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Università e Ricerca: annunciate alla stampa le due giornate di sciopero generale

Illustrate le motivazioni che hanno indotto CIGL, CISL e UIL di università e ricerca a proclamare le due giornate di sciopero dei rispettivi settori. Sono necessari grandi cambiamenti nella legge finanziaria.

18/10/2006
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Si è tenuta ieri la conferenza stampa con cui CGIL, CISL e UIL dei settori università e ricerca, attraverso i loro rispettivi segretari generali, hanno annunciato la decisione presa negli scorsi giorni di andare a due giornate di sciopero con manifestazioni nazionali per le giornate del 17 e 20 novembre p.v.

Non è stata questa una decisione facile per due settori che avevano rivolto grandi aspettative e speranze in un deciso cambiamento delle scelte politiche pur nelle note ristrettezze economiche in cui versa il Paese Italia. Ma i contenuti della legge finanziaria approvata dal Governo non hanno lasciato altra alternativa.

La rilevanza della decisione assunta ha avuto, come era da attendersi, grandissima eco sui giornali: tutti o quasi hanno riportato la notizia e hanno citato molte delle affermazioni che i segretari generali hanno utilizzato per far comprendere all’opinione pubblica ed alla politica le gravi scelte che la finanziaria compie.

Se la ricerca e la formazione hanno un ruolo fondamentale, anzi indispensabile, per lo sviluppo del paese, come si affermava nel programma dell’Unione e se lo stato ha l’obbligo di contribuire con la propria politica a tale sviluppo i contenuti di questa finanziaria proprio non si capiscono.

  • Vengono date grandi risorse alle imprese e nulla alle università ed agli enti pubblici di ricerca.

  • Viene mantenuto il blocco delle assunzioni per la ricerca lasciando praticamente invariata la dimensione del precariato.

  • Viene ridotta l’autonomia del sistema ricerca aumentando i vincoli centralistici e ponendo ai vertici degli enti amministrativi al posto di scienziati.

Sarebbe invece possibile

  • orientare una parte delle risorse ai sistemi pubblici dell’università e della ricerca, eventualmente vincolandoli a determinati obiettivi considerati prioritari;

  • togliere ogni blocco e porre come unico vincolo il non superamento di una percentuale prefissata del budget e incentivare la lotta la precariato che danneggia l’intero sistema oltre agli interessati;

  • togliere vincoli burocratici e incentivare la semplificazione e la partecipazione delle competenze;

  • e infine sostituire ai controlli la valutazione dei risultati raggiunti come premio ma anche come strumento di disincentivazione degli interessi particolari.

Come FLC diciamo sarebbe possibile, perché speriamo ancora che il Governo ed il Parlamento accettino le nostre critiche estremamente preoccupate per il futuro e cambino direzione della manovra finanziaria.

Il nostro Paese ed il sistema dell’università e della ricerca pubbliche dopo i 5 anni appena trascorsi non possono proprio sopportare questo altro sconquasso: non ne uscirebbero indenni.

Roma, 18 ottobre 2006

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