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Tutto il secondo ciclo disciplina per disciplina (IV)

Il paradosso geografico

21/07/2005
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Premessa - Riassunto delle puntate precedenti: Tra un’istruzione professionale che non si capisce dove vada a finire, un campus che non si sa cos’è, un liceo senza sbocchi professionali, altro che sperimentazione! Siamo all’avventura: l’intreccio perdita dei posti-conservazione dell’organico-sperimentazione- autorizzazione al campus è perverso. Come nel caso del famoso nodo gordiano c’è un solo modo per scioglierlo: sapere ciò che realmente ci riserba il secondo ciclo in termini certi di orari e discipline.

Nonostante tutti, a destra e a sinistra, in questi anni abbiano reso omaggio alle “pensate” di Edgar Morin, che, dichiarando morta la scansione disciplinare enciclopedista fondata dall’Illuminismo, suggerisce, molto saggiamente, di valorizzare i saperi trasversali, l’unica disciplina sicuramente trasversale della tradizione scolastica italiana, la Geografia, non ha mai goduto di grande considerazione.
Entrambe queste cose sono dimostrate dal fatto che essa è stata finora attribuita con una certa casualità a più di una classe di concorso: a Lettere nel caso dei licei tradizionali e degli istituti tecnici industriali, ma solo per i primi due anni (uno solo negli ITI); ad un’apposita classe di Geografia (A039) negli istituti tecnici commerciali, sottintendendone una valenza soprattutto economica, laddove nei licei dovrebbe essere più storico-antropologico-politica (senza dimenticare l’aspetto fisico); ma poteva essere attribuita, sempre nei commerciali e a particolari condizioni, determinate non dallo statuto epistemologico ma dalla formazione delle cattedre, anche a Scienze naturali (A060), con ciò confondendola con quell’altra geografia fisica sconfinante nella geologia che va sotto il nome di Scienze della terra.
Se in tempi di maggiori fortune e di maggiori attenzioni alle nuove aggregazioni disciplinari esisteva questa varietà di scelte, poteva una legge come la 53 trattare meglio questa disciplina?
E’ evidente che no.
E infatti, come abbiamo già visto nell’affrontare l’area storico-letterario-umanistica, eccola scomparire nel liceo tecnologico, rispetto all’istituto tecnico e alla faccia della licealizzazione.
Ma eccola soprattutto scomparire dal liceo economico ( rispetto all’istituto tecnico commerciale) o, meglio, non scomparire del tutto, ma essere attribuita ad un unico insegnamento in un’unica materia di Scienze naturali.
Dunque l’equivoco si ripete e diventa esclusivo. Anzi, per paura che qualcuno possa fraintendere il Ministero sottolinea nelle note ai quadri orari che le Scienze naturali di cui si parla insieme a Geografia sono Chimica, Biologia e Scienze della terra, per un totale di 264 ore in quattro anni, comprensivo di tutte e quattro le discipline.
Le 264 ore di “sola” Geografia nel triennio terminale dell’istituto tecnico commerciale (una cattedra ogni due corsi, salvo completamento), le 330 ore dell’istituto tecnico per il turismo, le 198 del PACLE dove vanno a finire? E le 99 ore degli istituti professionali alberghiero, commerciale e turistico?
E dove vanno a finire i circa 2.700 insegnanti della classe di concorso A039?

Roma, 21 luglio 2005

(4 – continua)