Seminario 14 novembre CON/CITTADINANZE – Insieme è meglio, anche a scuola

Home » Università » Europa e multilinguismo…Che cosa non fa l’Italia

Europa e multilinguismo…Che cosa non fa l’Italia

La storia infinita dei Lettori e Collaboratori ed esperti linguistici di madrelingua

15/06/2007
Decrease text size Increase  text size

Noi FLC Cgil pensiamo che il compito dell’Università sia quello di garantire tutte le condizioni affinché tutti gli studenti universitari italiani possano avere la giusta preparazione linguistica e le stesse opportunità dei loro coetanei europei. Gli obiettivi europei, come ben sappiamo dalle infinite raccomandazioni della Commissione Europea, sono quelli di favorire il più possibile il multilinguismo, e quindi la conoscenza di più lingue, considerando l’egemonia di un’unica lingua o il bilinguismo, una formula obsoleta. A differenza degli Stati Uniti d’America che hanno la lingua inglese come collante, l’Unione Europea non intende rinunciare alla ricchezza delle sue diversità linguistiche e culturali e il compito delle istituzioni universitarie dei 27 paesi della UE è quello di farsi carico di questo “alto compito formativo” per favorire una migliore conoscenza fra i popoli e di conseguenza la creazione di una vera identità europea. Ed invece…

Siamo venuti a conoscenza di una risposta del Ministro dell’Università Fabio Mussi ad una lettera del Presidente della Commissione delle petizioni Marcin Libicki nella quale egli esortava il Ministro ad intervenire personalmente sull’ingiusto trattamento dei lettori, citiamo “che hanno sempre avuto in Europa una buona reputazione per la qualità dei loro corsi accademici.” Egli spiega che alla sua Commissione, come del resto a noi FLC CGIL, risulta che i lettori di madrelingua nelle università italiane incontrano crescenti difficoltà e che questo trattamento va ben al di là dei casi e dei tempi a cui si riferiscono le due ultime sentenze della Corte di Giustizia. Egli aggiunge che nell’ennesima audizione della sua Commissione, un delegato della Rappresentanza permanente italiana presso la UE, il consulente giuridico Prof. Roberto Baratta è intervenuto per spiegare agli euro parlamentari la posizione italiana dopo l’ultima sentenza della CGE.
Aggiunge che - nonostante l’ampia divergenza di posizioni fra la maggioranza dei Membri della Commissione delle petizioni del parlamento europeo, che hanno protestato contro la renitenza italiana di fronte ad obblighi comuni agli Stati membri, ed il rappresentante italiano per il Consiglio dei Ministri dell’Unione, che ha insistito sulla difesa degli argomenti utilizzati dall’Italia - al termine del confronto si è delineata una via d’uscita con la tesi avanzata dal rappresentante italiano di un estremo intervento riparatorio, in sede amministrativa, delle situazioni soggettive lese, che siano documentabili con atti pervenuti alle Istituzioni europee, ed in primis alla Commissione. Egli conclude invitando il Ministro ad una effettiva cooperazione del suo Ministero e degli altri dicasteri competenti onde evitare l’introduzione di un nuovo ricorso per inadempimento.

Nella sua risposta il Ministro Mussi esclude la persistenza dell’inadempimento, a seguito di una nuova ed accurata verifica, e rassicura circa la regolarità della situazione. Tuttavia, egli dichiara di non potere escludere l’esistenza di controversie tra singoli lettori ed atenei che, egli ritiene, debbano essere risolte dai giudici nazionali per la tutela dei diritti individuali in sintonia con il diritto comunitario.
Dato che a questa Organizzazione Sindacale risulta che le difficoltà nonché ulteriori discriminazioni sia del punto di vista giuridico che dal punto di vista economico stanno crescendo, anche dopo l’ultima sentenza della CGE che per insufficienza di prove non ha applicato la sanzione pecuniaria, che la situazione dei lettori non è stata sanata ma che si sono utilizzati meccanismi e parametri applicativi studiati allo scopo di ridimensionare le giuste indicazioni della Corte di Giustizia Europea e di fare apparire ciò che non è, e che detta situazione è presente anche nelle altre università del territorio nazionale non oggetto della sentenza, noi siamo andati a Bruxelles e abbiamo scritto una lettera al Presidente Libicki il 31 maggio 2007, per conoscenza ai componenti della Commissione europea, e abbiamo denunciato quanto sopra nonché un comportamento unilaterale di molte università italiane che non accettano nessun tipo di dialogo, la gravissima e reiterata assenza di iniziative da parte del Ministero, con la convinzione che questo totale vuoto normativo sulla figura professionale del lettore e del cel nelle università italiane sia una offesa ai diritti di questi lavoratori della Conoscenza da parte di una istituzione universitaria che dovrebbe essere democratica per eccellenza. Abbiamo denunciato inoltre il profondo avvilimento professionale, la perdita di identità e di fiducia in se stessi e nel futuro che stanno subendo i lettori ed i cel, convinti che la dignità professionale va di pari passo con la dignità umana.
Abbiamo inoltre chiesto al Presidente di adottare tutti gli opportuni provvedimenti volti a garantire i diritti, la professionalità e lo status dei lavoratori in questione in osservanza delle numerose pronunce anche comunitarie, ponendo fine ad una discriminazione, anche economica, ed ormai ventennale di detto personale.

Roma, 15 giugno 2007