Stato giuridico dei docenti: la protesta delle Università
Documento del coordinamento dei ricercatori della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Catania
Il coordinamento dei ricercatori della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Catania esprime, per l'ennesima volta, un forte allarme ed un totale dissenso in vista della prossima discussione del DDL Moratti (14-16 giugno) per il riordino dello Stato Giuridico dei docenti universitari. Il testo della proposta di legge emerso dall'esame della Commissione Cultura consente oggi una valutazione delle intenzioni "reali" dell'Esecutivo.
In particolare ci sembrano gravi i seguenti punti:
1) La struttura dei contratti precari costruisce una selva di figure
"delegittimate" sul piano lavorativo e retributivo. Si immagina un percorso di ingresso di circa 15 anni: 6 anni di "contratti di insegnamento e ricerca", per gli attuali contrattisti, senza alcuna certezza retributiva, senza regime pensionistico, con libertà di stabilire da parte dell'Università lo stipendio, che sarà dunque, soprattutto al meridione, minimo come lo è già; altri 6 anni di "contratti di diritto privato", per l'equivalente degli attuali assegnisti, con obbligo di "didattica integrativa"; oltre ad essi i 3 anni di dottorato!
2) Il titolo di "professore" viene "svenduto" - con la tattica del "sorpasso a sinistra" della protesta - a chiunque, più o meno - ed a qualsiasi "titolo" - faccia richiesta di diventare "professore aggregato".
Con ciò non si democratizza l'Università, la si svilisce, facendo dell'Università italiana un unicum planetario.
3) Il regime dei concorsi è anch'esso un "mostro": bando nazionale ma espletamento locale! Che significa? Assurda anche l'idea del raddoppio delle idoneità nei primi 4 anni e della successiva "restrizione" con l'imbuto del 15% di posti riservati.
4) Farraginoso il sistema di valutazione biennale (in sostituzione del vecchio "scatto d'anzianità"). Il ricercatore/docente viene valutato da una commissione che sembra avere - almeno teoricamente - il potere di "destituirlo". Pochi criteri di trasparenza, poco spazio alla reale valutazione della qualità scientifica e didattica.
5) Eccentrica e provocatoria la proposta di portare a 500 ore annuali l'impegno minimo del docente a tempo pieno, senza alcuna modifica dell'emolumento, già tra i più bassi d'Europa.
In tale quadro ci pare gravissima l'assenza di un progetto alternativo chiaro e forte da parte dell'attuale opposizione. Tale mancanza ha portato molti gruppi parlamentari dell'opposizione a "contrattare" singoli punti di questo nefasto Disegno di Legge delega.
Riteniamo necessario riaprire la discussione sull'Università, a partire dai Consigli di Facoltà.
E' necessario che tutte le Facoltà e le componenti del nostro Ateneo pensino ad azioni di protesta seria e decisa per contrastare il vergognoso disegno di legge del governo.
Catania, 8 giugno 2005