L'Unita': Andrea Ranieri: Stato giuridico dei docenti universitari
Sta arrivando alla stretta decisiva la discussione sullo stato giuridico dei docenti universitari che, come è noto, ha trovato un suo spazio importante dentro il collegato ordinamentale alla Finanziaria.
Sta arrivando alla stretta decisiva la discussione sullo stato giuridico dei docenti universitari che, come è noto, ha trovato un suo spazio importante dentro il collegato ordinamentale alla Finanziaria.
Ci si sta arrivando in un clima non buono, in cui si sta perdendo gran parte della spinta riformatrice che giustificava la procedura accelerata adottata, che era quella di costruire un'idea della professionalità docente adeguata ai grandi cambiamenti in atto nell'Università (l'autonomia didattica, la laurea triennale, il sistema dei crediti e, su tutto, l'esigenza di portare il numero dei laureati italiani a livelli europei).
Bisogna aver chiaro, però, che su alcuni punti il non andare avanti, il blocco del percorso riformatore, rischia di farci andare indietro, e non solo sul terreno dell'Università.
A partire dal problema della terza fascia docente. Ormai più nessuno sostiene che la sua istituzione sia assimilabile ad un ope legis. I ricercatori non hanno mai chiesto di diventare associati. Chiedono sia riconosciuto quello che la stragrande maggioranza di loro già fa insegnare e che sarà sempre di più chiamato a fare, se la nuova Università dovrà dare importanza maggiore alla didattica, al tirocinio, all'orientamento.
È il mettere la terza fascia ad esaurimento che casomai può provocare una spinta a passaggi automatici alla seconda fascia, oltre a costruire un tappo insopportabile verso il reclutamento di una nuova leva di giovani docenti.
Se non si ha il coraggio di andare verso il ruolo unico articolato su più livelli attraverso percorsi di valutazione cosa tra l'altro su cui si è favorevolmente espressa la tessa Conferenza dei rettori, si superi l'assurda idea della messa ad esaurimento di oltre 20.000 persone la cui professionalità di ricerca e docente è preziosa per il funzionamento dell'Università.
Stessa cosa per il tempo interamente dedicato, in questo caso con conseguenze più gravi e con qualche ipocrisia in più.
Bisogna sapere che se, oltre ad indicare in modo più trasparente e controllabile l'aumento dell'attività didattica frontale dei docenti, non si introdurranno norme che fissino qualche incompatibilità con l'attività professionale dei docenti, esterna all'Università, con le modalità in uso in quasi tutti i Paesi dell'Occidente liberale, si rischia di far saltare la stessa riforma dei Policlinici (dove queste incompatibilità sono state fissate) e mettere in gioco un asse portante della stessa riforma sanitaria.
Se questo si vuole lo si dica. Ma non ci sembra serio, da parte del governo, disfare con la destra quello che, con qualche clamore, si è fatto con la sinistra.
Andrea Ranieri
Segretario della Federazione Politiche Formative
CGIL