Come viviamo il ... nostro Forum Sociale Europeo, Firenze - seconda giornata.
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15:00
Siamo arrivati nel primo pomeriggio. Ci aspettiamo confusione e movimento in città. Nulla di tutto questo. Firenze ci sembra stranamente silenziosa e tranquilla. In genere, in questi casi, è il tassista che ti dà il polso della situazione, ma il nostro albergo è dietro l'angolo, niente taxi e, quindi, ci teniamo la curiosità. Camminando mi aspetto del movimento, di vedere gente, urla... Niente! una giornata qualunque, un poco noiosa direi, poi quel cielo grigio... Spontaneo chiedersi il perché di quel battage contro i rischi del "forum".
In albergo veloce riunione per dividerci i compiti e si va.
La fortezza da Basso.
Arriviamo. Allora la gente c'è! Eccome se c'era. Una marea di persone che si incunea nello stretto passaggio per l'ingresso della fortezza. Un servizio d'ordine imponente controlla i "pass" all'ingresso. Un controllo discreto ma puntiglioso. Il mio pass era mezzo nascosto (non ho usato il legaccio per appendere il cartoncino spropositato che ci hanno consegnato) e sono stato fermato quattro volte in pochi metri. L'atmosfera di serena confusione. Tantissimi giovani, una babele di lingue diverse che si incrociamo e cercano di capirsi e interloquire. Tante persone diversissime, eppure li sentivi molto simili. Strano, come se tutti avessero una divisa senza indossarla. Tantissimi giovani. Subito ti accorgi che qualcosa non quadra. Tanti giovani e cinquantenni. Manca una generazione. Bisognerà pensarci a questo. Dov'erano i quarantenni? Andando contromano rompevamo un flusso di partecipanti al forum che sciamavano in tutte le direzioni. Tantissime le iniziative in contemporanea e tutti alla ricerca delle sale. Entriamo nel padiglione centrale dove troviamo gli stand delle varie associazioni. Un incredibile insieme colorato e chiassoso. C'è di tutto, come la galassia delle Associazioni che aderiscono al Forum. Il banco informazioni è letteralmente assediato, i volontari sono subissati da richieste. Meno male che c'è il desk della Cgil Toscana. Noi ci accontentiamo di una cartina per muoverci nel labirinto degli edifici dove sono ospitate le sale dai nomi originali (almeno per me). Riusciamo fuori. Gli odori si confondono. Qualcuno arrostisce delle salsicce e i punti di ristoro vengono presi d'assalto. E' un continuo muoversi di masse di persone, una marea coloratissima e rumorosa, un'allegria contenuta che fa pensare ai campus. Si nota questa ansia di cercare la sala giusta, si fa confusione con i nomi degli edifici, si fatica un pochino ma che importa ... Nessuno si innervosisce. Poi, magari, chiedi un'informazione e le risposte ti arrivano in francese, inglese o portoghese: si capisce niente, ma sempre con il sorriso sulle labbra.
Alla fortezza c'è … anche questo
(un contributo di Valentina, altra fiorentina)
Pedalo con la mia potente bicicletta per un viale vuoto in modo surreale e arrivo dove sembra essersi concentrata l’anima pulsante di questa città: l’ingresso della Fortezza. C’è una bella coda ma sembrano tutti decisi a dare il meglio di sé perché non vedo che sorrisi e facce allegre. Per qualche istante mi prende la vertigine che Firenze sia davvero un centro internazionale di scambi, intrecci, culture diverse. Appena al di là del portone inizia la babele dei volantini, striscioni, tavolini che raccontano di una marea di persone che un mondo diverso non lo sognano soltanto ma lo stanno già realizzando. Cercando di orientarmi, o forse soltanto prendendo un gran respiro prima di tuffarmi in quest’onda, vengo attratta inesorabilmente da un lenzuolo bianco sulla mia sinistra su cui campeggia l’invito a condividere un momento di silenzio. Irresistibile! Entro in questa sala, che guarda caso, ha tre navate e trovo una attivissima Suor Patrizia che mi spiega il senso di questa iniziativa: un luogo di silenzio in solidarietà dei popoli oppressi, per trovare proprio nel silenzio un linguaggio comune che trascenda le lingue e le culture. Sono previsti due momenti di meditazione (una buddista e una cristiana), la mattina e a mezzogiorno, e lo yoga a fine giornata. Viene offerto succo di guaranà del commercio equo per boicottare la Coca-Cola che sta cercando di impoverire ulteriormente le economie dei paesi che lo producono, brevettandolo.Il Dalai Lama, che sorride da una foto all’ingresso, ci ricorda: "Se, per qualunque ragione non riesci ad essere di beneficio agli altri, almeno non danneggiarli". Grazie.