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Appello unitario ai docenti delle Università italiane.

MERCOLEDI 10 NOVEMBRE 1999 alle ore 11 a Roma davanti alla Camera MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEI DOCENTI UNIVERSITARI

26/10/1999
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ANDU, APU, CIDUM, CISL-UNIVERSITÀ, CNU, FIRU, SNALS-UNIVERSITÀ, SNUR-CGIL, UGL-UNIVERSITÀ, UIL-PAUR
ai Docenti delle Università italiane

MERCOLEDI 10 NOVEMBRE 1999

alle ore 11 a Roma davanti alla Camera

MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEI DOCENTI UNIVERSITARI

per l'immediata approvazione della legge che istituisce la terza fascia di professore universitario ed estende ai professori associati e ai ricercatori gli elettorati e la partecipazione agli organismi universitari

La legge istitutiva della terza fascia dei professori universitari, in discussione in Parlamento da oltre un anno e approvata dal Senato sei mesi fa, è giunta all'attenzione della Camera ben prima delle vacanze estive e non ha ancora concluso il proprio iter.
Alla Camera, il disegno di legge è stato esaminato dalla Commissione Cultura, da quella Bilancio e dalla Commissione Affari costituzionali. In tutte queste sedi, si è riproposto il consueto copione che ha visto illustri accademici appartenenti ad uno schieramento trasversale alle forze politiche di maggioranza e di opposizione battersi con ogni mezzo per impedire l'approvazione definitiva del provvedimento.
Le organizzazioni firmatarie del presente documento hanno più volte ribadito come il disegno di legge rappresenti una tardiva attuazione di quanto previsto dall'art. 7 della legge 28/1980, che prescriveva la rapida (!) definizione di uno stato giuridico dei ricercatori universitari.
Stupisce, nelle argomentazioni ripetute ormai stancamente nelle varie sedi istituzionali dallo schieramento sfavorevole all'approvazione del disegno di legge, che si sia rimasti ancorati ad un'immagine del ricercatore universitario come quella di un giovane appena introdotto nella carriera universitaria, in posizione subordinata e per nulla autonoma sul piano didattico e scientifico al quale affidare al più funzioni didattiche ancillari rispetto a quelle dei "professori".
Un simile modello si applicava forse alla realtà degli anni immediatamente successivi all'approvazione del DPR 382 del 1980, ma non corrisponde più alla realtà universitaria.
Numerosi interventi legislativi hanno profondamente modificato mansioni e schema retributivo di questa categoria conferendole indiscutibilmente le caratteristiche giuridiche e funzionali di terza fascia del ruolo dei professori universitari.
È forse qui il caso di ricordare ancora una volta:

la legge 158/1987, che aggancia le retribuzioni dei ricercatori a quelle di ordinari e associati; l'art. 16, comma 2, della legge 168/1989 che prevede la paritetica rappresentanza di ordinari, associati e ricercatori nel Senato Accademico Integrato;

l'art. 12 della legge 341/1990, che equipara le modalità di svolgimento delle funzioni didattiche dei ricercatori a quelle vigenti di ordinari e associati;

l'art. 15 della legge 341/1990, che unifica le modalità di inquadramento e di attribuzione dei compiti didattici di ordinari, associati e ricercatori;

gli artt. 104 e 106 della legge 127/1997 che prevede la paritetica rappresentanza di ordinari, associati e ricercatori nel CUN;

l'art. 1, comma 1, lettera b), della legge 210/1998 che prevede per i concorsi a ricercatore una commissione composta da un ordinario, un associato e un ricercatore;

la legge 4/1999, che estende le mansioni didattiche dei ricercatori confermati ai ricercatori non confermati, così come già previsto per ordinari e associati. La stessa legge abolisce la precedenza di ordinari e associati rispetto ai ricercatori nell'assegnazione delle supplenze.

Il progetto di legge all'attenzione della Camera risponde, anche se parzialmente, all'esigenza di un riconoscimento giuridico di questo stato di fatto che non può non prendere atto dell'articolazione del ruolo dei professori universitari in tre fasce e dell'appartenenza a pieno titolo di tutti i ricercatori alla terza fascia.
In questa logica, il disegno di legge non può non formalizzare i diritti di partecipazione agli organi di gestione e di elettorato per i professori di terza fascia, su di un piede di doverosa simmetria rispetto a quanto previsto per le altre due fasce, e conferire un giusto, anche se parziale, riconoscimento al ruolo effettivamente svolto dagli associati.
Anche questo secondo tema affrontato dal disegno di legge riveste un'importanza fondamentale per salvaguardare gli Atenei dagli effetti devastanti delle sentenze della giustizia amministrativa.
È opportuno ricordare come Consiglio di Stato e il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Sicilia abbiano deciso che nessuna innovazione possa essere introdotta dagli Statuti in materia di partecipazione e di elettorati rispetto a quanto previsto del DPR 382 del 1980. Ciò è in patente contraddizione con quanto liberamente ed autonomamente deciso dalla stragrande maggioranza dei Senati accademici in sede di redazione dello Statuto.
La recente sentenza definitiva del Consiglio di Giustizia amministrativa per la Sicilia, che cancella lo Statuto dell'Università di Palermo, assieme a quella del Consiglio di Stato, che ha mutilato lo Statuto dell'Università di Perugia e che tiene bloccato quello dell'Università di Roma "La Sapienza", costituiscono altrettanti, gravissimi pericoli per tutti gli altri Statuti, nessuno dei quali sarebbe più legittimo, secondo il pronunciamento di queste massime istanze della Giustizia amministrativa.
Queste sentenze della magistratura amministrativa, che oggettivamente affiancano il protervo tentativo di insabbiamento della proposta di legge alla Camera, mostrano come sia in corso in tutte le sedi istituzionali una pesantissima azione restauratrice il cui obiettivo principale è quello della restaurazione di un potere accademico, unicamente teso alla difesa dei propri privilegi corporativi anche se ormai duramente colpito dal processo di modernizzazione in atto nell'università italiana.
Con l'approvazione della legge in discussione in Parlamento questo disegno risulterebbe sconfitto e si porrebbero alcuni irrinunciabili paletti per una positiva riforma complessiva della docenza universitaria, secondo le linee condivise dalla larga maggioranza delle organizzazioni rappresentative della docenza.
Per tutti questi motivi è indispensabile che i docenti universitari esprimano attivamente interesse e sostegno per l'approvazione della proposta di legge partecipando in massa alla manifestazione nazionale.