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Strumenti per difendere la scuola pubblica

Alcune note sul Decreto e dintorni

11/02/2004
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L’approvazione del primo Decreto legislativo in attuazione della legge Moratti non arresta la nostra battaglia.

Confermiamo la nostra netta opposizione ad un provvedimento che:

  • riduce fortemente l’offerta formativa delle scuole pubbliche;

  • riscrive la Costituzione trasformando l’istruzione in un bene a domanda individuale;

  • distrugge le migliori esperienze pedagogiche;

  • sconvolge - con l’introduzione del tutor - la dimensione collegiale e solidale della scuola;

  • condanna al soprannumero decine di migliaia di insegnanti, a partire dalla falcidia dei docenti di Educazione tecnica e di strumento musicale.

La Cgil Scuola sarà al fianco di tutte quelle scuole che decideranno di non ridurre l’offerta formativa deliberata prima dell’approvazione del Decreto avvalendosi delle prerogative loro affidate dalla nostra Costituzione.

L’autonomia scolastica, con il nuovo Titolo V, è diventata una risorsa costituzionale.
Essa riguarda la didattica e l’organizzazione delle attività.
L’autonomia rappresenta, innanzitutto, il conferimento alla “comunità” scolastica di poteri e responsabilità molto forti in relazione al territorio.

Le scuole hanno, ora e non nel precedente ordinamento costituzionale, una funzione diretta di garanzia della qualità.

L’autonomia inserita nella Costituzione considera la scuola una realtà aperta e integrata nel territorio, al servizio della società.
La Costituzione, quindi, individua una istituzione scolastica configurata come sede tecnicamente qualificata, responsabile del servizio pubblico dell’istruzione.
Essa ha un ambito di decisionalità incomprimibile.

L'autonomia scolastica è una "risorsa" in funzione della qualità dell'offerta formativa e dell’insegnamento.

Per questa ragione il Dpr 275/'99 attribuisce alle istituzioni scolastiche non solo " autonomia didattica" (ad esempio: definizione dei tempi dell'insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività, aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari, ecc.) ma anche "autonomia organizzativa" (cioè: impiego dei docenti, modalità organizzative coerenti con il piano dell'offerta formativa della scuola, ecc.).
Questo valore dell’autonomia consente oggi di dire che la qualità dell’offerta formativa può essere difesa ed implementata, senza doverla ridurre e sottomettere a un Decreto che ripropone un’antiquata filiera burocratico-gerarchica: il Ministro dispone e la scuola si adegua.

Analogamente, il tutor non può rappresentare alcun vincolo nell’organizzazione dell’attività collegiale.

Da un lato ciò che dovrebbe garantire il tutor oggi è assicurato in modo molto più ricco e condiviso nelle nostre scuole e, contemporaneamente, la dimensione collegiale e cooperativa del lavoro docente rappresenta un modello pedagogicamente molto più ricco che la riproposizione dell’insegnante tuttologo.

Il tutor non può essere inteso come un vincolo introdotto per Decreto, ignorando le prerogative dell’autonomia scolastica, per quanto riguarda l’organizzazione della didattica, e della contrattazione, per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro.

Infatti, su diverse questioni il Decreto legislativo invade compiti che spettano alla contrattazione e pertanto non si può applicare.
Ad esempio, la contrattazione d’istituto ha competenze esclusive in materia di organizzazione del lavoro e di orario dei docenti (art.6 CCNL).
Non possono, pertanto, essere scavalcate con atti unilaterali precise competenze professionali e contrattuali ed ogni atto compiuto in questa direzione è illegittimo.
Anche qui le scuole hanno un ampio margine di manovra per ribadire la loro dignità e la loro storia.

Il movimento è in piedi e molto vitale.

Da un lato migliaia di genitori, istituzioni, associazioni che riempiono le città del nostro Paese di una miriade di iniziative e che il 17 gennaio hanno dato vita a una straordinaria manifestazione nazionale. Dall’altro le Confederazioni Cgil, Cisl e Uil ed i sindacati scuola che in pochi mesi porteranno in piazza il 28 febbraio, dopo la grande manifestazione del 29 novembre scorso, per la seconda alcune centinaia di migliaia di persone a dire che le politiche scolastiche del Governo sono inaccettabili.
Sono i colori di un unico grande movimento.

La Cgil Scuola non accetta che l’organico sia salvaguardato (forse) limitatamente al solo anno 2004-’05.

Abbiamo rivendicato dal Ministro una stabilità pluriennale degli organici.
Abbiamo rivendicato che non trovi attuazione il taglio di oltre 12.000 posti dal settembre 2004 destinando così i posti per soddisfare la crescente domanda di tempo pieno e di tempo prolungato e per generalizzare la scuola dell’infanzia.

La Cgil Scuola non gestirà mai un Decreto che non condivide.

Noi non parteciperemo ad alcun tavolo di confronto tecnico con il Ministero.
Infatti, sui problemi da noi posti non è stata data alcuna risposta, pertanto non parteciperemo a sedi nelle quali il Ministero da per assunto un quadro di riferimento che noi consideriamo inaccettabile.

Roma, 11 febbraio 2004