Ddl n. 946 "Nuovi doveri e diritti dei professori universitari"
Bozza del ddl di riforma dello stato giuridico predisposta dal sen. Asciutti, Presidente della commissione cultura del Senato
Bozza del ddl di riforma dello stato giuridico predisposta dal sen. Asciutti, Presidente della commissione cultura del Senato
La bozza di d.d.l. sullo stato giuridico della docenza predisposta da un autorevole rappresentante della maggioranza, il sen. Asciutti, di seguito allegata, si presenta come un ricalco del progetto a suo tempo presentato dall'allora ministro dell'Università Zecchino, sul quale esprimemmo un giudizio fortemente negativo. Le novità introdotte non sono tali da darci cambiare opinione.
In questa sede possiamo anche tralasciare i particolari per soffermarci solo sui punti chiave.
Il punto fondamentale è l'articolazione della docenza in tre fasce (a fronte delle attuali due) di un unico ruolo. Le fasce sono differenziate non nelle funzioni, ma secondo il grado di maturità scientifica e didattica. Fin qui tutto bene (anche se preferiremmo, nella logica del ruolo unico, un numero maggiore di fasce), se non fosse che questa articolazione è, in realtà, finta. Infatti il passaggio dall'una all'altra fascia è affidata a concorsi. Così si continua a confondere il momento del reclutamento con quello della progressione di carriera. Il primo, naturalmente, non può avvenire che per concorso. Dal canto suo, però, l'articolazione di un unico ruolo in una pluralità di fasce (o livelli) differenziate (non per funzioni, ma) per grado di maturità scientifica comporta, come corollario, che ciascun docente abbia il diritto di far verificare la maggiore maturità scientifica e didattica realizzata con il suo lavoro e, in caso di valutazione positiva, di passare alla fascia superiore.
Del tutto insoddisfacente è, poi, la soluzione data al problema degli attuali ricercatori. L'abbiamo detto tante volte: non è possibile imporre ai ricercatori di sottoporsi ad una valutazione selettiva per continuare a svolgere esattamente il lavoro che fanno oggi.
Nulla, sostanzialmente, si dice sui lettori e collaboratori ed esperti linguistici, si riduce a mera possibilità l'utilizzazione di queste figure professionali trascurando del tutto il grave problema dell'insegnamento delle lingue straniere nella riforma didattica.
Vi è, infine, una diffusa avversione nei confronti di ogni forma di rappresentanza sindacale dei docenti ( non solo di quelle confederali: vorremmo che anche le organizzazioni autonome se ne rendessero conto). Molti snodi delicati della nuova normativa sono affidati al potere unilaterale del Ministro o della singola Amministrazione che deve ascoltare il parere di una serie di organi, ma non deve mai confrontarsi in un vero e proprio negoziato con le organizzazioni rappresentative dei docenti.
Pubblichiamo in allegato il testo della XIV Legislatura, disegno di legge n. 946 "Nuovi doveri e diritti dei docenti universitari"