Docenza universitaria: gli effetti della manovra di Governo
Prime stime sugli effetti del blocco delle retribuzioni
Pubblichiamo una proiezione di massima degli effetti della manovra finanziaria sulle retribuzioni della docenza universitaria. Le casistiche individuali estremamente variegate ed il grande numero di posizioni stipendiali richiederebbero un lavoro lungo. Ci pare però utile diffondere qualche proiezione sulle posizioni iniziali, mediane e finali delle tre fasce di docenza, in modo da dare l’idea dell’entità dei tagli a seconda della collocazione individuale in classi e scatti. Come è ormai noto, la manovra agisce su due fronti:
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blocca per tre anni classi e scatti, stabilendone l’irrecuperabilità anche a posteriori;
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blocca l’adeguamento annuale delle posizioni stipendiali sulla base degli indici annualmente determinati dall’Istat.
Nella tabella che segue, la prima cifra (a) rappresenta la perdita media per il blocco di classi e scatti, calcolata sullo stipendio annuale lordo, e cioè la differenza tra una classe e quella superiore proiettata per tre anni dal 2011 al 2013. La seconda cifra (b), la perdita dovuta al mancato adeguamento annuale per la posizione di riferimento, sempre nei tre anni, nell’ipotesi arbitraria che per tutti e tre gli anni l’adeguamento fosse pari al 2% annuo (ma l’anno scorso, ad esempio, l’adeguamento è stato del 3,77%). La terza cifra (c) rappresenta la perdita media annuale a regime, consistente in un importo pari a 1,5 scatti (blocco per tre anni degli scatti biennali). Ovviamente anche gli importi della colonna b) con la norma attuale non verranno recuperati.
Le perdite sono a regime e per sempre, nel senso che si trascinano negli anni, determinando la modifica delle curve retributive della docenza. Gli effetti del blocco sono differenziati per posizioni ed età anagrafica: salta immediatamente all’occhio il fatto che il rallentamento della dinamica retributiva produce danni relativamente maggiori per i docenti più giovani, che sono all’inizio della carriera, piuttosto che per coloro con maggiore anzianità che hanno accumulato un percorso salariale e previdenziale consistente. Proprio perché i tagli non sono recuperabili, il loro effetto cumulativo va misurato in termini di perdita individuale sull’arco dell’intera carriera futura. La proiezione riguarda i tre anni del blocco, ma essa andrebbe in effetti calcolata, in termini di minore retribuzione attesa e conseguita, per tutta la carriera di ciascuno. Si vedrebbe allora che il blocco produce una perdita di reddito a regime estremamente rilevante. Non va poi sottovalutato l’effetto del blocco sulla contribuzione pensionistica, particolarmente per chi matura nel nuovo regime.
Da ultimo, va evidenziato il fatto che la manovra contiene una norma non chiarissima, ma che già in queste ore si presta ad interpretazioni negative. L’art. 9 c. 4 fissa un tetto retroattivo per gli incrementi stipendiali conseguiti nel biennio 2008-2009, stabilendo che non si possa aver superato il 3,2 %, per effetto dei “rinnovi contrattuali del personale dipendente dalle P.A.”… e dei “ miglioramenti economici del rimanente personale in regime di diritto pubblico”. A noi pare che l’idea di normare retrospettivamente accordi e contratti già conclusi, che hanno avuto il consenso delle parti, il via libera del Governo e della Corte dei Conti, sia un’idea insostenibile. A maggior ragione quando gli aumenti siano, come per la docenza, frutto di meccanismi legislativi vigenti. Ove qualcuno stesse pensando di attuare una simile manovra, palesemente lesiva dei diritti acquisiti, si renderà necessario in tutte le sedi e a livello nazionale bloccare sul nascere eventuali iniziative in tal senso.
La tabella può non essere esaustiva, la materia è molto intricata e specialistica. Circolano infatti altre tabelle con importi diversi, in cui si evidenziano differenze nei metodi di calcolo (p.es. il calcolo netto piuttosto che quello lordo), che però indicano cifre simili. Tuttavia, poiché l’intento è quello di fornire un’idea generale delle conseguenze, riteniamo che essa rappresenti con sufficiente chiarezza l’ordine di grandezza del problema posto dalla manovra finanziaria del Governo.
A fronte di un simile attacco, economicamente marginale nell’ambito della manovra, quanto palesemente diretto a completare il quadro di deligittimazione dell’Università pubblica anche nelle sue componenti di riconoscimento sociale e lavorativo, la FLC ritiene necessaria una forte, corale espressione di dissenso della docenza universitaria nella manifestazione prevista per il 12 giugno, nello sciopero nazionale del 25 giugno, e in tutte le iniziative che seguiranno; iniziative tese a saldare i diversi aspetti che oggi mettono in discussione il sistema di alta formazione: la L. 133/2008 con i suoi tagli, la manovra finanziaria, la legge Brunetta per i tecnici ed amministrativi, il DDL Gelmini in discussione che ridisegna il governo degli Atenei, il diritto allo studio, le regole di funzionamento dell’Università, lo stato giuridico dei docenti, che abolisce i ricercatori e accresce il precariato.
Roma, 9 giugno 2010