alle operazioni di mobilità a domanda;
- non viene esplicitamente riconosciuto al personale in servizio ad Asmara deroghe specifiche necessarie per via degli accordi bilaterali italo-eritrei che limitano il permesso di lavoro a soli 5 anni; viene pertanto messo in discussione il diritto al raggiungimento del novennio;
- viene di fatto annichilito il concetto di mobilità inteso come materia contrattuale disciplinata da uno specifico accordo sindacale. A questo proposito il MAE ha invocato pregiudiziali non meglio identificate parrebbe poste dal Ministero della Funzione Pubblica sulla base di stravaganti interpretazioni della stessa Brunetta di cui peraltro non è stata fornita documentazione scritta.
In buona sostanza non ci si rende nemmeno conto che il complesso di tutti questi interventi potevano e dovevano essere effettuati in tempi certi. Si è invece preferito seguire pedissequamente la strettoia della dilazione in maniera tale da minare la stessa efficacia di alcune operazioni.
In passato il contingente, la mobilità, le stesse proroghe, la riformulazione delle graduatorie permanenti avevano una tempistica adeguatamente misurata al rispetto dei diritti del personale, dell’utenza e delle scuole e a garantire un avvio serio dell’anno scolastico.
Dal canto loro la FLC e gli altri sindacati non hanno potuto che ribadire il loro più profondo dissenso. Hanno contestualmente precisato che, a seguito della cessazione degli effetti relativi al blocco dei trasferimenti a domanda di cui alla legge 10/2011 e in assenza di un rinnovo del CCNEI sulla mobilità, il MAE ha il dovere di garantire la mobilità anche a domanda, senza vincoli e che in assenza di contratto vige quello precedente ossia quello sottoscritto nel 2009. Sottolineando, inoltre, che questo accordo ha continuato ad operare benché con i vincoli transitori imposti dalla legge 10/2011 e che in assenza di nuova intesa continua ad operare quella precedente.
E proprio per questa ragione le organizzazioni sindacali hanno diffidato il MAE ad operare in via unilaterale e in contrasto con quell’accordo del 2009. Se il MAE dovesse prefigurare ipotesi diverse si aprirebbe inevitabilmente un contenzioso rilevante che aprirebbe nuove e più pericolose contraddizione tra le quali anche quella relativa alla possibile violazione dell’art. 97 della Costituzione da parte dell’Amministrazione.
Per quanto ci è stato possibile capire dalle dichiarazioni singhiozzanti, tentennanti e vaghe del capo delegazione di parte pubblica la situazione che verrà a determinarsi dovrebbe essere la seguente:
- il MAE procederà a dettare le indicazioni relative alla mobilità. Se queste dovessero essere contrastanti quelle previste dal CCNEI mobilità del 2009 e dall’art. 108 del CCNL vigente ci si troverebbe in una situazione di discutibile legittimità;
- vengono comunque garantite le ricollocazioni di tutto il personale perdente posto, salvo il solo caso di una docente per mancanza di un posto vacante; però al momento non c’è dato da sapere su quali criteri verranno effettuate ovvero come verranno assegnati i posti. Si presuppone che i criteri debbano essere quelli previsti dal CCNEI mobilità del 2009; come pure non sono state fornite informazioni sui tempi di latenza delle ricollocazioni;
- tutte le attuali proroghe del personale al V anno di mandato verranno garantire e perfezionate con apposita decretazione;
- la mobilità viene comunque prevista - il MAE si è riservato di dettare le relative indicazioni - però sulla base di un contingentamento dei posti ancora non identificato che ovviamente sarà inferiore a quelli realmente disponibili. Non è dato da sapere su che base di quali criteri verranno individuati i posti da assegnare alla mobilità;
- nei prossimi giorni (sic!) verranno pubblicati i posti disponibili per i trasferimenti tra Scuole Europee e per tutte le altre tipologie. Non si dice quando;
- presumibilmente il 13 agosto verranno pubblicate in via definitiva le graduatorie SEU e, dopo i trasferimenti SEU su SEU, inizieranno le operazioni di nomina dall’Italia per l’a/s 2013/2014;
- le restanti graduatorie verranno pubblicate in via definitiva dopo la revisioni dei reclami. Non sono state fornite date certe (sic!). Il MAE ha riprecisato che allo stato attuale i posti vacanti non saranno oggetto di nomina dall'Italia e verranno quindi coperti da supplenti ove previsti;
- sl tanto annunciato emendamento dal vice ministro Archi non si hanno notizie precise né sui contenuti né sull’iter parlamentare che dovrebbe seguire; per non parlare dei tempi;
- è stato precisato che ai sensi della OM avverso le graduatorie definitive può essere fatto ricorso giurisdizionale.
In parole povere si preannuncia, come del resto era prevedibile per via del clamoroso ritardo da parte dell'Amministrazione denunciato già a suo tempo dalle organizzazioni sindacali., un agosto e un inizio di anno all'insegna di una profonda incertezza e del caos. E’ chiaro, quindi, che questa nuova fase porta con sé tante e tali contraddizioni oltre che disagi individuali e collettivi sia per il personale che per l’utenza. Di questa disastrosa situazione gli unici responsabili sono i vertici del MAE che, con la complicità del MIUR per via della sua latitanza e del MEF per via delle sue imposizioni ragionieristiche, hanno messo in atto azioni degne di una politica da basso impero. Forse di tutto questo la Ministra Bonino dovrebbe prendere non solo atto ma consapevolezza e se veramente vuole rilanciare la nostra politica culturale nel mondo dovrebbe prodigarsi per rimuovere tutte quelle sacche di burocrazia, di feudalesimo e di inefficienza che si annidano alla Farnesina.
Sul versante sindacale va detto e ribadito che, considerata anche la conclusione della concertazione sul contingente, le relazioni sindacali ormai hanno raggiunto il minimo storico e che questa nuova situazione e fase dovrà essere valutata politicamente sia singolarmente e se possibile unitariamente dalle segreterie nazionali dei sindacati per poter poi intervenire in maniera adeguata. La FLC non assisterà inerte ai tentativi di smantellare il diritto alla contrattazione e soprattutto i diritti del personale e dell’utenza.