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Il Ministro interviene sull'avvio di nuove Università telematiche e sui crediti ai fini di laurea attribuiti al di fuori del ciclo di studi

Il Ministro dell'Università e Ricerca Fabio Mussi, dopo aver ritirato alcuni atti decisi dal precedente Governo è intervenuto con altri due provvedimenti relativi all'avvio di nuove università telematiche e al ridimensionamento dei crediti ai fini di laurea conseguiti al di fuori del ciclo di studi.

07/06/2006
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Il Ministro dell’Università e Ricerca Fabio Mussi, dopo il positivo ritiro di alcuni atti decisi dal precedente Governo e in attesa di approvazione da parte della Corte dei Conti, atti che investivano importanti aspetti del funzionamento dell’Università, quali l’introduzione del c.d. “percorso ad Y”, la programmazione del sistema universitario, l’accreditamento dell’Università privata Ranieri di Reggio Calabria, la rideterminazione delle classi di laurea, da noi duramente criticati, ha compiuto due atti ulteriori che consideriamo fortemente condivisibili.

Il primo concerne la decisione di sottoporre ad attento esame l’autorizzazione all’avvio di nuove Università telematiche; è una decisione opportuna, poiché è quanto meno dovuta, sia per chi sostiene l’ampliamento del numero di tali realtà, sia per chi non lo condivide, una grande attenzione ai contenuti e agli standard formativi che tali istituzioni possono offrire; rischiando, con una moltiplicazione non accuratamente sorvegliata e meditata, di prodursi un oggettivo discredito sull’insieme dell’intero sistema di alta formazione.

La seconda decisione, formalizzata in una direttiva, indica la necessità di attuare un drastico ridimensionamento del numero di crediti ai fini della laurea, attribuiti all’esperienza professionale al di fuori del ciclo degli studi, attraverso un consistente numero di convenzioni oggi in essere, stipulate dagli Atenei con i soggetti più diversi, dalla Guardia di Finanza, alla Regione Sicilia, agli ordini professionali.Come ben documentato dalla trasmissione televisiva “Report”, la facoltà prevista dall’ordinamento 3+2di considerare anche l’esperienza di lavoro come elemento da valorizzare negli studi universitari in termini di crediti, aveva prodotto in alcune Università, una situazione francamente insostenibile, tale, nei casi estremi, da riconoscere e quindi sostituire i tre quarti degli esami necessari per il titolo. Determinando, per questa via, una disparità all’interno dei percorsi formativi non accettabile per lo studente che si impegna ad assolvere per intero al ciclo degli studi, mentre altri possono laurearsi con una manciata di esami.

Mentre sosteniamo da sempre la necessità di un rapporto equilibrato tra gli indirizzi nazionali necessari a garantire l’uniformità del valore del titolo, e il dispiegamento dell’autonomia degli Atenei necessaria ad arricchire l’offerta formativa, crediamo che tale situazione non rappresenti un modello per l’autonomia universitaria, ma anzi ne costituisca un esempio negativo, dannoso per il sistema.

Bene ha fatto dunque il Ministro, tra i primi atti, a intervenire per correggere tale distorsione; crediamo che sia ora necessario riprendere un confronto critico meditato e partecipato sull’autonomia didattica e sul 3+2, per pervenire al massimo di condivisione sull’analisi della situazione e sul che fare.

Roma, 7 giugno 2006