Il documento della FLC sulla retribuzione aggiuntiva per l'attività didattica dei ricercatori
Una retribuzione aggiuntiva per i ricercatori adeguata al carico didattico ed omogenea in tutti gli Atenei.
In queste settimane negli Atenei italiani vengono approvati i manifesti degli studi e la programmazione didattica per il prossimo anno accademico. Come in passato, anche per il 2011/2012 un contributo decisivo alla tenuta dell'offerta formativa sarà dato dai ricercatori universitari. È indubbio che l'adozione del cosiddetto 3+2 ha imposto un ampliamento dell'offerta formativa cui le Università italiane hanno potuto far fronte solo grazie al contributo gratuito, appassionato e non dovuto per legge dei ricercatori.
Infatti, ad oggi lo stato giuridico del ricercatore universitario è ancora quello definito dal DPR 382/80 che all'art.32 ne elenca i compiti didattici: le esercitazioni, la collaborazione con gli studenti nelle ricerche attinenti alle tesi di laurea e la partecipazione alla sperimentazione di nuove modalità di insegnamento ed alle connesse attività tutoriali. La legge 341/90 (con successive modifiche) ha quindi esteso le modalità con cui i ricercatori adempiono ai compiti didattici, stabilendo che essi possono essere componenti delle commissioni di esame di profitto nei corsi di diploma universitario, di laurea e di specializzazione e relatori di tesi di laurea, o affidatari di corsi e moduli curricolari a titolo gratuito o retribuito.
Tuttavia, in un contesto di risorse umane decrescenti a causa dei perduranti limiti ministeriali al turn over e di penuria delle risorse nei bilanci degli Atenei falcidiati dai tagli ministeriali appare inevitabile dover fare ricorso anche quest'anno al contributo dei ricercatori.
Tuttavia, a dispetto della messa ad esaurimento di questa figura e dei tagli nei bilanci degli Atenei, la legge 240/2010 ha stabilito all'art. 6 che ai ricercatori di ruolo e alle altre figure equiparate cui siano affidati, col loro consenso e compatibilmente con la programmazione didattica, corsi o moduli curricolari debba essere attribuito il titolo di professore aggregato per l'anno in cui svolgono tali corsi e moduli nonché una retribuzione aggiuntiva, nei limiti delle disponibilità di bilancio e sulla base di criteri e modalità stabiliti dalle Università con proprio regolamento. È evidente che a fronte dei tagli e delle difficoltà dei bilanci degli atenei italiani questa norma rischia di essere nei fatti disattesa e di determinare trattamenti diseguali nei diversi Atenei italiani, frammentando ulteriormente un sistema nazionale già messo a dura prova.
La FLC CGIL ritiene necessario che, secondo le vigenti disposizione di legge, venga garantita a tutti i ricercatori che si rendono disponibili a ricoprire corsi e moduli curricolari una retribuzione aggiuntiva adeguata al carico di lavoro che, per spirito di servizio e dedizione, si accingono ad assumere. Riteniamo allo stesso modo che debba essere loro garantito il titolo di professore aggregato come previsto dalla legge.
Siamo infatti consapevoli che senza il qualificato impegno di queste figure la tenuta dell'offerta formativa sarebbe gravemente pregiudicata. Peraltro, tra tutto il corpo docente sono proprio i ricercatori, e particolarmente quelli più giovani, ad essere maggiormente colpiti dal blocco degli aumenti stipendiali e a rischiare di pagare il prezzo più alto dagli interventi previsti dalla nuova manovra finanziaria. Riteniamo siano pertanto sconcertanti le affermazioni della Crui che, non contenta di avere in questi anni approvato sia la riforma ministeriale che taciuto nei fatti sul drammatico processo di riduzione del sistema universitario statale imposto dalle misure di questo governo, ora chiede ancora una volta di scaricare i costi dei tagli sui ricercatori imponendo loro un'attività didattica che, peraltro, non è dovuta per legge.
Siamo invece convinti che sia necessario approvare in tutti gli Atenei italiani ed in tempi rapidi i regolamenti necessari ad introdurre retribuzioni, modalità di attribuzione degli incarichi e procedure che riteniamo debbano essere il più possibile omogenee per tutto per l'intero sistema universitario nazionale, ed a tutti i suoi livelli (di Ateneo, di Facoltà, di Corso di Laurea). La garanzia di norme uguali per tutti i ricercatori nell'attribuzione degli affidamenti o delle supplenze, nonché della definizione delle retribuzioni aggiuntive uniformi su scala nazionale, tese a valorizzare a partire dalla prima ora l'eguale dignità della didattica a prescindere dal tipo di insegnamento, costituisce un importante elemento di uniformità, stabilità e di qualità dell'intero sistema universitario nazionale. La differenza di trattamento, che qualcuno vorrebbe mascherare con il diritto degli atenei a differenziare "meritocraticamente" il riconoscimento economico dell'attività didattica dei ricercatori, altro non costituisce nel contesto dato come la gestione nella maggior parte dei casi arbitraria delle risorse a disposizione per tamponare le sofferenze di bilancio e dividere tra loro i ricercatori facendo pagare queste sofferenze ai più deboli tra il personale docente.
Certamente non possiamo ignorare che viviamo una difficile fase di "transizione" dal modello di Università definito dal DPR 382/80 a quello imposto dalla legge 240/10. I gravi limiti al bilancio degli Atenei, le incertezze che pesano sulla programmazione del reclutamento e sulle procedure legate alle future abilitazioni, la necessità in molti settori scientifici di tenere stretto un legame inscindibile tra ricerca e didattica sono tutti elementi che devono essere parte di uno sforzo di definizione di regolamenti che garantiscano a tutti i ricercatori il diritto a rendersi liberamente e autonomamente disponibili a coprire carichi didattici laddove se ne presenti la necessità e l'opportunità.
Se la legge 240/10 introduce l'obbligo per gli atenei di retribuire l'impegno didattico dei ricercatori in considerazione della sua non obbligatorietà, la FLC CGIL è convinta che il sistema universitario nazionale debba garantire a tutti i suoi lavoratori il riconoscimento, la valorizzazione e una adeguata retribuzione di ogni attività non dovuta per legge svolta dal corpo docente e tecnico amministrativo. È pertanto necessario che il Miur in prima istanza metta gli atenei nelle condizioni di sostenere questa come tutte le altre spese necessarie all'ordinario funzionamento degli atenei. La valorizzazione delle competenze e della motivazione di tutti questi lavoratori, il pieno rispetto del loro impegno e delle loro aspirazioni sono a nostro parere il punto di partenza di qualsiasi seria riforma di un sistema che pur tra mille criticità e limiti mostra nonostante tutto un apprezzabile livello medio e innumerevoli punti di eccellenza. Il governo, e la stessa Crui, dovrebbe prestare maggiore cura e attenzione verso i lavoratori di un settore strategico per la crescita civile, morale e materiale del paese.