Autonomia scolastica e professione docente

  • 17:00

    Ormai ci avviamo alle conclusioni. Dopo alcuni interventi dal pubblico è Rita Candeloro, della Segreteria Nazionale della Cgil Scuola a chiudere questa giornata. Ecco il suo intervento:

    “Questo convegno, per quello che finora abbiamo detto, può essere considerato l’inizio di un nuovo lavoro. Ciascuno singolarmente, come associazione e come sindacato ha concorso alla costruzione di una identità professionale sempre più consapevole del lavoro in classe.
    Abbiamo pensato ad un profilo docente sempre più competente, colto, esperto. Un professionista che sapesse mettersi in discussione, di mentalità aperta.La scuola della autonomia è nata in questa ricerca, e sulle tante esperienze che solo da poco sono diventate buone prassi. La scuola dell’Autonomia ha cambiato ed arricchito il senso della professionalità, che diventa, finalmente libera dalla cultura dell'adempimento (la circolare,i programmi …), la fonda sulla responsabilità professionale, aggiunge la capacità progettuale dell’azione formativa.
    L’obiettivo è sempre lo stesso: garantire a tutti possibilità di successo. Una lunga vicenda legislativa, che parte dal libro bianco di Delors,
    che ha progressivamente introdotto nei comparti pubblici una regolamentazione del rapporto di lavoro basata sul diritto civile in sostituzione del vecchio, burocratico, diritto amministrativo. Parallelamente al cambiamento del rapporto di lavoro sono state introdotte anche le norme sulla rappresentatività sindacale e le RSU rappresentano oggi uno snodo significativo per la democrazia nella scuola. L’autonomia scolastica, infatti, aveva ed ha bisogno di un reale protagonismo di tutti i lavoratori per concorrere alle scelte professionali ed organizzative che si possono compiere ogni giorno nelle scuole.Il rapporto di lavoro è stato sempre oggetto di legge e la contrattazione tra parti “pari” è una conquista recente che richiede ancora un profondo cambiamento culturale e professionale per tutto il personale della scuola ed anche per il sindacato. Passare da esecutori di procedure decise da altri a protagonisti consapevoli che si assumono responsabilità ed impegni di lavoro concordati esplicitamente non è un processo lineare. E’ un cambiamento che richiede ogni giorno di pensare la propria attività mettendo in discussione comportamenti consolidati, richiede che siano sempre distinte le competenze dei diversi soggetti ed organismi che operano nella scuola.Perciò i tanti attacchi cui è sottoposta la scuola oggi vanno respinti in ogni scuola, dove vive il nostro lavoro e dove incontriamo persone, contaminiamo le nostre città con le nostre idee libere.”

    Ora è proprio finita. Una giornata soddisfacente. Noi della redazione abbiamo ancora un debito da onorare. Si tratta di ringraziare per il fondamentale contributo di Elisa Gambello, Franco Borghese e Irene Mafrici. Per esperienza sappiamo che è difficile lavorare con noi, ecco perché quando facciamo questi ringraziamenti … sono sentiti. Un saluto a tutti dalla redazione... alla prossima.

  • 15:30

    Con un pizzico di ritardo si riprendono i lavori.
    Nella sessione pomeridiana è Adriana Trapani, Presidente provinciale CIDI di Reggio Calabria, a presiedere il seminario.

    La parola viene data subito a Ermanno Testa, direttore della rivista “insegnare” che si cimenta nell’affrontare, a più voci, il tema“Libertà d’insegnamento, autonomia professionale ‘ identità professionale”.
    Ecco il suo intervento:
    “La libertà d’insegnamento si esprime in un esercizio della funzione docente che attribuisce al docente stesso la prerogativa della scelta delle strade adatte al pieno successo formativo degli alunni. L’azione dell’educare si traduce in libertà d’insegnamento nel momento in cui garantisce chi apprende. Essa si colloca in un progetto educativo che trova la naturale espressione nell’autonomia scolastica e in quelle forme che garantiscono a tutti la salvaguardia del diritto di accesso al processo formativo e all’acquisizione del sapere critico.
    Sarebbe fallimentare pensare alla libertà d’insegnamento che si attui attraverso separazioni categoriali, oppure attraverso regole separate dal fare scuola e indicate come deontologia professionale.
    L’unica deontologia è l’idea di scuolache crea le condizioni secondo quanto previste dalla nostra costituzione. Bisogna rilanciare un’idea nuova di cultura e conoscenza che possa affrontare e guidare un modello di sviluppo compatibile, superando l’analfabetismo di ritorno e che dia una spinta propulsiva e dinamica alla nostra società.

    Ora offre il proprio contributo, Francesco Cormino, componente del CNPI.“Quello della deontologia è un problema che non va trascurato: esso non è il catechismo ma è comunque il nocciolo della questione quando si pretende di dare di più a chi ha di meno; quando si considera l’autonomia come strumento e valore. Diviene necessario allora parlare di etica. Questo è il modo di fare che appartiene alla nostra organizzazione sindacale! I docenti sono una parte importante del mondo che noi rappresentiamo, per cui non dobbiamo delegarlo, dobbiamo renderlo visibile. Dobbiamo creare una categoria moralmente consapevole che si identifichi con le finalità del proprio comparto e che sia orgogliosa in termini di esercizio delle proprie funzioni nelle condizioni date. Ma quali sono oggi queste condizioni? Organico funzionale ridotto, risorse economiche scarse, mezzi insufficienti rispetto ai fini. Occorre fare necessariamente riferimento ai docenti perché essi “NON CEDANO”.
    Noi abbiamo cercato di sottrarre alcuni temi al volontariato (tempi sindacali, flessibilità e orari) e riteniamo di dover garantire che vi siano mezzi (contrattuali) adeguati ai fini. Ma, stabiliti i fini, non tutta la categoria li interpreta in maniera adeguata. E’ necessario ancora oggi chiarire che la flessibilità e laprogettualità non sono tecniche ma comportamenti, altrimenti si rischia di cadere in un “progettificio”. Occorre distinguere, invece, tra chi gestisce le novità e chi produce innovazione. L’esigenza di costruire una conoscenza civile e un’identità nazionale nasce se si riesce a coltivare le due dimensioni e se i docenti riescono a confrontare la propria coscienza e la propria identità con quella dell’alunno. E’ questo un campo che investe pienamente le nostre responsabilità. All’interno del CNPI si era stabilito dunque che occorre un codice deontologico da applicare in tutte le situazioni quotidiane i cui contenuti riguardano soprattutto il rispetto della dignità dello studente.”

    A completare l’esame a più voci è Caterina Gammaldi, altra componente del CNPI,. La Gammaldi comincia il suo intervento con un pensiero dedicato aGiovanni Romeo. Le donne del CIDI hanno condiviso con lui alcune significative vicende di questa regione ed hanno contribuito ad evidenziare alcuni aspetti organizzativi del lavoro dei docenti legati al fatto che questa categoria è, appunto, formata soprattutto da donne. Rispetto alla questione relativa al “codice deontologico” la Gammaldi esprime le proprie riserve e le proprie preoccupazioni per l’enfasi che ruota intorno all’elaborazione del codice stesso. Si tratta, a suo avviso, di un’enfasi che rischia di spostare il centro dell’attenzione dalla professionalità docente all’ordine professionale. D’altra parte, cosa implica la stesura di un codice se non l’obbligo di rispettare regole scritte da altri; le regole, invece, sono già contenute ed esplicitate dalla nostra Costituzione. Occorre creare luoghi adatti ad autoregolare i comportamenti del docente che ha una grande responsabilità individuale e sociale di fronte agli esclusi: questa è etica! Ecco perché, a parere della Gammaldi, occorre affermare che la scuola deve diventare centro di ricerca, luogo in cui il docente esprime la propria libertà d’insegnamento come professionista consapevole dei compiti che gli sono stati affidati. Nella scuola, inoltre è importante che ogni docente possa esibire il suo curriculum e che esiga una formazione adeguata alle nuove istanze sociali.

    Non è mancato il contributo di Luciano Lijoi, del Centro Nazionale Cgil Scuola. E’ intervenuto ricordando Giovanni Romeo, le sue convinzioni, la determinazione e la capacità di costruire relazioni che nell’attività sindacale è del tutto fondamentale. Rispetto al tema del convegno ha spiegato come la contrattazione, in particolare quella di scuola, sia importante per l’affermazione dell’autonomia scolastica. La distinzione dei ruoli e delle competenze libera risorse da canalizzare per il successo dell’azione formativa. Al collegio la competenza didattica alla RSU la competenza sui temi del rapporto di lavoro. Valorizzare il ruolo delle RSU significa quindi valorizzare l’autonomia e i lavori nella scuola. Perciò la Cgil Scuola, a tutti i livelli, è impegnata a sostenere il lavoro delle RSU. Ciò è particolarmente importante oggi di fronte alla chiara intenzione del governo di centralizzare di nuovo le relazioni sindacali e di ridurre il ruolo del sindacato.

  • 13:30

    Si sospende per la pausa pranzo. Alle 15,00 si riprenderà.

  • 12:30

    Enrico Panini, Segretario generale della Cgil Scuola, chiude i lavori della mattinata.

    Subito entra nel vivo dei temi “caldi”.
    “La questione delle scuole nella zona del sisma è affrontata in maniera indecente per le somme stanziate che, in realtà, sono già spese. Viviamo una fase in cui “il raccogliersi” diviene un valore antropologico oltre che un dato sociologico. Perché non raccogliersi in tutte le scuole per un minuto dedicato ai martiri della libertà? Senza esclusione tra laicità e religione. Questa può essere una risposta efficace contro l’ignobile risoluzione della Commissione cultura sul controllo, da affidare al Miur, sui libri di testo nelle scuole in particolare quelli sulla storia contemporanea. La dichiarazione di Giovanardi, tardiva, è una semplice “toppa”. Il governo, su questo tema, sarebbe potuto intervenire e bloccare la discussione in corso. Preoccupa l’idea di scuola che si prefigura. una scuola asservita alla politica. Idea perfettamente in linea con l’altra operazione che permette l’allontanamento dei Dirigenti generali scolastici non in base alla capacità ma in base alla fedeltà al governo in carica. Come non ricordare che si proponeva che i docenti fossero assunti direttamente dalle scuole in base alla coerenza del POF della scuola. Su queste questioni non si torna indietro. Nessun tatticismo è possibile. Ripartiamo dalle scuole, dipanando il filo dell’orgoglio professionale e della dignità che non si paga. Raccogliersi sì, ma non rassegnarsi. Anche il silenzio è comunicare. Non significa ammutolire. Il sapere è un bene insopprimibile e irrinunciabile per tutti. Su questi temi va costruita la nostra rete. Vogliamo un contratto, non elemosine.”
    Panini chiude il suo intervento con una punta di orgoglio, ricordando che: ”Noi siamo quella Cgil che ha portato in piazza milioni di persone, più volte, per contestare le politiche scolastiche di questo governo”.

  • 11:00

    Ad affrontare i temi del Titolo V della costituzione viene chiamato Emanuele Barbieri, Dirigente ministeriale. Ecco il suo intervento:

    “La scuola ha tempi lunghi. Il bipolarismo genera turbolenze cui la scuola può/deve sottrarsi riferendosi alla Costituzione a partire dall’art. 3. Il cambiamento, non legittima la totale denigrazione degli assetti precedenti. Un passo in avanti è introdotto dal principio di “sussidiarietà”. I compiti dello Stato, perciò, residuano da quelli non esplicati dagli altri livelli istituzionali. (filosofia del resto già presente nelle norme Bassanini). L’art. 21 /legge 59 estende la sussidiarietà anche in senso orizzontale, qui si radica e vive l’autonomia delle scuole. Questo schema si riveste di rango costituzionale con la riforma del titolo V della Costituzione che genera un modello complesso di competenze, praticamente ancora irrisolto. La devolution accentua la potestà legislativa delle regioni in materia di istruzione , indebolendo l’autonomia delle scuole . Il rischio è una sovrapposizione incoerente di apprendimenti. Punto fermo in questa difficile transizione resta l’autonomia delle scuole, che va salvaguardata e difesa.”

    Omer Bonezzi, Presidente dell’Associazione Proteo Fare Sapere, continuare a ragionare sui temi del “Titolo V della Costituzione” .
    “Il rischio è che la conoscenza si trasformi da diritto in privilegio” questo il suo attacco. “Questa è la conseguenza della logica per cui si considera “il sapere” come merce. Non a caso il Fondo Monetario Internazionale considera l’istruzione come un bene commerciabile. L’autonomia va intesa anche come autonomia della politica. Il titolo V, pur con tutti i suoi limiti, dà valore alla nostra idea di scuola. L’Europa esige un sistema nazionale di scuole autonome.
    La figura del docente è lo snodo. Persino il Dirigente scolastico non può interferire, ma solo regolarne l’attività. Essenziale la sua specializzazione e le pratiche di tirocinio. Certamente la via d’uscita non può essere l’ordine professionale, modelli di organizzazione, peraltro, in crisi . La soluzione può, invece, essere il codice deontologico su cui sia Proteo che la Cgil Scuola hanno già elaborato proposte e contributi”

    Rita Cimino, della Cgil Scuola di Catanzaro, si assume il compito di ricordare l”uomo” Giovanni Romeo. Lo vuole ricordare proprio in questo convegno che egli aveva fortemente voluto e su cui stava lavorando nei mesi precedenti alla sua morte. Il ricordo di questo grande compagno, dice la Cimino, passa attraverso gli amici, i colleghi e tutti coloro che, per diverse ragione lo hanno conosciuto ed amato. Riprende alcuni passaggi del fascicolo dedicato a Giovanni, che ha curato insieme alle compagne e ai compagni della Cgil Scuola Calabria, dove si sottolineano le grandi qualità umane di Giovanni: la coerenza, la tenacia e la grande generosità. Infine legge la lettera di un’alunna di Giovanni Romeo che spiega il grande insegnamento che le ha lasciato il suo Professore: “agire con coerenza, correttezza e rispetto verso gli altri.

    Dino Vitale, Dirigente scolastico e componente del Direttivo Regionale della Cgil Scuola Calabria, continua nel ricordare “l’uomo” Giovanni Romeo.
    “Uomo dalle radici antiche che, però, avrebbe certamente capito l’eccezionale sforzo compiuto dalla Cgil oggi. Questo perché lo aveva previsto. Aveva compreso la necessità di mettere in gioco tutte le forze vive per garantire i diritti di tutti, al di là dei particolarismi che, invece, ora, si stanno affermando. Oggi, in questa lotta per la cittadinanza dei diritti Giovanni sarebbe stato sicuramente con noi, in prima fila contro chi vuole distruggere i pilastri del nostro sistema d’istruzione pubblico a colpi di maglio.”

    Non manca un ricordo da parte della rappresentante dello Snals provinciale. Con poche parole ringrazia dell’invito e ricorda l’opera e i progetti per cui aveva lavorato Giovanni Romeo.

  • 10:00

    Sofia Toselli, vice presidente del CIDI affronta il tema “Autonomia scolastica , riforma e professione docente”.
    “Il quadro politico ci impone di riformulare il nostro approccio ai problemi. Intanto cos’è l’insegnante? L’insegnante è un professionista che opera in condizioni di libertà costituzionalmente prevista . Questo all’interno della scuola pubblica. La delega sulla scuola subordina questo valore ad una dimensione spirituale e morale. Il CIDI si muove con la sensibilità e il rispetto per i fini dell’istruzione pubblica e per i soggetti sindacali e associativi che compongono lo scenario scolastico. L’obiettivo è: fare apprendimento qualificato a tutti.
    Gli insegnanti hanno un ruolo centrale e determinante. Inaccettabile la formazione prevista dall’art. 5 della delega. Contraddice i principi dell’autonomia. In particolare la sua esplicitazione nella ricerca e nelle altre attività possono sfociare nel tempo pieno. L’intervento si chiude con una forte e puntuale critica alla riforma Moratti

    Gabriella Giorgetti, del Centro Nazionale della CGIL Scuola, affronta il tema “Insegnare in Europa”.

    La professione vive una crisi in tutta Europa. Altrove la difficoltà si traduce in una fuga e in una migrazione dall’est per compensarla. Le analisi attengono ad una crisi di ruolo della scuola. I provvedimenti risolutivi partono dal summit di Lisbona che richiama il valore della formazione iniziale e in servizio. Sulla prima siamo i più carenti. Fondamentale è l’apprendimento in situazione: tirocinio. Altrove, in Europa, si gradua anche il tempo di inserimento nelle classi e si accentuano le personali motivazioni. Decisiva appare anche la valutazione nel duplice aspetto: autovalutazione e valutazione esterna (l’occhio amico). La crisi della famiglia, sovraccarica i compiti del docente che esige, perciò, funzioni di supporto. Dappertutto avanzano modelli di decentramento e di collegamento nel territorio.

    Dario Missaglia, Segretario generale della Federazione Formazione e Ricerca della CGIL si occupa invece di “Insegnare sulle frontiere dell’esclusione”.

    Le frontiere possono essere linee di contatto e non di separazione. La differenza la fa la cultura, cioè la scuola. L’autonomia nella nostra accezione ha una funzione chiave in questo processo. Deve anche promuovere una riflessione sulla scuola che conosciamo. La scuola continua a perdere i suoi alunni non solo oggi, è male antico. In questo non valgono le definizioni giuridiche, pesa la realtà dei processi. Per ogni vuoto pubblico interviene un’azione del privato. La scuola genera esclusioni ogni volta che si astrae dai contesti dei propri alunni: Quando i loro saperi sono sostanzialmente deboli nel dare significato alle situazioni vissute.

    Mentre proseguono gli interventi Elisa, la nostra collaboratrice, raccoglie le prime impressioni tra il pubblico presente. Eccone alcune:

    Giusi, insegnante elementare di 28 anni: “ Interessante. Soprattutto motiva all’approfondimento sui cambiamenti che stanno modificando il modo di fare scuola. Importante, l’intervento, in atto della Dott.ssa Giorgetti.

    Rosa, docente di scuola media di 51 anni: “Vengono affrontate questioni fondamentali sul problema della scuola. Molto competenti i vari relatori”

    Franco, docente scuola superiore: “Fino al momento gli interventi hanno effettivamente rilevato il disagio esistente nel mondo della scuola. Attendiamo le proposte di risoluzione o verso quali percorsi andare per migliorare la funzione docente, non solo all’interno della scuola ma anche per una sua precisa collocazione “per prestigio” nel mondo delle professionalità”

    Titti, docente scuola superiore: “ Gli interventi, tutti qualificati, sono stati stimolanti per la riflessione sulle condizioni della scuola nel nostro paese. Queste iniziative dovrebbero essere più numerose sia per creare momenti di coesione tra gli operatori della scuola, sia per essere pronti a fronteggiare in modo coeso le novità rappresentate dai cambiamenti politici.

    Angela, docente scuola elementare: mi è piaciuta la relazione sintetica e precisa della Giorgetti in quanto attraverso informazioni concrete, dà spunti per riflessioni a più ampio raggio. Mi sta piacendo il taglio culturale del seminario perché incontra la mia profonda esigenza che la scuola sia un polo in cui la società trovi riferimento, identità e possibilità di attingere informazioni.

  • 09:30

    E’ Silvana Borgese, Presidente provinciale di Proteo fare sapere Reggio Calabria, ad aprire i lavori sintetizzando obiettivi e significato dell’iniziativa. A lei spetta la presentazione dei responsabili del CIDI, Proteo fare sapere e Cgil Scuola. Poche parole bastano per aprire i lavori e dare la parola a Leo Stilo, Segretario generale della Cgil Scuola della Calabria. Il suo saluto è caldo e partecipato, venato dall’amarezza per la scomparsa di una grande persona, come era appunto Giovanni Romeo. Il dolore per la perdita dell'amico è lenito, però, dalla consapevolezza che comunque il suo lavoro e la sua testimonianza non è andato perduto. La ricerca delle associazioni professionali e l’attività sindacale si sono spesso incontrate, condividendo obiettivi nati dalla discussione e dal confronto in cui Romeo è stato uno dei protagonisti calabresi tra i più importanti.

  • 09:10

    Arrivano i primi partecipanti. Perché non chiedere loro, in attesa dell’inizio dei lavori, il perché della loro presenza e quali le loro aspettative? In questo lavoro chiediamo un aiuto a Elisa Gabello, promossa sul campo nostra “collaboratrice”.

    Ecco le prime interviste:

    “ho incontrato Rosalba, insegnante elementare di 54 anni. E’ iscritta ad un altro sindacato ma ci tiene a riconoscere alla Cgil una forte coerenza e responsabilità nei confronti della scuola. E’ qui perché fortemente interessata a confrontarsi sui temi affrontati dal convegno, soprattutto con altre organizzazioni sindacali.

    Pure Antonietta, insegnante elementare “di ruolo” come si diceva un tempo é iscritta ad un altro sindacato. Proprio questa sua caratteristica, di iscritta ad un organizzazione molto diversa dalla nostra, guida le sue affermazioni. “Partecipo a questo seminario per confrontarmi sul futuro della scuola su un terreno sgombro da pregiudizi perché l’obiettivo in questo senso deve essere univoco. Credo anche che le organizzazioni sindacali debbano fare fronte unico perché chi fa scuola quotidianamente non rimanga indifferente a questi temi”

    Franco è invece un docente di scuola media. si chiede: “Dove sta andando la scuola dell’autonomia?” soprattutto ora, alla luce della politica scolastica governativa.

    Caterina, docente delle superiori, è invece interessata ai temi esaminati dal seminario e si sente vicina all’approccio con cui il sindacato e le associazioni professionali organizzatrici affrontano i temi della professionalità e dell’autonomia.

    La curiosità di capire cosa succede e cosa succederà sembra il file rouge che unisce queste prime interviste. Lillo, docente elementare iscritto alla Cgil Scuola, lo dice esplicitamente:” In un momento di grande confusione il bisogno di sapere come andrà a finire per la scuola dell’autonomia nella mia Regione, è fortissimo. Voglio anche capire cosa intende fare il mio sindacato rispetto a questi temi e come vorrà tutelarci.

    Ma ora torniamo al seminario i cui lavori, ormai, stanno per iniziare.

  • 09:00

    Una splendida cornice per questa iniziativa. Villa San Giovanni è una luminosa città affacciata sullo stretto di Messina ed è snodo centrale per il collegamento verso la Sicilia. Siamo qui per parlare di autonomia in un contesto che vede il mondo della scuola soggetto a forti pressioni. Solo di “ieri” la risoluzione approvata alla Camera che attacca pesantemente la libertà d’insegnamento. Oggi, qui a Villa S. Giovanni, si affrontano i temi dell’autonomia scolastica e della professione docente. Noi della Cgil Scuola, con Proteo e con gli amici del CIDI, rispondiamo anche con il nostro studio e le nostre elaborazioni, confrontandoci su questi temi e difendendo il nostro modo di intendere la scuola e l’istruzione. Ma questa iniziativa assume un sapore ancora più particolare legata al ricordo di Giovanni Romeo, Segretario regionale della Cgil Scuola prematuramente scomparso alla fine di febbraio scorso. Anche nel suo ricordo è nata questa iniziativa che vede il sud d’Italia proporsi come centro di una discussione ed elaborazione dal grande respiro.

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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