Settima bozza di decreto sulla secondaria superiore
E’ in circolazione una settima bozza del decreto applicativo sulla secondaria superiore della legge 53, datata 27 aprile
E’ in circolazione una settima bozza del decreto applicativo sulla secondaria superiore della legge 53, datata 27 aprile. Si tratterà forse della bozza che, secondo le promesse fatte ai giornali dal Ministro Moratti la settimana scorsa, potrebbe essere approvata venerdì 29 dal Consiglio dei Ministri, ponendo un punto fermo sulle diverse ipotesi finora presentate e iniziando così l’iter formale di approvazione?
Sembrano contraddire ancora questa ipotesi due fatti.
Il primo è la incompletezza del testo. Mancano infatti ancora tre articoli: quello che riguarda la definizione dei programmi di informatica per la scuola primaria (si mantiene infatti, paradossalmente, nel testo sul secondo ciclo un capitolo anche sugli ordinamenti del primo ciclo), quello, assai più importante e sconcertante, che riguarda il passaggio dei professionali alle regioni, e infine quello terminale sulle norme di copertura (come dire: niente soldi!).
Il secondo è che l’argomento non è iscritto all’ordine del giorno della riunione del consiglio dei ministri del 29 aprile.
Nel merito del nuovo testo va detto che non cambiano le impostazioni di fondo, anche se continua l’opera di depistaggio spostando e disarticolando nel testo gli argomenti più contestati. Stavolta tocca all’apprendistato, che dopo la new entry di un paio di bozze fa, viene spostato in coda a un articolo, con la speranza che così non si capisca che si tratta di un terzo o di un quarto canale. Non cambiano quindi le nostre critiche di fondo.
Ma vi sono anche alcune correzioni significative, utili a disinnescare alcune “bombe a tempo”, soprattutto sulla partita degli organici.
Dando per scontata la conoscenza di tutte le variazioni precedenti si può dire che la novità più significativa riguarda il blocco degli organici che verrebbero fissati ai dati dell’organico di diritto rilevati nel 2005-2006 fino alla messa a regime del nuovo sistema prevista per il 2010-2011.
La seconda riguarda l’innalzamento di un’ora dell’orario obbligatorio e, nello stesso tempo, di quello complessivo, per riportare a 2 ore settimanali le lezioni di educazione fisica. Per quest’ultima tuttavia resta la possibilità di sostituire le ore scolastiche con ore presso le società sportive.
Si tratta di due misure su cui ha fatto premio l’allarme suscitato in tutte le scuole e che ha dato luogo alle numerose prese di posizione contro la Legge Moratti testimoniate dalle assemblee e dai collegi che si sono espressi. Ma nello stesso tempo questa norma, rinvia il problema al 2011 e non esclude le incertezze del soprannumerariato e la sua vulnerabilità in ogni momento di eventuale necessità, tanto più che, con l’obbligo scolastico fermo a 14 anni e con i fenomeni di fuga dai tecnici e dai professionali già in atto, gli organici risultano come minimo compromessi e scompensati.
Assai più inquietante è poi l’attribuzione al solo liceo classico della possibilità di accesso a tutte le facoltà universitarie: la reiterazione di un privilegio aristocratico ai danni di tutti gli altri percorsi di formazione.
Per il liceo artistico si ritorna a due bozze fa introducendo di nuovo una differenza di impostazione oraria tra l’indirizzo delle arti figurative e gli altri due, che avranno un orario obbligatorio più ridotto.
Sul fronte del canale separato dell’istruzione e della formazione professionale da un lato viene previsto un anno integrativo, dopo il quarto, da farsi non più insieme ai licei, ma insieme a università o AFAM, per la prosecuzione negli studi superiori, dall’altro si abolisce la norma che per i primi due anni prevedeva la prevalenza delle discipline scientifico-culturali, rimettendo l’indicazione a un generico numero di ore congruo per l’ottenimento degli obiettivi.
Insomma il canale dell’istruzione e della formazione professionale, di cui non si conoscono ancora le sorti “istituzionali” né quelle “ordinamentali”, è sempre più il regno della nebbia e dell’indeterminatezza. Perché quando si intravedono i contorni delle cose che vi saranno, queste non possono che apparire in tutta la loro mostruosità.
Roma, 29 aprile 2005