Secondo ciclo: firmato il decreto sulla sperimentazione
Già firmati quelli sulle tabelle di confluenza e sul 20%
Ieri, il Ministro Moratti, durante una conferenza stampa a Catania, ha dichiarato di aver firmato il decreto sulla sperimentazione del secondo ciclo a partire dall’anno scolastico 2006/07 che, secondo il decreto legislativo non doveva promuovere.
Nel decreto vengono menzionati altri tre decreti di confluenza dei previgenti percorsi di istruzione secondaria, le tabelle dei titoli di studio in uscita, l’incremento fino al 20% della quota dei piani di studio rimessa alle istituzioni scolastiche) a dire del Ministro firmati il 28 dicembre scorso ma che nessuno ad oggi ha avuto il privilegio di leggere.
E’ un fatto di assoluta gravità perché:
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si fa riferimento a decreti che si dice sono stati emanati da più di un mese e ancora non sono disponibili;
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le Regioni, a suo tempo, sulle bozze loro presentate, avevano espresso parere negativo, non rilevando ci fossero le condizioni per la loro emanazione;
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lo stesso decreto sulla sperimentazione, annunciato dal Ministro, non è disponibile ufficialmente.
Il tutto, peraltro, avviene ad iscrizioni ormai scadute, con dispregio dei diritti di genitori e degli alunni ad un’informazione corretta per una scelta consapevole. Che aggiunge confusione ad una situazione già caotica dentro le scuole.
Secondo il testo ufficioso, le famiglie dovranno essere richiamate sulla base di un nuovo progetto che le scuole dovrebbero deliberare.
Come già da noi sostenuto il Ministro, in violazione della legge e dell’impegno assunto nella Conferenza Stato Regioni ed Enti Locali di settembre a non promuovere alcuna forma di sperimentazione per l’anno scolastico 2006/07, ha deciso di firmare un decreto che, secondo le sue dichiarazioni, le scuole avrebbero richiesto a gran voce.
Non conosciamo come il Ministro abbia aperto questo filo diretto con le scuole, mentre sappiamo con certezza, avendo letto gli atti formali relativi ( il dispositivo della Conferenza Stato Regioni e lo stesso decreto 226/’05) che le Regioni hanno espresso all’unanimità la loro contrarietà a qualsiasi forma di sperimentazione. Ciò rende impraticabile l’attuazione della sperimentazione non essendoci gli atti formali necessari.
Nel decreto, non vengono prese in considerazione in alcun modo le competenze che il Titolo V della Costituzione attribuisce alle Regioni in merito all’istruzione: qualsiasi competenza in merito all’eventuale richiesta delle scuole di sperimentazione viene delegata agli Uffici Scolastici Regionali.
Si ipotizzano, inoltre, raccordi tra licei ed istituti professionali (campus?) che andrebbero a trasformare completamente la mappa delle istituzioni scolastiche sui territori, creando un vero far-west di offerta formativa, in contrasto alle competenze delle Regioni sull’organizzazione dell’offerta formativa sui territori.
Per quanto attiene ai richiamati e sconosciuti decreti sulle confluenze e sulla quota del 20%, emerge, così come la FLC aveva già dichiarato, che non è in alcun modo preso in considerazione l’attuale istruzione professionale:
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I titoli dell’istruzione professionale attuale dove confluiranno?
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Non è dato sapere, quale sbocco professionale avranno i nuovi ordinamenti
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Considerato che con il D.M. 266/05 è stato abolito il libero accesso alle facoltà universitarie, dai nuovi licei , diversi dal classico, dove ci si potrà iscrivere?
Una decisione, quella del Ministro, che dimostra come gli interessi politici a dichiarare, a fine mandato, per la campagna elettorale milanese e nazionale, di aver completato una riforma tutt’altro che compiuta, superi e contrasti con l’interesse della scuola pubblica ad avere certezze di riferimento ed un clima sereno, all’interno e fra le istituzioni deputate al governo del sistema di istruzione.
Roma, 30 gennaio 2006