Università di Messina: situazione insostenibile. Necessario ripristinare la democrazia
Anche di questo vogliamo discutere nell’incontro con il Ministro Profumo che avremo venerdì 17 febbraio.
Nel corso del 2010, il Senato Accademico, su proposta del Rettore, ha adottato alcune modifiche allo Statuto d’Ateneo, inserendo tra l’altro una norma di autoproroga degli organi accademici.
Numerosi docenti hanno proposto ricorso in opposizione all’autoproroga presso il Ministero che, in sede di controllo ha respinto la proposta di modifica. Il Senato tuttavia ha comunque emanato la norma in parola, permettendo al Rettore e alla maggior parte dei Presidi in carica, in naturale scadenza al 31 ottobre 2011, di autoprorogarsi analogamente ai direttori di dipartimento. La nuova norma contenuta nello Statuto è stata impugnata da parte di alcuni docenti dinanzi al T.A.R. di Catania che ha accolto tutti i motivi di ricorso.
Entrata in vigore la Legge n. 240 del 2010, l’Ateneo di Messina, pur in regime di autoproroga, ha avviato i lavori per la modifica dello Statuto. Reso pubblico il testo del nuovo Statuto si è scoperto che l’Anno Accademico avrà inizio il primo ottobre di ogni anno (non più, quindi, il primo novembre) per terminare il 30 settembre e poi che le norme statutarie sono retroattive. Dal combinato delle due norme discende che, dopo l’entrata in vigore dello Statuto la data di adozione dello Statuto, ossia il 29 ottobre 2011, sarà considerata retroattivamente come appartenente all’A.A. 2011/12, sicché il Rettore potrà ritenere applicabile la proroga nella carica.
Ci troviamo di fronte ad una vera e propria sospensione della democrazia e al tentativo di rinviare oltre il termine di legge la possibilità per il corpo elettorale di esprimersi.
Inoltre, ricordiamo che lo stesso Rettore è stato coinvolto in una serie di inchieste giudiziarie, che hanno portato alla sospensione dalla carica per ben due volte.
Pertanto ci aspettiamo che il Ministro metta in atto tutti quegli interventi che, impedendo proroghe oltre ogni limite previsto dalla legge, consentano agli elettori di poter ritornare ad esprimersi liberamente, e per questo restituire prestigio ad un Ateneo che non può vedere confuso il suo destino con quello del Prof. Tomasello.