La conferma in ruolo dei docenti universitari non è soggetta al blocco degli stipendi
Posizione unitaria delle organizzazioni sindacali e delle associazioni universitarie
ADU, ANDU, CISL-Università, CNRU, CNU, CoNPAss, FLC CGIL, RETE29Aprile, SNALS-Docenti, SUN, UGL-Università, UIL-RUA
1) La questione della conferma dei ricercatori, degli associati e degli ordinari confermati nel 2010 e successivamente.
I docenti universitari (ricercatori, professori associati o professori ordinari) alla presa di servizio devono affrontare un periodo di prova di tre anni. Al termine di tale periodo, una Commissione nazionale verifica la congruità del lavoro svolto; all'esito positivo del giudizio consegue la conferma nel ruolo e la corresponsione dello stipendio pieno.
Il 9 giugno 2011, in risposta ad un'interpellanza dell’on. Vassallo, il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Luca Bellotti ha escluso l’applicabilità del blocco delle retribuzioni previsto per i dipendenti pubblici (articolo 9, comma 21, del decreto-legge n. 78 del 2010) ai passaggi dei ricercatori e professori associati da non confermati a confermati e dei professori straordinari a ordinari.
In particolare il Sottosegretario ha affermato: «non trattandosi, pertanto, di progressioni di carriera, non trova applicazione, alle suddette conferme in ruolo, la disposizione di cui all'articolo 9, comma 21, del decreto-legge n. 78 del 2010 con conseguente efficacia delle stesse sia ai fini giuridici sia ai fini economici con attribuzione del relativo adeguamento stipendiale».
Si chiede con forza ai Rettori che non l’hanno ancora fatto di rispettare quanto previsto dal DPR 382/1980 e di riconoscere, quindi, ai confermati quanto loro dovuto per legge, evitando così, tra l'altro, ricorsi amministrativi onerosi anche per l'Amministrazione.
Si richiede altresì al Governo di vigilare affinché sia assicurata l’effettiva e corretta applicazione della legge, al fine di evitare il comportamento illegittimo di quei Rettori che pensano di ridurre gli effetti dei tagli 'rifacendosi' sui alcuni colleghi, negando loro diritti acquisiti e spettanti.
2) La questione dei ricercatori neoassunti
Com'è noto, fino ad ora, i ricercatori neo assunti percepiscono nel primo anno uno stipendio ridotto di circa il 20%. L’Esecutivo, per non lasciare i ricercatori neo assunti con lo stipendio ridotto (circa 1200 euro) per tutta la durata del blocco (fino al 2014), sta preparando un provvedimento per anticipare al primo anno la corresponsione dello stipendio “pieno”. Purtroppo, nell'attuale versione del provvedimento, non viene esplicitamente chiarito che ciò varrà anche per coloro che sono stati assunti nel 2010.
Per evitare una mostruosità giuridica e un grave danno-beffa per gli interessati, si chiede al Governo - e anche al Parlamento in sede di espressione dei pareri sui decreti attuativi della Legge 240/10 - di riformulare opportunamente la norma.