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La qualità dell’Università è una cosa seria: parola di studente

Gli studenti chiedono di essere ascoltati sulle scelte didattiche e di impostazione culturale della propria facoltà, che meglio garantisca la qualità del loro processo formativo.

06/06/2007
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo un documento degli studenti della facoltà di architettura di Ferrara che chiedono garanzie sulla qualità del proprio percorso universitario. E’ un messaggio positivo che parla ai tanti adulti che si occupano di giovani e studenti solo quando sono protagonisti di episodi di cronaca nera.

Roma, 6 giugno 2007

Le richieste degli studenti
Facoltà di Architettura di Ferrara
22 Maggio 2007

Siamo scandalizzati dalla situazione in cui versa la nostra facoltà. Non parliamo unicamente dell’imbarazzante condizione economica protratta da tempo e resa nota solamente negli ultimi giorni, nel tentativo di appianare la quale si è tentato di strumentalizzare la nostra voce e il nostro numero, riconoscendoci una forza, consci della quale ora, prendiamo coraggio e avanziamo delle richieste.
Ribadiamo che il nostro intento non è giudicare i piani finanziari, ma cercare di capire a che sviluppo culturale questi piani sono rivolti e che tipo di servizio offrono a noi fruitori di una università pubblica, consapevoli che a monte della direzione di una facoltà primariamente deve esserci la costituzione di un progetto culturale mirato alla formazione degli studenti. In mancanza di questo progetto, come ora, ogni altro problema è secondario.
Il servizio offerto negli ultimi anni sembra modellato sui criteri di valutazione del Censis - La Repubblica e la proposta formativa persegue l’ottenimento delle famose stelline di qualità.
Posto che come obiettivo primario della didattica nella nostra facoltà è stata messa l’esigenza di portare gli studenti a una laurea in tempi brevi, interroghiamoci sulla concretizzazione del binomio: tempi rapidi e formazione completa. La completezza proposta si è persa nella frammentarietà dei corsi e nell’assenza della centralità del progetto; ampliare gli orizzonti della didattica e approfondire in modo più articolato i temi trattati non comporta necessariamente una dilatazione dei tempi di laurea.

Si suppone che l’obiettivo “laurea in 5 anni” sia stato concepito in una visione più globale della formazione dell’architetto, in cui il corso di studi non debba essere che un punto di partenza per una crescita e un arricchimento che non può che articolarsi negli anni successivi, e deve accompagnare tutta la sua carriera affinché questa possa essere se non brillante perlomeno seria.
Viene da chiedersi come un neo-laureato possa avere gli strumenti per costruire questo percorso, se la facoltà che lo ha formato per prima non gli ha insegnato che l’architetto opera secondo una proposta culturale forte e motivata che trova le basi al di là degli insegnamenti disciplinari.
Questa proposta viene applicata su diverse scale e formulata secondo modi che si rinnovano in continuazione, grazie ai traguardi della ricerca e dell’innovazione, come accade nella maggioranza delle università del mondo.

La ricerca forma nuove conoscenze e intelligenze e nello stesso tempo può essere un prodotto vendibile a terzi. Non si può prescindere da questi due aspetti che costituiscono le punte di diamante delle università europee e non solo.
Parlando più dettagliatamente del servizio che ci viene offerto, abbiamo percepito in questi anni la volontà di dare alla nostra facoltà un indirizzo tecnologico. Permetteteci alcune considerazioni in merito. Innanzitutto, al fine di garantire qualità e trasparenza, caratteristiche irrinunciabili per una struttura pubblica, riteniamo inopportuno che poche figure all’interno della dirigenza decidano tali cambi di rotta senza sfruttare la potenzialità di un confronto con tutti i soggetti coinvolti da tali mutamenti, dall’intero corpo docenti agli studenti. Ci rammarichiamo che si sia scelto di effettuare questa trasformazione non alla luce del sole con una chiara dichiarazione degli obiettivi, ma di portarla avanti in maniera velata, cadendo nel rischio di strumentalizzarla troppe volte per fomentare logiche clientelari e interessi personali.
Non si può pensare a un futuro fondato su un maldestro tentativo di taglia&cuci della precedente offerta formativa, come sarebbe successo anche in questa occasione se non ci fosse stata questa mobilitazione. Per garantire serietà e qualità è necessario riformulare il programma formativo dalla base, permettendo agli studenti già iscritti di proseguire nel loro percorso accademico così come gli era stato prospettato da principio, senza dover ricorrere a soluzioni di emergenza.

Torniamo però al punto di questo presunto indirizzo tecnologico che è pienamente legittimo dare a una facoltà. Ma il prezzo per creare questa scuola, purtroppo tecnica e nemmeno tecnologica, è fare piazza pulita del lavoro egregiamente svolto in questi anni da innumerevoli professionisti in altri campi? E se a vostro avviso la risposta è sì, allora:
Sì, ostacoliamo le attività incessantemente proposte da professori generosi e testardi;
Sì, continuiamo a mostrare indifferenza come massimo riconoscimento per le attività organizzate e promosse dagli studenti;
Sì, scegliamo consapevolmente di rinunciare all’evoluzione di realtà che già portano arricchimento e fama internazionale.
Vi chiediamo, tolto questo, cosa ci state offrendo?
Se quello che questa facoltà si accontenta di offrire è una formazione superficiale, frammentaria e rapida, obiettivo quest’ultimo lodevole ma non sufficiente, ecco noi come studenti e ancor prima come cittadini non ci accontentiamo. Anche se forse non saremo mai grandi architetti, vogliamo che la facoltà punti in alto perchè è questo che un’istituzione pubblica è chiamata a fare. Permetteteci almeno di provare.
Con questa lettera denunciamo il nostro dissenso rispetto alle posizioni assunte negli ultimi anni dalla presidenza della facoltà e esigiamo che ci sia un’inversione di tendenza concretizzata nei seguenti punti senza i quali la nostra protesta continuerà e sarà sempre più manifesta.

Chiediamo:

  • La promozione di progetti di ricerca e innovazione visibili nell’offerta formativa e didattica e che inneschino al contempo meccanismi economici virtuosi

  • Chiarezza nel caso di “allontanamento” di docenti, come già richiesto negli anni passati

  • Maggiore considerazione degli studenti nel momento di variazione del Manifesto degli Studi

  • Trasparenza nella gestione delle risorse economiche e rispetto all’allocazione delle stesse ai diversi settori disciplinari

  • Sostegno e promozione delle attività extra-curriculari proposte dagli studenti, parte attiva della vita di Facoltà.

  • Correttezza nel garantire una gestione e una programmazione economica e quindi didattica lungimirante che non dipenda unicamente dalle decisioni annuali del Rettorato

Invitiamo coloro che sono stati responsabili della presidenza negli ultimi anni a pensare a queste critiche che ora ufficialmente poniamo loro e su cui finora non ci si è voluti soffermare, ignorando ripetutamente le richieste e gli inviti al dialogo.
Quindi chiediamo a coloro che non hanno saputo gestire questa facoltà negli ultimi anni un’ammissione di responsabilità considerando le proprie dimissioni come un atto necessario per un reale rilancio.