Decreto rilancio: annunciato piano straordinario di reclutamento. Una prima vittoria dei ricercatori universitari precari!
Un primo commento al "DL Rilancio" sul settore Università.
Ieri sera, 13 maggio 2020, in conferenza stampa il Presidente del Consiglio ha annunciato un piano straordinario di reclutamento di “4000 nuovi ricercatori” nelle università.
Dalla lettura della bozza definitiva del DL Rilancio si evince lo stanziamento di 200 milioni di euro finalizzato all’apertura di 3.333 posizioni da ricercatori a tempo determinato di tipo B che si aggiungono alle 1.600 unità previste già nel Decreto Mille Proroghe, per un totale di quasi 5.000 posti.
Una misura importante, un primo passo che segna una prima vittoria delle ragioni sostenute negli ultimi due anni dalle ricercatrici e ricercatori precari attraverso la Campagna “Ricercatori Determinati”, di cui la FLC CGIL Nazionale è stata uno dei soggetti promotori.
Questo intervento apre inevitabilmente la discussione sull’impianto della Legge 240/2010, sul fabbisogno reale di reclutamento, sui meccanismi di ripartizione dei fondi agli atenei e sul contesto entro cui giunge questo finanziamento aggiuntivo al sistema.
Dal 2010 ad oggi abbiamo perso oltre 15.000 docenti universitari e l’aumento delle forme di contratto a termine e in parasubordinazione è stato vertiginoso all’interno dei dipartimenti.
La precarietà e la conseguente espulsione di massa ha indebolito la docenza e la ricerca universitaria nel suo complesso e i meccanismi di finanziamento basati sulla logica delle quote premiali ha immesso nel sistema forti sperequazioni a danno di intere generazioni di intelligenze e professionalità.
La distribuzione di questi nuovi posti dovrà essere equa, non utilizzando gli “indicatori premiali”, che tanti squilibri e sperequazioni hanno già generato, sia tra gli Atenei che tra i SSD, e dovrà altresì avviare quel percorso di stabilizzazione avvenuto solo (e parzialmente) negli Enti di Ricerca e non nell’Università.
Per anni il sottofinanziamento alla ricerca è stata una delle cifre della progressiva riduzione e assenza di politiche di innovazione e sviluppo basate su saperi e conoscenza in nome dell’austerità, perdendo di vista l’impatto sociale ed economico che la stessa ha nel Paese.
L’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del virus COVID-19 ha risvegliato il senso dell’importanza di investire sul settore pubblico e, non senza una punta di amarezza, constatare come questi maxi interventi economici in questa fase così delicata abbiano fatto saltare il concetto che la riduzione della spesa pubblica sia fattore fondamentale della crescita.
Nelle more di questa presa d’atto, l’FLC CGIL è in campo per ribadire con forza che il processo avviato di reclutamento non è che un primo passo, considerando la distanza che ci separa in termini di finanziamento e di personale rispetto alla media dei 28 Paesi UE, colmando il gap di docenza e ricerca che il nostro Paese ha sulla scena internazionale..
Di conseguenza occorrerà anche aumentare il numero di personale tecnico-amministrativo in servizio negli Atenei, al fine di determinare un rapporto adeguato con il resto delle componenti.
Tante e tanti precari dell’università attendono ulteriori e maggiori risposte di quanto annunciato su reclutamento, preruolo, estensione universale delle coperture di welfare.
Lavoreremo per migliorare il decreto legge con tutti gli strumenti in nostro possesso.
Nelle prossime ore pubblicheremo un ulteriore e più articolato documento sulle misure previste per i settori di università e ricerca.