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Università di Ferrara: Mozione del Consiglio della Facoltà di Medicina sul ddl di revisione dello stato giuridico della docenza universitaria

La facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Ferrara, avendo esaminato il disegno di legge agli Atti della Camera col numero 6562, esprime il suo dissenso sul metodo seguito nel proporlo.

22/02/2000
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La facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Ferrara, avendo esaminato il disegno di legge "Disposizioni in materia di stato giuridico dei professori universitari" agli Atti della Camera col numero 6562, ancor prima di entrare nel merito del provvedimento, esprime il suo dissenso sul metodo seguito nel proporlo. L'Università dell'ultimo ventennio si fonda su un decreto, il DPR382/80, globale ed onnicomprensivo, che accanto alla didattica considera anche la ricerca scientifica con l'attenzione e la dignità che questa merita. A questo decreto sono state apportate nel corso degli anni modifiche anche rilevanti, senza però snaturarne l'impianto.

Dopo vent'anni è senz'altro necessaria una revisione del sistema universitario, ma questa deve essere una revisione organica di tutta la struttura, che non può essere portata a buon fine senza tenere conto delle conseguenze sull'attività di ricerca scientifica che l'Università deve assicurare al paese. La proposta in questione appare invece episodica ed incompiuta. Ciò premesso, la facoltà osserva quanto segue:

a) Il disegno di legge è senz'altro positivo nel chiedere un forte impegno dei docenti nei confronti degli studenti e dell'istituzione universitaria, impegno che appare coerente con quello già svolto dai professori e ricercatori della facoltà di Medicina e Chirurgia.

b) Pare poco coerente con lo spirito dell'autonomia fissare a priori un tetto rigido per il numero di professori di prima fascia. Per la qualificazione dell'Università, nella didattica e nella ricerca, occorre poter reclutare risorse umane qualificate a qualsiasi livello di carriera, e poter valorizzare le risorse umane esistenti, ove necessarie ai programmi didattici e scientifici. Tutto ciò va realizzato in un'ottica di eccellenza e nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, ma senza ulteriori vincoli.

c) L'abolizione immediata del ruolo dei ricercatori, senza la contestuale istituzione di altre forme di reclutamento di giovani con idonee garanzie economiche e giuridiche, avrebbe terribili ripercussioni per la ricerca italiana e per la formazione delle nuove leve di docenti universitari.
Ricerca scientifica e innovazione tecnologica hanno innanzitutto bisogno di giovani intelligenti e motivati. Nell'attuale sistema, persone fortemente impegnate nella ricerca ottengono la loro prima posizione permanente in ambito accademico, quella di ricercatore, intorno ai 35 anni. Abolendo il ruolo dei ricercatori, la prima posizione permanente sarebbe ottenuta presumibilmente intorno ai 45 anni, e sarebbe preceduta da un lungo precariato, senza garanzie economiche né giuridiche. Inoltre, per un considerevole numero di anni, i Professori di III fascia sarebbero favoriti all'accesso al ruolo di Professore, rendendo estremamente limitato se non impossibile l'inserimento dei futuri "precari". Un precariato così lungo ed incerto rappresenta un rischio non proponibile a giovani intelligenti che pur vorrebbero dedicarsi alla vita accademica, e l'Università non sarebbe più in grado di assicurarsi i giovani migliori.

d) L'istituzione del ruolo dei professori di terza fascia, inteso puramente come ruolo ad esaurimento in cui sarebbero collocati gli attuali ricercatori, non appare funzionale al sistema universitario. In riferimento anche al punto precedente, pertanto, si auspica

1) un inquadramento degli attuali ricercatori nel ruolo della III fascia docente, come riconoscimento di una situazione di fatto che vede i ricercatori svolgere delle mansioni didattiche a tutti gli effetti comparabili a quelle degli attuali professori;

2) il mantenimento della III fascia come ruolo preferenziale (anche se non esclusivo) di ingresso nella docenza universitaria, accanto ad altre forme di reclutamento.

e) È comunque senz'altro utile che l'Università utilizzi posizioni a contratto per la docenza e per la ricerca, in modo da poter acquisire e trasmettere ai propri studenti anche esperienze provenienti dal mondo extra-accademico.

La facoltà dà mandato al Preside di presentare queste prime riflessioni al Senato Accademico.