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Segretario Generale SNUR CGIL: Lettera a La Repubblica in risposta all'articolo di Cassese

Egregio Direttore, mi consenta, a nome della mia Organizzazione, di svolgere qualche osservazione in risposta all'articolo del collega prof. Cassese pubblicato sul Suo giornale in data odierna.

12/02/1999
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Lettera del Segretario Generale a La Repubblica in risposta all'articolo di Cassese

Al direttore de La Repubblica

Egregio Direttore,

mi consenta, a nome della mia Organizzazione, di svolgere qualche osservazione in risposta all'articolo del collega prof. Cassese pubblicato sul Suo giornale in data odierna.

Il d.d.l. sui ricercatori universitari attualmente in discussione al Senato, se viene incontro alle legittime aspettative degli attuali ricercatori, è essenzialmente un provvedimento indispensabile per far fronte all'attuale crisi del sistema universitario.

Le disfunzioni sono note e sotto gli occhi di tutti; per limitarci all'attività didattica, cito alla rinfusa: bassissimo numero di laureati rispetto agli altri Paesi sviluppati, altissimo tasso di dispersione, totale assenza dell'Università (ma non dei singoli docenti) dalla tematica della formazione permanente e dai processi di riqualificazione ed aggiornamento delle persone ad alta qualificazione professionale.

Per far fronte a questi problemi, il precedente Governo e l'attuale hanno finalmente avviato un processo di riforma dell'attività didattica. Abbiamo in passato espresso articolati giudizi critici e - crediamo - costruttivi su questo processo, ma questa non è la sede per riprenderli. Quello che è certo è che la realizzazione di questo progetto incontra un formidabile ostacolo nell'attuale assetto normativo della docenza universitaria. Non a caso con il Protocollo del 22 dicembre scorso tra Governo e parti sociali, che formula una precisa scelta per un modello di sviluppo fondato sulla centralità della formazione e della ricerca scientifica, il Governo si è impegnato a formulare una sua proposta di riforma della docenza universitaria.

All'interno di questo quadro, vi è qualcuno che possa seriamente pensare di realizzare quel maggior impegno dell'Istituzione universitaria nell'alta formazione verso i suoi utenti tradizionali (i giovani) o meno tradizionali (gli adulti già inseriti in attività produttive) senza utilizzare a pieno tutte le risorse esistenti e, tra esse, quelle dei ricercatori?

Al collega prof. Cassese - e agli altri colleghi che la pensano come lui - vorrei far notare che gran parte dei ricercatori sono già responsabili di (almeno) un corso universitario attraverso le supplenze; il che significa che una Facoltà li ha chiamati a coprire un insegnamento universitario. Se così non fosse stato, molti insegnamenti sarebbero rimasti scoperti. Ma già l'art. 32 d. lgs. n. 382/1980 prevede che i ricercatori debbano svolgere sia attività di ricerca che attività didattica e cos'é che caratterizza la docenza universitaria se non l'intreccio tra l'una e l'altra? E questo basta a far cadere la principale critica alla legge in discussione: in realtà non si tratta della promozione ope legis di caporali a tenenti (per riprendere il linguaggio militaresco del mio illustre contraddittore), ma di riconoscere per legge la reale natura di compiti che, per legge (e non di mero fatto), devono essere svolti e ciò senza alterare la gerarchia, che dovrebbe essere fondata sulla maturità scientifica, tra professori ordinari, associati e ricercatori. Si tratta, invero, di adempiere ad un obbligo sancito dall'art. 7 l. n. 28/1980, mai onorato dai diversi Governi e dal Parlamento, di definire lo stato giuridico dei ricercatori entro quattro anni dal 1980; ed ora siamo nel 1999.

Immagino che il prof. Cassese abbia in aula - quando fa lezione - qualche centinaio di studenti, cui vanno aggiunti, al momento degli esami, le centinaia di studenti non frequentanti. Qualcuno può pensare che in queste condizioni possa realizzarsi un reale rapporto didattico e formativo tra il docente e ciascuno dei suoi studenti? E se dovrà impegnarsi - attraverso l'Università cui appartiene - in altre attività didattiche (p. es., la formazione continua e l'aggiornamento professionale dei dirigenti pubblici), il problema - evidentemente - si complica in misura esponenziale.

Fidando nella pubblicazione di questa mia lettera, invio distinti saluti

prof. Mario Giovanni Garofalo
ordinario nell'Università di Bari
Segretario generale Snur Cgil