Rifondazione Comunista: Comunicato stampa dell'on. Lenti sull'esito del ddl che istituisce la terza fascia del ruolo dei professori universitari
Il progetto di legge sui ricercatori universitari è stato portato in aula per il voto due giorni prima della chiusura del parlamento
Il progetto di legge sui ricercatori universitari è stato portato in aula per il voto due giorni prima della chiusura del parlamento. Chi vuol davvero approvare un provvedimento, che deve tornare al Senato perché la Camera lo ha modificato, non si comporta certo così.
Tanto più se ha avuto cinque anni per discutere il problema, analizzarlo, votarlo. La ricerca da parte della maggioranza del consenso ad ogni costo del polo ha rallentato, trattenuto, impedito la possibilità stessa di considerare i ricercatori come docenti a tutti gli effetti, uguali su tutto il territorio nazionale. (Questo chiedevano invece gli emendamenti di rifondazione comunista, concordati con i sindacati, unitariamente, di categoria).
Il testo messo in votazione, infatti, prevedeva all'art. 1 l'inquadramento dei ricercatori a domanda ³nella terza fascia dei professori universitari, previa verifica positiva, con modalità stabilite dagli atenei, dei titoli scientifici e dell'attività didattica svolta e documentata per almeno tre anni, anche non consecutivi². E altre perle di divisione, di ³astrazione², di arbitrarietà. Sicuri che i baroni trasversali sarebbero stati nei loro atenei non inflessibili come lo sono stati i loro referenti alla Camera?
In realtà maggioranza, governo e polo hanno giocato a non restare con il cerino in mano (le elezioni premono!), su un provvedimento non licenziabile nei termini di due giorni e non discusso, in nulla e per nulla, nel merito delle proposte emendative di R.C. che avrebbero stabilito regole chiare, omogenee, per tutte le università e senza quella verifica che avrebbe aperto contenziosi amministrativi a non finire, stratificazioni nella docenza e un sine die nell'applicazione della legge per ciascuno.
Rifondazione comunista si è battuta in tutti questi anni, con coerenza, perché a tutti i ricercatori fosse riconosciuto il diritto ad essere docenti universitari: davvero, e non mettendoli nelle mani ³gentili² di chi avrebbe, con questo provvedimento, fatto ancora una volta forti discriminazioni e scelte di parte, relegando tutti gli altri nel loro status di ricercatori a vita.
Alla maggioranza, al governo e al polo, ciascuno per la sua parte, va la responsabilità di non aver affrontato a fondo la situazione dei ricercatori e quella di aver tentato una soluzione soggetta agli ³umori² dei poteri forti dell'accademia che avrebbero fatto polpette di una categoria che aspetta riconoscimenti e non, ancora, esami ed esclusioni, anche dal governo dell'università, a piacere dell'esaminatore.
Queste le argomentazioni del voto contrario all'articolo 1 che, per mancanza di tempo, non ho potuto fare a viva voce.
Avrei, avremmo votato a favore dell'art. 2 e dell'art. 3 (pur con quella norma salva-statuti non soddisfacente, accertato che l'emendamento proposto non era stato accettato) e quindi in costanza del provvedimento, se pure con le critiche avanzate: lo si evince dalla mia dichiarazione sul complesso degli emendamenti disponibile in internet.
Un inciso. All'art. 1 è mancato il sostegno di tutta la maggioranza che ha registrato il "no" di 14 deputati suoi. Degli altri già si sapeva.
Come si siano concluse le attese dei ricercatori è un fatto grave. Ma il governo per decreto può emanare, intanto, una norma salva-statuti. Al parlamento spetta fin da giugno il compito di riprendere a lavorare sulla questione con l'intento, reale, di risolverla, subito, senza penalizzazioni. L'impegno di R.C. non mancherà".
On. Maria Lenti
(deputata del PRC)