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È nato il Coordinamento Precari dell’Università della FLC Cgil

Nella prima riunione nazionale approvato un documento che lancia la mobilitazione.

11/06/2009
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Da molti anni il i lavoratori precari sono parte fondamentale dell’Università italiana. Tengono corsi, fanno ricerca, gestiscono i laboratori e l’amministrazione. Tutto nel segno della precarietà, tra diritti negati e doveri imposti. La FLC Cgil è impegnata nella lotta per il superamento di questa condizione inaccettabile da ogni punto di vista. La specificità del precariato universitario richiede però modalità di organizzazione che consentano di costituire un sistema a rete anche all’interno del sindacato.
Per queste ragioni è nato il Coordinamento precari dell’università.

Migliaia di precari delle università avranno ora la possibilità effettiva di organizzarsi in prima persona per lottare per i propri diritti e per le proprie prospettive di vita, lavorativa e personale con il sostegno del più grande sindacato dei settori della conoscenza.

Dalla lotta per un reclutamento straordinario, dall’opposizione alla ristrutturazione antidemocratica dell’Università alle vertenze locali per i diritti negati, il Coordinamento porterà la voce dei precari dell’Università dovunque sarà necessario.

Il coordinamento precari analizza le politiche universitarie nazionali per gli aspetti che coinvolgono il personale precario docente, ricercatore e tecnico-amministrativo, propone soluzioni e progetti e, di concerto con gli organismi dirigenti della FLC Cgil, si relaziona con gli altri soggetti politici, sindacali e associativi coinvolti nel sistema universitario. A livello territoriale è protagonista dell’iniziativa sindacale per i precari nei singoli atenei.

Come primo atto il coordinamento precari ha preso posizione in maniera netta contro i licenziamenti dei precari che di fatto stanno avvenendo in molti atenei.

Roma, 11 Giugno 2009
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I ricercatori-docenti precari sono una risorsa, non una zavorra

L’università italiana esprime nella docenza in appalto una delle sue anomalie più eclatanti. Dal 1998, anno in cui la legge Berlinguer istituì i contratti di diritto privato con «studiosi od esperti di comprovata qualificazione professionale», ad oggi, il fenomeno è diventato patologico. Nel 2007, a fronte di 61.929 ricercatori e docenti strutturati di tutte le fasce, i docenti a contratto in Italia sono stati 52.051 secondo il MIUR. E se tra questi ultimi si possono trovare alcuni sparuti professionisti con ulteriori impieghi all’esterno dell’ateneo, la quasi totalità dei contrattisti non sono altro che precari che da molti anni, in modo continuativo e, soprattutto, a tempo pieno, danno il proprio decisivo contributo all’attività di ricerca e didattica delle strutture universitarie.
Privi di tutele previdenziali ed assistenziali, quasi sempre senza rappresentanti negli organi accademici, i professori ‘in appalto’ sono retribuiti «nei limiti degli stanziamenti di bilancio»: la retribuzione, per un carico di lavoro uguale a quello di un professore strutturato, si aggira normalmente intorno ai 400-500 euro annui, cioè un salario inferiore circa del 99%.
Il Coordinamento Precari dell’Università FLC-CGIL esprime grande preoccupazione per i recenti tagli previsti al FFO. Per questo motivo infatti, sempre più Facoltà si stanno allineando al DM 8 luglio 2008, proponendo centinaia di contratti di docenza a titolo gratuito, come già previsto dalla L. 230/2005, all’art.1, comma 10. Non esiste nessun altro Ente statale in cui, a parità di incarico, sia attuata una tale disparità di trattamento tra un lavoratore strutturato ed uno non strutturato.
Proprio per questi motivi, che delineano una situazione difficilissima, ancora più gravi appaiono le ripercussioni subite da alcuni docenti precari, impegnati da molti anni nella rivendicazione dei diritti essenziali, che dopo anni di contratti si sono visti costretti a rinunciare alle docenze, vedendosi cancellare di fatto la possibilità di concorrere a posti di docenza a contratto che fino a quest’anno erano stati affidati loro per meriti e professionalità e non certo per esibire l’ennesima mostrina. Indicativo del clima che si sta instaurando è il fatto che siano stati colpiti proprio quei lavoratori che, ‘colpevoli’ di aver preso coscienza dello sfruttamento dei ricercatori e docenti precari che da anni perdura nelle università italiane, avevano osato alzare la testa e denunciare pubblicamente la propria condizione di sfruttamento. Numerosi corsi sono stati infatti cancellati o ulteriormente “caricati” sulle spalle dei ricercatori strutturati, senza preoccuparsi del destino di quei ricercatori-docenti precari che, per anni, hanno sopperito con la propria professionalità alle necessità dei dipartimenti e dei corsi di laurea.
Ma chi non sa costruire il futuro non può governare il presente.
Occorre allora immediatamente affrontare il problema occupazionale di decine di migliaia di ricercatori e docenti precari che in tutte le università italiane subiranno in prima persona i tagli ai finanziamenti attuati e previsti (L. 133/2008 e 1/2009), il blocco o la riduzione al 50% del turn-over e di un nuovo DDL elaborato nelle ultime settimane che si prospetta “stermina precari”. I recenti attacchi all’università pubblica ed ai suoi lavoratori vanno a detrimento della qualità della didattica e verso una svalutazione di fatto sia dell’insegnamento che del sistema universitario nel suo complesso. Perché i ricercatori-docenti precari sono una risorsa non una zavorra.
Noi riteniamo che sia prioritario sbloccare il reclutamento ordinario e quello straordinario di ricercatori. E' oggi più che mai necessario investire maggiori fondi sul reclutamento dei ricercatori ed è giunto infine il momento di stabilire un quadro normativo nazionale che definisca livelli minimi retributivi adeguati per la docenza a contratto e un quadro certo di diritti e tutele
Ci si chiede infatti quale futuro il governo e i singoli Atenei offrano a decine di migliaia di lavoratori, ricercatori e docenti precari, cui sono riservati contratti di lavoro stipulati dall’istituzione pubblica nel manifesto disprezzo dei principi della Costituzione e del Codice Civile.
Noi continuiamo a ricordare a tutti l’art. 36 della Costituzione italiana: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
Libera e dignitosa.

La FLC Cgil è contro ogni forma di lavoro gratuito e senza diritti.
Il Coordinamento Precari dell’Università FLC Cgil organizzerà mobilitazioni e iniziative di lotta contro il licenziamento dei ricercatori e docenti precari nelle università italiane.