Il Corriere della Sera: Questa guerra tra colleghi di Governo
QUESTA GUERRA TRA COLLEGHI DI GOVERNO
QUESTA GUERRA TRA COLLEGHI DI GOVERNO (7/12/1999)
di Pietro Ciarlo
In relazione al decreto legislativo che dovrebbe disciplinare i rapporti tra servizio sanitario nazionale e facoltà mediche, il ministro dell'università Zecchino, nell'intervista pubblicata oggi su queste colonne, prende le distanze dal ministro della sanità Bindi, solidarizza con le facoltà di medicina in rivolta e con i loro presidi che si sono dimessi per protesta. Giunge a dichiararsi d'accordo con Tessitore, rettore dell'Università di Napoli, anch'egli dimissionario per protesta dalla vicepresidenza della conferenza nazionale dei rettori. Non solo, si dice addirittura disposto a guidare delegazioni di professori universitari in Parlamento per ottenere modifiche sostanziali del testo proposto.
Queste posizioni espresse da Zecchino devono essere salutate positivamente perchè sembrano aprire uno spiraglio al dialogo, ma fanno nascere anche notevolissime perplessità. Soltanto sul Mattino del 3 dicembre, replicando alle critiche che i suoi provvedimenti sull'università stanno suscitando, il ministro, dopo aver difeso puntualmente il contenuto del decreto legislativo cocludeva: "considero positiva ogni azione volta a rafforzare le proposte da me pubblicamente avanzate.... Debbo però anche respingere decisamente le isolate posizioni massimaliste presenti" nel mondo medico.
Dunque, il ministro considerava positive le azioni volte a sostenere le sue proposte. La puntualizzazione il 3 dicembre mi è parsa quanto mai opportuna perchè con i tempi che corrono è da temere anche di trovarsi dinanzi a ministri che possono considerare negativamente le azioni volte a sostenere le loro proposte: è quanto è accaduto il 7 dicembre. Infatti, oggi il ministro cambia opinione, disconosce la paternità della proposta e ne attribuisce la maternità al solo ministro della sanità: a questo punto egli non può che considerare negativamente le azioni volte a sostenere quella che, appunto, sino all'altro ieri era anche la sua proposta.
Evidentemente le proteste non dovevano essere tanto isolate e neanche tanto "massimalistiche".
Invero, quanto eccessivo era apparso il ministro nel difendere ad oltranza le sue proposte, oggi egli appare altrettanto eccessivo nel prendere le distanze da esse, mollando bruscamente un suo collega di governo, peraltro appartenente al suo stesso partito.
Questo andamento delle cose pone alcuni interrogativi intorno al metodo di governo.
I rapporti tra servizio sanitario e facoltà di medicina sicuramente hanno bisogno di una nuova regolazione, la materia è oggettivamente complessa, ma proprio per questo la soluzione doveva venire anche dall'acquisizione di un ragionevole grado di consenso da parte dei soggetti coinvolti, ospedalieri, universitari, Regioni. In questi casi la mediazione può essere anche lunga e faticosa, ma è indispensabile. Non si può pensare di sviluppare delle politiche scontrandosi frontalmente con chi poi le dovrebbe gestire nel quotidiano: è una visione allo stesso tempo arrogante e miope della politica che, come si è visto, difficilmente paga.
L'altro provvedimento proposto dal mistro Zecchino che vorrebbe "riorganizzare" l'intera università e invece, come le tante critiche hanno dimostrato, ne decreterebbe la fine, in quanto istituzione di ricerca e di alta cultura, proprio per la sua prtata generale si presenta forse ancor piu' grave di quello riguardante la medicina. l'università negli ultimi due anni è stata profondamente innovata. Tra l'altro anche in relazione alle nuove necessità, in Parlamento sta per essere approvata una legge che, accogliendo una loro vecchia rivendicazione, riconosce ai ricercatori la funzione docente. Nella proposta Zecchino viceversa il ruolo dei ricercatori viene posto ad esaurimento. La maggioranza ci dica, quale sorte vuole riservare ai ricercatori.
Di questo doppio, inverecondo pasticcio i primi responsabili sono i ministri, ma evidentemente non funzionano neanche la collegialità di governo e il coordinamento di maggioranza: un governo e una maggioranza che vogliano avere credibilità non possono non intervenire riconoscendo gli errori, ritirando le proposte di legge e, facendo valere, se necessario, la responsabilità politica individuale dei ministri".