Cambiamo il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici

Home » Università » A.N.D.U.: Sulla discussione in Commissione VII Camera

A.N.D.U.: Sulla discussione in Commissione VII Camera

L'on. Bracco, uno dei maggiori sostenitori della controriforma della docenza universitaria, nella seduta della Commissione Cultura della Camera del 20.12.00 (v. resoconto completo della seduta allegato) ha dichiarato

20/12/2000
Decrease text size Increase  text size

L'on. Bracco, uno dei maggiori sostenitori della controriforma della docenza universitaria, nella seduta della Commissione Cultura della Camera del 20.12.00 (v. resoconto completo della seduta allegato) ha dichiarato, tra l'altro:

"Qualora, invece, da parte dei gruppi di opposizione vi fosse la disponibilita' a considerare l'ipotesi di un trasferimento del disegno di legge alla sede redigente, il rinvio sarebbe senz'altro possibile. Fa presente, inoltre, al deputato Lenti che non tutti i rappresentanti dei docenti universitari sono contrari al testo in discussione."

1. l'on. Bracco ritiene che un provvedimento di riforma della docenza universitaria, di grande e generale importanza per l'Univerista' e per il Paese, debba essere approvato senza che i suoi singoli articolu vengano discussi, emendati e votati dall'Aula;

2. all'on. Bracco non basta che ADU, ANDU, APU, CIDUM, CIPUR, CISL-UNIVERSITA', CNU, FIRU, SNUR-CGIL, SNALS-UNIVERSITA', UGL-UNIVERSITA', UIL-PAUR, cioe' tutte le Organizzazioni della docenza universitaria (eccetto l'USPUR di cui non si conosce la posizione), si siano dette contrarie al provvedimento in discussione per potere affermare che "tutti i rappresentanti dei docenti universitari sono contrari al testo in discussione". Il Parlamento puo' legittimamente anche decidere CONTRO tutte o quasi tutte le Organizzazioni della docenza universitaria, ma non si puo'negare l'evidenza;

3. lo stesso on. Bracco si dichiara d'accordo con " l'emendamento 12.17 del relatore" cioe' con la norma che prevede che gli attuali ricercatori possono diventare professori di terza fascia " previa verifica, con modalita' stabilite dagli atenei, dei titoli scientifici e dell'attivita' didattica svolta". Cioe', gli attuali ricercatori per accedere ad un ruolo che prevede mansioni maggiori e piu' subalterne devono sottoporsi ad una verifica!

Eppure l'on. Bracco fino al 16 dicembre 1999 (data di presentazione delle firme di 82 deputati per la revoca della sede legislativa alla legge sulla terza fascia) ha ritenuto che il passaggio dei ricercatori nella terza fascia dovesse avvenire automaticamente in quanto completamento del riconoscimento di un ruolo docente di fatto svolto e in larga misura gia' previsto da numerose leggi.

E' stato Bracco a denunciare, allora, che " si e' continuato a diffondere l'idea dell'ope legis, quando tutti sanno che di ope legis non si e' mai trattato" (dal resoconto stenografico della seduta del 16 dicembre 1999 della Commissione Cultura della Camera) ed e' stato sempre Bracco ad attaccare coloro che vogliono " continuare ad avere delle categorie di sottoposti da utilizzare come meglio credono. Torno a citare un esempio per tutti, quello della facolta' di giurisprudenza di Roma che ha 27 mila iscritti, 88 professori e 132 ricercatori: cio' significa che in gran parte il lavoro dei professori viene svolto da quei 132 ricercatori, altrimenti non si comprenderebbe come possa funzionare una facolta' di questo tipo." (dal resoconto citato).

Perche' oggi l'on Bracco vuole consentire a quei 88 professori ordinari di impedire che tutti quei 132 ricercatori diventino professori di terza fascia e, in particolare, facciano tutti parte del Consiglio di quella facolta'?