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Rispondiamo a Berlusconi

I lavoratori della scuola pubblica rispondono alle offese del premier.

03/03/2011
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Un coro unanime reagisce con indignazione ma anche ferma determinazione alle affermazioni del Presidente del Consiglio rivolte alla scuola pubblica e a quanti vi operano.

Molte sono le persone che ci hanno scritto rispondendo al nostro appello. Pubblichiamo di seguito i messaggi ricevuti finora all'indirizzo rispondiamoaberlusconi@flcgil.it.

Aggiornamento al 17 marzo 2011

Grazia

Al Presidente del Consiglio e a tutta la classe dirigente italiana

150 anni fa', qualcuno disse "abbiamo fatto l'Italia, adesso facciamo gli italiani" e questo importante ed arduo compito fu affidato alla scuola pubblica italiana, fatta di scuole fatiscenti, di insegnanti sottopagati, ricattati dagli amministratori comunali di turno, senza diritto alla pensione e mandati in luoghi remoti ad istruire 50 – 60 ragazzi alla volta, eppure, nonostante tutto, questi piccoli uomini e donne ce l'hanno fatta e hanno, di generazione in generazione, educato e formato bambini, ragazzi, giovani e le loro famiglie, ai valori costituzionali della libertà, uguaglianza, rispetto, giustizia, sacrificio, amore per se stessi, per il prossimo e per la patria. Ancora oggi, seppur sotto i bombardamenti mediatici, tantissimi insegnanti ogni mattina si recano sul proprio posto di lavoro e cercano, con il cuore, di assolvere dignitosamente alla propria "missione". Si, perché la nostra è una missione, che non risponde al desiderio di arricchirci, di passare le nostre vacanze in paradisi tropicali, di comprare casa ovunque, Lampedusa compresa, di permetterci svaghi leciti e non, ma risponde al solo desiderio di educare i nostri ragazzi, i nostri figli, ad essere più di quello che, in questo momento la società ci mostra e cerca di "inculcarci".

La scuola pubblica è LIBERA perché il compito degli insegnanti è EDUCARE alla libertà di pensiero e all'analisi critica della realtà fornendo ai nostri giovani tutti gli strumenti necessari, che non sono acquistabili ma vengono dal cuore. Io, insegnate precaria da 10 anni e chissà per quanto ancora, ho speranza nel futuro perché so che ho la possibilità di aiutare i ragazzi ad essere PIU' di quello che la nostra classe dirigente mostra e inculca con l'esempio e le parole. E ho speranza perché so' che questo momento tristissimo di storia politica e civile del nostro paese passerà e con esso anche voi.

Anna

Insegno Lettere in un Liceo di un quartiere periferico di Napoli, dove la Scuola pubblica educa e forma rappresentando un'oasi contro l'illegalità. Difendo la Scuola pubblica, che non ha risorse, se non noi docenti, gli allievi, gli operatori e che, malgrado gli attacchi, continua ad essere un baluardo a tutela dei ragazzi ed anche delle famiglie.

Fabrizio

Cari colleghi, studenti, persone che leggerete questa mail,
credo che Calamandrei circa sessanta anni fa sia stato un profeta.
Credo anche che Gelli possa ritenersi, come ha già più volte dichiarato, soddisfatto di quello che sta succedendo da un po' di tempo in qua nel nostro paese.
Certo, festeggiare i 150 dall'Unità d'Italia in tali condizioni politiche, culturali, sociali ed economiche fa un certo effetto.
Credo, infine, che il colpo di stato silenzioso e senza spargimento di sangue sia giunto, dopo alcuni decenni, agli atti finali. Tra poco (mesi o anni), come sta accadendo nella Turchia (per limitarmi ad un solo esempio), la persecuzione contro i giornalisti liberi ed indipendenti diverrà un fatto. E l'istruzione subirà la stessa fine.
E noi che lavoriamo a scuola, nella scuola e per le generazioni che verranno, saremo schiacciati da uno stato autoritario. Ma non cederemo mai, mi auguro, non verremo mai a patti col potere dispotico di chi vuole creare sudditi in un sistema autoritario.
Smantellare la scuola pubblica, lasciare l'istruzione nelle mani delle famiglie, abolire il valore legale del titolo di studio, favorire i legami con una chiesa cattolica ormai alla totale deriva, custode di una religione alla quale, a parte pochi, non crede più nessuno nel dilagante ed imperante scetticismo, deismo, agnosticismo.
Ma credo che molti di noi continueranno, finché potranno, ad "inculcare" i valori che la classe politica dominante, sia a destra che a sinistra, non desidera vengano appresi.

Pino

Costituzione e scuola
Il meno che si possa dire è che la scuola di cui parla il primo ministro non è quella della Costituzione. Che è scuola di tutti e per tutti, di dialogo sul mondo, l'umanità, la vita, di ieri e di oggi, di uguaglianza nelle possibilità di accedere alle conoscenze, che lo Stato dovrebbe garantire a tutti attraverso strutture e finanziamenti pubblici. Senza l'onere di sostenere iniziative analoghe gestite da privati con finanziamenti pubblici.
La scuola del malgoverno attuale è, invece, quella che ha visto aumentare gli studenti ammassati in classi sovraffollate, diminuire personale con pesanti tagli (40.000 in tre anni), mentre venivano immessi in ruolo 12 mila insegnanti di religione, assunti dai vescovi e pagati dallo Stato. Anche nella scuola, come in altri ambiti dell'amministrazione pubblica (citiamo solo magistratura e sanità), l'inadeguatezza delle strutture e la confusione organizzativa rendono l'efficienza soltanto una speranza per il futuro.
Restano la passione e le competenze di quella parte del personale (malpagato) che considera il rapporto educativo una forma di vita (Dewey), di educazione a essere cittadini attivi in una società meno inquinata da disuguaglianze nella dignità, nel lavoro, nell'acceso ai diritti (Don Milani).

Francesca

Presidente del Consiglio, sono un'insegnante precaria residente in Sicilia, che però lavora ad Asti.
Lei sicuramente non può neanche lontanamente immaginare la fatica quotidiana di chi, come me, si trova costretto a svolgere il proprio lavoro a circa mille e duecento chilometri di distanza da casa, lontano dagli affetti familiari, catapultato in una dimensione totalmente nuova ed estranea.
Eppure, giorno dopo giorno, si continua a svolgere il proprio lavoro con serietà e passione, NELLA PROFONDA CONVINZIONE CHE LA SCUOLA PUBBLICA SIA UN DIRITTO DI CUI NESSUNO, NEMMENO LEI, PUO' PRIVARCI!

Elena

Con questa mia mail vorrei esprimere il mio sdegno a proposito dell'inaudito attacco alla scuola pubblica perpetrato da questo governo.
Innanzitutto mi vorrei rivolgere alla ministra della Pubblica Istruzione per contestare quanto da lei affermato nella trasmissione "Che tempo che fa" dello scorso 13 marzo. La sig.ra ministra, con l'aria professionale ed estremamente rassicurante di una maestrina d'altri tempi, non solo ha detto un sacco di fesserie sulla scuola pubblica, ma ha affermato il falso. La sig.ra Gelmini ha ribadito che gli scatti di anzianità del personale docente non sono stati toccati. Ora, se analizziamo la legge, vediamo che quest'ultima non è così perentoria. L'art. 9, comma 23, della L. n. 122 del 2010 recita testualmente:" Per il personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario (A.T.A) della scuola, gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti. E' fatto salvo quanto previsto dall'art. 8, comma 14".
Dunque vediamo che la legge da una parte stabilisce il blocco della maturazione delle posizioni stipendiali, ma aggiunge " è fatto salvo quanto previsto dall'art. 8, comma 14". Quest'ultimo così recita: " Fermo restando quanto previsto dall'art. 9, le risorse di cui all'art. 64, comma 9, del decreto-legge 25/06/08, n.112, convertito con modificazioni dalla legge 06/08/08, n. 133, sono comunque destinate, con le stesse modalità di cui al comma 9, secondo periodo, del citato art. 64, al settore scolastico...". Nell'art. 64, comma 9, del decreto-legge 25/06/08, leggiamo che: " Una quota parte delle economie di spese di cui al comma 6 è destinata, nella misura del 30 per cento, ad incrementare le risorse contrattuali stanziate per le iniziative dirette alla valorizzazione e allo sviluppo professionale delle carriere del personale della scuola a decorrere dall'anno 2010, con riferimento ai risparmi compiuti per ciascun anno scolastico".
Di fatto vediamo che gli scatti di anzianità, così concepiti dai contratti collettivi di lavoro, non ci sono più. Essi esisteranno in una misura indefinita e dipenderanno dai risparmi conseguiti per ciascun anno scolastico.
Vorrei rivolgermi anche al capo del governo sig. Berlusconi per esprimere il mio dissenso nei confronti della sua concezione della funzione della scuola pubblica. Recentemente ha affermato che la scuola pubblica INCULCA ai ragazzi valori contrari alla famiglia. Ora, io vorrei chiarire con fermezza che la scuola EDUCA e non INCULCA. I due termini sono nettamente antitetici.
EDUCARE, recita il vocabolario, significa: "guidare e formare qualcuno, specialmente i giovani, affinandone e sviluppandone le facoltà intellettuali e le qualità morali in base a determinati principi".
INCULCARE, invece, recita il vocabolario, significa: "Imprimere qualcosa nella mente o nell'animo di qualcuno con la persuasione e l'insistenza".
Ora, la scuola non ha come fine quello di persuadere, ma bensì di formare coscienze libere ed indipendenti da chiunque e da chicchessia e capaci di discernere autonomamente il vero dal falso.

Lettera del presidente del collegio dei dirigenti scolastici di scuola secondaria di secondo grado della provincia di Verona

Al Signor Presidente del Consiglio dei Ministri On.  Silvio Berlusconi
Al Signor Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca On. Maria Stella Gelmini

Come dirigenti di scuole di Stato, rifiutiamo il giudizio espresso del Signore Presidente del Consiglio il 27/02/11 ove si affermava che «libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori».
Tale giudizio non risponde alla realtà ed è quindi ingiusto.
La SCUOLA PUBBLICA STATALE realizza «alleanza» tra docenti e genitori in diverse modalità:
a) in forme istituzionali, attraverso la rappresentanza dei genitori nel consiglio d'istituto, nelle classi, nei comitati genitori;
b) nelle situazioni di dialogo garantite dalle singole istituzioni scolastiche a genitori e studenti singoli e associati.
Nelle nostre SCUOLE PUBBLICHE STATALI due documenti, che sono alla base del quotidiano lavoro di istruzione e formazione, il piano dell'offerta formativa e il patto educativo di corresponsabilità, sono il risultato di confronto democratico e trasparente fra tutte le componenti della comunità scolastica: genitori, studenti, docenti, personale Ata e dirigente.
Come dirigenti scolastici non siamo sostenitori di vincoli a mandare i figli alla scuola di Stato. Rispettiamo la scelta dei genitori, sia essa per la scuola pubblica statale o pubblica paritaria. Il nostro rispetto è confermato da collaborazione tra scuole pubbliche statali e paritarie.
"1. La scuola è luogo di formazione e di educazione mediante lo studio, l'acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica.
2. La scuola è una comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni. In essa ognuno, con pari dignità e nella diversità dei ruoli, opera per garantire la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio, lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantaggio, in armonia con i principi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia fatta a New York il 20 novembre 1989 e con i principi generali dell'ordinamento italiano.
3. La comunità scolastica, interagendo con la più ampia comunità civile e sociale di cui è parte, fonda il suo progetto e la sua azione educativa sulla qualità delle relazioni insegnante-studente, contribuisce allo sviluppo della personalità dei giovani, anche attraverso l'educazione alla consapevolezza e alla valorizzazione dell'identità di genere, del loro senso di responsabilità e della loro autonomia individuale e persegue il raggiungimento di obiettivi culturali e professionali adeguati all'evoluzione delle conoscenze e all'inserimento nella vita attiva.
4. La vita della comunità scolastica si basa sulla libertà di espressione, di pensiero, di coscienza e di religione, sul rispetto reciproco di tutte le persone che la compongono, quale che sia la loro età e condizione, nel ripudio di ogni barriera ideologica, sociale e culturale."
(Statuto delle studentesse e degli studenti. art. 1)

Con il contributo anche critico di tutti i soggetti coinvolti e interessati, questa È LA SCUOLA PUBBLICA per cui lavoriamo ogni giorno.

Il presidente del Collegio
Luciano Carazzolo

IQBAL MASIH 126° CIRCOLO – ROMA

Il collegio docenti riunito il 7/03/2011 approva il seguente ordine del giorno:

La scuola pubblica – statale secondo la Costituzione è il luogo dove si praticano uguaglianza e libertà, dove si realizzano pari opportunità tra persone e, attraverso la conoscenza, si opera per colmare le differenze di provenienza, si pongono le basi per un autonomo sviluppo della persona, e per la formazione di cittadini responsabili, consapevoli dei loro diritti e doveri.
La difesa e la valorizzazione di questa funzione fondamentale della scuola pubblica è un preciso dovere delle istituzioni della Repubblica.
Accade invece che spesso con parole, o peggio ancora con il concreto operare, taluni rappresentanti delle istituzioni manifestino la volontà di smantellarne i fondamenti privandola delle necessarie risorse e depauperandola di quella cultura che è la base stessa della democrazia e che genera fiducia e coesione sociale.
Il Collegio dei Docenti della scuola Iqbal Masih condanna pertanto le recenti esternazioni che offendono quanti da sempre, nella scuola e negli apparati dello Stato, continuano a svolgere il proprio dovere con impegno civico oltre che professionale.
Approvato all'unanimità

Stefania

Salve, sono la mamma di una bimba che sta frequentando la primaria, angosciata come tutti i genitori per lo scempio che si è fatto e si sta continuando a fare della scuola pubblica (oltre a tutto il resto).

Non so quanto miopi siate veramente voi che fate queste scelte, ma in cuor vostro, se rimane una parvenza di lucidità, dovete essere COSCIENTI e RESPONSABILI verso le future generazioni, compresi vostri figli, nipoti, pronipoti ecc… del NULLA che gli avete sfornato, della miseria, dell'ottusità che riserva la scuola privata (per chi se la può permettere), dei rancori e dell'odio che avrete fomentato.

Adesso andate pure a pranzo, stasera riposate bene e domattina sbarbatevi (perché siete quasi tutti uomini, le donne avrebbero faticato di più a fare queste porcate) GUARDANDOVI NELLO SPECCHIO: sono certa che VOI ci riuscirete.

Anna Maria

Cosa ‘inculchiamo'
In questi primi giorni di marzo moltissime scuole pubbliche del territorio dei Castelli sono impegnate in progetti e manifestazioni celebrative dei 150 anni dell'Unità e dell'Indipendenza d'Italia.
La scuola pubblica sta così trasmettendo, agli uomini e alle donne del domani, i valori fondativi della nostra Nazione: libertà, indipendenza, unità, solidarietà.
La scuola sta loro raccontando del percorso drammatico e glorioso di tanti eroi, gente comune, ragazzi per lo più,che,senza soffermarsi sull'appartenenza al Nord o al Sud, accorrevano su e giù per lo Stivale a combattere e a morire per quei valori.
Questo è solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare di ciò che si fa nelle scuole pubbliche per educare i ragazzi ad essere persone che sanno interagire nella società, a essere cittadini consapevoli e critici, a coltivare valori etici, a formare, in breve, una futura società civile pacifica e responsabile.
Ci sono altre istituzioni pubbliche che oggi contribuiscono a realizzare questi obiettivi ?
La maggioranza degli esempi istituzionali non sembrano orientati a divulgare gli stessi valori; al contrario, divulgano disvalori opposti: chi ha più soldi è più furbo, è più potente (‘beato lui !'|) non importa come si sia arricchito; quelle che si prostituiscono in cambio di favori e di denaro acquistano notorietà e ricchezza senza troppi scrupoli (‘se sono belle devono approfittarne, no?'); chi è disponibile a farsi corrompere può utilizzare le istituzioni dello Stato, in primis il Parlamento,per sistemarsi per tutta la vita insieme alla famiglia.
Ebbene la scuola pubblica, nonostante sia stata privata di tutte le risorse necessarie ad un servizio di qualità, ancora funziona e non grazie a chi dovrebbe sostenerla per dovere istituzionale e invece la destruttura e la mortifica sistematicamente, ma grazie a chi ci lavora e che ,per deontologia professionale, per cultura, per dignità, pur tra mille difficoltà economiche e organizzative, non tralascia di fare il proprio dovere: impegnarsi per integrare, sostenere, istruire, educare tutti gli alunni nel rispetto del pluralismo e del confronto democratico.
Il disprezzo della scuola di Stato, da parte di chi lo Stato dovrebbe difenderlo e migliorarlo, a cosa serve? Forse serve a gettare infamia su chi ci lavora? Noi abbiamo esperienza diretta di stima e collaborazione da parte delle famiglie, verso cui la nostra credibilità di educatori la conquistiamo giorno per giorno sul campo, con l'impegno, la passione, l'amore verso gli alunni, il misurarci con mille difficoltà causate da provvedimenti governativi che stanno affossando la scuola pubblica e con essa la cultura e il libero pensiero.
Le provocazioni di questo tipo non fermeranno la serietà e la dignità del nostro lavoro.

Loretta

Credo sia il momento di reagire in modo dignitoso, ma fermo a tutte le cialtronate cui noi insegnanti siamo sottoposti un giorno sì e l'altro pure. Le smentite non bastano a cambiare il senso di attacchi gratuiti, provenienti da chi non ha nemmeno l'idea di che cosa vive un insegnante che varca ogni mattina la porta della propria aula con serietà, impegno, senso di responsabilità e consapevolezza dell'importanza del proprio ruolo.
Credo siamo tutti stanchi/e di essere oltraggiati con asserzioni tanto incaute quanto stupide e chiaramente prive di qualsivoglia cognizione di causa rispetto al nostro quotidiano lavoro.
È, a dire il vero, non sono solo indignazione, rabbia, impotenza, stanchezza quello che provo, ma anche umiliazione per la non considerazione dell'impegno con cui ,ogni insegnante trova ancora la forza e l'amore per mettersi in gioco ogni mattina nella relazione con i propri alunni, con un bisogno di sapere e di conoscere che assume sempre più vorticosamente forme diverse, talvolta "aliene, mutevoli, a volte così difficili da stanare ; e questa intensità la ritrovo in me e nei miei colleghi ancora, dopo tanti anni di "sfruttamento" intellettuale, psicologico ed emotivo da parte di un'Istituzione che, nel tempo, si è sempre più trasformata in un delirante aguzzino che non ha saputo mai valorizzare, motivare e dare senso alle proprie richieste. Un delirio pervasivo che ci descrive sempre più solo e comunque come assenteisti e nullafacenti.
Che questo aguzzino abbia assunto le forme di un Brunetta spocchioso ed egocentrico, di una Gelmini incompetente e insipida, di un presidente del consiglio, che ormai non ha nemmeno il senso del suo vano parlare, non importa.
Importa che, come insegnante e prima ancora come PERSONA, non voglio permettere a nessuno di offendermi con affermazioni che sono solo vigliacche proiezioni di chi non è in grado di esprimere in primis la più banale idea sul significato della tanto abusata parola "valore".
Potrei dilungarmi, ma mi fermo qui, perché ogni parola in più aggiunge malessere e tristezza a quello che provo ogni giorno, quando sfoglio un giornale o quando vedo intorno a me gli effetti dei "valori" che i nostri grandi e integerrimi lavoratori della politica hanno imposto ( loro sì purtroppo!) a questo popolo, che ha bisogno di scuotersi da un sonno e da un torpore ormai troppo lunghi.
Vorrei che questi bravi "dipendenti statali" (lo sono anche loro no? anche se con privilegi e stipendi e pensioni diverse dalle nostre e, temo, anche con fatiche diverse!...) prima di parlare davanti a un microfono, imparassero che le parole sono pietre e facessero uscire dai loro troppo remunerati cervelli pensieri più profondi, derivati magari alla stessa costante formazione cui un insegnante è tenuto per affrontare ogni giorno la fatica e la bellezza del proprio lavoro.
Vorrei che a parlare di scuola fosse davvero chi nella scuola ci lavora, chi la scuola la fa, non chi della Scuola non sa nulla e non fa altro che dimostrarlo sputando giudizi e sentenze che poco hanno a spartire col reale. Questo detto da una che i mali e i limiti della scuola, e anche della "categoria", li conosce bene e non ha mai voluto portare avanti battaglie dettate da basso corporativismo o senso di parte..
Vorrei una risposta dignitosa ad una classe politica che la dignità non sa più nemmeno dove stia di casa.
Vorrei ricordare a questi grandi politici, sempre più boriosi e vacui, che siamo noi, gli Italiani, il loro datore di lavoro, non loro il nostro. E potremmo anche essere un po' scontenti di ciò che vanno facendo (o non facendo ?) e del loro assenteismo dalle aule del Parlamento. E altro ci sarebbe da dire!
E non alleggerisce il mio pensiero l'idea che quando troppo si parla, si possono dire anche baggianate o si potrebbe non sfuggire al gioco del chi la spara più grossa...
Chi ricopre certi ruoli dovrebbe SEMPRE sapere ciò che sta dicendo.
Altrimenti, per favore, un po' di silenzio! E di RISPETTO

Documento dei docenti e del personale ATA del 2° circolo di Portogruaro

Il 26 febbraio, al 2° congresso dei Cristiano Riformisti, il presidente del consiglio ha espresso dei giudizi molto gravi sulla scuola pubblica: "gli insegnanti inculcano principi diversi da quelli che vengono trasmessi nelle famiglie". Curioso che questi giudizi vengano dal leader del Popolo delle Libertà, una formazione che ha fatto del liberalismo la propria bandiera e che sembra ignorare l'articolo 33 della Costituzione: "L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento".
Paradossale e al limite del ridicolo, poi, che sia proprio il presidente del consiglio a dare una lezione su principi e valori, lui che il prossimo 6 aprile, davanti ai giudici di Milano, dovrà difendersi dalle accuse di concussione e prostituzione minorile.
Forse, per accattivarsi la platea, Berlusconi ha voluto promuovere la scuola privata a scapito di quella pubblica, affermando: "la scuola pubblica non educa, e c'è il rischio che ai genitori possa essere impedito di scegliere per i figli una scuola privata, lasciandoli così in balia di insegnanti che non sono in grado di educare". Queste dichiarazioni dimostrano che Il premier non conosce bene la Costituzione o finge di non conoscerla, l'articolo 34 infatti recita: "La scuola è aperta a tutti.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica
rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso".
Se assegni e borse di studio non vengono erogate alle famiglie, la colpa è dell'attuale governo che ha tagliato i fondi all'istruzione e i trasferimenti agli enti locali.
Le esternazioni sulla scuola pubblica riportano alla mente le parole pronunciate da Piero Calamandrei, uno dei padri della Costituzione, al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale nel 1950: "Facciamo l'ipotesi che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito?[…] Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. […]".
Noi, insegnanti e personale ATA del 2° circolo, riteniamo ingiuste le accuse del presidente del consiglio, tese solo a gettare discredito su una categoria di lavoratori che svolge una delicata funzione sociale a fronte di retribuzioni vergognose. Ribadiamo le difficili situazioni in cui siamo chiamati ad operare quotidianamente in seguito alla riforma Gelmini che ha tagliato risorse, personale e tempo scuola, e che ha assottigliato inesorabilmente le possibilità per il successo formativo.
Invitiamo le famiglie ad affiancarci in questa difesa della scuola pubblica per garantire un'educazione critica, libera e democratica, in sintonia con i principi costituzionali.

Portogruaro, 2 marzo 2011

Direzione Didattica "Gianni Rodari" 2° circolo di Villabate e scuola Secondaria di 1° grado "Luigi Pirandello" di Ficarazzi

IN DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA

Siamo veramente indignati dalle dichiarazioni di discredito della Scuola Pubblica da parte del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E a poco valgono smentite successive, in un gioco ormai noioso e fin troppo evidente, di "lancio il sasso e poi ritiro la mano". In questo documento, in modo sintetico, intendiamo definire alcuni elementi significativi della storia della Scuola Pubblica nell'ultimo decennio. Non è rivolto al Presidente del Consiglio, ma a tutte le famiglie, a tutti i lavoratori e a tutti gli intellettuali italiani, per denunciare provvedimenti miopi ed evitare che continui il processo di disgregazione della scuola italiana.
1. La Scuola Pubblica, ad oggi, nonostante la propaganda negativa del potere politico, i processi avviati dai governi tendenti a delegittimarla, gli attacchi indiscriminati in termini di riduzione degli investimenti e di personale, una normativa confusa, conflittuale e contraddittoria che non ha precedenti, attacchi continui alla libertà di insegnamento, continua ad essere l'unico baluardo reale in termini di Istruzione e di Educazione nel Paese Italia. Unica agenzia educativa e culturale, dentro il vuoto di un potere politico sempre più arroccato sugli interessi di parte, il cui modello culturale dominante prevede la furbizia al posto dell'intelligenza, le urla al posto della dialettica, la difesa strumentale al posto della ricerca di possibili soluzioni, propaganda piuttosto che intelligenza teorica e prassi riformista. I danni prodotti oggi, si vedranno domani. Alla Scuola il potere politico ha delegato tutti i problemi più gravi della società italiana. Non esiste in Italia altra agenzia educativa che agisca in termini di istruzione, educazione, cultura, che affronti problematiche che riguardano la famiglia, la società e la democrazia, spesso in sostituzione di altri poteri e nell'assenza di intervento da parte di chi (potere politico) ne ha il dovere e dovrebbe averne la competenza. Fino ad ora ci si è fatti carico di tutto ciò. Ma domani? Domani con una scuola distrutta, chi si occuperà dei ragazzi in disagio e dispersione? Chi degli alunni diversabili? Chi di attività sportive o arte? Chi entrerà dentro quartieri a rischio devianza per fornire modelli diversi dalla delinquenza e dalla mafia?
2. Le scuole private, a parte poche eccellenze, sono veri e propri diplomifici in linea con i valori etici di furbizia propagandati da un potere politico miope che vuole dare alle nuove generazioni la tesi strumentale e di potere che un arrivista conti più di un fisico teorico. Che un diploma si può anche comprare con 8.000 €, che è meglio fare un concorso a Reggio Calabria perché tanto passano tutti. L'esatto contrario di quelli che per due secoli sono stati i principi etici ispiratori della scuola italiana e dalla stessa Costituzione: il diritto allo studio per tutti, non già un diploma senza studio né merito ai ricchi, ai mafiosi ai raccomandati.
3. Le cosiddette ultime riforme, senza adeguata implementazione di processi di sostegno e di formazione, hanno determinato una confusione pedagogica concettuale a livello di singole istituzioni scolastiche, facendo registrare un vuoto sostanziale per le nuove generazioni di docenti. Nessun riferimento centrale tranne vuota demagogia. I processi di sperimentazione sono stati sviliti e sfiancati da numerosi processi burocratici di controllo e monitoraggio inutile ed inefficiente. Si pensi solo alle piattaforme PON. L'ultima Riforma, quella Gelmini, consiste in dichiarazioni vuote dal punto di vista pedagogico, ed in modo parallelo consistenti tagli di personale e risorse economiche. Una scuola con 1.200 alunni e 122 unità di personale nel 2006/07 è passata a 89 unità previste per il 2011/12. Gli alunni sono sempre 1.200. E' troppo scrivere che non si può chiamare Riforma una riduzione drastica del personale senza implementazione di alcun processo pedagogico serio e con dichiarazioni spocchiose in TV? A parole si cerca una Scuola Europea con gli obiettivi di Lisbona. A parole si parla di Inglese? Nei fatti, fino al 2006/07, tutte le scuole. offrivano 3 ore di Inglese a tutti gli alunni, dalla prima classe alla quinta. Oggi solo un'ora di inglese nelle classi prime e due in seconda.
4. Non si capisce quale senso attribuire, se non di separazione reale nord/sud, di due Italie, l'aver legato l'organico nazionale della scuola all'efficienza o meno dei comuni. Un comune del Nord efficiente offre la mensa e, quindi, ottiene le 40 e le 50 ore. E fin qui magari d'accordo. Ma per quale motivo una scuola del sud non può offrire 30 ore su scelta dei genitori? Le 30 ore non prevedono permanenza pomeridiana. Il perché si può ritrovare solo ed esclusivamente in una decisione che prevede lo spostamento dell'organico dal sud al nord. Qualcuno dovrebbe chiarire perché lo Stato Italiano garantisce le 50 ore al nord e non già le 30 ore al sud. Si pensi, inoltre, che le scuole del nord sono state notevolmente più inefficienti in termini di spesa per supplenze. Cioè i debiti maggiori li ha accumulati il nord. Dovrà per caso pagarli il sud o è già così, considerata la gestione centralizzata e senza controllo? Qualcuno ha verificato se esistono differenze? Qualcuno ha verificato i criteri per finanziare elargizioni dal centro senza alcun controllo? Qualcuno ha visto se realmente sono state premiate le realtà più produttive o quelle più inefficienti? Di sicuro alle scuole di ciò non è arrivata notizia alcuna.
5. Il processo di autonomia è passato per una delega di funzioni amministrative dal centro alle scuole, senza dotare le I.S. di adeguati poteri decisionali reali e non incrementando il personale. Tutto ciò ha spostato le scuole dentro una molteplicità di compiti gestionali e amministrativi che nulla hanno a che vedere con la didattica: ricostruzioni di carriera, pensionamenti, monitoraggi, sicurezza, DPS, ……montagne di carte, decreti e documenti da far impallidire cinque dirigenti per la metà del personale da gestire. Ridotta ai minimi termini la figura del Preside che agiva in didattica, formazione, implementazione di processi di controllo interno. Non esistono figure di Vice dirigenti. Gli Staff direttivi un'invenzione del potere politico. Funzioni Strumentali che vengono pagate oggi meno che nel 1999. La vera autonomia appartiene, quindi, ancora al centro che decide in ogni caso, e senza avere più la visione, nemmeno intuitiva, di quanto accade dentro le scuole. INVALSI un bluff all'italiana. Monitoraggi finti e manovrati per scopi politici. Si pensi solo al modo di somministrare i test senza controllo alcuno. Altro che autonomia didattica. L'ultima forma di autonomia contabile ed amministrativa eliminata con l'introduzione del Cedolino Unico. Le entrate del bilancio saranno ridotte ai minimi termini al punto che probabilmente alle banche non converrà più stipulare le attuali convenzioni.
6. La formazione è stata gestita in modo frammentario e dentro una confusione che passa per sperimentazione. Particolarmente deleterio l'utilizzo dei fondi europei con linee centrali solo apparentemente in linea con processi di innovazione e cambiamento. Una piattaforma PON centralizzata, confusa, complessa e farraginosa che ha determinato uno spreco di risorse enormi. I vincoli delle autorità di gestione e la loro confusione concettuale e tecnica ha nei fatti orientato le scuole verso attività che poco o nulla hanno a che vedere con una didattica efficiente. Il risultato più evidente quello di aver sottratto molte energie sfiancando notevolmente le figure professionali più impegnate. Ma anche quello di dover considerare esperti molti docenti precari. Cioè un utilizzo dei Fondi Europei per tenere a bada la disoccupazione intellettuale, più che per implementare processi utili in didattica. Licenziamenti dei precari da tenere buoni con i PON.
Ove il potere politico non dovesse tornare sui propri passi, invertendo il percorso deleterio seguito nell'ultimo decennio il risultato sarà inevitabilmente il seguente: una scuola pubblica ghetto simile a quella degli Stati Uniti, ma in assenza delle loro scuole private efficienti. Il modello americano, peraltro, sembra avere registrato fallimenti tremendi. Il problema sarà domani di tutti gli italiani. Ma visto che la Scuola pubblica ancora esiste e resiste, visto che ancora siamo docenti, per una volta e in occasione del dodici di marzo, ci permettiamo di fare una lezione di Storia e di Ed. Civica a certi politici e ai loro elettori confusi che hanno dimenticato le radici del popolo italiano, la Resistenza e la Costituzione.

LEZIONE UNICA E GRATUITA

TITOLO DELL'UNITA' DIDATTICA: LA COSTITUZIONE ITALIANA

Quando enuncio la parola Costituzione ho come la sensazione che non siano in molti a capire di cosa si stia parlando. Non dico solo di conoscenza del testo, ma anche del senso più generale desumibile dalla Storia Italiana. Come fosse ormai parola vuota di significato, come se la Storia, tutto sommato molto recente, fosse divenuta marginale, sebbene quel segmento di vita ci riguardi direttamente per dimensione politica, storica, sociale. La storia della Costituzione che voglio ricordare adesso riguarda proprio tutti noi, il senso più vero della Storia, quella fatta di azioni quotidiane, piuttosto che di grandi personaggi ed eroismi. Quella Carta nasce dal senso profondo di democrazia di una popolazione e di una nazione, che ha condotto alla fine del fascismo, partendo dal cuore e dalle intenzioni della gente, stanchi del grande errore della dittatura e nella coscienza di una comunità sociale, democratica, multietnica, fondata sul lavoro. Il primissimo dopoguerra è stato certamente un lasso di tempo carico di problemi e di conflitti che hanno diviso profondamente gli spiriti e le coscienze ma che, nel bene e nel male, è stato generatore del nostro senso civico, ha costituito le basi della nostra democrazia, ha messo in moto una notevole carica di entusiasmo al servizio di un futuro che doveva essere non tanto la società perfetta, quanto piuttosto l'idea di costruzione di un popolo dentro principi di solidarietà e di uguaglianza. Facendo un rapidissimo volo sul periodo fascista si configurano nella mia memoria olio di ricino, manganelli violenti, scudisci, utilizzati dal potere per uccidere antifascisti, per limitare la libertà di stampa e di pensiero. Mi vengono in mente per contrappeso Uomini diversi, da Matteotti a Gramsci, dai fratelli Rosselli a Don Luigi Sturzo, uniti nel minare le idee della propaganda fascista, uniti nel riconoscere il senso vero della democrazia popolare e culturale che prevede confronto, lavoro, diritto alla vita, all'istruzione a prescindere dal censo, diritto al lavoro per dare senso e dignità all'esistenza, dal manovale, all'intellettuale, all'imprenditore. Uomini che, rischiando la vita, minavano la propaganda di regime, i valori della maggioranza silenziosa di allora. Maggioranza di uomini e donne impaurite da un potere perverso. La foto che ho scelto come simbolo è tratta dal documentario girato durante il secondo governo Badoglio, cioè qualche mese dopo la caduta del fascismo ("I granai del popolo" - Archivio Luce). A quel governo presero parte, per la prima volta dopo il ventennio fascista, tutti i disciolti partiti antifascisti. Ogni parte di questa foto sembra ben costruita e profondamente pensata, soppesata. Cosa si nota in questa foto a centocinquant'anni dall'unità d'Italia e a sessantasei anni dalla liberazione dal fascismo? La prima riflessione riguarda l'ambientazione: colpisce che non è ripresa dentro spazi istituzionali formalizzati quali ad esempio un municipio. Si costruisce all'aperto, in mezzo ad un patio o forse una piazza, con immagini di luoghi dopo la recente distruzione, con mobili logori. Una persona anziana è seduta su un sedile che sembra una botte. Un altro anziano vicino ad un prete, uno che sembra un nuovo leader a capotavola, due signori ben vestiti. Dall'altro lato della tavola il carabiniere con la sua cartella sul tavolo. Non c'è una sola donna. Peccato! Peccato perché furono parecchie le donne antifasciste, e ognuna di esse contribuì secondo le proprie capacità, forza, sacrificio e sensibilità a formare la società democratica italiana. Ventuno donne furono nominate membri dell'assemblea costituente! Ma torniamo alla foto. Tutti i soggetti presenti sono lavoratori, intellettuali, uomini di un'Italia concreta pur dentro le ideologie, espressione della realtà vera di tutti, un'Italia povera, ma fieramente libera e piena di speranze, non già realmente liberata. Il significato della foto è sin troppo chiaro: si sta costruendo qualcosa di nuovo, di decisamente diverso dal passato fascista. Cattolici, liberali, comunisti e socialisti sembrano accomunati, si sentono vicini ai loro sogni ideologici che vogliono realizzare, rendere concreti. Un modo per dire: "Si riparte da qui!". Questa la straordinaria narrazione di questa foto. Avere colto quel punto di partenza. Ed è proprio l'entusiasmo di quel cominciamento che oggi è stato smarrito. Non si ritrova più il punto da cui è possibile ricominciare, e di certo non sta minimamente nei volti liftati, curati, senza rughe, mai anziani, di coloro che affollano i molteplici programmi mediatici di oggi nel contendersi un consenso politico senza futuro, urlando in TV. Ora, come allora, urge ricostruire, e non già dalle macerie, piuttosto dalla ricomposizione delle Idee, dei Sogni! Se non ora, quando? Di solito si parla di Liberazione, di Resistenza e di 25 Aprile facendo riferimento al limitato periodo che va dal 25 luglio del 43, al 25 aprile del 1945. E' solo un luogo comune. Gran parte degli storici concordano nel ritenere che la cosiddetta Resistenza (alcuni la chiamano Resistenza lunga) abbracci anche il periodo del fascismo, già dall'insediamento del regime fascista da quando Matteotti nel Parlamento Italiano disse "E adesso potete cantare il mio de profundis". Morì nel 1924 assassinato dai fascisti di Mussolini. Ciò consentì di mantenere viva la luce della libertà in quegli anni bui, attraverso l'azione, segreta e non, di diverse organizzazioni politiche e di comuni cittadini. Come esempio della complessità delle organizzazioni antifasciste e della loro forza e capacità di svolgere politica tra la gente, di attirare il consenso anche in pieno regime oppressivo, si pensi alla vicenda dell'ospitalità data in Calabria all'allora ricercato Pietro Ingrao nei primi mesi del 1943. Il caso di Pietro Ingrao è la testimonianza del collegamento degli antifascisti con la gente. Si ricordi l'attività di Di Vittorio e l'occupazione delle terre, lotta dura, essenziale e fondamentale per la costruzione della cosciente partecipazione politica dei lavoratori alla determinazione del loro destino, della società civile alla quale appartenere e del nostro attuale stato democratico. Parlo cioè dei momenti che precedono l'istituzione di un'Assemblea Costituente, ovvero l'intenzione di dar vita ad uno Stato Nuovo, ponendo fine alla monarchia. Fu in quei giorni che prese corpo l'idea del nuovo Stato: dai contadini del Sud, da sempre avviliti da regimi monarchici, borbonici, Piemontesi e fascisti, agli operai del nord della lotta partigiana. Bisognava denunciare al mondo intero che esisteva un'Italia che non era stata a guardare mentre il fascismo tentava di eliminare le libertà fondamentali e la democrazia, dimostrare che c'era la voglia di ricostruire. Ora, proprio come allora, esiste una bella, varia, colta, laboriosa Italia che non sta a guardare ciò che una classe politica senza scrupoli e senza sogni vuole imporre, che non assiste complice alla distruzione dei valori tramandati dai padri e dalle madri della nostra Costituzione, che non è complice della negazione di uno stato di diritto, che vuole tutelare il futuro e l'avvenire dei propri figli, che è aperta e solidale con tutti i migranti del mondo. Un'Italia cosciente che non sia vera nè praticabile una Costituzione basata sul concetto di "Homo homini lupus". Una numerosa composizione di facce, di pensieri, uomini e donne che vogliono ricostruire. E non importa se neri, gialli o bianchi, forse non verdi, uomini e donne che dicono insieme: "SE NON ORA, QUANDO?"

Sinceramente convinti che l'Italia non finirà fra Lele Mora e Berlusconi o qualche scemo/a di periferia. Sarà solo una delle più brutte pagine dell'Italia di oggi. Ma la Storia tollera, la Storia cambia. Identico a ciò che accadde nel ventennio fascista: una delle più brutte pagine della Storia italiana. Nessuno possiede la verità ma la Storiadà torto e dà ragione !

Per la Costituzione
Per tutte le lavoratrici e per i lavoratori
Per gli uomini di cultura
Per le scienze
Per le arti
Per la Scuola Pubblica
Per il futuro dei giovani
Viva la Costituzione Italiana!

F.to Il Personale Scolastico delle scuole: D.D. 2° Circolo "G. Rodari" di Villabate - S.M.S. "L. Pirandello" di Ficarazzi

Documento firmato da 43 docenti dell'Istituto Comprensivo di Gonnosfanadiga

LA SCUOLA PUBBLICA EDUCA, BERLUSCONI NO!
Signor presidente, la sua ultima uscita sulla scuola pubblica che “inculca”è l'ennesimo attacco fatto alla stessa da un governo che tale scuola ha massacrato con tagli enormi al personale ed alle risorse economiche chiamando poi riforma epocale tale scempio. Potere delle parole! Signor presidente, questo signore ci costa uno sforzo enorme, la sua frase è la conferma che a lei della scuola pubblica non interessa nulla perchè ai tagli alla pubblica fanno da contraltare gli aumenti dei sussidi dati alle scuole private e, soprattutto, questa frase mostra disprezzo per chi lavora con tanta dedizione alla costruzione di un paese migliore formando ed educando coscienze. Capirà che, data la delicatezza dell'argomento e considerato il pulpito da cui viene la predica, lei è la persona meno titolata a parlare di ciò che non sa e non è in quanto la sua vita è tutta una contraddizione con ciò che centinaia di migliaia di docenti a vario titolo cercano di trasmettere ai giovani che sono il futuro di questo paese ancora inespresso nelle sue più grandi aspirazioni morali. Le rendiamo conto di questa grave affermazione.
Lei non ci ha mai aiutato nel nostro difficile ruolo perchè non abbiamo mai potuto prenderla come esempio, contrariamente al ruolo che riveste.
Non possiamo prenderla a modello quando parliamo del rispetto che si deve alla Costituzione e dell'importanza fondamentale per la democrazia del principio di divisione dei poteri dello stato. Non possiamo prenderla a modello quando parliamo ai giovani dell'importanza di essere piuttosto che avere e apparire; non possiamo prenderla ad esempio quando parliamo dell'importanza dell'impegno nello studio ripagato da gratificazioni nel lavoro in quanto è sotto gli occhi di tutti quali mezzi lei avalli perchè si arrivi al potere o al guadagno facile. Non possiamo prenderla a modello come capo del governo per le sue ostentate amicizie con politici esteri che sono persone a dir poco sanguinarie o deliranti; non possiamo prenderla a modello quando vediamo che il trasformismo di Depretis e Giolitti è un gioco da ragazzi se paragonato a quello che lei ha operato con metodi da mercato calcistico (che forse le è più consono); non possiamo prenderla a modello quando parla di governo solido allorchè è sostenuto da politici che se fossero comuni mortali sarebbero qualificati al minimo come voltagabbana della peggiore specie; non possiamo prenderla a modello quando dobbiamo celebrare la festa che ricorda l'unità d'Italia che è costata tanti sacrifici e generose vite umane perchè è amico sodale di chi tale festa la osteggia tanto da pulirsi il sedere con la nostra bandiera ed è pure ministro del suo governo; soprattutto non possiamo prenderla a modello quando parla di valori e di educazione offrendosi come modello e si scopre che la sua vita privata è l'antitesi di ciò che proclama in sedicenti convegni cristiani.
Con quale coraggio un docente va a parlare di valori quando lei esalta il “Bunga, Bunga”? Dobbiamo proporre dei gruppi di studio sull'argomento o sulle bestemmie “contestualizzabili”? Con quale coraggio si deve parlare di rispetto del proprio e altrui corpo quando lei è attorniato da centinaia di belle donne (anche minorenni) a cui, come lei sostiene, avrebbe solo fatto ricche elargizioni in denaro (perchè lei è buono ), raccontato barzellette ed estasiato le orecchie con le prestazioni canore di Apicella.
Signor presidente, tutte queste cose vanno bene per i bambini grandi, ma a noi che insegniamo ai bambini e ragazzi veri, queste storielle non piacciono perchè essendo loro ancora sani, riderebbero di noi come nella famosa fiaba dove è un bimbo che grida:” ...MA IL RE E' NUDO!” e questo francamente non vogliamo consentirglielo.
“Una scuola pubblica, diceva Calamandrei, ha il difetto di essere imparziale”, noi aggiungiamo, per lei, che la scuola pubblica ha anche il difetto di avere argomenti per difendersi e criticare e questo per lei è troppo visto la sua abitudine ad inviare audiovisivi con proclami da pensiero unico. Spettacolo penoso vedere quelle persone fare cenno di sì con il capo ad una voce registrata che sciorina monologhi e ci mette tristezza e angoscia l'associazione che nasce spontanea tra lei e il protagonista negativo del film “V come vendetta” o all'omino sorridente che conduce il carro pieno di ragazzi svogliati alla volta del paese dei balocchi di collodiana memoria, ammiccante per avere consenso e poi spietato con chi intralcia i suoi piani perversi (la moglie Veronica, Boffo, Fini, etc...).
Detto ciò, Presidente, le sue affermazioni sul valore educativo della scuola pubblica le rispediamo al mittente con una sentita proposta: per il bene dell'Italia non si sacrifichi più per noi e si dimetta da quel ruolo politico troppo grande per la sua altezza morale.

Silvana

La cosa che mi ha fatto più rabbrividire è sentir definire in questi giorni, "scuola libera" la scuola privata. Qualunque scuola privata.Qualunque scuola che si qualifichi unitamente come "non pubblica"
Il massimo rispetto per le opinioni, le confessioni e le scelte delle famiglie non può far travisare, in modo così abnorme, il concetto di scuola pubblica che può "non essere libera" solo sotto regimi dittatoriali.

Luisa

Mi dispiace tanto di questo ulteriore insulto rivolto a tutti noi docenti e lavoratori della scuola pubblica. Lavoro da tanti anni in questa istituzione dello stato ed è la prima volta che mi capita di sentire quanto è venuto alle orecchie di tutti...
Posso solo dire che sono una persona che si impegna e crede in quello che fa e sa di non essere nemmeno l'unica!!
Inoltra la scuola," pubblica" in particolare, dovrebbe essere una delle prime cose ad essere sostenuta da uno stato che vuole investire per il proprio futuro e nell'interesse di tutta la popolazione....
Continuero' a lavorare come ho sempre fatto, continuando a credere nel valore delll'istruzione e dell'educazione.

Piergiorgio

Vergogna!

Angelo

Al nostro Presidente
Sono venuto a conoscenza delle critiche che il Nostro Grande Presidente ha rivolto agli insegnanti e la cosa mi ha molto mortificato. Sento il bisogno di rassicurarlo perché, contrariamente a quanto Egli possa pensare, giammai manchiamo di portare le sue idee come esempio agli studenti. Tutte le mattine illustriamo dettagliatamente ai nostri studenti le sue virtù, ringraziamo e recitiamo: “meno male che lui c’è” e onoriamo le sue doti umane ed intellettuali, il suo rigore morale e l’amore che in più occasioni ha manifestato apertamente nei confronti degli “adolescenti”.
Tutte le mattine cerchiamo di contribuire a trasferire nelle menti dei nostri alunni le sue qualità, soprattutto morali, illustrando con esempi (quando i piccoli non capiscono) quali sono le linee guida per una vita soddisfacente e sempre sulla breccia.
Ad esempio le idee sulla famiglia: due matrimoni, due divorzi, contemporaneamente a tante dichiarate serate con belle ragazze: una vera “famiglia cristiana”; i ragazzi ascoltano, apprendono e ringraziano.
Dopo aver illuminato la politica italiana con la luce della sapienza, dimostrando il massimo esempio di rispetto per le regole della civile convivenza esistenti e dopo aver fatto comprendere il vero senso della definizione “uguaglianza di tutti i cittadini (o quasi) di fronte alla giustizia” finalmente anche il mondo della cultura potrà beneficiare del suo supremo intelletto; tra una spiritosa barzelletta e l’altra, che contribuiscono a risolvere tutti i problemi, giusto un imprenditore deve dettare la cultura di un popolo e indicare la strada del suo progresso civile e sociale. E’ notorio che da sempre l’imprenditore è il vero motore e detentore della conoscenza e del progresso, la cultura umilmente si deve porre al suo cospetto. Il mondo della cultura, che Egli ha dato prova di stimare tantissimo in ogni occasione, non aspettava altro che di mettersi al servizio di qualcuno con tale bagaglio di conoscenza. In effetti la voce della cultura (e della psichiatria) in Italia non è eccessivamente alta, segno forse di scarsa autonomia di pensiero.
Umilmente Le chiediamo se dopo le ultime imprese compiute: 1) risolto il problema della spazzatura in Campania in poche settimane, 2) restituite le case ai terremotati dell’Aquila e 3) debellato il cancro in due anni come dichiarato a Roma l’anno scorso troverà un pò di tempo per migliorare i nostri obsoleti sistemi didattici.
A proposito, al cancro rimane solo un anno, tutti i migliori imprenditori del paese sono al lavoro per risolvere questo problema che ha afflitto l’umanità prima di questo Governo).
Possiamo solamente immaginare, noi piccoli insegnanti, le alte vette che il pensiero filosofico raggiunge nelle serate di Arcore, allorquando si riuniscono le migliori teste pensanti del nostro paese: i Mora, Fede, Minetti, D’Addario… oltre a parenti di potenti “ex” capi di Stato; sono i cosiddetti brainstorming (tempesta di cervelli). Ovvia la nostra soddisfazione quando, al termine di questi incontri, periodicamente ci onora di portarci un sunto di quanto emerso da questi “simposi ad alto contenuto filosofico” e successivamente vengono dettate le linee guida per il nostro progresso culturale.
Sempre portiamo il fulgido esempio delle qualità necessarie per raggiungere il successo; ai nostri ragazzi più bravi, quando cercano di aiutare i compagni in difficoltà infliggiamo sempre severi rimproveri e insegniamo loro a “farsi almeno pagare” dai compagni (alcuni cominciano già a mettere da parte un buon gruzzoletto e con quei soldi potranno invitare a un incontro una bella ragazza della scuola). Ogni tanto qualche alunno sfugge al controllo e ci riprova ad aiutare i compagni gratis; evidentemente siamo in presenza di qualche embrione endogeno del comunismo che si insinua nelle menti dei poveri fanciulli che noi prontamente cerchiamo di estirpare ma, ahimè, non siamo onnipotenti…noi. Forse è la denominazione “compagni di classe”…che induce a queste azioni…un’idea per la prossima riforma: sostituirlo …? Non so…camerati? Trattandosi di scuola…Aula…ti?
Un fatto strano che accade con gli alunni a cui indichiamo le ragazzine delle elementari come possibili prede amorose è che essi non accolgano l’invito, sostenendo che siano troppo piccole…..strano davvero: ci sono solo due o tre anni di differenza; evidentemente questa è una capacità che si acquisisce con gli anni e l’esperienza….
Piano piano però imparano: a scuola ben vestiti, le ragazze ben truccate, studiare zero ma nessuno di loro aspira ad andare alla “pupa e il secchione” (almeno i ragazzi, le ragazze si), uno dei tanti programmi di altissimo valore culturali proposti dalle sue TV e che contribuisce a sottolineare quale sia l’immagine dello studioso.
Con la cultura, poi (come ha detto un altro illuminato), non si mangia; infatti questo i ragazzi lo sanno bene e quando cerchiamo di spiegare i motivi per cui dovrebbero studiare essi a loro volta ci spiegano che i ricercatori (studiosi) sono sui tetti, gli insegnanti disoccupati e tanti cervelli in fuga dall’ Italia, mentre conoscono altrettanto bene le caratteristiche e i mestieri utili per l’accesso a notorietà e ricchezza.
Anche qui il merito di aver valorizzato le professioni che seguono è tutto del Suo orientamento culturale: calciatore, velina, opinionista in trasmissioni televisive, recentemente ministra o parlamentare raccomandata e, ultima arrivata ma non meno remunerativa professione a cui aspirano le adolescenti per la visibilità che se ne ricava: “escort”; termine che dovrebbe nobilitarne un altro, desueto, un po’ come operatore ecologico che sta per netturbino. E’ noto a tutti che cambiando il termine che la denomina, la professione acquisisce maggior prestigio.
Alle ragazze, alle prese con approcci amorosi da parte dei ragazzi, insegniamo il valore della loro virtù, che insomma si facciano almeno pagare per ricambiare l’interesse amoroso e accettino inviti solo da persone facoltose. Ogni mattina verifichiamo che tutte siano ben vestite, truccate e che siano in grado di suscitare nei professori quella simpatia che “consenta” loro una brillante carriera scolastica. I più belli ai primi banchi perché anche un professore ha diritto al piacere della vista; saranno anche quelli da presentare quando persone esterne vengono in visita alla scuola.
Alle ragazze che non rispondono ai “requisiti di merito” consigliamo di studiare e iscriversi poi al PD o al massimo al partito radicale, perché non vediamo un futuro per loro nella “società del merito” istituita da queste persone che, avendo avuto appunto il “merito” di aver conosciuto le persone giuste al momento giusto, ora decidono i criteri di merito anche per altri.
I diversamente abili non li prendiamo neanche in considerazione, non sono visivamente presentabili quindi ultimi banchi o aule di sostegno perché la scuola non deve dare una immagine negativa di sé. Al massimo al termine del ciclo scolastico questi ragazzi saranno accettati nei radicali.
Ogni tanto, però, invitiamo gli altri ragazzi a dare loro una carezza (specialmente se ci sono visite) per mostrare tutta l’attenzione dei belli nei loro riguardi. Solamente stiamo ben attenti a insegnare ai normali e belli (o normali perché belli?) che dovranno loro prendersi carico di decidere per la vita o la morte di questi poveri disgraziati, perché essi non possiedono (essendo brutti e anormali) la capacità di scegliere con responsabilità il proprio destino. Cioè, essi vorrebbero farlo, ma le loro menti inferiori non hanno le capacità; qualcun altro, omaggiato (o unto) dal Fato di una mente superiore, deve farlo in loro vece.
Meno male che c’è il “partito della libertà” in questo momento altrimenti, in un regime di sinistra, a tutti sarebbe imposto per legge di scegliere “liberamente” cosa fare della propria vita….che assurdità!!! E chi ne è capace…!? Proprio una cosa da regime!!! Com’era quel cavallo di battaglia di alcuni Suoi alleati? “… padroni della nostra vita? No padroni…a casa nostra…” “a casa: si” – “ma della propria vita: quella proprio no”. Meno male che adesso qualcun altro potrà decidere per ciascuno di noi se sarà o no il caso di essere curati nel fine-vita.
Intanto, però, è diventato difficilissimo e costoso esserlo nel periodo della media-vita, quando invece tutti vorrebbero avere questa possibilità …sempre scherzosi…spiritosi….
Per onestà bisogna dire che non è il partito della libertà che discrimina specificamente i diversamente abili; infatti è del tutto evidente che all’interno del partito e della Sua delegazione parlamentare ci siano numerosi rappresentanti cognitivamente deficitari. Si suggerisce di destinare i casi particolarmente problematici alla “Cultura” e alla “Pubblica Istruzione”….ma forse questi suggerimenti sono superflui….
Comunque, la soddisfazione più grande per noi comuni insegnanti è di aver potuto assistere a questo secondo “Avvento”; se consideriamo la distanza temporale dal primo è un evento che sembra si verifichi ogni 2000 anni circa: il prossimo quindi potrebbe capitare nel 4000.
Ci sono analogie con l’altro “Collega”: anch’egli fu perseguitato dalla giustizia del tempo, ebbe però duri scontri anche con la Chiesa per le sue idee, cosa che non accade oggi.
E’ anche vero che l’altro aveva idee un po’ più “comunistoidi” mentre ora siamo alla predicazione della “libertà totale”.
Questo è quanto avevo in animo di dirLe, sempre confermando la personale dedizione per la diffusione delle Sue idee di libertà tra i colleghi e garantendo il massimo impegno per quanto ci è consentito dalle nostre umili menti di insegnanti.
Con sconfinata ammirazione

Margherita

Insegno da quasi 30 anni, ho sempre fatto il mio dovere, entrando di ruolo ho giurato sulla costituzione, di rispettarla e difenderla, Lei per favore rispetti me e tutti i servitori dello stato, anche Lei, per primo, dovrebbe esserlo.

Egidio

Dopo dieci di supplenze cambiare paesi ambientarsi ogni anno in una nuova scuola trovare una casa in affitto spese per cauzione caparra… alloggiare in alberghi abbonarsi a mezzi di trasporto pubblico per essere pagati dopo due o tre mesi e trovarsi senza lavoro soldi ed essere considerati dei fannulloni incapaci bamboccioni maleducati -mi ripeto dopo 10 anni- ti viene la voglia di prenderlo come modello di vita, lui sì che da’ un buon esempio a tutto il mondo sa’ educare e incul…ca…are

Marco

Non ho paura. Non mi spaventa non avere una lavagna, una stanza, un computer. Posso anche fare a meno di tutto questo se mi viene tolto; mi bastano le mani ed il mondo intorno, e lei non ha né le capacità né la forza di distruggerlo o piegarlo.
Quel che mi mantiene lucido e sempre più forte è la consapevolezza che io le sopravviverò.
Non potrà farci nulla: sul futuro lei non ha nessun potere e neanche sulla morte. Lei biologicamente terminerà la sua vita mentre io sarò lì, nella scuola del mondo, ad educare i ragazzi su come non dovranno essere se vogliono mantenersi integri nel pensiero, e liberi. Già, liberi. Forse se ne è reso conto, lei non è libero quanto me, lei è prigioniero dello sforzo che ogni giorno deve compiere per giustificarsi, difendersi, contraddirsi. Ed intanto il tempo passa senza che lei possa aver vissuto.
Io le sopravviverò, ed un giorno seppur a quarant'anni avrò un incarico annuale e non più una supplenza all'anno. Sì perché non creda che avrà il tempo di raggiungere il suo obiettivo; la scuola pubblica allora ci sarà ancora ed io con lei a riformarla.
Io le sopravviverò perché vivere nell'instabilità, nell'incertezza, facendo il cameriere ed il contadino mi ha dato una gran forza; come un albero resisto alle sue sferzate radicandomi ancor più a fondo.
Mi dispiace, per lei, tanto tempo speso e non poter vedere l'obiettivo neanche da vicino, neanche la possibilità di leggere cosa si scriverà di lei nei libri. Certo! Perché nei testi scolastici sicuramente un giorno ci sarà, parleranno di lei, e non essendoci più il clangore delle sue chiacchiere non ci sarà più neanche nessuno a darle man forte. Sì. Perché lei sa com'è l'Italia che la acclama: è morto il re! viva il re! Neanche i suoi attuali scagnozzi la difenderanno più, poiché non essendoci più il padrone con il bastone scodinzoleranno per qualcun'altro.
Una cosa mi rammarica. La mia scuola, oltre a quella pubblica, sono stati anche i saggi anziani uomini e donne che nonostante l'analfabetismo, la miseria i sacrifici, il voto a lei, hanno saputo darmi sempre qualcosa seppur piccola. Purtroppo forse lei è l'unico anziano che non ne è stato capace. Peccato!
Però una considerazione posso trarla: io con la volontà, l'ingegno, la fantasia, e quasi nulla, posso arrivare ad un obiettivo al quale le sue mani che allungano banconote non potranno mai giungere: formare una coscienza libera, attraverso la scuola, la stessa che mi ha formato libero. Io le sopravviverò.

Fernanda e Maura

Fra le tante delusioni che il nostro Presidente del Consiglio continua a propinarci, quella che più ci amareggia è il suo sprezzo verso la scuola pubblica e la classe docente. Continueremo il nostro impegno in prima linea,sempre e comunque tra le difficoltà che ogni giorno accompagnano la nostra professione.

Giovanna

Noi educhiamo,nel rispetto delle regole dettate dalla nostra Costituzione, lei non ha nessun diritto di calpestare la nostra dignità.

Sabrina

Ho insegnato sia in scuola privata, che successivamente in scuola pubblica in quanto vincitrice di concorso pubblico di merito.
Dal punto di vista qualitativo la scuola pubblica a mio parere è un gradino superiore rispetto a quella privata.
Quello che è peggio è che anche dal punto di vista educativo, e parlo da mamma, la scuola privata secondo me, lascia molto... a desiderare.
Non iscriverei mio figlio ad una scuola privata.
Come docente poi, insegno da anni le mie discipline (matematica e fisica alle secondarie di secondo grado) senza mai pensare di inculcare niente a nessuno!

Francesca

Sono insegnante nella scuola pubblica da ormai 28 anni, ribadisco che il mio ruolo è quello di educare e la mia condotta privata è coerente con quanto cerco di insegnare ai miei alunni. Vorrei che qualcuno venisse in classe e constatasse, finalmente, con quanta fatica tutto questo viene fatto. Il mio obiettivo è quello di far capire che il potere contrattuale dipende dalla formazione culturale di ognuno di noi e non dalla bellezza, e facendo maturare l'autostima in ciascuno si rispetta e si coltiva anche l'aspetto esteriore.

Fanny

Difendiamo la nostra scuola pubblica e rivendichiamo la sperimentazione che vide ed ha visto nelle nostre zone [BO] tra i primi Bruno Ciari ... il nostro, ricco di valori, dopoguerra, anni 50' anni 60' ... fino ad arrivare per la scuola statale dell'infanzia, e non solo, ai nuovi orientamenti del 1991.... difendiamola e difendiamoci con la forza della nostra conoscenza e della nostra professionalità che è la forza del nostro stato... dell'Italia... a favore di una sana formazione/educazione per i cittadini delle città e dei paesi italiani... ...formazione/educazione libera dalla coercizione che può più facilmente legarsi alle scuole gestite dal privato facoltoso... quello sì che potrebbe "inculcare" favorendo lo scontro tra fazioni anziché la serena, pacifica, sana e consapevole convivenza tra modi di pensare e vivere diversi... modi e modalità che fanno crescere la persona, aiutiamoci a mantenere l'alto grado di professionalità raggiunto.

Lettera di protesta Circolo Didattico di Volpiano (TO)

Siamo un gruppo di insegnanti, in servizio presso il Circolo Didattico di Volpiano (TO) e ci rivolgiamo al Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi e al Ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini per esprimere il senso di amarezza e il rammarico per le frasi pronunciate sabato 26/2/2011 dal Presidente Berlusconi, che in modo generico e strumentale ha accusato gli insegnanti della scuola statale di "inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli ".
Precisiamo che nelle scuole in cui lavoriamo con dedizione, impegno ed entusiasmo siamo guidati dai principi dichiarati nel POF (Piano dell'Offerta Formativa), documento che tutte le scuole preparano o rivedono ogni anno scolastico , documento approvato dal Collegio dei Docenti e dal Consiglio di Circolo di cui fanno parte anche rappresentanti dei genitori, democraticamente eletti. I principi contenuti nel nostro POF affermano il riconoscimento dell'unicità del bambino, l'importanza per ognuno di raggiungere l'autonomia in tutti i suoi aspetti, la necessità di educare alla consapevolezza della cittadinanza e della legalità , la ricerca della COLLABORAZIONE delle FAMIGLIE, poiché solo attraverso la "condivisione" degli obiettivi educativi si può realizzare un percorso formativo sufficientemente adeguato e rispettoso del bambino, ...
Questi principi sono guida quotidiana del lavoro dei Docenti e del Dirigente Scolastico, in particolare la collaborazione con le famiglie si concretizza nelle riunioni del Consiglio di Circolo e dei Consigli di Interclasse, nelle Assemblee di classe, nei colloqui con le famiglie che si susseguono con cadenza bimestrale in modo formale e nei numerosi colloqui e dialoghi informali che ogni giorno il Presidente e il Ministro potrebbero vedere davanti ai nostri edifici all'uscita degli alunni.
La nostra scuola fissa i Traguardi Educativi Generali, tenendo conto di alcuni principi fondamentali, desunti dai documenti ministeriali, traguardi che i genitori non possono non condividere; obiettivi che vengono raggiunti attraverso attività espressive, di studio, di lavoro, di esercizio individuale o a gruppi, che educano alla socializzazione e preparano il futuro cittadino. Molto spesso sono attività svolte avvalendoci delle risorse del territorio o della collaborazione degli stessi genitori, come documentano alcune iniziative che si possono scoprire visitando il nostro sito.
Certo non mancano le divergenze di opinioni tra docenti e famiglie, le richieste di chiarimenti e informazioni da parte dei genitori, ma il dialogo è franco, il confronto è rispettoso nella quasi totalità dei casi, molto più sovente di quanto avvenga in tante trasmissioni televisive di reti nazionali o commerciali in cui intervengono "opinionisti" o politici più o meno noti.
Convinti che gli insegnanti meritino almeno più rispetto, porgiamo distinti saluti.

Paola

Sono una assistente amm.va che lavora da 10 anni come precaria nella Scuola con uno stipendio a dir poco da fame e con incarichi che aumentano Sempre di più. I lavoratori della scuola sono ritenuti lavoratori di Serie z in quanto "la mannaia dei tagli" operata dal governo nel Triennio, che si abbatte a partire dai docenti fino al personale ata e'scandalosa. Il valore della scuola pubblica, per la quale era necessario Investire in risorse umane e monetarie, e' stato annullato e umiliato.
Milioni di persone si recano tutti i giorni al lavoro e vengono insultati e avviliti. Credo sia ora di dire basta, di farsi sentire, di scioperare.
La dignità dei lavoratori e di tutti i lavoratori, e non solo della Scuola, frutto di anni di lotte e sacrifici, deve essere salvaguardata.
Ognuno di noi deve indignarsi profondamente e trovare la forza di reagire.

Daniela

Caro Presidente del Consiglio,
le vorrei ricordare che la scuola pubblica italiana è per tutti i cittadini,gratuita ed eccellente! Sono un'insegnante di ruolo in aspettativa,sono all'estero e la mia lunga esperienza mi permette di notare che la QUALITA’ della scuola pubblica italiana altrove non esiste! Le scuole private con le loro rette alte non garantiscono la qualità della nostra tanto bistrattata SCUOLA PUBBLICA ITALIANA,GRATUITA ED ECCELLENTE!

Liliana

La scuola pubblica italiana è un bene prezioso che abbiamo ereditato dai nostri padri.
A noi spetta il compito di curarla, concimandola di idee nuove come si fa per una pianta fragile e preziosa, a cui teniamo tanto. Io sono una semplice maestra elementare che sa di avere un compito importantissimo, quello di accompagnare i bambini che mi sono affidati lungo la difficile strada della crescita, che passa anche attraverso la conoscenza e il sapere ma trova una fondamentale palestra di vita nell'incontro con gli altri.
A questo serve la scuola pubblica, a far incontrare persone diverse che si avvicinano senza pregiudizi, senza riserve, aprendo il loro cuore nella gioia di crescere insieme.

Bianca Maria

mi sembra che uno dei modi più sintetici ed efficaci per mostrare la profonda offesa che il nostro primo ministro ci ha trasmesso con le sue parole sia quella di un collega che ha reagito dicendo "IO NON INCULCO!!! IO INSEGNO.", parole che mettono in discussione non solo il contenuto, ma anche il lessico del premier. Anche le famiglie, che secondo lui INCULCANO,dovrebbero sentirsi profondamente colpite, infatti io lo sono anche come genitore.

Maddalena

Di cose ne sono state scritte, tutte sacrosante, non mi resta che aggiungere la mia considerazione da maestra di scuola dell'Infanzia fiera del proprio lavoro più che trentennale nella scuola pubblica.
Penso proprio che le esternazioni di B. abbiano il solo scopo di conquistarsi la "simpatia" interessata delle gerarchie ecclesiastiche, le quali , solo da poco e timidamente, hanno iniziato a metterlo in difficoltà , "rimediando" persino alle sue gaffes, poiché hanno avuto timore delle reazioni dei molti insegnanti cattolici che lavorano nella scuola di stato.
Cordialmente e grazie dell'impegno della struttura sindacale di cui sono orgogliosa di far parte.

Giuseppe

Ah quel verbo "inculcare": quante interpretazioni, anche psicoanalitico-maliziose, si potrebbero fare! Sono quarant'anni che opero nella scuola, da ventisette come preside, e non ho mai vissuto tempi così tristi e avvilenti. Molti insegnanti sono al limite della sopportazione e a rischio di depressione come il paese tutto.

Silvio

Cosa dire di Berlusconi? Non so più cosa pensare. Speriamo che gli Italiani sappiano votare pensando a questo ventennio di berlusconismo!

Fabio

Non possiamo negare a questo governo l'eccellente coerenza delle sue politiche nel perseguire il proprio obiettivo: abbattere il senso di comunità, l'appartenenza ad una società che lavora per il bene dei proprio membri, indistintamente.
Ricordate le parole di Margareth Thatcher: non esiste la società, esistono solo individui, diceva. Oggi (da 15 anni) Berlusconi risponde alle aspettative di tutti quanti lo votano, e che evidentemente vogliono la stessa cosa.
Riprendiamoci la parola, scriviamo una nuova pagina del nostro Paese, una pagina all'insegna della condivisione, delle pari opportunità offerte a tutti i cittadini, in cui gli ideali non siano solo l'arricchirsi e il divertimento, ma l'onestà, la cultura, la serietà.

Ramona

Ora basta!Non se ne può più dei continui attacchi alla Scuola pubblica - o di Stato - da parte del Governo e del Ministro che ci dovrebbe rappresentare. Ora basta! se non credete nella Scuola Statale - come in altre istituzioni dello Stato - non avete il diritto di ricoprire le vostre cariche. Andate a casa. Dimettetevi.
Non se ne può più delle vostre falsità e dei vostri spot. Cominciamo dal fatto che non è affatto vero che siano stati i sindacati a creare il precariato appiattendo gli stipendi e inserendo nella Scuola Primaria tre insegnanti al posto dell'insegnante unico. Preferendo inoltre la scarsa formazione dei docenti alla meritocrazia.
Ma di cosa state parlando?
Siete mai entrati in una Scuola Primaria? Ignorate o fate finta di non sapere come stanno realmente le cose?
Prima di tutto, se il problema degli stipendi fosse legato al numero degli insegnanti introdotti nella Scuola Primaria, tale problema dovrebbe riguardare solo l'ordine di Scuola Primaria e la Scuola Secondaria.
Poi,ai tre insegnanti ai quali si fa riferimento nel sistema modulare sono assegnate due classi, non una, ma questo viene "omesso".
Infine, la presenza di diverse professionalità può solo garantire pluralismo di offerta formativa e maggiori opportunità per gli studenti. In una società che diventa sempre più complessa è ridicolo immaginare all’insegnante tuttologo!
Oggi ci troviamo di fronte a classi di 28/30 alunni, con un unico insegnante, meno presenza di insegnanti di sostegno – ormai previsti solo in caso di gravi disabilità – pochi fondi.
E in tutto questo hanno il coraggio di parlare di qualità?
Per concludere col discorso sulla meritocrazia. Quale forma di meritocrazia sarebbe più giusta e obiettiva se non quella di stabilizzare i precari? È gente che ha speso anni nella Scuola, che ha superato concorsi o appositi corsi abilitanti, gente spesso con una o due lauree, gente che ha esperienza sul campo. Ma la Ministra sa tutto questo? È mai entrata in una Scuola Statale dopo la Sua pseudo riforma? O forse se ne vergogna?
Ciò che sta accadendo è orribile, per tutti. Per i docenti che anno dopo anno vengono spazzati via nel silenzio di tutti. Per i bambini che vedono strappato il loro diritto ad un’istruzione adeguata – ormai si tende a scenari di cinquant’anni fa con classi soprannumerarie e insegnanti senza mezzi né strumenti e forse senza tanto entusiasmo. Per i genitori che hanno creduto nel sogno di innovare la Scuola, ma hanno trascurato che proprio quei precari che oggi in tanti casi non lavorano più son i portatori di quell’innovazione. Per la Società offesa e svilita nella sua funzione educativa, di cui la Scuola è il centro propulsore, il cuore.
Ma se il nostro Governo, i l nostro Presidente e il nostro Ministro dell’Istruzione non credono, non lavorano per questo, allora non sono degni di rappresentarci in quanto vengono meno alle loro funzioni.

Andrea

Ora basta! È ora che lascino le loro poltrone a chi ancora nella Scuola crede, a chi nella Scuola vive ogni giorno, nonostante tutto, con amore.
Guardiamoci attorno non è solo Berlusconi!
In questi giorni si sente da più voci ed echi di talune parti sociali e politiche (e non solo dal premier, anche se risulta la più scandalosa) un attacco alla scuola pubblica, che sarebbe “al tracollo”, “allo sfascio”, “un fallimento”, una scuola che “non personalizza i percorsi didattici”, dove risulterebbe quindi necessario e fondamentale l’intervento del privato e/o gruppi di assistenza volontari da parte di associazioni esterne all’istituzione scolastica.
Nella mia “ignoranza”, ho sempre lavorato tenendo come punto fermo i “Piani di Studio Personalizzati”, cavallo di battaglia di una riforma criticabile e parzialmente non realizzata (Riforma Moratti) e comunque tenendo conto della persona, considerando quindi la sua storia, comprensiva di eventuali problemi sociali e/o culturali. Questo sforzo era anche coadiuvato dalle iniziative di recupero organizzate dalle stesse strutture scolastiche.
NELL’ULTIMO COLLEGIO DEI DOCENTI E’ STATO COMUNICATO CHE QUESTO ANNO SCOLASTICO I CORSI DI RECUPERO NON SONO STATI FINANZIATI.
Da una parte si orchestra l’opinione pubblica accusando la scuola pubblica di essere incapace di affrontare il disagio e le difficoltà personali dell’alunno, dall’altro si tagliano i finanziamenti per poter affrontare le stesse difficoltà. La scuola forse sta male, noi insegnanti comunque di salute stiamo bene, ma cominciamo ad avere problemi di fegato, che sta scoppiando!

Bruno

Non è più il tempo dell'indignazione. Non possiamo continuare a subire tutto ciò che questo governo rovescia su di noi. La fase che ci aspetta deve essere quella della ribellione. Invito la FLC, ma anche tutti i docenti, a farsi promotrice di una campagna di insubordinazione di massa. Fissare alcuni obiettivi che siano unificanti per la categoria (ritiro del blocco dei gradoni; ritiro del blocco del Contratto; ripristino delle cattedre soppresse) e farne oggetto di rivendicazione con una campagna senza precedenti. Oltre alle forme tradizionali di lotta, bisogna cercarne di nuove, dal blocco delle visite di istruzione a quello delle adozioni dei libri; dal rifiuto collettivo ad effettuare supplenze, al blocco dei progetti; sino a giungere al rifiuto a svolgere tutte le attività a carattere volontario, non obbligatorie per Contratto. L'obiezione potrebbe essere che il governo risparmierebbe ulteriori soldi, ma è una sfida da affrontare. Visto che le battaglie si vincono anche sul piano mediatico, è necessario acquisire il massimo di visibilità, mostrare a tutti che le scuole funzionano solo grazie all'impegno quotidiano di migliaia di docenti, ben oltre le 18 ore settimanali.

Vincenzo

Sono un docente di Educazione Fisica ed insegno da 26 anni nella scuola pubblica. Da 13 anni lavoro in un istituto superiore di un piccolo paese SENZA PALESTRA e siccome noi docenti di scuola pubblica abbiamo la nostra professionalità, tutte le mattine che vado a scuola devo sperare che non piova e che non nevichi, porto i miei ragazzi fuori al freddo a lavorare, purtroppo sempre con esercitazioni a corpo libero, non avendo attrezzature, cercando di farli muovere sempre, per farli anche riscaldare e combattere il freddo.
Caro presidente invece di dire fesserie, venga a vedere in che stato lavoriamo noi della scuola pubblica e tocca a noi inventarci la lezione pur non avendo mezzi e strumenti a disposizione.

Paolo

Io inculco l'orgoglio del comportamento civico. Perciò Lei non mi apprezza.

Silvana

Mi chiamo Silvana e da 11 anni lavoro a scuola, sono un'insegnante siciliana di letteratura italiana e latina e ogni giorno, attraverso il mio lavoro disciplinare, guido i ragazzi alla scoperta della bellezza dell'imparare, il non dar nulla per scontato, il senso del sacrificio e del dovere, il rispetto per se stessi e per gli altri, l'apertura verso ogni forma di diversità nella certezza che diversità equivalga a ricchezza. Vado a scuola ogni giorno, anche quando sto male, perché altrimenti oltre a non fare lezione i miei studenti, non la farebbero neppure le altre classi per la mancata possibilità di avere supplenze, e dopo le esternazioni del premier sul modo di lavorare di noi insegnanti, mi sono sentita offesa, perché se c'è qualcuno che insegna ai giovani cose sbagliate e immorali di certo non sono io, né gli altri 95 colleghi del mio istituto... e se il tentativo era quello di dimostrare che siamo tutti uguali io non ci sto, perché il mio casellario giudiziario - esibito necessariamente ad inizio carriera - è pulito e se il mio comportamento non fosse integerrimo - essendo nel mio piccolo personaggio pubblico - i genitori non mi affiderebbero i loro figli e farebbero fulmini e saette col dirigente per cacciarmi via... ah... la correzione del tiro secondo cui siamo troppo sottopagati non mi compra: preferisco i miei pochi ma onesti, perché a fine mese io so quanto siano davvero pochi, ma almeno sono frutto del mio sudore e non delle mie forme.

Laura

Signor Presidente, mi chiamo Laura e sono un'insegnante della scuola pubblica. Quando ero bambina e mi chiedevano che cosa avrei voluto fare da grande io ho sempre risposto che avrei voluto regalare sogni a chi non poteva permettersi di averne. in molti hanno riso di me e per tanto tempo nemmeno io ho saputo se sarei riuscita a diventare ciò che avrei voluto essere nella vita. Poi ho cominciato ad insegnare... credo che non ci sia nulla di più bello e di più difficile di questo, guardare negli occhi e nei cuori queste piccole grandi vite che ti vengono affidate senza distorcerle o plagiarle (come Lei ci accusa) ma aiutarle a fiorire rispettando i tempi e gli spazi di ognuno di loro, insieme alle loro famiglie ed alle istituzioni. Mi dispiace molto che Lei usi sempre parole da un lato così dure nei confronti della scuola pubblica e dall'altro così schierate nel sostenere il suo Ministro che invoca il ritorno alla scuola di una volta. Come si può essere così freddi e spietati verso una scuola che si difende invece così strenuamente (quella di vecchio stampo), mi sembra un forte controsenso, non sembra anche a Lei? Secondo, non so quale sia stato il suo percorso scolastico, ma, se è stato nella scuola pubblica, credo che varrebbe la pena per Lei venire a scuola ora, nella scuola di oggi in cui i bambini vanno a scuola volentieri e vedono nella maestra una figura importante a cui si affezionano e di cui si fidano ciecamente, se invece ha frequentato la scuola privata, mi porrei qualche domanda sulla sua validità dato che l'ha fatta diventare così freddo, calcolatore e moralmente discutibile... Sa, una cosa mi dispiace molto che la sua esperienza l'abbia così negativamente segnato perché, se fosse andato oggi nella scuola pubblica, le cose per l'Italia sarebbero certamente state diverse essendo così in mano non solo ad un uomo ma ad una persona vera. Distinti saluti. Laura

Alberto

Noi insegnanti vogliamo comunicare la nostra indignazione per le sue dichiarazioni, siamo schifati di fare parte di questo paese che lei ed i suoi amici avete portato in una condizione assolutamente incivile e antidemocratica.

Mari

La scuola al tempo della crisi

Mia madre è un’insegnante in pensione che ha lavorato per 40 anni nella scuola primaria. Lo ha fatto con passione, con abnegazione, e con grande amore nei confronti di quella professione sempre definita “una missione”. Ancora oggi i suoi ex alunni, ormai adulti, vanno a trovarla con regolarità e ogni volta la ringraziano per tutto quello che ha saputo loro trasmettere: l’entusiasmo e la curiosità nei confronti della conoscenza e del sapere, tanto affetto, ed i valori innanzitutto, quegli stessi di cui il Presidente del Consiglio (stra)parla di quando in quando: la giustizia, la solidarietà, la famiglia.
La mamma, che è una tranquilla e serafica settantenne di provincia, stimata e apprezzata da tutti per la sua indole pacata e la bonarietà che la contraddistingue, non ha mai fatto in vita sua una protesta di piazza o uno sciopero. Lei rimane, almeno fino a questo momento, tra quelle persone, ancora convinte che lo “Stato” abbia sempre ragione perché si pone, ovviamente, a tutela degli interessi dei cittadini, di tutti. Gli scioperi, li ha ritenuti per decenni, una manifestazione inutile oltreché pericolosa, ai limiti dell’anarchia. Eppure, l’altro giorno, qualcosa nel suo armonico equilibrio interiore deve essersi rotto, perché, dopo aver sentito le ennesime dichiarazioni del Premier sulla scuola pubblica, mi ha telefonato, furiosa e incontenibile nella sua protesta verbale: “Come osa questo personaggio indecoroso, accusato di favoreggiamento della prostituzione minorile, come osa, insultare la scuola pubblica e i tanti professionisti che per decenni vi hanno lavorato e continuano a lavorarci con dedizione, amore e sempre più sottopagati e umiliati dalla società dei consumi e delle veline che proprio lui ha contribuito a creare. Sono offesa, arrabbiata e alla mia età, ho ancora voglia di reagire e di fare qualcosa! Bisogna fare qualcosa! Non si può ancora permettere che questo indegno Presidente del Consiglio, dopo aver distrutto e smantellato la scuola pubblica, la offenda pure così impunemente!” Non c’è stato verso di calmarla. Nemmeno quando ha qualche rara discussione con mio padre l’avevo mai vista inalberarsi tanto.  Anch’io, oggi, sono un’insegnante, più disincantata, certo, di mia madre e meno infervorata di quando, quasi 20 anni fa, varcai, con euforico entusiasmo, per la prima volta in qualità di docente, la soglia di un’aula scolastica. Anzi, talvolta, come molti miei colleghi, sono vittima, di profonde crisi di frustrazione. Ancora non sono arrivata a far uso di ansiolitici, come da più parti tra i docenti di ogni ordine e grado ho sentito essere consuetudine, ma non escludo a priori che, continuando così, possa anch’io cedere al canto di queste sirene nel giro di qualche anno! Sempre più spesso, poi, mi convinco che tutti i sacrifici affrontati, per dare un senso compiuto all’impegno profuso per gli alunni, siano inutili. Nei racconti di mia madre, che, poveretta non è poi così anziana, la scuola sembra quella di De Amicis e gli insegnanti sono degli ascoltati e autorevoli guru a cui chiedere ogni tipo di consiglio. Oggi, non solo non abbiamo più nessuna autorevolezza ma dobbiamo stare attenti a centellinare critiche e giudizi negativi nei confronti degli alunni se non vogliamo subire l’aggressività, a volte non solo verbale, di genitori pronti a difendere ad oltranza ogni tipo d’imbecillità e di prepotenza.
Rifletto amaramente sulle ore di straordinario gratuite per completare lavori che altrimenti non si avrebbe il tempo, con tutto quello che c’è da fare in classe, di portare a termine. Su tutte le volte in cui sono andata a lavoro pur stando male e con la febbre per non far perdere agli alunni essenziali ore di lezione, penso ai mille problemi di cui mi sono sobbarcata, interpretando, di volta in volta, ruoli diversi in una sorta di trasformismo schizoide, la psicologa, l’assistente sociale, l’animatrice turistica, pur di aiutare, coinvolgere, entrare in comunicazione con i ragazzi. Certo, qualche soddisfazione, alla fine la ottieni, ma a quale prezzo? Nell’attuale scala sociale un docente ha sempre meno valore e meno dignità, considerando le perseveranti e cadenziate campagne denigratorie delle quali, negli ultimi anni, la categoria è stata fatta oggetto. Assalti, battutine offensive, insulti, castronerie diffamanti a partire dalle considerazioni caustiche del ministro Brunetta, (“fannulloni” ci ha definiti!) e dallo stipendio sempre più lontano da quello dei colleghi europei.
Anch’io oggi, mi sento insultata e offesa nella mia professionalità d’insegnante ma sono, forse, un po’ più scoraggiata di mia madre e un po’ più rassegnata. Ho assistito a così tanti drammi nella scuola, compiuti in questi anni, dalla politica scriteriata portata avanti dall’attuale governo, che, forse, mi sono, pericolosamente, arresa! E questo è terribile! Mia madre, una settantenne dall’aspetto mite, pare sia molto più combattiva di me! Che faranno i giovani, che da mesi invadono, inascoltati, le piazze del Paese, fra qualche anno? Saranno ancora più disillusi, sconfitti e senza prospettive di quanto non siamo noi, oggi? Saranno ancora più stanchi di lottare per l’affermazione dei propri diritti?
Dovremmo ricordarci tutti che se abbiamo coscienza di essere una nazione, se siamo uniti, malgrado chi ci vorrebbe divisi, se abbiamo un’unica lingua, l’italiano, al posto dei tanti dialetti del dopoguerra lo dobbiamo a chi, negli ultimi sessant’anni, ha insegnato a generazioni d’italiani a leggere e a scrivere correttamente provando a farci divenire cittadini e non più sudditi.
Giorno 12 marzo scenderemo tutti in piazza in difesa della scuola pubblica. Non escludo che a capo del corteo cittadino, con uno striscione colorato e un megafono in mano, a incitare le folle, possa proprio esserci mia madre! Insegnante in pensione di stampo “de-amicisiano” trasformata in pericolosa giacobina! Solo l’ “Unto del Signore” poteva ottenere un così prodigioso miracolo!

Paola

Come DSGA di scuola pubblica da 33 anni sono stanco, non di andare a scuola, ma di sentire la scuola maltrattata e offesa dal capo del governo e dalla ministra dell’istruzione. Bisogna che ci facciamo sentire come insegnanti e lavoratori di una scuola pubblica che educa e non inculca che migliora la società e non massifica.

Luca

Caro Presidente del Consiglio
lei crede nel valore formativo della musica?
Perché è stata eliminata dal Liceo psico-pedagogico e Linguistico?
Perché si incentiva lo studio della musica in tutti gli ordini di scuola?
Perché mancano le aule di musica ed i materiali didattici di base?
Se l'anno scorso ero precario ora lo sono ancora di più, ma IO credo nel valore formativo della musica, ed i ragazzi e le ragazze nelle mie classi che non mi hanno visto ritornare credono nel valore formativo della musica. I genitori dei miei alunni credono nel valore formativo della musica perché vedono i loro figli contenti, realizzati, più ricchi. I partecipanti ai corsi di aggiornamento di didattica della musica credono nel valore formativo della musica, a tutti i livelli scolastici, dalla scuola dell'infanzia all'università. I docenti di musica di TUTTE le nazionalità sono convinti che la musica abbia un altissimo valore formativo.
Tutte queste persone ci credono fermamente...le conviene starle a sentire. Non so se ricorda quel mito antico di una musica che ha fatto crollare le mura di un enorme fortezza?

Anna Maria

Signor Presidente del Consiglio,
ho scelto di insegnare negli istituti scolastici pubblici perché credo in un modello di scuola inclusiva, dove i principi ispiratori della nostra democrazia trovano concreta realizzazione nella valorizzazione delle eccellenze e nel contemporaneo sostegno dato ai ragazzi più deboli e svantaggiati.
Dunque nel mio lavoro quotidiano mi ispiro a valori costituzionali che anche lei in prima persona dovrebbe condividere e dunque provo un profondo sdegno nel sentir proferire dalla sua bocca parole offensive nei confronti di tanti insegnanti della scuola pubblica che come me si dedicano con passione alla loro professione e che la svolgono con serietà e senso di responsabilità.
Le consiglio di fare un serio lavoro di riflessione e soprattutto di autocritica prima di esporsi in simili dichiarazioni.

Gian Mario

Al sig. Berlusconi vorrei dire:
“Si dimetta (la terza persona singolare è per una mera questione di buona educazione) perché ci fa vergognare di essere italiani”.

Angelo

Al nostro Presidente

Sono venuto a conoscenza delle critiche che il Nostro Grande Presidente ha rivolto agli insegnanti e la cosa mi ha molto mortificato. Sento il bisogno di rassicurarlo perché, contrariamente a quanto Egli possa pensare, giammai manchiamo di portare le sue idee come esempio agli studenti. Tutte le mattine illustriamo dettagliatamente ai nostri studenti le sue virtù, ringraziamo e recitiamo: “meno male che lui c’è” e onoriamo le sue doti umane ed intellettuali, il suo rigore morale e l’amore che in più occasioni ha manifestato apertamente nei confronti degli “adolescenti”. Tutte le mattine cerchiamo di contribuire a trasferire nelle menti dei nostri alunni le sue qualità, soprattutto morali, illustrando con esempi (quando i piccoli non capiscono) quali sono le linee guida per una vita soddisfacente e sempre sulla breccia. Ad esempio le idee sulla famiglia: due matrimoni, due divorzi,  contemporaneamente a tante dichiarate serate con belle ragazze: una vera “famiglia cristiana”; i ragazzi ascoltano, apprendono e ringraziano. Dopo aver illuminato la politica italiana con la luce della sapienza, dimostrando il massimo esempio di rispetto per le regole della civile convivenza esistenti e dopo aver fatto comprendere il vero senso della definizione “uguaglianza di tutti i cittadini (o quasi) di fronte alla giustizia” finalmente anche il mondo della cultura potrà beneficiare del  suo supremo intelletto; tra una spiritosa barzelletta e l’altra, che contribuiscono a risolvere tutti i problemi, giusto un imprenditore deve dettare la cultura di un popolo e indicare la strada del suo progresso civile e sociale. E’ notorio che da sempre l’imprenditore è il vero motore e detentore della conoscenza e del progresso, la cultura umilmente si deve porre al suo cospetto. Il mondo della cultura, che Egli ha dato prova di stimare tantissimo in ogni occasione, non aspettava altro che di mettersi al servizio di qualcuno con tale bagaglio di conoscenza. In effetti la voce della cultura (e della psichiatria) in Italia non è eccessivamente alta, segno forse di scarsa autonomia di pensiero. Umilmente Le chiediamo se dopo le ultime imprese compiute: 1) risolto il problema della spazzatura in Campania in poche settimane, 2) restituite le case ai terremotati dell’Aquila e 3) debellato il cancro in due anni come dichiarato a Roma l’anno scorso  troverà un pò di tempo per migliorare i nostri obsoleti sistemi didattici. A proposito, al cancro rimane solo un anno, tutti i migliori imprenditori del paese sono al lavoro per risolvere questo problema che ha afflitto l’umanità prima di questo Governo). Possiamo solamente immaginare, noi piccoli insegnanti, le alte vette che il pensiero filosofico raggiunge nelle serate di Arcore, allorquando si riuniscono le migliori teste pensanti del nostro paese: i  Mora, Fede, Minetti, D’Addario… oltre a parenti di potenti “ex” capi di Stato; sono i cosiddetti brainstorming (tempesta di cervelli). Ovvia la nostra soddisfazione quando, al termine di questi incontri, periodicamente ci onora di portarci un sunto di quanto emerso da questi “simposi ad alto contenuto filosofico” e successivamente  vengono dettate  le linee guida per il nostro progresso culturale. Sempre portiamo il fulgido esempio delle qualità necessarie per raggiungere il successo; ai nostri ragazzi più bravi, quando cercano di aiutare i compagni in difficoltà infliggiamo sempre severi rimproveri e insegniamo loro a “farsi almeno pagare” dai compagni (alcuni cominciano già a mettere da parte un buon gruzzoletto e con quei soldi potranno invitare a un incontro una bella ragazza della scuola). Ogni tanto qualche alunno sfugge al controllo e ci riprova ad aiutare i compagni gratis; evidentemente siamo in presenza di qualche embrione endogeno  del comunismo  che si insinua nelle menti dei poveri fanciulli che noi prontamente cerchiamo di estirpare ma, ahimè, non siamo onnipotenti…noi. Forse è la denominazione “compagni di classe”…che induce a queste azioni…un’idea per la prossima riforma: sostituirlo …? Non so…camerati? Trattandosi di scuola…Aula…ti? Un fatto strano che accade con gli alunni a cui indichiamo le ragazzine delle elementari come possibili prede amorose è che essi non accolgano l’invito, sostenendo che siano troppo piccole…strano davvero: ci sono solo due o tre anni di differenza; evidentemente questa è una capacità che si acquisisce con gli anni e l’esperienza….Piano piano però imparano: a scuola ben vestiti, le ragazze ben truccate, studiare zero ma nessuno di loro aspira ad andare alla “pupa e il secchione” (almeno i ragazzi, le ragazze si),  uno dei tanti  programmi di altissimo valore culturali proposti dalle sue TV e che contribuisce a sottolineare quale sia l’immagine dello studioso. Con la cultura, poi (come ha detto un altro illuminato), non si mangia; infatti questo i ragazzi lo sanno bene e quando cerchiamo di spiegare i motivi per cui dovrebbero studiare essi a loro volta ci spiegano che i ricercatori (studiosi) sono sui tetti, gli insegnanti disoccupati e tanti cervelli in fuga dall’ Italia, mentre conoscono altrettanto bene le caratteristiche e i mestieri utili per l’accesso a notorietà e ricchezza. Anche qui il merito di aver valorizzato le professioni che seguono è tutto del Suo orientamento culturale: calciatore, velina, opinionista in trasmissioni televisive, recentemente ministra o parlamentare raccomandata e, ultima arrivata ma non meno remunerativa professione a cui aspirano le adolescenti per la visibilità che se ne ricava: “escort”; termine che dovrebbe nobilitarne un altro, desueto, un po’ come  operatore ecologico che sta per netturbino. E’ noto a tutti che cambiando il termine che la denomina, la professione acquisisce maggior prestigio. Alle ragazze, alle prese con approcci amorosi da parte dei ragazzi, insegniamo il valore della loro virtù, che insomma si facciano almeno pagare per ricambiare l’interesse amoroso e accettino inviti solo da persone facoltose. Ogni mattina verifichiamo che tutte siano ben vestite, truccate e che siano in grado di suscitare nei professori quella simpatia che “consenta” loro una brillante carriera scolastica. I più belli ai primi banchi perché anche un professore ha diritto al piacere della vista; saranno anche quelli da presentare quando persone esterne vengono in visita alla scuola. Alle ragazze che non rispondono ai “requisiti di merito” consigliamo di studiare e iscriversi poi al PD o al massimo al partito radicale, perché non vediamo un futuro per loro nella “società del merito” istituita da queste persone che, avendo avuto appunto il “merito” di aver conosciuto le persone giuste al momento giusto, ora decidono i criteri di merito anche per altri. I diversamente abili non li prendiamo neanche in considerazione, non sono visivamente presentabili quindi ultimi banchi o aule di sostegno perché la scuola non deve dare una immagine negativa di sé. Al massimo al termine del ciclo scolastico questi ragazzi saranno accettati nei radicali. Ogni tanto, però, invitiamo gli altri ragazzi a dare loro una carezza (specialmente se ci sono visite) per mostrare tutta l’attenzione dei belli nei loro riguardi. Solamente stiamo ben attenti a insegnare ai normali e belli (o normali perché belli?) che dovranno loro prendersi carico di decidere per la vita o la morte di questi poveri disgraziati, perché essi non possiedono (essendo brutti e anormali) la capacità di scegliere con responsabilità il proprio destino. Cioè, essi vorrebbero farlo, ma le loro menti inferiori non hanno le capacità; qualcun altro, omaggiato (o unto) dal Fato di una mente superiore, deve farlo in loro vece. Meno male che c’è il “partito della libertà” in questo momento altrimenti, in un regime di sinistra, a tutti sarebbe imposto per legge di scegliere “liberamente” cosa fare della propria vita….che assurdità!!! E chi ne è capace…!? Proprio una cosa da regime!!! Com’era quel cavallo di battaglia di alcuni Suoi alleati? “…padroni della nostra vita? No padroni…a casa nostra…” “a casa: si” – “ma della propria vita: quella proprio no”. Meno male che adesso qualcun altro potrà decidere per ciascuno di noi se sarà  o no il caso di essere  curati nel fine-vita. Intanto, però, è diventato difficilissimo  e costoso esserlo nel periodo della media-vita, quando invece tutti vorrebbero avere questa possibilità …sempre scherzosi…spiritosi….Per onestà bisogna dire che non è il partito della libertà che discrimina specificamente i diversamente abili; infatti è del tutto evidente che all’interno del partito e della Sua delegazione parlamentare ci siano numerosi rappresentanti cognitivamente deficitari. Si suggerisce di destinare i casi particolarmente problematici alla “Cultura” e alla “Pubblica Istruzione”….ma forse questi suggerimenti sono superflui….Comunque, la soddisfazione più grande per noi comuni insegnanti è di aver potuto assistere a questo secondo “Avvento”; se consideriamo la distanza temporale dal primo è un evento che sembra si  verifichi ogni 2000 anni circa: il prossimo quindi potrebbe capitare nel 4000. Ci sono analogie con l’altro “Collega”: anch’egli fu perseguitato dalla giustizia del tempo,  ebbe però duri scontri anche con la Chiesa per le sue idee, cosa che non accade oggi. E’ anche vero che l’altro aveva idee un po’ più “comunistoidi” mentre ora siamo alla predicazione della “libertà totale”. Questo è quanto avevo in animo di dirLe, sempre confermando la personale dedizione per la diffusione delle Sue idee di libertà tra i colleghi e garantendo il massimo impegno per quanto ci è consentito dalle nostre umili menti di insegnanti.

Arturo

W la scuola pubblica!

Come maestro di scuola pubblica da 40 anni sono stanco, non di andare a scuola, ma di sentire la scuola maltrattata e offesa dal capo del governo e dalla ministra dell’istruzione. Bisogna che ci facciamo sentire come insegnanti di scuola pubblica. Faccio appello alle mie colleghe perché con la loro fantasia immaginino forme di protesta e di presenza pubbliche. Perché quando la Costituzione dice: ”Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzioni…” parla della scuola pubblica che è l’unico posto in cui questo resta vero. Quando continua: ”E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che…. impediscono il pieno sviluppo della persona umana” parla del nostro lavoro di insegnanti. Per questo afferma: ”L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento” e prosegue “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole, senza oneri per lo stato” parla al capo del governo e alla ministra. A questi infatti diamo fastidio noi insegnanti e anche la Costituzione, dalla quale prendiamo i valori che cerchiamo di spiegare (non inculcare,sic!) ai ragazzi.
Siamo quella cosa in cui i ragazzi entrano tolemaici ed escono copernicani. Siamo l’unico vero investimento contro la violenza e la mafia. Non di soldati c’è bisogno ma di maestri. Per questo possiamo manifestare il 12 marzo insieme ai giornalisti, che chiedono la libertà di parola. Per questo dobbiamo scioperare il 25 marzo perché licenziano insegnanti e a quelli che rimangono mettono le mani sul portafoglio.

Stefania

Sogno un paese dove i primi fautori della cultura siano proprio coloro che lo governano; sogno un paese dove la cultura sia considerata una ricchezza più preziosa di qualsiasi bene materiale; sogno un paese dove i governanti si prodighino per aiutare, appoggiare e ascoltare le esigenze di chi tenta di fare cultura e di migliorare le giovani generazioni e si preoccupi di mantenere in buono stato i luoghi dove tutto ciò viene faticosamente costruito giorno per giorno....questo paese non è, purtroppo, l'Italia!
Signor B., per cortesia, prima di sparare a zero contro gli insegnanti della scuola pubblica, venga a trovarci e venga a vedere, magari una volta, come e in quali condizioni lavoriamo. Vada poi a visitare le scuole private dove molti insegnanti sono stati reclutati sulla base dei loro legami di parentela e non dei loro titoli di studio (molti non sono abilitati ed alcuni non hanno i titoli di studio adeguati all'insegnamento o sono nella scuola privata perché non riescono ad entrare nella pubblica a causa del loro basso punteggio dovuto ad una scarsissima esperienza...).
Se gli insegnanti della scuola pubblica non sono un buon esempio per i giovani perché insegnano principi contrari a quelli della famiglia, pensa forse che l'esempio che sta dando Lei in questo momento sia per loro costruttivo? Pensa che insegnare loro che i soldi o una bella presenza fisica sono la chiave per il successo sia un buon esempio?
Rifletta Signor B.: purtroppo anche Lei, da quando è in politica, ha avuto una buona responsabilità nella formazione dei giovani, non solo con il Suo comportamento politico, ma soprattutto con le Sue tivù che non hanno fatto altro che trasmettere principi tutt'altro che educativi ed edificanti.
E non è stato certo un buon contributo alla loro formazione.
Si metta un po' in discussione Signor B.

Estrela

Signor ministro (non posso cominciare una lettera in modo meno cortese senno lo farei ), la invito, a lei e a tutti i ministri che scommettono sulla scuola privata che voi finanzierete, a passare un mese in una Scuola pubblica statale di vostra scelta ma non come semplici auditori, da docenti. Confrontarsi con le vere difficoltà e le grandi soddisfazioni date unicamente dagli alunni vi potrebbe, forse, far capire cosa state rovinando. Venite a viverla, la scuola, venite a prendere 1300 euro al mese con più di 500 euro di trattenute, e capirete che se restiamo è perché c'è qualcosa di più nelle classi che lavorare per tirare avanti la carretta: c'è il futuro abbandonato di un paese con un glorioso passato e un mediocre presente. E noi, da civili educatori, abbiamo il dovere di impedire che la Scuola faccia lo stesso percorso del biscione che ci aspettava a casa negli anni 80. Questa non è fiction. Venite, vi aspettiamo!
P.s. Ho la laurea in lingue anche io e parlo correntemente 3 lingue ma chissà perché non ho fatto carriera come qualcun'altra ....

Giusi

Egregio Presidente,
sono un'insegnante della scuola pubblica che è orgogliosa di svolgere questo mestiere con onore.
Le sue affermazioni mi lasciano del tutto indifferente perché se è vero, come è vero, che un genitore educa soprattutto con l'esempio, tutti gli italiani sanno quella che è la sua idea di famiglia.
Pertanto, quando lei sostiene che la scuola pubblica non educa ai valori della famiglia mi sento sollevata e soddisfatta del lavoro che svolgo ogni giorno con grande dignità.

Paola

Non vale la pena di rispondere a Berlusconi, ma qualcuno dovrebbe costringerlo a studiare, a ritornare a scuola, perché le sue affermazioni nascono da una tale ignoranza non solo pedagogica, da una tale insipienza e arroganza (l'arroganza dell'ignorante) che ancora una volta proviamo vergogna di fronte al mondo di averlo come presidente del consiglio...meglio combattere direttamente la Gelmini, sua diretta emanazione!

Simone

La scuola sforbiciata, la scuola umiliata, la scuola precaria

Forbici sbagliate
schiave del mercato
tolgono al domani ogni futuro

Nell’idiozia sublime
nuotano gli squali
nutrendosi di niente

Esiste solo il vuoto
nell’assenza di cultura
Inchiodata sulla croce
flagellata
l’Istruzione

Sembra un Cristo, moribondo, con le spine
appeso alle pareti rinsecchite
di una scuola
che non vale

Verità non è "Inculcare"
"Inculcare" è solo il male

Gloria

Sarebbe opportuno che qualcuno facesse risentire a berlusconi le parole dette siamo stufi di sentirci dire che lo abbiamo frainteso, sono 30 anni che lavoro nella scuola e dopo i vari passaggi politici nessuno è riuscito a farmi sentire inutile come questo! E' vergognoso il quadro che si apre per i giovani studenti,con i tagli fatti e che si faranno si smantella la scuola pubblica, la scuola primaria era l'eccellenza in Europa, i nostri ragazzi non hanno più le basi per superare i problemi del lavoro. grazie di tutto sig. berlusconi, sig. tremonti, sig.ra  gelmini e buon ultimo sig. brunetta

Chiara

Sono un'insegnante fiera di educare i miei alunni, ad inculcare ci sta pensando QUALCUNO con le sue televisioni, giornali,...telefonate.
W la scuola pubblica, w l'unità d'Italia!!!!

Maria Luisa

Confesso di essere colpevole di insegnare ai miei studenti il rispetto di se stessi e degli altri e quindi sono colpevole di non inculcare le idee di genitori come quelli che, a Ballarò, hanno affermato che manderebbero la loro figlia ad Arcore, per una sera, per 7 mila euro.

Gian Pietro

Se tu fossi veramente il nostro Presidente ci difenderesti!
Tu “inculchi” sempre, noi proviamo ribrezzo solo a sentire nominare questa parola.
Le tue non sono idee di una parte politica.
Il tuo mondo, per fortuna nostra, non ci appartiene.

Carla

AL MINISTERO DELLA (ex PUBBLICA) D-ISTRUZIONE

SCUOLA RAP

Sappiamo sappiamo
a cosa mirate:
farvi tanti soldi
con le scuole private.

Se le scuole per tutti
potrete cancellare
inventare corsi di ogni tipo (a pagamento)
sarà un grande affare.

Riempirà le vostre tasche
di euro a milioni
un terreno di caccia
per tanti imbroglioni.

Ma noi difendiamo
nella Costituzione
l'articolo 3
che è quello che più vale:
"Rimuovere ogni ostacolo
economico e sociale",
tutti hanno il diritto
di imparare.

Gli studenti, gli insegnanti e i lavoratori della Scuola Pubblica

Lia

Se l’interesse dell’attuale governo fosse a difesa della libertà di scelta delle famiglie, i provvedimenti dovrebbero garantire alla scuola pubblica i mezzi sufficienti per orari di funzionamento che andassero realmente incontro alle esigenze delle famiglie, prevedendo investimenti in qualità.

Vito

FATECI VOTARE QUANTO PRIMA
NON SUCCEDERA' MAI PIU'

Stefania e Sabrina

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dichiarato durante il recente Congresso dei Cristiani-riformisti: “Educare i figli liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli educandoli nell'ambito della loro famiglia» - affermazione alquanto singolare da parte di chi dovrebbe rappresentare proprio quello Stato, che sembra invece considerare, a quanto pare, come qualcosa di estraneo o addirittura di ostile.
Tale affermazione è chiaramente lesiva della dignità e della professionalità di chi, come noi, lavora come insegnante nella scuola di Stato, ma non rappresenta certo un’offesa isolata nel percorso dell’attuale compagine di governo; basti ricordare la frase pronunciata dal ministro per la Pubblica amministrazione e l'Innovazione R. Brunetta il gennaio 2009 a Neveazzurra, la kermesse invernale del Pdl: “Il tornitore alla Ferrari ha il sorriso e la dignità di dire al figlio che cosa fa, l’impiegato al catasto, i professori, i burocrati no”.
Per M. Gelmini, Ministra dell'Istruzione Università e Ricerca, “La sinistra guarda alla scuola pubblica italiana come ad un luogo di indottrinamento ideologico», immagino che con ciò sottintenda che da parte loro gli insegnanti a ciò docilmente si prestino.
Vogliamo informare questi signori che da parte nostra non ci presteremmo mai ad indottrinare i nostri studenti, qualunque sia la parte politica al governo, perché è grande il rispetto che abbiamo per la loro e la nostra dignità e libertà, e perché cerchiamo di informare il nostro lavoro non agli interessi contingenti di questo o di quel partito, ma ai principi della Costituzione italiana, che all’articolo 3 recita: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, e all’art. 9: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Non cerchiamo quindi di “inculcare” principi, onorevole Silvio Berlusconi, ma di aiutare piuttosto gli alunni a crescere come cittadini responsabili, consapevoli della propria e dell’altrui dignità. Abbiamo molto chiara la distinzione che deve correre fra un insegnante e un imbonitore, non facciamo propaganda e non cerchiamo di rifilare patacche, trattiamo i nostri studenti con il rispetto che è loro dovuto in qualità di esseri umani, senza chiederci se siano etero o omosessuali, ricchi o poveri, Italiani da una o da venti generazioni, senza propinare loro lezioni teoriche sulla sacralità della Famiglia, ma limitandoci invece a rispettare LE famiglie da cui provengono.
La scuola di Stato non è un pulpito per indottrinatori; al contrario essa è stata e continua ad essere, nonostante i tagli e le delegittimazioni, e grazie alla fatica quotidiana di chi vi lavora, quel luogo in cui ogni alunno può sentirsi a casa propria ed esercitarsi nella difficile arte della cittadinanza e della convivenza civile.
Difendiamola quindi, potenziamola, perché essa è uno dei pilastri della nostra democrazia; il nostro Paese non sarà certo né più civile né più sicuro se e quando le famiglie saranno indotte a mandare i propri figli a scuole differenziate in base ad appartenenze etniche o religiose.

Salvatore

Vattene, abbi il coraggio nn lo sai fare il politico.

Tiziana

Buon giorno io sono una impiegata che lavora nella scuola pubblica da molti anni e posso dire con sincerità che nella scuola pubblica si lavora e anche tanto. Tutti fanno la loro parte con scrupolosità, attenzione, cura . le famiglie possono stare tranquillissime perché i loro figli sono seguiti come se fossero nostri. I docenti, i bidelli, il personale di segreteria tutti sono attenti a cio' che succede nella scuola, nulla sfugge. non si possono dire le cose che ha detto il presidente del consiglio, sono ingiuste, false e infondate . Oggi con la nuova riforma le classi sono troppo numerose, 30 alunni per classe sono veramente tanti! I tempi sono cambiati, una volta si poteva insegnare con 30 alunni, si era più rispettosi, ma adesso no, i ragazzi sono molto svegli e spesso anche un po' maleducati e tenerli concentrati per 60 minuti è una impresa titanica ma i docenti fanno del loro meglio per fare bene il proprio lavoro. Tutto il personale lavora per uno stipendio inadeguato, ma ci si impegna tutti molto, perché la gestione della scuola è diventata molto complicata, in quanto sono state demandate alle segreterie molte pratiche che prima venivano gestite dai provveditorati: graduatorie del personale, le ricostruzioni, gli organici, i trasferimenti e molto altro. Lo straordinario anche se fatto non è nemmeno pagato perché non ci sono mai soldi . in nessuna azienda privata come nella scuola esiste la assoluta trasparenza degli atti amministrativi, dei bilanci, degli acquisti, ogni cosa è attentamente controllata dai revisori dei conti, dalla ragioneria dello stato, dai revisori della qualità, dai genitori, dagli allievi. nulla passa se non è sottoposta a controllo e autorizzata allo svolgimento la scuola è un grande esempio di vera democrazia e tutti dico tutti ci mettono tanto impegno e buona volontà perché sia un luogo sicuro dove ai ragazzi si insegna a diventare adulti con il proprio bagaglio di saperi . lavorare nella scuola e per la scuola è motivo di grande orgoglio per tutti noi. basta con le discriminazioni che il ministro brunetta ha messo in atto! Basta con l'essere il capro espiatorio di un governo che premia i furbi, gli arroganti, i prepotenti e i malfattori, che esalta comportamenti sbagliati dei minori, che ci ha fatto assistere a cose che nessuno di noi vorrebbe che i nostri figli mai facessero. è necessario che chi governa dia il buon esempio e la smetta di sputare sulla scuola pubblica e porti rispetto per tante persone che ci lavorano onestamente e che vivono, mantengono i figli, li fanno studiare gestendo i magri bilanci familiari con uno stipendio mensile che sicuramente per Berlusconi è meno che briciole . teniamo viva la scuola pubblica che è un'istituzione di molto valore perché non fa business, ma servizio per tutti, ma soprattutto perché è la salvezza dei nostri figli. Solo studiando si formano le idee e i pensieri ed è questo che a quanto pare da fastidio al nostro premier che ci vorrebbe tutti lobotomizzati a guardare e a vivere le vite dei personaggi delle sue televisioni.

Roberto

Caro Presidente del Consiglio,
sono un docente della scuola pubblica e anche se talvolta sono amareggiato dal continuo svilimento del nostro lavoro che viene fatto in continuazione da buona parte della società, che lei purtroppo rappresenta con le sue uscite a favore della scuola privata, sono comunque felice di vedere ogni mattina i miei ragazzi,e cerco di non far trasparire la tristezza che mi prende ogni volta che vedo i nostri fondi diminuiti, le nostre risorse depredate da un governo che, anziché portare i livelli di spesa in rapporto al PIL perlomeno alla media OCSE, taglia sempre più le risorse. Eppure tiriamo avanti e svolgiamo il nostro lavoro con impegno e obiettività e continueremo a farlo bene nonostante il disprezzo che lei e i suoi compagni di partito e di coalizione nutre nei nostri confronti. E nonostante gli attacchi che riceviamo, cosa inaudita che credo non sia mai successa in nessun altro paese al mondo, dal nostro Primo Ministro che dovrebbe tutelarci, proteggerci e motivarci. Affossare la scuola pubblica non può essere un obiettivo politico, caro Presidente. Costruisca tutte le scuole private che vuole e ci mandi i figli dei suoi amici ricchi, lo faccia coi suoi soldi e i soldi dei suoi amici, ma lasci al resto della popolazione che non è ricca e privilegiata come lei la possibilità di avere una cultura degna di una società moderna, un luogo dove ci si confronta e si impara a convivere democraticamente praticando i valori della fratellanza, della democrazia e della legalità. Le sue scuole private dove non si “inculcano” questi ideali bensì quelli particolari di una religione o del dio danaro possono esistere certo ma non a spese nostre. Noi siamo democratici e accettiamo l’esistenza di diversi approcci didattici. Lei non lo è, e crede di vincere solo affossando la libertà degli altri. Questa non è politica, non è democrazia, non è giustizia. La smetta per favore e cominci invece ad aumentare le risorse della scuola pubblica italiana per permettere ai nostri giovani di competere alla pari coi loro coetanei europei. Grazie.

Lucio

Sono un cittadino italiano che lavora nella scuola, da qualche tempo non vedo più alcun programma sulle televisioni di proprietà di quell'"individuo", quindi invito tutti coloro che si sentono indignati nell'essere rappresentati da quell'"individuo" a fare altrettanto. Credo che l'"individuo" reagisca solo di fronte al venir meno del suo interesse personale. Devo, comunque, far presente che molti voti il soggetto in questione, li abbia ottenuti proprio nel mondo della scuola nonostante si conoscessero benissimo i trascorsi e gli obiettivi che l'"individuo" si era prefisso al momento della sua entrata in politica: sfuggire alla giustizia, perché non è vero che le sue traversie siano iniziate quando ha deciso di salvare l'Italia dai comunisti. Le sue malefatte, il suo iniziale improvviso aumento finanziario, il modo in cui aveva acquistato le prime frequenze televisive in Sicilia, erano a conoscenza dei carabinieri e delle procure. E poi ricordiamoci tutti che ha potuto fare quello che ha fatto solo perché siamo in Italia e noi siamo italiani. Che bel popolo!

Sergio

Sonetto dell'inculcare

Per anni il dibattito è stato ardente
Su di una pedagogica questione
Se fosse più nobile e pertinente
Parlar di educazione o istruzione

Educare per il suo significato
Rimandava all'origine latina
Istruire invece in senso lato
Comprendeva ognuna disciplina

Un novello pedagogo or appare
Per spiegare a maestri e professori
Che il verbo attuale è inculcare

Tacciano orsù tutti i lor signori
E non ci provino più ad educare
Soltanto chi inculca è tra i migliori

Valeria

Quando vogliamo indignarci una buona volta? Mostriamo con grinta la nostra appartenenza alla categoria dei lavoratori della conoscenza e della coscienza.
Io non intendo rispondere a Berlusconi, perché ritengo che la sua "intelligenza" non meriti tanto sforzo.
Voglio però associarmi all'indignazione di quanti come me vivono la scuola come una missione più che come un lavoro e condividere con Daniele le gioie dell'insegnamento: noi docenti di ogni ordine e grado abbiamo la fortuna di confrontarci con la parte migliore dell'umanità, di svolgere un'attività che ci gratifica innanzitutto da un punto di vista umano, di formare gli uomini ed i cittadini di domani. E, devo dire, che di fronte al delirio di questo vecchio idiota, vorrei che realmente la scuola avesse il potere di "inculcare" nei giovani il senso critico, il rispetto per la persona, la cultura di cui abbiamo bisogno per toglierci dai piedi questa classe dirigente di zotici ed ignoranti. Perché, non dimentichiamoci che lui l'ha sparata grossa, ma gli astanti hanno applaudito e magari, dopo il congresso, hanno sperato che l'invito al bunga bunga fosse valido.
Allora prendiamo coscienza del fatto che la scuola, come emanazione della cultura millenaria del nostro Paese e del senso dello stato, è uno dei pochi baluardi contro l'ignoranza della politica, delle televisioni, di una parte dell'informazione e lottiamo per garantire la qualità della nostra scuola.
Mi auguro quindi che il 6 maggio si scenda tutti compatti in piazza per rivendicare non solo i nostri diritti contrattuali, ma anche la nostra dignità di professionisti, la priorità della scuola pubblica e la crescita intellettuale dei nostri ragazzi.

Monica

Parole di un'insegnante della scuola pubblica per Berlusconi
Pubblicata su facebook il giorno domenica 27 febbraio 2011 alle ore 1.14

Presidente Berlusconi,
sono un'insegnante della scuola pubblica. Cerco di trasmettere ai miei studenti quei valori che sono propri di una società civile e democratica. La solidarietà, la comprensione, la tolleranza, la libertà di pensiero. Cerco di formare cittadini e non sudditi, cerco di sviluppare nei ragazzi la capacità critica, la capacità di interpretare ciò che accade, il mondo nel quale vivono. La scuola statale, la scuola pubblica e' la scuola di tutti, e' la scuola democratica dove esiste il confronto e in questo momento e' l'argine alla deriva antidemocratica alla quale Lei sembra mirare. Il disegno del Suo Governo e del Ministro dell’Istruzione è chiaro, le leggi di riforma che avete votato mirano a dequalificare sempre più la scuola pubblica, a non garantire il diritto Costituzionale di una scuola di qualità garantita a tutti e per tutti.
Sono orgogliosa di insegnare nella Scuola statale, sono fiera di poter trasmettere quei valori che sono scritti nella nostra Costituzione, nata dalla Resistenza e dalla cultura antifascista. E' evidente che si discostano molto da ciò che Lei rappresenta. Io insegno l'importanza della coerenza, della dignità, della sincerità, dell'impegno come condizione necessaria per conseguire gli obiettivi che ognuno di noi si pone. Continuerò a farlo Presidente, con l'impegno di sempre e con la consapevolezza che solo in questo modo noi insegnanti potremo fermare il vostro disegno di formare sudditi e non cittadini consapevoli.
Abbia un sussulto di dignità e non venga, proprio Lei, a parlare di "valori", di famiglia.
Rispetti il lavoro di chi, per poco più di mille euro al mese, fa di tutto per dare ai giovani di questo Paese cultura, dignità, consapevolezza e onestà.
La saluto nella speranza di avere al più presto un nuovo Presidente del Consiglio che possa essere preso come esempio dai giovani, un Presidente del Consiglio che non sia lo zimbello di tutto il mondo e che favorisca nel Paese una rinascita culturale, dopo lo scempio fatto in questi anni.

Antonella

Purtroppo non mi sento nè valorizzata, nè riconosciuta per il lavoro di insegnante di sostegno che svolgo.
È una tristezza infinita.

Sauro

Signor Presidente,
la informo che nella scuola pubblica non s'impone niente oltre il rispetto della persona e l'osservanza delle leggi. Purtroppo l'esempio di molte persone ricche ed importanti non ci aiuta. E’ questa la "scuola privata" di cui parla?

Tania

Sono anni che combatto tutti i giorni, in cambio di quei pochi soldi che non bastano a tirare avanti dignitosamente, per trasmettere sani principi morali, gli stessi che tutte le famiglie normali trasmettono ai loro figli con fatica e dignità, educandoli al rispetto dell'altro in un mondo in cui tali principi sembrano dimenticati. Lo si fa non più per dovere professionale, per il codice deontologico, ma soltanto per i ragazzi, sperando che per loro il futuro sia meno mortificante. 

Giovanna

Signor presidente, insegno da 38 anni nella scuola primaria statale. Ho sempre cercato di costruire con i miei bambini progetti di tolleranza, di pace, di rispetto, malgrado l'intolleranza e la saccenza mostrati dal suo governo; malgrado i tagli efferati sulla nostra scuola pubblica ho continuato a lavorare con impegno, anzi, con maggior impegno.
Le sue parole mi indignano.

Giovanni

Insegno dal 1986 e non accetto che il Presidente del Consiglio parli della Scuola pubblica in questo modo; è una delle innumerevoli, insostenibili e insopportabili offese alla nostra intelligenza. E' un Premier che non ha il senso dello Stato e che mi offende come cittadino e lavoratore della Scuola pubblica italiana.
Provo vergogna ad essere rappresentato da Lei, in Italia e in particolar modo in contesti internazionali.
Stesso stato d'animo provo per la ministra Gelmini, che dovrebbe "rappresentarmi"! e che reputo assolutamente incompetente in un ministero così importante per il futuro del nostro Paese.

Flavia

Non ci sto, sono 31 anni che lavoro nella scuola primaria pubblica e credo di aver non solo insegnato ma anche EDUCATO decine e decine di ragazzini e ragazzine. Ho cercato di far capire loro quanto sia importante il confronto nella diversità, l'accettazione delle idee degli altri, la condivisione del lavoro, la ricerca di una soluzione ai conflitti; in breve, quanto sia bello vivere democraticamente.
E tutto questo con grande passione, senza misurare le ore e i minuti dati in più, subendo riforme senza senso fatte da chi non conosce la scuola vissuta.
Io non INCULCO, io EDUCO.

Lorenza

Silvio, ti rode, vero? Che ci sia ancora un posto, per quanto "sgarrupato", dove si parli d'altro. Dove i ragazzi possano incontrare la letteratura, la scienza, la filosofia, la bellezza. Dove, come possiamo, cerchiamo ancora di arginare il lavaggio del cervello giornalmente propinato dai tuoi media. Dove la banalità, la volgarità, la menzogna che abitano il tuo mondo perdono la partita nel confronto con un altro linguaggio, un'altra cultura, un'altra vita. Dove ci sia ancora la possibilità di insegnare a pensare con la propria testa. La demolizione non ti è ancora riuscita. Ci provi, ma non ce la fai.
Ah sì, lo so bene che la scuola italiana (pubblica) non è il migliore dei mondi possibili. Ne conosco perfettamente i difetti, le mancanze, le contraddizioni, le lacune. La classe politica ne è largamente responsabile, e in maniera bipartisan. E un colpo notevole glielo ha assestato il "tuo" ministro. Però so che lì, in un modo o nell'altro, io, insegnante fiera di esserlo, posso ancora essere libera: libera grazie ai miei libri, al mio studio, a quella voglia continua di mettermi in gioco e di cercare la verità, una voglia, un desiderio che cerco di comunicare ai miei ragazzi. Perché anche loro imparino non i "miei" principi o quelli di chiunque altro, ma sappiano costruirsi in autonomia il "loro" sistema di valori, la mappa personale che li guidi attraverso le insidie, le sfide e le difficili scelte che si troveranno ad affrontare.
Questa è la "mia" libertà. Non ha niente a che vedere con la tua, la falsa libertà di un leader in affanno, troppo preoccupato di mantenere il proprio potere, impaurito dalla prospettiva della resa dei conti giudiziaria, che se va in giro ad elemosinare voti, illudendosi che una demagogia da quattro soldi potrà coprire in eterno le sue magagne. 

Giuseppina

Sono un'insegnante di scuola primaria. Sin da quando ero piccola, giocavo a fare la maestra e a scuola aiutavo i miei compagni in difficoltà. Col passare del tempo, è diventata una passione che si è trasformata in un mestiere. Non sono mancati i sacrifici: tanto studio, la preparazione ai concorsi, il superamento di tre concorsi pubblici, il lungo periodo di precariato, ecc.ecc.
Purtroppo, col passare degli anni, le cose sono peggiorate nella scuola. Oggi si vede una scuola che soffre, fatica ad andare avanti, dalla quale si pretende sempre di più, ma che riceve sempre meno. Proprio per l'amore che ci mettiamo nel nostro lavoro e grazie al nostro senso del dovere, andiamo avanti e cerchiamo la forza nello sguardo di quei bambini, futuri cittadini del domani.
Una bimba, proprio l'altro giorno mi ha chiesto:<< Cos'è la scuola pubblica?>>
Io le ho risposto che è la scuola statale che hanno frequentato i suoi genitori prima di lei, i suoi nonni e che adesso sta frequentando insieme ai suoi compagni, perché tutti i bambini hanno diritto all'istruzione, educazione e formazione. La mia esperienza è simile a quella di tanti tanti insegnanti che operano nella scuola. Questa è la mia risposta dignitosa al Presidente del Consiglio. Noi la dignità non la perderemo mai!!!!!!! Cordiali saluti.

Daniela

Sono un'assistente amministrativa della scuola pubblica e sono fiera di essere un dipendente statale perché mi guadagno il mio stipendio svolgendo professionalmente e con passione il mio lavoro....!!! Prima di giudicare qualcuno e dire certe affermazioni bisognerebbe guardarsi dentro!

Gabriella

Tutte le mattine mi alzo, sveglio i miei figli che devono andare a scuola (pubblica), mi lavo, mi vesto, faccio colazione, prendo i miei libri sottobraccio e me ne vado a scuola a lavorare. Il lavoro più bello del mondo (dopo quello di madre). Non permetterò a nessuno di portarmi via ciò in cui credo e che continuo a perseguire ogni mattina.
Il senso, il valore, l'importanza di ogni mia azione (anche quella involontariamente più sbagliata, siamo esseri umani) che ha come scopo finale quello di accompagnare gli studenti che mi sono affidati, nel difficile compito di diventare adulti, cittadini responsabili, persone libere di pensare, perché in grado di formulare in modo autonomo tale pensiero, qualsiasi esso sia, purchè loro.
Il verbo "inculcare" non ha mai fatto parte del mio vocabolario e secondo me dovrebbe essere eliminato da ogni vocabolario di ogni nazione democratica.
Perciò, nonostante tutto, nonostante affermazioni lesive anche nei miei confronti, perché per i miei studenti, nel momento in cui faccio lezione, io rappresento la scuola pubblica, continuerò a fare ciò che faccio tutte le mattine perché ritengo fermamente che sia giusto così, come mi è stato trasmesso anni fa dai miei insegnanti, della scuola statale.

Sabrina

Sono precaria nella scuola superiore pubblica da 14 anni da 14 anni faccio 60 km andare e 60 tornare per recarmi nella scuola pubblica sono mamma di 3 figli ma ne ho avuto tantissimi altri in questo 14 anni figli da sostenere, da coccolare da far sfogare se qualcosa non andava in casa o nella vita figli a cui pagare il pranzo perché a casa non c'era niente da mangiare figli a cui trovare un lavoretto per l'estate per aiutare i genitori figli strappati agli spacciatori, agli sfruttatori figli tolti dalla strada perché la famiglia non poteva essere presente figli con cui scherzare, giocare, ridere, passare serata in allegria insieme figli da portare in gita anche senza pagare, perché la famiglia non se lo può permettere (stanziati 6000 euro per le gite nei luoghi del risorgimento?!?!!) figli che non potevano pagare le tasse per iscriversi l'anno successivo e si vergognavano a dirlo (insegno e vivo nel tranquillissimo centro Italia, non in zone disagiate) figli con cui piangere, con cui ridere, con cui scherzare, a cui far lavate di testa figli da educare, a cui dire che essere belle e magre non è tutto nella vita che bisogna avere prima di tutto rispetto per se stessi che la tv è tutto un bluff che la vita non è facile, che il rispetto bisogna guadagnarselo che bisogna andare avanti a testa alta soprattutto se ci si dà da fare per vivere figli che dopo anni che non frequentano più la scuola mi chiamano ancora per chiedere consigli, perché si stanno per sposare, perché stanno per avere un bambino e hanno paura perché si trovano davanti a scelte che potrebbero cambiare la loro vita ma siamo sicuri che i principi che vanno contro quelli delle famiglie si trovano nella scuola pubblica? ma siano sicuri che le famiglie vorrebbero altro per i loro figli? ho i figli nella scuola pubblica e quello che insegno loro e quello che insegnano i docenti corrispondono, non alla lettera certo, ognuno ha le sue idee, ma i principi fondamentali, l'onestà, il rispetto per gli altri, l'educazione corrispondono perfettamente non mi ritengo un'ottima insegnante ma sicuramente cerco di fare del mio meglio  che non sia solo la sterile lezioncina del libro ma che vada ben oltre a questo in alcuni casi è semplice, in altri più difficile, in altri impossibile ma ce la metto tutta, sempre, ogni anno più di quello prima pur sapendo che il mio ruoto da precaria potrebbe finire da un momento all'altro aspettando ogni anno settembre con ansia, chissà se mi rinnovano il contratto? e con me tutti i miei figli, tutti, nessuno escluso.
chi si permette di giudicare gli insegnanti della scuola pubblica conosce anche questi aspetti? il capo del consiglio, il ministro dell'istruzione, gli altri ministri? hanno mai insegnato in una scuola? conoscono la realtà che va ben oltre la tv, le feste, i locali?
hanno provato mai a vivere con pochi spiccioli da dividersi in 5? hanno mai appoggiato il loro sedere su qualcosa che non sia una comoda poltrona imbottita? hanno mai provato a non sfruttare chiunque a loro vantaggio? hanno mai provato e insegnato ai propri figli a non ottenere tutto con il nome di papà o con i soldi di papà? sicuramente qualcuno l'ha fatto, ma poi se l'è dimenticato ognuno di noi cerca di dare il meglio ai propri figli magari privandosi di qualcosa piuttosto che farlo mancare ai figli.
Non riesco più nemmeno quasi ad essere indignata nel sentire certi discorsi sono piuttosto schifata mi dà fastidio essere giudicata per quello che non sono e non siamo ma soprattutto mi fa rabbrividire il fatto che molti credano ancora a queste idiozie che credano che veramente i comunisti sono cattivi e mangiano i bambini!
(p.s.: nonostante le sue idee politiche, mio padre non mi ha mai mangiato, ho anche una sorella e mai e poi mai penserebbe di mangiare i suoi nipoti!) che diano ragione e chi si presenta in tv a dir pesta e corna di persone che lavorano onestamente e senza chiedere niente in cambio che non sia un sorriso di un ragazzo o di una ragazza perché si sente finalmente bene, perché una piccolissima parte dei suoi problemi per un pochino di tempo glieli hai fatti dimenticare bè...sono orgogliosa di essere precaria nella scuola pubblica sono orgogliosa di avere il rispetto e l'amore dei miei studenti sono orgogliosa di essere nel versante opposto di chi dice fandonie sono orgogliosa della mia vita, di non aver chiesto mai niente ma aver lavorato al meglio ho investito tanto in questa scuola pubblica: famiglia, soldi e non ho intenzione di andarmene! cercherò di rimanere con tutte le mie forze, come tutti quelli che credono che l'insegnante sia uno dei più bei lavori che possano esistere, faticosissimo, ma questo solo per chi lo conosce ovviamente
caro Berlusconi, ma perché non fa il nonno finchè ancora è in grado di farlo? perché non si mette a giocare con le costruzioni o con le pentoline con i suoi nipoti? perché non li accompagna ai giardini (non quelli di casa ovviamente!)? perché non li aiuta a fare i compiti? perché fa crescere i suoi nipoti senza un nonno presente, che potrebbe insegnarli ben più cose di quelle che si imparano a scuola? cosa gli racconterà tra un pò della vita? gli farà una festa di compleanno a palazzo?
Caro silvio....mi piacerebbe incontrarti e farti rispondere a tante domande ma senza che nessuno ti prepari il discorso!

Chiara

Insegno inglese e spagnolo. Non inculco niente, cerco di insegnare ai miei alunni i valori che a mia volta mi sono stati trasmessi dalla mia famiglia e dalle scuole che ho frequentato, vorrei che i miei studenti, come i miei figli possano in futuro avere politici veri al governo non dei patetici somari legittimati da un popolo di somari ancora peggiori tanto da non vedere il disastro che hanno causato alle scuole pubbliche.
Mi auguro solo che gli italiani tutti aprano gli occhi.

Francesco

Sono Francesco, un dirigente scolastico della Nostra cara Scuola Statale.
Voglio manifestare e partecipazione il mio dolore e il mio senso di profondo smarrimento e ripulsa per questa classe di politici, più esatto dire di politicanti, mediocri e abietti.
Questo presidente del consiglio della NOSTRA ITALIA è un soggetto indefinibile e non posizionabile entro la sfera del comune senso civico ed etico, tant'è la sua blasfemia, ignoranza e villania. Mi sento interiormente ed immensamente offeso.
Mi sento prigioniero ed ostaggio di questa classe politicante e di suoi accoliti cinica,volgare,edonista, distante dalla comunità dei suoi cittadini. Lo smarrimento è ancor più insistente se considero che questo modus operandi è costume intellettuale della stragrande platea dei nostri esponenti politici, indipendentemente dal legame di partito.
E' chiaro che Berlusconi, prigioniero del suo ego ed opportunismo e competente burattinaio, quando esprime questi concetti ed altri similari, palesa il suo reale pensiero e convincimento.

Testo condiviso e sottoscritto da numerosi insegnanti dell'Istituto Comprensivo di Fumane (VR) e dell'I.P.S.I.A. "G. Giorgi" di Verona.

In risposta alle parole pronunciate dal Presidente del Consiglio sulla scuola di Stato. Contributo alla riflessione.

Quando ci si sente così al centro delle “preoccupazioni” da parte di alcune Istituzioni, come sta succedendo in questi giorni con le parole pronunciate dal Presidente del Consiglio sugli insegnanti della scuola di Stato che “inculcano valori diversi da quelli delle famiglie”, parole che manifestano quasi disprezzo nei confronti di questa scuola, gli operatori e gli insegnanti che vi lavorano, e gli stessi genitori, possono avere forme diverse di reazione.
Forse è sufficiente spiegarne due, opposte tra loro sia per l’intenzionalità che le suggerisce sia per il fine che si prefiggono.
Una prima reazione può nascere proprio dalla consapevolezza, presente e viva in molti di noi, di voler tenere alta la propria dignità professionale. Per mezzo di quelle parole sentiamo calpestata la nostra dignità professionale, non perché possiamo ritenerci degli insegnanti esemplari nella funzione educativa, ma perché quelle parole, e soprattutto l’atteggiamento assunto nel pronunciarle, hanno trasmesso un astio profondo e una aggressività certamente inopportuni, se non sgradevoli e ancor più ingiustificati.
Gli insegnanti che vivono questa reazione sentono la distanza che esiste tra l’impegno che essi dedicano nel fare scuola e nel cercare di educare e la “singolare attenzione” riservata loro da quelle parole. Certo, sono abituati, gli insegnanti, a rispondere soprattutto alla loro coscienza, alla Costituzione, agli orientamenti del progetto formativo, alle decisioni e alle direttive del Consiglio di istituto, alle delibere del Collegio dei docenti, alle decisioni del Consiglio di classe, alle direttive ministeriali; questi sono i loro riferimenti. E contestualmente ci sono gli alunni, i genitori, i colleghi, c’è il personale della scuola: tutti interagiscono per rendere comprensibile e tradurre in proposta culturale e formativa ciò che l’Istituzione scolastica produce in cultura e in strategia didattica, per tenere vivo un grande patrimonio, prezioso e insostituibile, di esperienza e di vita. Partecipi consapevoli del loro ruolo, in questo mondo scolastico che pullula di soggetti altrettanto attivi, gli insegnanti non sono alla ricerca e nemmeno sono in attesa di attestati di merito; a loro, talora, basta vedere alcuni inattesi progressi nei loro ragazzi, basta sentire che sta crescendo la sintonia con i genitori, adulti alla pari, coinvolti gli uni e gli altri nella non facile azione educativa. Hanno imparato, gli insegnanti, a non sottrarsi alle loro responsabilità. Perché ci sono motivazioni troppo importanti che li spingono a continuare tenacemente a lavorare con dignità e sacrificio: la convinzione cioè di svolgere un compito indispensabile per il futuro del Paese e delle giovani generazioni! Anche se non sempre appare tutto limpido, anche se non vi sono soddisfazioni palpabili e immediate, anche se essi ritornano spesso a casa con un senso di frustrazione, di fallimento, perché alle loro sollecitazioni non c’è stata la risposta che si aspettavano. Ne soffrono, gli insegnanti, di questo senso di impotenza, perché sono così convinti del valore dell’educazione e dell’istruzione che a loro sembra impossibile non riuscire talvolta a far breccia nelle coscienze e nelle intelligenze dei loro alunni. Ma essi sanno anche che il compito educativo richiede pazienza, tempi lunghi, fiducia e soprattutto capacità di svolgere il proprio ruolo formativo con l’attenzione ad accogliere, a costruire e a sostenere la libertà dell’altro, chiunque esso sia. Sanno che il loro è un compito delicatissimo, aperto al futuro e alla storia, personale e collettiva, dell’umana civile convivenza.
Una seconda reazione possibile può scaturire dal percepire dentro di noi un velato consenso nei confronti di quelle parole, perché, forse, qualcuno nutre quei pensieri nel suo cuore, chissà, come genitore, piuttosto che come insegnante. È comprensibile che, come genitori, non sia facile sottrarci alla tentazione di puntare il dito verso questa o quella agenzia formativa, talvolta a ragione, ma talvolta anche per coprire alcune nostre altrettanto comprensibili difficoltà. Come è altresì possibile che come insegnanti, impegnati ad affrontare situazioni di disagio e di disorientamento presenti nei ragazzi, siamo tentati di puntare il dito nei confronti di altri, i genitori o il contesto parentale e socioculturale di appartenenza, che riteniamo più titolati di noi a svolgere quell’azione educativa che sembra latitante. Ecco: gli uni contro gli altri. Questa seconda reazione si muove su un terreno paludoso, che non apre a nessuna autentica prospettiva di soluzione, ma si sostiene con il gioco un po’ infantile di far leva sul discredito dell’altro al quale si attribuisce la colpa di tutto. Atteggiamento questo comprensibile, anche se poco lodevole, in ambito propagandistico, senz’altro poco apprezzabile e inefficace in ambito educativo.
La crescita culturale, se avviene, è un patrimonio per tutti, per tutta la società, per gli anziani, per gli adulti e per i giovani. Ed essa trova alimento in quel tessuto formativo che vede impegnate tutte le risorse umane che si riconoscono nei principi e nei valori sanciti nell’art. 21 e negli art. 33 e 34 della Costituzione. Sono i principi e i valori che ci hanno permesso di uscire dall’ignoranza e dalla marginalità, assegnando alla scuola statale il compito di guidare il riscatto e l’emancipazione di intere generazioni e di contribuire alla formazione del tessuto unitario e civile del Paese.
Lo Stato dovrebbe essere geloso di questo patrimonio. E poiché nel settore statale è impegnata la gran parte delle risorse professionali scolastiche, le parole così avventatamente pronunciate da una così alta carica dello Stato, e nell’anno in cui si celebra il 150° dell’Unità d’Italia, non possono che lasciare sconcerto e amarezza.

Marcella

Se insegnare nella scuola pubblica significa insegnare l'onestà, il valore della diversità, del rispetto delle opinioni e delle idee altrui, della libertà, della partecipazione, dell'affrontare le proprie responsabilità e non sottrarsi, del rispetto di sè, degli altri, dell'ambiente... se insegnare nella scuola pubblica significa essere talvolta impotenti di fronte a situazioni insostenibili, significa condividere momenti di reale necessità umana, di soffrire con i propri studenti per situazioni familiari al limite (alunni che piangono perche i loro genitori non hanno più un lavoro o rischiano di non avere un tetto...) e poter offrire loro  solo la nostra semplice umanità, affetto e sostegno allora .... se questi non sono i valori della famiglia di cui parla Berlusconi io sono molto fiera di esserci in questa scuola pubblica e lascio volentieri alla scuola privata il compito di insegnare la furbizia, l'ipocrisia, l'omologazione, l'individualismo, l'opportunismo, la falsità, il ricatto, il pregiudizio, l'arroganza, la presunzione..un cattolicesimo di “scribi farisei e sepolcri imbiancati…

Gigi

Insegno in una scuola media PUBBLICA, e ne sono fiero. E finchè avrò la possibilità di insegnare, non mi stancherò di testimoniare ai ragazzi che la cosa più importante è conservare fino all'ultimo la propria dignità. Dov'è finita, signor Presidente, la Sua dignità?

Rosaria

Sono un'insegnante della scuola pubblica e voglio manifestare la mia indignazione riguardo alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio: "la scuola pubblica è diseducativa". Dopo la Costituzione, i magistrati, i giornalisti ecc. arriva il momento della scuola pubblica e dei suoi lavoratori  i quali inculcano, a suo avviso, idee contrarie a quelle delle famiglie dei loro alunni. Non so chi lo informi  e dove attinga il materiale per formare le sue convinzioni ma non è questo il punto, egli offende ancora una volta un pezzo di istituzione che crede di rappresentare.  E noi? Come possiamo stare zitti di fronte a tali affermazioni? Dopo aver subito negli ultimi anni una campagna di denigrazione eccezionale e presentati all'opinione pubblica come "fannulloni", dobbiamo sopportare anche questo? Sento di dover difendere con le unghie e con i denti la DIGNITA' DELLA SCUOLA PUBBLICA, in quella scuola dove, noi lavoratori siamo chiamati ad affrontare difficoltà di ogni tipo senza clamori e nell'assoluto anonimato. Voglio sottolineare che il mondo della scuola è costituito da tante persone, diverse tra loro per convinzioni e scelte politiche, non abbiamo nè televisioni, nè giornali dove rendere visibili le nostre opinioni, ma l'indignazione di oggi non può rimanere un fatto privato. Allora, tutti insieme a gridare: BASTA!!

Fabiana

Sono insegnante in una scuola primaria statale da dodici anni e mi impegno ogni giorno con dedizione e passione ad insegnare ai miei alunni le discipline scolastiche, cercando di valorizzare le potenzialità di ognuno e offrendo l'opportunità di migliorare a chi è in difficoltà. In qualità di docente ho il dovere di insegnare anche l'educazione, il rispetto per gli adulti e i compagni, le regole di convivenza civile ed il valore della collaborazione, spesso non appoggiata da famiglie poco presenti nella vita dei figli o troppo succubi dei loro capricci. Il mio lavoro non è semplice, non sempre regala soddisfazioni e ultimamente i tagli all'istruzione pubblica hanno peggiorato le condizioni lavorative all'interno della scuola pubblica, togliendo numerose risorse ed opportunità. Nonostante ciò quotidianamente affronto le problematiche della classe, con professionalità, senza badare alle ore di straordinario non retribuite che dedico volontariamente ai miei alunni, per progettare ed attuare al meglio dei percorsi educativi e didattici, in collaborazione con le colleghe, e per rispondere alle esigenze particolari dei singoli alunni. Mi sento profondamente offesa ed amareggiata dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio sugli insegnanti della scuola pubblica, che in classe non hanno certo tempo, né necessità e neppure voglia di occuparsi degli attuali intrighi politici.

Daniela

Scendiamo in piazza facciamo sentire le ns. voci!!!!! Basta  non sopporto più stare ad ascoltare ogni giorno alle sue  dichiarazioni che calpestano qualsiasi regola minima di convivenza civile, la Costituzione, le istituzioni, ora anche la scuola. "gli insegnanti inculcano idee diverse da quelle che vengono trasmesse nelle famiglie”. Ma come si permette di fare tali affermazioni????????

Claudia

Gentilissimi,
vi ringrazio per l'iniziativa: vorrei che si facesse presente al Presidente del Consiglio, che gli insegnanti non inculcano dottrine politiche, sono invece soliti offrire la possibilità ai ragazzi di apprendere valori apolitici, di natura educativa e formativa nel senso più ampio. Molti insegnanti, nonostante il precariato e lo stipendio contenuto a fronte di una vita sempre più cara, tentano ogni giorno di colmare vuoti lasciati dalle istituzioni e dalle famiglie. Attaccare gli insegnanti e svilire il loro lavoro equivale a delegittimarli e favorire inutili e pericolose tensioni sociali. Un'ultima considerazione...Sicuramente anche tra noi docenti, ci sono mele marce o fannulloni, ma sono convinta che siano un'esigua minoranza... non so se la stessa cosa si possa dire per la politica...Vi ringrazio per l'opportunità

G.

Berlusconi, se vuoi davvero bene all'ITALIA....................dileguati, sciogliti, eclissati, liberaci dalla tua infamia..................

Rita

La scuola “sta finendo”, chi l'ha ferita, mutilata e resa agonizzante adesso le pratica l'eutanasia. Grazie alla crisi economia si sta mettendo in atto un progetto di totale riforma del sistema sociale, anticostituzionale e immorale. Tutto questo accade nel silenzio connivente di una società in profonda crisi morale. Il grido di allarme lanciato dai lavoratori della scuola, ormai in mobilitazione da due anni, è stato ridicolizzato e ridotto ad essere la ricerca di un consenso da parte di un gruppo di lavoratori lassisti e fannulloni. Si è banalizzato il valore della scuola con una campagna insistita di menzogne volte a giustificare feroci tagli contro imperversanti sprechi. Disinformando si è costruita un'alternativa alla verità, insistendo la si è resa credibile. La scuola è stata fatta passare per uno stipendificio. La scuola è un diritto, garantisce pari opportunità, tratta con eguale dignità, è il luogo in cui si crea la nostra identità di cittadini e di persone. La scuola pubblica è un organo di democrazia, è un valore di ciascuno e di tutti. La riforma, motivata dall'esigenza di tagliare e di farlo soprattutto risparmiando sulla spesa pubblica (ovvero togliendo a chi non si può permettere alternative), interviene a modificare nella sostanza la natura dei percorsi formativi, restaurando un sistema classista in cui il merito non è che un paravento dietro a cui nascondere una selezione basata sulle  possibilità economiche. Io, professionista della scuola, docente con contratto iniquo (leggi precario, utilizzato alla bisogna, oggi “bocca inutile”), sento il bisogno di denunciare quello che si sta realizzando: non ho paura di lavorare con trenta alunni, non temo la mancanza di strumenti e non uso fatti per sensibilizzare l'opinione pubblica e ricevere solidarietà e pietà: io farò comunque professionalmente il mio lavoro ma lo farò in condizioni diverse, e voi, genitori, nonni, cittadini, dovete esserne consapevoli. Pensate forse che essere operati in un ospedale da campo con strumenti chirurgici di fortuna equivalga a un intervento condotto in una sala operatoria sterile e attrezzata? Siete convinti che un chirurgo specializzato possa essere rimpiazzato da un medico generico “riattato” con un corso di cinquanta ore? Questo sta accadendo nella scuola pubblica italiana: si è cominciato dalla scuola primaria, si è continuato nella scuola secondaria di primo grado e dal prossimo settembre lo smantellamento sarà completato anche in quella di secondo grado. Sarà sostenibile?

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La scuola: specchio del presente e immagine del futuro. Siamo colpevoli. Colpevoli di tutto ciò che ci sta accadendo e lo siamo ancora di più quando pensiamo di aver assolto la nostra responsabilità non avendo votato questo governo ponendoci nella condizione di vittime passive. Anche i “buoni cittadini” possono essere resi partecipi di politiche di male. La constatazione della colpa deve essere la molla che ci spinge ad assumerci pienamente le nostre responsabilità e ad agire di conseguenza. Responsabilità che induca progetto e volitiva ricerca dell'alternativa. Per paura di “perdere” (tempo, denaro, tranquillità) stiamo perdendo la libertà, lo stato, la democrazia. Non possiamo più delegare, nessuno è responsabile per noi, nessuno può sollevarci dalla nostra condizione se non siamo disposti a perdere. Perdere per investire, perdere per vincere, senza, al momento, nessuna garanzia che questo possa accadere. Alla logica del “Meglio questo che niente” oppongo “il meglio niente che questo”. L'accettazione passiva per paura di esporsi legittima la logica del “male minore” che sembra aver completamente preso il posto che precedentemente era riservato al bene. Chi si abitua ad accettare il male minore giunge a un punto in cui dimentica rapidamente di avere scelto a favore del male.
Se c'è un termine che del fare politico mi ha sempre inquietato è la parola “compromesso”, nobile per intento di diplomatica mediazione, ma che di per sé nega l'ovvietà del vero e del giusto. I bizantinismi ci hanno fatto perdere il senso dell'ovvio. C'è bisogno di sbrogliare la matassa e credo che i molti nodi impongano di tagliare il filo, gettare il groviglio, e riannodare in modo fluido. Veniamo alla scuola: cattive Cassandre già due anni fa allertavano e chiamavano a raccolta docenti, genitori e studenti, prevedendo, con logica lucidità, il disastro. Le loro dichiarazioni sono state rimosse allontanando ciò che interveniva a turbare uno stato di abulico torpore. Le voci erano soprattutto quelle dei lavoratori precari, i primi di cui alleggerirsi con facilità e quindi i primi ad accorgersi della situazione. “Precario” è un termine che nella migliore delle ipotesi suscita fastidio e noia nell'interlocutore se non gesti scaramantici per contrastare il potenziale pericolo di contagio. In effetti il precariato può essere considerato una pericolosa epidemia: ne muoiono molti e il morbo si espande e dilaga in modo trasversale. La ricettività al contagio è determinata dall'abuso del termine “crisi”. In tempo di crisi tutto è concesso: si può recedere unilateralmente da un contratto, si possono ricattare i lavoratori, si può ignorare un contratto nazionale. La crisi consente spudorati esercizi di potere palesati senza ipocrisie diplomatiche: la contrattazione è ridotta alla libera scelta tra il lavorare e il non lavorare. La proposta è quella di mettere in discussione i compromessi, i mali minori e le pretese di verità che ci fanno distanziare dalla ricerca del bene. Oltre a protestare e agire contro il male insopportabile dobbiamo preoccuparci della ricerca del bene comune. La scuola ha bisogno di essere difesa dal male, ovvero da questa politica efferata di tagli operata dal Ministero delle Finanze con la connivenza ideologica di quello dell'Istruzione, ma ancora di più necessita di un progetto alternativo di valorizzazione. Dobbiamo andare controtendenza disposti a perdere tempo, energie, emozioni per investirle in un progetto collettivo. L'economia egoista dell'immediato ritorno personale ha annullato la nostra capacità di resistenza, i nostri valori, i nostri progetti, il nostro essere stato. Noi, tetraplegici sociali, possiamo ancora recuperare ciò che ha contraddistinto l'Italia prima degli anni Ottanta. Ricominciando dalla scuola, dalla formazione che traduce in sé il progetto sul futuro. La scuola è lo specchio che riflette tutto questo e che dalla nostra involuzione viene mutilata. Lotto perché tutto quello che ci accade sia sostenibile in termini di reversibilità per le generazioni future. Lotto senza speranza, senza garanzie, per questo ancora più convinta di fare la cosa giusta.

Emanuela

Chi iscrive i propri figli nella scuola privata/paritaria lo fa per le strutture migliori o perchè pagando gli viene detto sempre e comunque di sì, non certo per gli insegnanti! Questi insegnanti (ne so qualcosa, parlo da insegnante precaria), lavorano nella scuola paritaria perchè non hanno abbastanza titoli, punteggio o la possibilità di lavorare in maniera continuativa nella scuola pubblica con la chiamata dalle graduatorie ad esaurimento.
Infatti, non appena vengono convocati per le supplenze annuali, o finalmente per il ruolo, questi insegnanti scappano a gambe levate dalla scuola paritaria, pur avendo lì un contratto a tempo indeterminato. Questi insegnanti sono pagati circa 200 euro in meno rispetto ai colleghi della pubblica, sono costretti a fare ore di supplenza e ore di corsi extra NON pagati (volontariato cattolico) e costretti per lavorare a dichiararsi cattolici praticanti (e quindi ovviamente eterosessuali sposati e non ma non conviventi, etc..).

Elena

Intervenendo al Congresso dei Cristiani Riformisti, il presidente del Consiglio regala agli insegnanti della scuola pubblica l'ennesimo riconoscimento di merito: "gli insegnanti della scuola pubblica inculcano idee diverse da quelle che vengono trasmesse dalle famiglie". La frase, ci spiegano poi, è stata fraintesa, ma in che senso poteva essere bene intesa?
Sulla presunta querelle scuola pubblica/scuola privata, insegnando in una scuola pubblica, potrei essere di parte, ma in realtà non escludo a priori che ci siano ottime ragioni per iscrivere i propri figli in istituti privati: perché in alcuni casi altamente qualificati, perché più vicini a casa o flessibili negli orari, perché ricchi di proposte culturali di proprio gradimento, perché dotati di strutture e strumenti didattici (palestre, laboratori, ...) di prima qualità, perché più solerti nel sostenere, anche al pomeriggio, le difficoltà di allievi in difficoltà … avendo meno problemi di bilancio, come supplenze, ore di recupero (contingentate), esami, pagati ai docenti anche con 6, 8 mesi di ritardo. Personalmente però, proprio da credente, penso che il mondo (tutto) sia luogo di santificazione e, in assenza di altre motivazioni particolari, tendo a non considerare positivamente il modello nicchia ecologica per l'educazione della prole. Quello che però indigna me e, temo, un'intera categoria è che le recentissime esternazioni pubbliche del presidente del Consiglio suggeriscono senza mezzi termini l'idea che la scelta di iscrivere i propri figli in una scuola privata possa trovare giustificazione in una scuola pubblica diseducativa. A parte il sospetto, irritante, che dietro al problema dei finanziamenti statali alle scuole private si nasconda un vergognoso ricatto al mondo cattolico (il signore, con la esse minuscola, dà, il signore toglie), a parte il paradosso che a pronunciare questa frase sia il promotore di una tv commerciale di larghissimo successo, che ha certamente esercitato un importante influsso sulla formazione delle coscienze giovanili, degli ultimi 25 anni almeno, con proposte non sempre edificanti (non è solo "merito" degli insegnanti se oggi, per molti, Costantino non è più l'imperatore che ha reso lecito il culto dei cristiani, ma un famoso tronista), provo a prendere per autentica la preoccupazione manifestata nei riguardi delle giovani generazioni, anche perché la frase riportata aveva un destinatario preciso, le famiglie cattoliche, e a quel destinatario non si può pregiudizialmente imputare l'eventuale mistificazione operata dal mittente. Non sfugge a nessuno che, in una società plurale, i valori possono essere molteplici e talvolta alternativi. Quel che non si comprende è perché gli insegnanti, dovrebbero essere meno “plurali”, sul piano valoriale, dei venditori di almanacchi o degli spazzacamini, per citare un paio di categorie su cui nessun politico italiano ha ancora espresso alcuna sentenza morale. Di certo gli insegnanti non sono per definizione un'entità organica: sono stati selezionati per le competenze disciplinari, non per le idee, le preferenze religiose o elettorali o altro ancora. Se qualcosa li rende talvolta coralmente reattivi (non certo nei riguardi delle famiglie, ma di chi aggiunge al bisturi finanziario, l'ingiuria, più o meno consapevole, delle parole) è lo sconforto per un mestiere sempre meno rispettato. L'incoerenza di questo ennesima "gaffe" (ma, se la preoccupazione educativa delle istituzioni fosse reale e condivisa, si potrebbe parlare di "fuoco amico"), nasce dal presupposto che l'orizzonte di valori degli insegnanti possa essere meno variopinto di quello delle famiglie dei loro studenti: tanto più che gli insegnanti sono a loro volta, in molti casi genitori, nonni, zii o comunque sempre figli e dunque componenti di famiglie italiane.
Al di là dei meriti e dei limiti personali, quello che un insegnante è chiamato a trasmettere (e non inculcare), nel declinare i contenuti della propria materia, si chiama curiosità e desiderio di conoscere, coerenza logica, coscienza delle proprie radici e responsabilità del proprio futuro, rispetto della propria persona e di quella altrui, senso etico del vivere civile. La finalità generale cui tutte le singole discipline tendono è creare dei cittadini liberi, autonomi e responsabili; la stessa che finalità cui in linea generale miriamo quando siamo genitori.
Riescono gli insegnanti in questo compito? A volte si, altre meno. Alcuni sì, altri meno.
Le famiglie ci riescono? La risposta è la stessa.
Se uno studente si esprimesse con la frase pronunciata dal presidente del Consiglio, un buon insegnante potrebbe sollevare l'obiezione che si tratti non di un'idea argomentata e argomentabile, ma di un pregiudizio, fondato al più su un sillogismo incoerente, nell'ipotesi che la premessa fosse l'incontro personale con qualche cattivo maestro (nessuno esclude che ve ne siano). Un po' come nel modello “Tutte le locomotive fischiano, Socrate fischia, Socrate è una locomotiva”.
Il pregiudizio e i sillogismi incoerenti, hanno in comune due possibili radici: l'ignoranza o la malafede. Nessuna delle due cose è auspicabile da parte di chi ha la responsabilità, nobile ed importante, di governare un paese.

Franco

Dopo tutto quello che ha fatto e ha detto in questi ultimi anni il signor Berlusconi, data la sua visione sul mondo della scuola credo sia giusto proporgli di iniziare un percorso educativo serio e corretto partendo cominciando col frequentare la scuola materna. Chiaramente frequentando la scuola pubblica e non quella privata tanto agognata dal povero (di animo) e meschino (di comportamenti caso Ruby) del Sig.Berlusconi. Distinti saluti.

Valentino

..è un cafone ignorante un premier che si rivolge alla Scuola Italiana in quei termini..
..dove ci sono Insegnanti ed Ata che ne fanno una ragione di vita.. lavorare x i ragazzi..
..quindi x il futuro della nostra Nazione

Ignazio

VERGOGNA! Si vergogni lui, il nostro presidente del consiglio, per le gravi affermazioni fatte sulla scuola pubblica e sugli insegnanti. Come genitore e come nonno sono indignato per le continue offese del Berlusconi, che quotidianamente fa al popolo italiano. Sarebbe ora che lasci il suo ruolo istituzionale e si rimetta nei panni di genitore e nonno, forse capirebbe veramente quali sono i veri problemi degli italiani.

Daniele

Caro Presidente del Consiglio,
sono precario ma sono felice di poter insegnare,
sono precario e sono felice di vedere ogni mattina i miei ragazzi,
sono precario e lavoro su tre sedi, ma sono felice,
sono precario ed insegno su tredici classi, ma sono felice,
sono precario e i miei 400 alunni non lo sanno, ma sono felice,
sono precario e non so mai se potrò insegnare l'anno dopo, ma questo
non mi impedisce di essere felice,
sono precario e sopporto tutto, perché voglio dare ai ragazzi la possibilità di essere felici.
Io "inculco" la felicità, Lei "inculca" la tristezza del mondo che invecchia.

Carla

La volgarità delle parole usate da Berlusconi per diffamare la scuola pubblica fa il paio con la volgarità della sua vita.
L'unto del Signore sicuramente pensa che la migliore educazione ai sani principi civili e morali è quella impartita alle belle ragazzine nelle sue numerose ville.

Paola

Siamo veramente stanchi dei continui attacchi alla scuola e del fatto che un settore così vitale della società continui ad essere gestito da incompetenti. Oltre a chi opera nella scuola le tanto declamate valutazioni sulle capacità  operative crediamo debbano in primo luogo essere indirizzate a  questo governo e al ministro della pubblica istruzione. TRA LE TANTE MASCALZONATE CHE  NEGLI ULTIMI TEMPI AVETE MESSO IN ATTO NEI CONFRONTI DELLA SCUOLA VORREI RICORDARE IN PARTICOLARE QUELLA RIGUARDANTE LA FORMAZIONE INIZIALE DEI DOCENTI. OLTRE A NON DARCI L' OPPORTUNITA' DI ABILITARCI, DI UN LAVORO CERTO DOPO ANNI E ANNI DI SACRIFICI CI  AVETE TOLTO ANCHE LA POSSIBILITA' DI POTER ACCEDERE AI VARI CONCORSI CON I NOSTRI TITOLI DI STUDIO CONSEGUITI PRECEDENTEMENTE ALLA RIFORMA CHE ISTITUISCE IL TFA. NON DITE CHE NON E' COSI' PERCHE' QUESTA DURA REALTA' E'  SAPIENTEMENTE NASCOSTA TRA LE PAROLE DEL DECRETO, PER POI USCIRE  FUORI NELL'ATTO PRATICO. GRAZIE DI CUORE!  SOLO DIO POTRA' LIBERARCI DA VOI!

Marco

Ho lavorato (e faticato) nella scuola per 35 anni. Ho ascoltato il recente intervento del Presidente del Consiglio sulla scuola pubblica:parole rozze e volgari. Mi vergogno di essere rappresentato da una persona così. Spero se ne vada presto

Lucio

Constatato che in Italia negli ultimi 10 anni, ben 8 sono stati condotti da governi guidati dall'On. Silvio Berlusconi, deduco che le sue affermazioni, fatte nell'incontro con i cristiano-riformisti, sono una forte critica alle politiche scolastiche attuate dal suo governo, che avendo sottratto molti miliardi di euro al funzionamento della scuola Pubblica, non sono riuscite a creare un modello di scuola statale al passo con i tempi. In questi ultimi dieci anni, mentre la popolazione scolastica è cresciuta, quella della classe docente è stata fortemente falcidiata, le classi sono diventate “classi pollaio” da un minimo di 27 alunni ad un massimo di 32 alunni per classe. Tutto questo, unito al blocco contrattuale (scaduto da più di un anno), allo smottamento biennale degli scatti di anzianità (2011-2012 cancellati), rappresentano la vera beffa del mondo della scuola. Adesso dopo le mazzate economiche e legislative che la classe docente ha dovuto subire da parte di questo governo, dobbiamo sentire pure chi ci fa la morale e ci dice che non siamo buoni educatori. Mi viene spontaneo dire “da che pulpito viene la predica”. Ma Lei On. Berlusconi, primo cittadino d'Italia, che modello educativo è per i nostri giovani studenti frequentanti la scuola della nostra Repubblica? Noi frequentiamo minorenni, nel tentativo di educarli e formarli ad affrontare la vita con la forza generata dalla conoscenza, dal sapere e dalla competenza, Lei per quale motivo frequenta minorenni? Quali modelli educativi e quali spunti di profonda riflessione propongono le trasmissioni televisive prodotte su mediaset? Presidente, la prego, lasci perdere, non credo sia onesto affermare che noi docenti, che rappresentiamo la scuola italiana, non sappiamo educare i nostri discenti, perchè al contrario lo facciamo con forte spirito di abnegazione anche se sottopagati. Se la scuola italiana, ha difficoltà nel raggiungere obiettivi di qualità, questo non è dovuto all'incapacità del corpo docente, ma piuttosto alle politiche economiche sulla scuola, che ci sono state imposte ed in parte ad una classe di dirigenti inidonea a gestire l'autonomia scolastica introdotta conla legge Bassanini.

Indignata 83

Basterebbe il guadagno di una serata delle sue "arcorine" per comprare (almeno) la cartigienica per tutte le scuole pubbliche....perchè la cartigienica, caro presidente,  nelle scuole pubbliche, la portano i bambini da casa (qualora nn lo sapesse).Se già peccate sul fronte igienico.....figuriamo su tutto il resto....inutile parlarne!

Giuliana

Sono un insegnante delle scuole medie e scrivo solo per dire che le parole di Berlusconi non mi toccano minimamente...significherebbe dare importanza ad una persona i cui discorsi oramai non hanno più alcun filo logico! Ora, sentirsi offesi per un presidente del consiglio come lui ( a dir poco squallido) , vorrebbe dire insultare la mia intelligenza! Grazie.

Andrea

Sono un professore di matematica. Il Presidente del Consiglio ignora quanta fatica ci voglia per insegnare la matematica.Se fossi riuscito ad insegnare tutta la matematica che vorrei i miei ragazzi avrebbero sviluppato tanto senso logico. Se i miei ragazzi avessero tanto senso logico sarebbero capaci certamente di votare al meglio ed in modo indipendente da me e da chiunque altro. Se il Presidente del Consiglio si occupasse di più della Scuola tutto andrebbe meglio. Meglio per chi? Per tutti coloro che non vogliono un Popolo ignorante e facilmente condizionabile. Il Presidente del Consiglio vuole un Popolo meno ignorante e non condizionabile? Penso proprio di no.

Simona

La scuola elementare "Manzoni" di Cremona, ha risposto al presidente Berlusconi con un documento appeso al cancello della propria scuola del quale vi mando una copia.  Per gli insegnanti della scuola: 

     AVVISO AI GENITORI
SIAMO STATI SMASCHERATI!!!

In questa scuola pubblica si promuovono:

  • l'esercizio consapevole e critico di ogni forma di comunicazione;
  • l'attitudine al pensiero riflessivo e creativo;
  • una corretta capacità di giudizio e di sapersi orientare consapevolmente nei diversi contesti del mondo contemporaneo;
  • L'apprendimento dei saperi e delle competenze che avviene attraverso la formulazione di ipotesi e verifiche sperimentali, raccolta di dati, valutazione della loro pertinenza ad un dato ambito, formulazione di congetture in base ad essi, costruzione di modelli;
  • Il senso dell'appartenenza, alimentato dalla consapevolezza da parte dello studente di essere inserito in un sistema di regole fondato sulla tutela e sul riconoscimento dei diritti e dei doveri per educare alla convivenza e all'esercizio attivo della cittadinanza.

RICORDIAMO CHE CON LA CONDIVISIONE DEL PATTO FORMATIVO VI SIETE RESI NOSTRI COMPLICI e ne siamo lieti.

Caterina

caro presidente,
sono un'insegnante di scuola dell'infanzia statale della provincia di napoli e quando qualcuno della compagine governativa pdl parla della scuola pubblica mi chiedo:ma questi signori sanno di cosa stanno parlando? no non sanno di cosa si parla perchè loro nella scuola pubblica non ci hanno messo mai piede. Ne parlano come una cosa inutile da rifare, da sfoltire, è un settore che secondo la gelmini e tremonti costa troppo e spreca troppo per cui giù i tagli alle spese e al personale. Le riforme scolastiche si fanno, da qualche anno a questa parte, con l'accetta. Un occhio al contenimento della spesa pubblica, l'altro ben serrato per non vedere gli effetti devastanti di tagli, riduzioni di orari, soppressioni di cattedre, razionalizzazioni territoriali. E' che sulla carta i conti tornano e l'obiettivo è raggiunto, ma le implicazioni reali, oggettive di questa drastica riduzione di risorse economiche e umane sono inquietanti e delineano uno scenario desolante. cambiamento non fa rima con riduzione della spesa, i cambiamenti prevedono investimenti, il sistema scuola va rinnovato non distrutto. venga presidente berlusconi nelle scuole, le visiti, venga a conoscere le tante formichine, alias, insegnanti  e personale ausiliario,che con poco anzi pochissimo cercano di produrre una formazione all'altezza dei tempi. venga presidente a visitare i tanti, tantissimi istituti che rappresentano, nel degrado più completo, l'unica fonte di formazione, di aggregazione, di cultura. ma conosce caro presidente a quali principi si ispira il sistema scuola statale?le faccio un appuntino la conosce la COSTITUZIONE ITALIANA? beh ecco è a quell'onorevole e preziosa carta, che tutti i politici giurano di difendere, e recita così:

L'Art. 34 della Costituzione:
La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

L‘Art. 33 stabilisce che:
L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

La scuola statale, inoltre caro presidente, da valore e peso ai concetti di educazione e di istruzione partendo dal bambino nella scuola dell'infanzia e continua nel fanciullo, nel ragazzo e nel giovane. in particolare sempre la scuola statale, caro presidente, precisa il concetto di persona/uomo in sè, il concetto di persona/uomo nella sua veste sociale attraverso: gli obiettivi educativi-didattici; i contenuti culturali;l'organizzazione della scuola i suggerimenti metodologici; ma su tutto impèra il ruolo dei docenti, del personale tutto della scuola statale che nonostante i cambi repentini o meno del clima politico, sociale ed economico continuano impavidi a lavorare e perpetuare la loro MISSIONE!!!il nostro compito, il compito degli insegnanti tutti, caro presidente non è quello di perpetuare gli insegnamenti della famiglia, anch'essa è un'agenzia educativa ma è solo un pezzo della ragione educante che oggi, più che mai, comporta una complessità pedagogica non indifferente. la famiglia , la scuola e la chiesa sono stati per anni l'espressione  della tradizione educante e, mai come ora, caro presidente  queste agenzie, sono state in lotta di collisione con la ragione educante.
Lei, caro presidente, con le sue politiche e i suoi discorsi leggeri e poco conoscitivi della reale scuola statale non solo sta screditando dei lavoratori che lei stesso dichiara "sottopagati"  ma sta creando delle collisioni fra le varie agenzie, sta mettendo la famiglia contro la scuola e la chiesa se ne rimane in disparte  cercando di rimanere aggrappata sul carro del vincitore (che attualmente le sta sovvenzionando in modo eclatante).
La saluto invitandola a venire nelle scuole statali a fare "l'insegnante per un giorno"(p.s. questo è solo un titolo di uno dei tanti percorsi progettuali).
cordialmente
insegnante di scuola dell'infanzia (per scelta)

Marinella

Sono una docente che insegno e, mentre insegno, educo ai valori che la cultura trasmette. Insegno ai giovani perché questi siano liberi nel pensiero e capaci di vagliare e valutare. Non inculco. Non accetto,invece, il pensiero"unico"e "l'ignoranza delle masse". Mi ribello ad un omuncolo che mi critica non avendone alcun diritto, perché"corruttore di giovani coscienze" e responsabile dell'imbarbarimento della cultura.

Giovanni

Sono un insegnante di scuola superiore di Perugia e volevo soltanto dire che le esternazioni di Berlusconi, con l'assenza di freni e di prudenza che sono congenite al premier, hanno soltanto messo a nudo le vere intenzioni di questo governo: lasciar morire d'inedia la scuola pubblica per poter finanziare le scuole private, una perte delle quali sono parte attiva nel diffondere l'ideologia berlusconiana.
Chi risarcirà gli insegnanti italiani di tutte le contumelie, le intemperanze verbali, le umiliazioni patite a causa della violenta campagna denigratoria di questo governo e dei suoi corifei giornalistici ai danni della scuola pubblica ?
Chi risarcirà le famiglie italiane della depauperazione costante, pianificata, scientificamente studiata della scuola di tutti ?
Dovevamo arrivare a questo perche la società civile, gli intellettuali, l'opposizione si svegliassero ? Dovevamo arrivare all'ipocrisia surreale di un presidente del consiglio che tra un bunga bunga e un altro trova il modo di accusare gli insegnanti pubblici di attentare ai valori della famiglia ? Spero che questa punta estrema della degenerazione berlusconiana serva a produrre un disgelo tra tutte le forze sociali, sindacali, intellettuali e di opposizione che abbiano in mente un rilancio della scuola in senso europeo e, finalmente, civile.

Anna

Con un gruppo di colleghi abbiamo sui giornali locali pubblicato questa risposta all'ennesima aggressione alla scuola pubblica da parte di questo governo.

DE ANDRE' DICEVA : TRA I DIAMANTI NON NASCE NIENTE NEL LETAME NASCON I FIOR……..

La Scuola Pubblica Italiana forma i Cittadini di questo Paese.
La Scuola Pubblica Italiana è l'Istituzione che tra tagli feroci continua, nonostante tutto, a formare i Cittadini di questo Paese.
La Scuola Pubblica Italiana è formata da Insegnanti, gli stessi che la mattina escono di casa portandosi dietro carta igienica, carta per fotocopie e gesso.
La Scuola Pubblica Italiana è formata da Insegnanti che se hanno stabilito un compito in classe, ma quel giorno hanno la febbre, vanno ugualmente a scuola (nonostante le maldicenze di Brunetta!).
La Scuola Pubblica Italiana è la Scuola che si preoccupa della dispersione, che forma le classi multicolor, che porta i ragazzi ai musei, ai teatri al cinema.
La Scuola Pubblica Italiana è la Scuola che insegna che non esistono le razze, ma le persone.
La Scuola Pubblica Italiana è la casa dei Nostri Giovani i quali la difenderanno da chi la vuole DISTRUGGERE.
La Scuola Pubblica Italiana è il luogo dove i disagi dei ragazzi sono considerati, per essere superati.
La Scuola Pubblica Italiana è il luogo dove si Insegna e si Impara che la “Felicità di tutti” è un “Diritto di tutti”.
La Scuola Pubblica Italiana è il luogo dove si costruisce giorno per giorno, anno per anno, una comunità Critica, Consapevole, Colta, in cui si Dibatte, si Discute, si Crea un Futuro Nuovo nel Presente.
La Scuola Pubblica Italiana è una grande famiglia dove si Cresce nel rispetto degli Altri.
La Scuola Pubblica Italiana è il luogo dove si Cura l'Indifferenza della Società.
La Scuola Pubblica Italiana è fatta da Prof che sanno che le menti dei ragazzi non sono contenitori da riempire ma menti da accendere con il lume della Cultura.
La Scuola Pubblica Italiana è fatta da Prof  che difendono la Cultura come Bene Comune dell'Umanità, perché la Cultura è CIVILTA' e  la Conoscenza è CIVILTA'.
La Scuola Pubblica Italiana è un libro dove gli Insegnanti sono i fogli, ma le parole sono scritte dagli Alunni.
La Scuola Pubblica Italiana non si Vergogna di LAVORARE TRA LE MACERIE DEI GUASTI DELLA CATTIVA POLITICA……..
Siate fieri della Scuola Pubblica Italiana! Siate fieri della Costituzione Italiana che la tutela.
DOCENTI DELL'ITIS “S. ALTAMURA” DI FOGGIA

Gianpek

adesso bastaaaaaaaaaaaaaaa il gran sultano non potendo manipolare la scuola come fa col parlamento cerca di sfasciarla bisogna reagire bastaaaaaaaaaaaaaaa mandiamolo noi a casa il parlamento è stato svenduto la scuola deve educare le future generazioni manifestiamo

Carla

Sarebbe ora che Lei, caro Presidente, tornasse sui banchi di una scuola (possibilmente PUBBLICA) per respirare quei valori di ONESTA', SOLIDARIETA', IMPEGNO E SPERANZA NEL FUTURO che noi docenti QUOTIDIANAMENTE trasmettiamo ai nostri ragazzi affinchè sappiano leggere CRITICAMENTE quanto di PIU' TRISTE sta accadendo attorno a loro.
Venga nelle nostre aule... Le farà bene!!!

Silvia

Egregio Presidente del Consiglio e onorevole Ministro dell'istruzione,

spiace constatare che proprio da voi provengano tali affermazioni rivolte contro la scuola pubblica!Qualora non lo sapeste, vi ricordo che solo la scuola pubblica può garantire agli studenti quel pluralismo e quell'esperienza di convivenza tra le diversità (etniche, religiose, linguistiche), che mai nessuna scuola privata, neppure la più prestigiosa e qualificata potrà offrire, dal momento che esse sono dei “giardini dorati” ed asfittici, dove l'adolescente non si confronta con nient'altro che con dei coetanei di pari classe sociale (elevata), con i quali al massimo può fare a gara di spocchia e di esibizionismo consumistico. Ma, forse, è proprio questo della scuola pubblica (o “di stato”, come con toni spregiativi l'ha chiamata Lei, onorevole Presidente Berlusconi) che tanto vi spaventa! Sappiate che noi docenti, anche precari come me, continueremo anche vostro malgrado a garantire nelle nostre aule quel pluralismo che a voi tanto spiace nei fatti!

Vincenzo

Questo accade da 17 anni perchè, mi dicono in molti, la gente comune avrebbe più forza e voglia di combattere se avesse come punti di riferimento dei capi oppositori decisi-coerenti-fermi-univoci-autorevoli-chiari-concordi.

Mariella

Oltre ad aver perso il senso morale, caro Presidente del Consiglio, Lei ha perso pure quello della misura rendendo la scuola pubblica uno zimbello. Ci ha tolto il rispetto e l'importanza del nostro lavoro, per non parlare di quello personale, forse ci crede tutti uguali a Lei (il che mi riporta a Dio e alla creazione dell'uomo a sua immagine e somiglianza...)
Sono 30 anni che lavoro nella scuola, ho passato ministri di tutte le estrazioni politiche, sono riuscita a sopravvivere alle varie "onde" di cambiamento, ma mai nessun altro come Lei vorrebbe farmi sentire completamente inutile. Dettata dalla soddisfazione del momento in cui sto scrivendo, centinaia di pensieri si affollano nella mia mente, troppe le cose che vorrei sottolineare.
Senza contare poi lo "schiaffo" sui fannulloni, sullo stipendio col blocco dello scatto di servizio "risanatorio" del debito pubblico... che dire poi della laurea del nostro caro Ministro Gelmini... certo che se il commento della scuola pubblica si basa sul rilascio di tale laurea, beh devo ammettere che ha ragione. Come purtroppo devo ammettere che ha pienamente ragione che la scuola pubblica non educa, CON I TAGLI CHE AVETE FATTO E' GIA' TANTO CHE RIUSCIAMO A TENERE APERTE LE SCUOLE!!!
So già che dopo questa mail, verrò demonizzata come comunista, lo ammetto, LO SONO! Per la soddisfazione di aver scritto, sopporterò anche qualche rappresaglia.

Barbara

Mai prima d'ora avevo scritto ai giornali o sul sito della cgil anche se iscritta da trent'anni e rsu dalla sua nascita ma ora è troppo troppo!!!sono amareggiata delusa e stanca come docente , come genitore, come cittadino, come donna Desidero quindi condividere un mio  messaggio
Lei ha ragione signor Presidente del Consiglio, noi insegnanti spieghiamo agli alunni che:

  • i ragazzi sono tutti uguali nei doveri e nei diritti
  • nella vita le mete e i sogni si conquistano con impegno e dedizione  senza scorciatoie
  • gli affetti e le relazioni si costruiscono con rispetto e non si comprano
  • sono le tasse che pagano le persone perbene che garantiscono istruzione, sanità, servizi.. a tutti
  • i valori della famiglia si trasmettono con l'esempio coerente, con l'amore e non con le parole contraddette dai fatti
  • le doti che servono per realizzare i progetti sono la perseveranza e l'onestà non la bellezza e la superficialità
  • il sentimento religioso è puro ed intimo non merce di scambio
  • chi non rispetta le regole, mente, ruba non è furbo ma farabutto
  • esistono solidarietà, amicizia, accoglienza, condivisione che ci arricchiscono mentre arroganza, privilegi, abuso di potere ci impoveriscono
  • la scuola deve dare gli strumenti che permettano a tutti di costruirsi delle idee personali, di saper argomentare, confrontare,valutare,  criticare, fare proposte
  • che la nostra costituzione è straordinaria, grandiosa, unica.

Lei ha ragione presidente Berlusconi che questi non sono i valori che si aspettano i genitori come lei!! PER FORTUNA!!

Lia

Voglio.. devo protestare ma da chi o che cosa comincio ??? Rischio una denuncia per vera calunnia o calunnia vera cioè direi tante di quelle cose vere che non devono essere dette che ci sarebbe la fila per denunciarmi o mettermi una bomba sotto la panda gialla e così mi limiterò a protestare GENERICAMENTE CONTRO TUTTO E TUTTI  compresa me stessa e la mia categoria esprimendo tutta la mia rabbia, sofferenza, insoddisfazione e impotenza che avverto molto più pesantemente da una decina d'anni a questa parte ..E' come un attacco di panico: vorrei parlare.. ma non mi ascolta nessuno e quelli che fanno finta di ascoltarmi nascondono dei tappi grandi come pali conficcati dentro le orecchie; vorrei gridare.... ma la voce non mi esce dalla bocca; vorrei agire... ma le mie mani sono legate dalle mind forged manacles di blakiana  memoria; vorrei comunicare... ma non ho nessuno con cui farlo .Ci hanno resi complici!!Siamo diventati più o meno coscientemente   COMPLICI DEL SISTEMA. Silvio ha ragione  la scuola pubblica non educa..o meglio non educa all'onestà, alla serietà, all'impegno personale,alla giusta ricompensa per il lavoro e lo sforzo compiuti.. la scuola pubblica educa all'idea che nella vita basti calunniare chi lavora seriamente ed esige che i talenti vengano individuati e sfruttati, copiare, fregare il prossimo ,fare una parlatina a fine maggio, dichiararsi perseguitati scolastici per andare avanti!Ci hanno resi complici perchè gli alunni diminuiscono e i nostri colleghi e noi stessi, se bocciamo, saremo costretti a rimetterci a viaggiare dopo anni ed anni di "ONORATO SERVIZIO" e siamo troppo rinc e stanchi per farlo!! Ci hanno resi complici per evitare vendette e ritorsioni da parte di colleghi e capi !Ci hanno resi complici dei genitori ai quali ripetiamo come degli automi:- E' capace ma si impegna poco!Ci hanno resi complici  sfinendoci  per stanchezza e fame!ci hanno resi complici portandoci a combattere una guerra di poveri a colpi di progetti e funzioni e facendoci dimenticare che a scuola andiamo per fare i professori e non gli inventori di progetti inutili anche se ben retribuiti !siamo diventati complici per paura, paura delle reazioni di tutti, paura semplicemente della realtà: DI NOI STESSI  E DI CIO' CHE SIAMO DIVENTATI O DI CIO' CHE NON SIAMO DIVENTATI.
DOVEVAMO ESSERE EDUCATORI ADULTI MATURI COSCIENZIOSI PREPARATI E COMPRENSIVI DOVEVAMO PORTARE AVANTI LA NOSTRA MISSIONE LA NOSTRA LEGGENDA PERSONALE ED INVECE ???? ecco cosa siamo diventati ...marionette nelle mani di tanti burattinai... credo che sia giunta l'ora di tagliare i fili !!!
P.S. lo stile lascia a desiderare ma lo stato d'animo è proprio questo e non facilita la lucidità mentale. chiedo scusa

Elena

Domanda comunista!!! Eppure sta accadendo veramente. E noi siamo qui a scrivere messaggi. Ho qualche difficoltà a pensare che sia possibile venirne fuori. A settembre vado in pensione: una ex sessantottina in meno nella scuola. Mi piace immaginare che, toccato il fondo, si possa solo risalire. Voglio pensare che sia così :-)

Maria Silvana

Sono un'insegnante di scuola secondaria superiore che percorre circa 150 Km al giorno per raggiungere la scuola in cui insegna e dove opera con onestà e dedizione. Quanto affermato dall'attuale presidente del consiglio mi offende e mi ferisce profondamente. In più, l'attuale ministro dell'istruzione si permette di insultare la mia intelligenza cercando di "dare un interpretazione" e dicendo che il Presidente "intendeva dire" altro. Io francamente mi sento di affermare che, grazie alla scuola pubblica, ho studiato proficuamente e sono cresciuta intellettualmente onesta e, altresì, in grado di capire, interpretare e fare i giusti discernimenti da me stessa.

Filippo

Credo che il nostro presidente del consiglio invece di "umiliare ulteriormente la scuola pubblica" con quelle "uscite fuori luogo" farebbe meglio a investire un pò di soldi (o semplicemente usare quelli risparmiati con i tagli vergognosi che stanno facendo!) per aumentare gli stipendi da fame, di tutti i lavoratori della scuola, e rimodernizzare gli edifici scolastici, ormai gran parte vecchi e non sicuri!

Fiorella

Sono un Dirigente scolastico in pensione da tre anni. Ho vissuto come professionista nel mondo della scuola, da quando avevo 21 anni: prima ed a lungo come insegnante poi, altrettanto a lungo, come dirigente. Ho incontrato nella mia lunga carriera tantissimi insegnanti competenti, capaci di lasciare un segno importante nei loro allievi e nei genitori che si accostavano ad essi. Con molti di loro abbiamo coltivato la reale possibilità di una scuola come comunità educante, fatta di accoglienza, di profonda comprensione,di promozione della persona, cercando tutte le opportunità possibili e le innovazioni, che spesso abbiamo introdotto tra i primi, per consentire a tutti i nostri alunni e dico tutti, dai migliori a quelli che scontavano molte difficoltà soprattutto sociali ed ambientali,la riuscita migliore. Spesso ci siamo sentiti soli, spesso poco curati dallo Stato, al quale siamo tuttavia rimasti fedeli con tutto il nostro entusiasmo ed impegno (molti di noi, ad inizio carriera avevano anche giurato quella fedeltà con un vero e proprio giuramento). Ora sentire parole così gravi del Presidente del Consiglio, all'affannosa ricerca di consenso, dopo gli ennesimi episodi che lo hanno visto coinvolto, fa proprio tanto male! Lavori per dare ancora maggiore dignità alla scuola pubblica e non per affossarla! Non renda inutili tutti gli anni di lavoro serio, appassionato che tanti Docenti e Dirigenti e Personale Amministrativo hanno dedicato ad essa! Senta nella Sua coscienza il dolore e l'indignazione che le Sue parole hanno provocato in loro e veda di recuperare una posizione di maggior credibilità:gli spot, a cui ci ha fatto abituare, sinceramente cominciano ad essere troppo scontati, prevedibili, poco dignitosi ed infastidiscono persino chi è dotato di poco spirito critico ! Lunga vita sempre alla scuola pubblica, per tutto quello che ha dato e che saprà dare in futuro a tante generazioni di alunni!

Rosalinda

Gentile Presidente,
La sua campagna oratoria di ieri devo dirle, di tutto cuore che mi ha davvero impressionato. Tre i suoi interventi al congresso dei Cristiani Riformisti, mi hanno trovato stranamente, essenzialmente d'accordo con lei, Presidente, se non in alcuni passaggi. Il primo riguarda la situazione in Libia: nessuno poteva prevedere, ha detto Lei Presidente. Mi permetta di smentirla Presidente: nessuno che non abbia mai aperto un libro di storia, magari all'interno di una scuola pubblica, dove non siamo soliti regalare nulla ai nostri allievi vorrà dire. Quella in Libia era una dittatura e tutte le dittature sono destinate a finire, e sempre nel peggiore dei modi signor Presidente. E sa perché Presidente? Perché l'uomo è nato libero, dotato di libero arbitrio, che è a fondamento ad esempio della religione cattolica che mi onoro di professare, ed è nella sua natura ricercare ed affermare la propria possibilità di scelta. E' per questo che riguardo il passaggio sulla scuola pubblica sono d'accordo con Lei Presidente. Le famiglie dovrebbero potere scegliere tra scuola pubblica e scuola privata. Dovrebbero ad esempio avere stipendi che gli permettessero di scegliere. Non essere obbligati all'esodo verso le scuole private perché state lasciando morire quella pubblica per asfissia. Meno insegnanti, meno ore, niente soldi per la gestione ordinaria di supplenze e pulizie, meno materie e imbrigliata in una “riforma”, che non ha provato nessun pedagogista a metterci la faccia. Le famiglie dovrebbero scegliere, non essere costretti come succede al sud di portare i figli alla scuola privata, perché non esiste il tempo pieno nelle pubbliche, perché le classi sono a rischio sicurezza, o perché non rientrano nella graduatoria della scuola sotto casa per le carenze di organico. E invece non c'è nessuna scelta per le famiglie, per i nostri figli che devono andare all'estero per sfuggire al rischio di fare i precari a vita. E non c'è stata nessuna “scelta” nel 2007, di cui parla oggi l'onorevole Pittoni della lega, protagonista della querelle sui precari, che aveva tentato di chiudere qualsiasi possibilità di mobilità sul territorio attraverso il decreto Milleproroghe recentemente approvato, malgrado la Consulta aveva ribadito che è incostituzionale. La provincia dove insegnare da parte degli insegnanti precari, accusati paradossalmente di essere la causa della disoccupazione di tante persone e famiglie, non era stata scelta. Nel 2007 chi era giovane o apparteneva a classi di concorso dove era impossibile lavorare e voleva coronare il sogno di insegnare fu costretto a partire, perché le graduatorie erano sature di precari “fissi” da decenni, alle prime posizioni, che con la loro presenza impedivano qualsiasi inserimento. E tra questi, chi aveva legami familiari, mutui, figli, troppi anni sulle spalle, fu costretto a scegliere di restare precario ed aspettare, pur sapendo che non lontano da casa, qualcuno con un punteggio minore, stava entrando di ruolo. E ancora queste persone furono costrette, a rivendicarlo quel posto, tramite i tribunali qualche anno dopo, con il suo governo, perché voi avete barato Presidente. Erano le graduatorie che dovevano essere ad esaurimento, voi avete deciso che ad esaurirsi dovevano essere le cattedre disponibili, scatenando una guerra tra poveri. Ed oggi ci accusate di non fare lavorare i colleghi, quando la causa siete Voi con i vostri tagli alla scuola pubblica e i finanziamenti incostituzionali alla scuola privata. Voi che accusate gli insegnanti tutti che fanno i miracoli per far funzionare la scuola , di essere coloro che la rovinano. Perché? Perché siamo comunisti! E i comunisti vogliono i matrimoni gay e le adozioni per single.Le dico francamente Presidente che su questo sono abbastanza d'accordo con lei. Sarebbe bello che ogni bambino avesse un papà ed una mamma, ma se penso a certi padri che lasciano moglie e figli a casa per andare a puttane, se penso a certi genitori sono motivo di vergogna per i figli al punto che con la loro condotta compromette perfino le relazioni amorose di questi, e se penso ad un bambino che se fosse adottato da genitori omosessuali, poi in classe potrebbe essere oggetto di derisione da chi è stato cresciuto dalla dominante cultura omofobica presente in Italia non so, se un'unica madre o due buoni padri forse non sarebbero meglio. Sono tante le cose che anche io vorrei Presidente! Vorrei una classe politica che si occupasse della gente e della famiglia con i soldi e con il lavoro, non con anatemi morali: ognuno pensi alla propria anima e chi è senza peccato scagli la prima pietra. Perché non credo che la fornicazione sia uno dei capisaldi della morale cattolica e mi pare che Gesù ha lanciato anatemi contro chi “scandalizzava” i “più piccoli dei suoi”. Vorrei anche meno indagati in Parlamento, e vorrei che chiunque ricopra una carica pubblica fosse scelto perché “il migliore”, non il “più vicino a….”.Vorrei da cattolica,  “testimonial” più credibili e un po' meno compromessi, che già di problemi ne abbiamo tanti. Sa Presidente? Vorrei perfino la riforma della giustizia, magari che non venisse fatta da imputati e i suoi avvocati. Quante cose  vorrei! E mi danno, perché ciò che da noi sembrano sogni, in altri paesi sono la normalità. E allora mi aggrappo alla preghiera, mi appello al mio Buon Dio misericordioso, sapendo in cuor mio che aiuterà ed ama me e i miei fratelli anche clandestini, omosessuali, e che almeno in cielo, giudicherà  senza lodi, coloro che hanno la pretesa di dire ciò che è bene o male per gli altri e compiono scelte dettate solo da egocentrismo ed amor proprio. Cordialmente una ex insegnante di scuola pubblica comunista, cattolica, lasciata a casa dal suo governo

Davide

Signor Presidente,
una delle principali ragioni che sta alla base dell'esistenza della scuola pubblica è proprio il suo pluralismo culturale, religioso, ideologico e politico. Perciò la scuola ha il dovere di proporre modelli diversi, anche rispetto a quelli che vengono insegnati dalle famiglie, in modo che il ragazzo possa conoscere in modo più completo il mondo che lo circonda e fare, quando sarà sufficientemente maturo, le proprie scelte in libertà e piena consapevolezza.
Sono certo che anche Lei converrà che, in presenza di famiglie che impongono stili di vita inaccettabili per la nostra democrazia (penso per esempio alle ragazze picchiate e segregate in casa perchè non frequentino coetanei italiani o di altre religioni oppure ai bambini mandati a rubare e a lavorare in tenera età), è opportuno che la scuola non assecondi le indicazioni dei genitori, ma offra loro delle alternative e una possibilità di riscatto. Sono angosciato all'idea che possa esistere una scuola che riproponga in modo meccanico i valori delle famiglie, creando delle classi omogenee, dove i ragazzi possono frequentare solo coetanei che appartengono alla stessa realtà sociale o i cui genitori hanno le stesse idee dei loro. Non voglio dire che questa sia la condizione delle attuali scuole paritarie (su cui pure ci sarebbe molto da dire), ma ciò potrebbe accadere portando alle estreme conseguenze le Sue recenti dichiarazioni.
Nessuno di noi (che del resto siamo persone una diversa dall'altra, con idee e sensibilità varie) ha nè la volontà nè la possibilità di inculcare alcunchè nella mente dei nostri studenti; ci proponiamo solo di insegnare loro, oltre alle nostre discipline, il rispetto per gli altri e la capacità di dialogo e di ascolto verso chi la pensa diversamente. Per realizzare questi obiettivi offriamo tutti i giorni la nostra umanità, la nostra professionalità e il nostro modello, sempre criticabile e contestabile, eppure riteniamo non inutile per una crescita equilibrata.
La invito perciò ad avere più fiducia nelle capacità e nell'impegno degli insegnanti e dei lavoratori tutti della scuola pubblica statale e a sostenerci maggiormente nel nostro lavoro quotidiano.

Valeria

Il presidente del Consiglio dopo aver tagliato i fondi alla scuola pubblica, dopo aver licenziato di fatto i docenti precari di questo paese, adesso passa alla fase successiva del suo disegno reazionario:smantellare definitivamente la scuola pubblica con lo specchietto per le allodole della libertà di scelta nell'educazione dei ragazzi. Berlusconi sa bene quale sia stato e quale sia il ruolo della scuola statale in questo paese e lo sa tanto bene che gli preme destrutturarlo quanto prima. I docenti della scuola pubblica che educano al libero pensiero e alla consapevolezza delle proprie idee, fanno paura a chi vorrebbe misurare il proprio potere su una società ignorante e prostrata con il miraggio della ricchezza e della bella vita a qualsiasi prezzo, anche quello della propria dignità. come insegnante non ci sto a questo massacro continuo delle persone oneste che hanno lavorato una vita con professionalità e abnegazione non per "inculcare" certe idee, ma per formare cittadini liberi, che siano in grado di scegliere in modo democratico chi li governa.

FLC CGIL Udine

Venerdì 04 marzo, ore 18.30 Udine, davanti Prefettura (via Prefettura) DOC PRIDE LUMINOSO (presidio luminoso/illuminato dell'orgoglio docente e di chi lavora nella scuola statale)

Presidenti dei Consigli d'Istituto e di Circolo delle Scuole di Bologna e provincia

STAVOLTA NOI CI ESPONIAMO
Siamo Presidenti dei Consigli d'Istituto e di Circolo delle Scuole di Bologna e provincia, il nostro ruolo istituzionale non ci consentirebbe di esporci politicamente. Tuttavia, stante il clima e le parole utilizzate dal Capo del Governo italiano, sabato 26 febbraio scorso, nell'ambito del convegno dei Cristiano-Riformisti e che qui si riportano integralmente:

“… potere educare i figli liberamente e liberamente vuol dire di non essere costretti a mandare i figli a scuola, in una scuola di Stato dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli educandoli nell'ambito della loro famiglia...” riteniamo doverose alcune considerazioni che esulano dalle idee e dalle scelte politiche di ciascuno.

Chiediamo a voi genitori, insegnanti, educatori e chiunque abbia a che fare quotidianamente con la scuola pubblica, se questa scuola inculca ai vostri figli valori contrari a quelli che cercate di trasmettere;

chiediamo se i vostri figli frequentano una scuola di stampo illiberale o se invece ritenete che si debba sempre preservare il diritto al libero arbitrio ed al confronto tra diverse opinioni ma basato sempre sul rispetto degli uni verso gli altri.

L'azione “demolitoria” messa in atto dal Presidente del Consiglio con netto disprezzo e denigrazione nei confronti della scuola pubblica, la quale è tra i pilastri dei suoi compiti istituzionali come azione di governo, è stata ampiamente dimostrata, precedentemente con le politiche adottate, ed ora anche mettendo in atto una censura di principi educativi.

Resta da capire la ragione di cotanto accanimento che riteniamo abbia quale motivazione solamente la mera propaganda politica.

Questa animosità verso ciò che è pubblico mal collima con il ruolo istituzionale del Capo del Governo che al contrario dovrebbe in primis difendere una scuola laica, liberale e dove ci si possa confrontare senza subire censure educative, politiche, religiose, razziali ecc..

Anche interpretando questo attacco unicamente quale opportunismo elettorale, ci si deve profondamente indignare nel vedere che la scuola dei nostri figli viene disprezzata e attaccata senza precedenti, con accuse insensate ed offensive sia per chi ci lavora, ma anche per chi ancora ci crede ossia noi genitori ma soprattutto i nostri figli che devono essere formati in un clima sereno e aperto al confronto.

Crediamo quindi che il nostro ruolo di Presidenti debba essere quello di difendere la scuola dei nostri figli non solo da continui tagli economici, ma anche da attacchi di tipo culturale-ideologico.

Francesco

Egregio Sig. Presidente,
per natura parlo e giudico solo su cose di mia stretta e approfondita conoscenza. In Italia, invece, chiunque è tuttologo. Anche lei ed il Ministro Gelmini parlate di cose che non conoscete riducendo la scuola a “numeri”cosa strana visto che viviamo in un Paese con forti lacune in matematica.
Mi sento personalmente offeso per tanti motivi ma voglio dirle il primo:a scuola io educo al lavoro, alla comprensione, alla empatia, al pluralismo religioso e non e a tutti quei valori che a lei, forse, non piacciono ma che le assicuro alle famiglie dei miei alunni sì tanto da chiedermi di continuare così. A me docente vien chiesto di essere docente, persona, sociologo, psicologo, giurista, assistente sociale, psichiatra, ma forse tutto sommato martire per 1300 euro al mese e ribadendo una sua frase a lei molto cara anch'io sono laureato e per di più in ingegneria elettronica e non in “comunicazione delle letterine”. Nel frattempo lei e le sue reti televisive fanno di tutto per complicarmi il lavoro proponendo un unico modello: non fare niente, non sapere niente, non saper fare niente ed essere pagati per stare di fronte a una telecamera. Aspettarmi di più da un politico? Pia illusione. Ma lei si è sempre vantato di essere un imprenditore e non un politico, eppure fa solo il politico nei fatti. Potrei dilungarmi ma conscio che non leggerà mai questa mia mail non perdo altro tempo e lo risparmio per dedicarlo alla ricostruzione di una scuola pubblica  che lei con altri tenta da anni di polverizzare. Gradirei delle scuse sentite.

Paolo

La scuola pubblica inculcherebbe negli studenti valori diversi da quelle delle famiglie. Non entro nel merito delle motivazioni di questa dichiarazione, che pure dovrebbero essere patenti.
Credo che la scuola dovrebbe rivendicare:

  1. I valori che la scuola pubblica tenta di proporre (pur nelle sue contraddizioni) ai ragazzi sono quelli della Costituzione: pluralismo, libertà, eguaglianza di fronte alle leggi.
  2. Se i valori di alcune famiglie consistono nell'accettare che la propria figlia si prostituisca per abbreviare la via verso il successo, allora la scuola è orgogliosa di proporre valori differenti: il lavoro, la fatica quotidiana, l'impegno per arrivare a un risultato, senza scorciatoie indegne.
  3. Se i valori di alcune famiglie consistono nel rifiuto del diverso, nell'emarginazione, nell'egoismo, allora la scuola è orgogliosa di proporre valori quali la solidarietà, il bene comune, l'accoglienza.
  4. Se i valori di alcune famiglie consistono nell'accettare il fatto che, pur di arrivare al traguardo, si possa corrompere qualcuno, allora la scuola è orgogliosa di insegnare il valore della trasparenza, della correttezza, della rettitudine.

E potrei continuare per ore. E vorrei anche che si invitassero i Dirigenti degli USP e degli USR a prendere le difese della scuola pubblica, visto che il Ministro non ci pensa nemmeno: noi siamo funzionari pubblici che compiono il loro lavoro con dedizione e nell'interesse dello Stato; altri sono coloro che lavorano per un interesse personale.

Melina

sono maestra e ne sono fiera, la scuola pubblica è la mia bandiera! anche se con stipendi da vergogna, anche se dobbiamo comprare tutto insieme con i genitori ,anche se tra mille sacrifici! Vergogna! La Gelmini non vale nemmeno la metà di un insegnante e chi l'ha nominata ministro vale ancora meno! vergogna a nome di tutti i miei parenti, amici e conoscenti! Vergogna in nome del popolo Italiano!!!!!!

Marcello

Scusate, è una novità che Berlusconi farebbe a meno della scuola pubblica?
No, non è una novità, lo sanno tutti, e non da oggi, da sempre lui ha odiato la scuola pubblica, manderebbe tutti a casa, e solo chi ha tanti ma dico tanti soldi, allora potrà andare nella scuola privata. Berlusconi, abbi rispetto per chi lavora per poco più o per poco meno di MILLE EURO AL MESE (secondo il ruolo che occupa), insegnare non è cosa facile. Rispetto grande rispetto e per chi lavora con dedizione e con amore per i nostri figli.

Enzo

Quanto ha detto si commenta da solo, solo silenzio, questo fa politica solo per se

Ludovico

La scuola pubblica per sua natura è l'unica che può garantire la pluralità, se il progetto educativo del governo berlusconi è l'“inculcare” è chiaro il motivo per cui la vuole distruggere.

Siamo pronti a difendere la scuola dagli attacchi di chi vuole un popolo sempre più ignorante assoggettato alla sua volontà.

Marco

Non c'è da stupirsi, da parte di uno che ha lasciato macerie nella scuola, nell'università e nella ricerca pubblica, da cui sarà molto difficile ricostruire, che ha distrutto le speranze dei giovani. Temo che solo uno scontro estremamente duro ci consentirà di liberarci delle forze che ci stanno governando, sfaldando il loro corrotto blocco sociale.

Fabio

Salve sono un Docente, genitore. Berlusconi con il suo comportamento e la sua pessima educazione sta facendo ridere tutto il mondo. Mi vergogno di essere Italiano ed avere un Primo Ministro come lui. E' evidente che il loro scopo e distruggere la scuola pubblica (vedesi soldi dati alla scuola privata della moglie di Bossi) e il cambio da Ministero della Bubblica Istruzione a MIUR. BERLUSCONI leggi queste parole Libertà, uguaglianza, responsabilità, inclusione, solidarietà, tolleranza, spirito critico, serietà.Questi alcuni dei valori che la scuola pubblica in ogni angolo del Paese quotidianamente inculca

Francesca

Vero! il pretesto era solo attrarre un centinaio (?) di persone non ben definite, rispondenti all'altisonante nome "Cristiano riformisti"; ma l'attacco del Premier è stato talmente di bassa lega che ha suscitato un inaspettato polverone. Ma questo è il vero pensiero di B., che traspare, sfugge forse anche al suo stesso controllo, nei momenti di maggior difficoltà del nostro (?). Purtroppo, però, questo non è solo il pensiero di un vecchio leader al tramonto: la gente, il popolo, quelli che votano con la pancia, per intenderci, pensano esattamente la stessa cosa. Giusto quindi alzare gli scudi e FAR SENTIRE ALTA LA PROPRIA VOCE. Grazie per avermi dato questa possibilità.
(Docente non inculcante, che crede ancora nel valore del poco che faticosamente fa ogni giorno con piacere ed entusiasmo).

Nonno, cos'è il sindacato?

Presentazione del libro il 5 novembre
al Centro Binaria di Torino, ore 18.

SFOGLIALO IN ANTEPRIMA!