Forum Mondiale per l'Educazione di Porto Alegre - Quinta giornata

  • 19:00

    Il Forum si chiude con il concerto della Orchestra comunale di Porto Alegre e la lettura del Documento finale.

    Sono state sostanzialmente ribaditi i concetti chiave emersi durante tutti i lavori del Forum:

    la necessità di un’educazione pubblica, di qualità, laica e gratuita; di un’educazione per tutte e per tutti, per tutto l’arco della vita; di un’educazione funzionale alla partecipazione politica.

    Il documento è stato suggellato dagli interventi dei diversi conferenzieri, in rappresentanza dei continenti presenti al Forum.

    Infine è stato annunciato che il prossimo Forun Mondiale del 2004 si terrà in India, per tornare a Porto Alegre nel 2005.

    Il 23 gennaio alle ore 18 ci sarà la manifestazione di apertura del Forum Sociale Mondiale.

  • 14:00

    Educazione, movimenti sociali e lotte contro la globalizzazione neo liberale

    Alla tavola rotonda hanno, fra gli altri, partecipato Marisol Pardo (CCOO Spagna) e Alessio Surian, ricercatore italiano.

    L’educazione non è questione nazionale, perchè la globalizzazione sta mutando i sistemi educativi nazionali, nè può essere affidata ai soli sindacati tradizionali.

    Occorre distinguere tra globalizzazione, come apertura al mondo, e globalizzazione neo liberale, che accentua la concetrazione capitalistica nelle mani di pochi, a scapito dei molti. Noi dobbiamo lottare decisamente contro quest’ultimo tipo di globalizzazione. Le organizzazioni internazionali ( Fondo monetario, Banca mondiale) stanno cercando soluzioni ai problemi dei sistemi educativi, che producono loro stessi, soprattutto ai paesi in via di sviluppo.

    Occorre fare una resistenza attiva, che non si limiti solo al rifiuto della globalizzazione neo liberale, ma faccia una proposta alternativa. Occorre creare una nuova concezione sull’educazione nei vari paesi.La scuola pubblica è elemento di liberazione.

    Marisol Pardo si è chiesta come fare a organizzare la resistenza attiva:

    • Occorre costruire una resistenza intellettuale contro la globalizzazione neo liberale

    • Occorre costruire una rete dei movimenti sociali. Si stanno producendo diseguaglianze anche all’interno dei Paesi del Nord

    • Occorre lottare per respingere le proposte di controrif\orma dei governi di centrodestra in Spagna, Italia.

    Dobbiamo organizzare una mobilitazione mondiale contro il modello di sviluppo economico che convive con l’esclusione, la disoccupazione, il precariato.

    Alla globalizzazione economica, che vuole smantellare il movimento sindacale, dobbiamo contrapporre la globalizzazione dei diritti, della giustizia, trovando il minimo comune denominatore tra i diversi movimenti. Dobbiamo lottare per la scuola pubblica con una piattaforma basata sul binomio qualità-uguaglianza.

    Per Alessio Surian le risorse per l’educazione pubblica si stanno sempre più riducendo, a favore del finanziamento alle scuole private. E’ importante costruire un movimento contro questa tendenza, sostenendo il conflitto sociale. Vanno costruite esperienze alternative ( vedi Porto Alegre), pensando noi alla Riforma, non come contro riforma ma come fatto positivo. In Italia il 12 aprile ci sarà una grande mobilitazione, promossa dalla Cgil e da molte associazioni: occorre mettere agire insieme,a favore della riforma e per la scuola pubblica.

  • 08:00

    3° Conferenza, “Progetto politico e progetto pedagogico”

    Come nelle altre mattine, la Conferenza è stata preceduta da uno spettacolo di canti e di balli tenuti da bambini e ragazzi delle diverse scuole municipali di Porto Alegre e di altre municipalità dello Stato di San Paolo. Attraverso la danza in particolare gli insegnanti, di cui molti volontari, recuperano dalla strada e dalla periferia i giovani, avvicinandoli ad un percorso educativo.

    Maria Fernada Pontifice, Ministro dell’Educazione di San Tomè Principe, ha innanzitutto salutato la vittoria del Presidente Lula, che costituisce una speranza di pace, giustizia sociale non solo per il Brasile: `` Se il mio amico sta bene, anch’io sto bene``.

    Ha poi denunciato la crisi profonda che vivono gli Stati e di conseguenza l’educazione africani, in presenza del forte debito che riduce le risorse, già scarse, destinate all’educazione. E’ difficile democratizzare l’educazione laddove drammatico è il problema dell’alimentazione.

    Occorre garantire maggiore stabilità ai Governi, perchè all’avvio delle riforme sistematicamente i Governi cadono.

    Occorre perseguire due obiettivi principali:

    1) sul versante politico, costruendo una nuova Africa, di pace, libertà giustizia sociale, che combatta il ricorso alla violenza per la soluzione dei conflitti interni e tra gli Stati africani, a favore del dialogo e del confronto, senza colpi di Stato;

    2) sul versante culturale, costruire una nuova identità africana, che faccia dell’africano una persona orgogliosa di essere africano, coniugando i valori dell’africanità insieme a quelli internazionali.

    Non si può prospettare, in ogni caso, una nuova politica, economica , sociale senza passare dall’educazione,in un periodo in cui famiglie e istituzioni sociali tradizionali vivono una profonda crisi. Lo Stato deve essere il principale attore di questa politica.

    Occorre garantire la qualità dell’educazione, per evitare l’anafabetismo di ritorno, l’accesso e la permanenza a scuola soprattutto a chi vive le situazioni più difficili. Si tratta di fare una vera riforma del’educazione, assicurando la coerenza tra progetto politico e progetto pedagogico, coniugando teoria e pratica, per formare persone autonome, capaci di un pensiero critico. Aspetto rilevante è la formazione degli insegnanti. La riforma deve essere condivisa, vivere in un ambiente favorevole, perchè senza pace non ci può essere riforma.

    L’Africa non può perdere l’occasione, la nuova opportunità offerta dalla comunità internazionale nella Conferenza di Dakar: in questo, è importante il sostegno ai paesi in via di sviluppo da parte dei paesi del Nord del mondo.

    E’ poi intervenuto Bernard Charlot,dell’Universit’ di Parigi che, richiamando il titolo di questo secondo Forum, ha ribadito che siamo qui per trasformare il mondo, la nostra storia, le nostre pratiche, e che la domanda è come fare. Che il mondo sia ingiusto, che occorra lottare contro la società liberale lo si sapeva anche prima di venire al Forum.

    Decide, quindi, di occuparsi delle contraddizioni che incontra chi si pone il problerma:

    non si tratta di parlare di pratiche pedagogiche, perché questo è un Forum politico; ma le pratiche sono politica.
    Le ripetenze non sono giuste politicamente, bisogna lottare contro, ma quando ho una classe di 25 alunni, e una parte di loro (1,3, 5, 8) non capisce, cosa faccio? mi fermo e se si quando?
    La scuola deve essere pubblica, ma se la scuola pubblica produce insuccesso scolastico, come considero il rapporto con la scuola privata?
    Le contraddizioni sono numerose, anche quando al Governo arriva la sinistra, e bisogna affrontarle, è inevitabile.

    Alcuni principi fondamentali:

    1) Il metodo pedagogico ha bisogno di un progetto politico, di valori etici; ma nessun dibattito pedagogico è solo tale, è anche politico;

    2) Nessun progetto pedagogico può essere ridotto a progetto politico, deve avere una dimensione specifica, applicata all’infanzia, ai giovani, alla scuola. Diversamente faremmo grandi progetti che però non si misurano con la pratica pedagogica;

    3) L’atto pedagogico è ciò che si fa in quel contesto, non è il programma ufficiale. La scuola reale sono i metodi, cosa si fa per combattere l’esclusione. L’ideale sarebbe far coincidere il progetto politico con la pratica pedagogica, ma ciò non accade quasi mai.

    Le contraddizioni ci sono anche tra essere docente e essere cittadino, ma non possiamo pensare di fare tutto contemporaneamente.

    Il nostro è un lavoro paziente, difficile. Va costruita la scuola democratica, per costruire un mondo migliore, affrontando le complessità e le contraddizioni.

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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