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Ipotesi di documento CUN sul ddl di stato giuridico dei ricercatori universitari

Riceviamo da Roberto Sinigaglia, membro della Consulta Nazionale Docenti dello SNUR CGIL e del CUN, la bozza di un suo documento che dovrebbe essere proposto alla discussione nella prossima riunione del Consiglio.

16/02/1999
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Riceviamo da Roberto Sinigaglia, membro della Consulta Nazionale Docenti dello SNUR CGIL e del CUN, la bozza di un suo documento che dovrebbe essere proposto alla discussione nella prossima riunione del Consiglio.

Il Cun ha più volte sottolineato l'opportunità che il parlamento abbandoni la logica degli interventi settoriali e sporadici per dare vita a uno stato giuridico per tutta la docenza universitaria: una normativa complessiva per il riordino delle fasce, l'individuazione di meccanismi di progressione di carriera e di regole per il collocamento a riposo, basata sull'esigenza di migliorare l'efficienza delle strutture, ricuperare la piena attività dei docenti, potenziare la ricerca scientifica per rendere il nostro Paese più competitivo sul mercato internazionale.

In un frangente in cui il Murst si appresta a varare la riforma della didattica, il nodo dello stato giuridico diventa cruciale per il buon funzionamento della macchina universitaria. Ostacolare o ritardare misure che vanno a costituire anche solo tessere del mosaico finale ridarebbe fiato a spinte corporative di settori dell'Università italiana che fanno resistenza al cambiamento.

In relazione ai contenuti del disegno di legge sulla terza fascia il Cun ritiene che le soluzioni proposte, anche se riguardano solo o soprattutto i ricercatori, possano costituire un primo passo verso la riforma dello stato giuridico dei docenti, si muovano cioé in direzione del quadro complessivo che il dibattito culturale e politico sull'Università va delineando. L'approvazione del disegno di legge - porrebbe fine a un lungo contenzioso che si trascina ormai da 19 anni riconoscendo ai ricercatori l'attività didattica svolta - è anche negli auspici del sottosegretario Guerzoni che ha dichiarato che "il governo assicura il massimo impegno sul disegno di legge sui ricercatori, a condizione evidentemente che la commissione non intenda stravolgere il testo elaborato dal comitato stesso".

Entrando nel merito il Cun intende sottoporre all'attenzione dei senatori della VII commissione poche osservazioni, alcune delle quali sembrano peraltro già divenute proposte di emendamenti al testo base approvato all'unanimità il 18 dicembre scorso.

Al comma 4 dell'articolo 1, viene prevista una ambigua e ingiustificata differenziazione delle mansioni. Col superamento delle titolarità, già introdotto dalla legge 341/90 e destinato a ulteriore rafforzamento dalla imminente approvazione dei settori scientifico-disciplinari da parte del Cun, tutta l'organizzazione didattica verrà rivista e disciplinata. La cassazione del comma eviterebbe ogni equivoco.

Il comma 5 dell'articolo 1, che dispone l'esclusione dei ricercatori dalle votazioni dei consigli di facoltà per la destinazione dei posti di ruolo, risulta essere oltre che ingiusto, inapplicabile. Con l'autonomia finanziaria che ha introdotto il budget e l'abolizione degli organici nazionali separati per fasce, non è più possibile deliberare sulla destinazione dei posti con composizioni variabili dei consigli di facoltà. Tra l'altro tale norma si troverebbe in contrasto con prassi ormai consolidate in molti atenei italiani nei quali tutta la comunità scientifica è coinvolta nella individuazione dei posti da mettere a concorso. L'art. 2 andrebbe cassato perché, dettando norme alle quali dovrebbe conformarsi la politica di reclutamento di tutti gli Atenei italiani, rappresenterebbe, se approvato, un grave vulnus alle autonomie universitarie. Il Cun suggerisce inoltre l'inserimento nel testo di legge di una norma che preveda l'equiparazione della composizione delle commissioni concorsuali per posti di professore di ruolo di terza fascia a quella già prevista dalla nuova legge per i concorsi universitari per posti di prima e di seconda fascia, vista l'unicità del ruolo e la conseguente necessità di conferire ai primi pari dignità e pari severità nei criteri di valutazione.

Per ultimo il Cun auspica che la legge in questione inserisca norme capaci di porre un argine agli effetti devastanti che le recenti sentenze del Consiglio di Stato e del Consiglio di Giustizia amministrativa per la Regione Sicilia non potranno non avere sullo sviluppo della politica di autonomia degli Atenei. A tal riguardo, in assenza di una organica riforma di stato giuridico della docenza, per salvaguardare gli Statuti esistenti si rendono indispensabili interventi normativi quadro a livello nazionale sull'estensione degli elettorati attivi e passivi, sulla composizione degli organi di governo, sulla eventuale incompatibilità tra cariche diverse.

Roberto Sinigaglia