Dal Palazzo dei Congressi all'EUR ... cronaca quasi in diretta

  • 12:30

    Dario Missaglia, Segretario Generale Federazione Formazione e Ricerca Cgil

    Non voglio aggiungere una sola parola alle analisi fatte. Le condivido. Se pensiamo agli scenari presenti e futuri sappiamo che questo governo durerà ci saranno macerie e declino per la scuola. Perché c’è l’idea che la responsabilità pubblica non sia un valore. E noi dobbiamo, invece, ripartire da qui, a costo di passare da conservatori. Come per la cultura, non ci siamo portati e si vede. Noi dobbiamo costruire nuova attenzione civile sulla scuola, perché la scuola da sola non ce la fa a reggere questa sfida. Il Governo vuole che la scuola si chiuda. Noi pensiamo ad una scuola che si apre, che tesse relazioni con il territorio. E non dobbiamo vedere scissioni tra scuola e formazione perché stanno insieme. Dobbiamo costruire queste relazioni tra scuola e società civile, un nuovo patto tra scuola e cittadino. La scuola è il vero antidoto alla solitudine, alla rottura della coesione. Abbiamo un lavoro duro, ma possiamo farcela.

    Guglielmo Epifani, Segretario Generale Cgil

    Concludendo i lavori della conferenza Epifani ha spiegato i nessi che legano l’impegno della Cgil confederale e quello della categoria. Il tema dei diritti – ha detto – è alla base della nostra identità e delle nostre politiche rivendicative, e su questo abbiamo mobilitato centinaia di migliaia di persone.Ma il nostro lavoro di questi ultimi anni è centrato anche sul modello sviluppo, perché siamo impegnati in una grande battaglia contro il declino del nostro paese. Le due questioni, i diritti e il modello di sviluppo, sono due facce della stessa medaglia.

    Siamo impegnati per quali diritti? Non solo quelli tradizionali, individuali e collettivi, di chi lavora, ma anche i diritti civili e di cittadinanza. Avere questa visione ampia non solo non ci fa perdere la nostra identità di sindacato, ma ci consente di impedire che venga difeso un diritto a scapito di un altro, o che essi vengano contrapposti.Ecco perché noi possiamo parlare ai lavoratori e ai disoccupati, ai giovani e agli anziani.

    I diritti appartengono alle persone in quanto tali, senza distinzione di territorio, di razza, di religione: questo è il frutto delle grandi battaglie democratiche e civili dell’epoca moderna. Il diritto della persona è un principio universale.

    Chi garantisce l’esercizio dei diritti? Certamente le rappresentanze sociali, ma soprattutto le istituzioni pubbliche, dai livelli locali fino a quelli transnazionali. Per questo noi abbiamo chiesto che l’insieme dei diritti sanciti nella Carta di Nizza entri a pieno titolo nella prossima Costituzione europea.

    Perché ho detto che diritti e sviluppo sono due facce della stessa medaglia? Perché un paese in difficoltà di sviluppo fa fatica a garantire anche i diritti più basilari, come l’istruzione e la salute.

    Noi mettiamo insieme queste due battaglie perché siamo preoccupati per il futuro dell’Italia. Quando l’autunno scorso parlammo di declino del nostro paese fummo rampognati da chi oggi usa quella stessa definizione. Il nostro paese sta perdendo nella competizione mondiale perché non investe in ricerca, in innovazione, in tecnologia, ha migliaia di posti di lavoro a rischio – non solo alla Fiat... e in questa situazione c’è chi, come Confindustria, pensa che si possano ridurre i diritti. Siamo al 32° posto nella classifica dei paesi industrializzati e quelli che ci precedono hanno un costo del lavoro superiore al nostro, un welfare più diffuso del nostro. Non è vero che l’Italia non si sviluppa perché non si può licenziare, è vero che il nostro sistema produttivo e imprenditoriale non ha mai scommesso sulla qualità.

    All’interno di questo ragionamento spiego il valore confederale dell’impegno del nostro sindacato sulla scuola e di tutte le battaglie che, come categoria, state conducendo. Prendiamo la legge Moratti: il modello formativo che propone ci fa tornare indietro di cinquant’anni: la divisione dei saperi corrisponde a un modello produttivo, quello fordista, che ora non c’è più. Che senso ha tornare indietro? Questo governo non sa guardare al futuro, e chiamano noi conservatori!

    Non ci spaventiamo se la legge sarà approvata, l’importante è non fare perdere forza alle nostre ragioni. Noi siamo per la scuola pubblica, non perché siamo contro la privata, ma perché la scuola pubblica è un luogo dove si realizza la vera uguaglianza delle chances, un luogo di pari opportunità: questa una battaglia liberale e democratica.

    Epifani ha concluso il suo intervento ribadendo la posizione della Cgil contro la guerra: in tutta questa vicenda – ha detto - emerge solo la logica del più forte.

  • 11:30

    Si parte con gli interventi. Tocca a Ester Longobardi, insegnante elementare di Napoli:

    La prima testimonianza della giornata arriva da Napoli. Con un brevissimo ma intensissimo intervento la maestra Longobardi ha espresso la sua preoccupazione per i bambini e le bambine sia della scuola elementare che della materna che avranno una scuola peggiore.Si buttano a mare le migliori esperienze della scuola elementare, quelle che il mondo ci invidiava con insegnanti dimezzati, anche nei posti di sostegno, e il ritorno alla maestra tuttologa. Lo stesso vale per la materna. Con l’anticipo a due anni e mezzo ci saranno problemi, non solo di strutture e personale, ma soprattutto di progettazione pedagogica e didattica, con buona pace delle sperimentazioni Ascanio e Alice.

    Prende la parola Riccardo Badino, Dirigente scolastico di Savona:

    Questo governo ha aggregato un blocco sociale che garantisce ancora un consenso ampio, anche nelle famiglie vicine a noi, ai nostri valori. Per la scuola non c’è solo il eur9.jpg (65520 byte) problema grave dell’impoverimento, c’è una voglia di rivincita ideologica, della scuola come veicolo di consenso. Da qui questa nuova prassi di controllo strisciante sulle scuole, a partire dai dirigenti scolastici. Per questo ci aspetta un lavoro duro e consistente. Non abbiamo tanta forza sui mezzi di comunicazione, ma abbiamo la forza dello stare nelle scuole ogni giorno. Dobbiamo dire alto e forte quanto costa la scuola, se la vogliamo garante vera di diritti.

    Alvise Scarpa, docente di Venezia. RSU

    Si deve aumentare l’iniziativa e la visibilità della proposta sindacale. I temi sono tanti. Se in febbraio si chiuderà il contratto, ci saranno le assemblee unitarie: bisogna fare attenzione che questo contratto non venga considerato, soprattutto da quelli che non lo firmeranno, uno scambio tra salario e tagli. Tutta la vicenda sarà di difficile gestione e si dovrà trovare un coordinamento nazionale tra tutte le iniziative e le vertenze locali. Altro argomento su cui sviluppare l’iniziativa è la legge delega. Dobbiamo essere in grado di parlare a tutto il mondo del lavoro della scuola, anche per sfatare una serie di luoghi comuni sugli insegnanti che lavorano poco ecc. Poi c’è un problema che rischia di spaccare il movimento sindacale: il referendum sull’art. 18. E’ necessario essere preparati anche sulla base di un ragionamento confederale.

    Claudia Pratelli – UDS

    Non ci sono parole per descrivere la devastazione che porterà questa politica del governo, c’è una netta logica classista nella fine dell’obbligo scolastico come negli altri aspetti. E non dobbiamo dimenticare qui il problema dell’edilizia scolastica. Anche qui ci sono negazione di diritti e discriminazioni, a partire dagli studenti più deboli, dai disabili. E noi vogliamo riformare gli organi collegiali, non vogliamo distruggere questa esperienza. Ancora, gli studenti non hanno ancora chiaro cos’è la devoluzione. Noi dobbiamo combattere la stessa idea di scuola regionale. Costruiamo assieme idee percorsi e iniziative.Non solo impegno organizzativo, ma lavoro comune nelle scuole, percorsi politici a partire dalle scuole, insistendo sui diritti, sui saperi, sui metodi di insegnamento. Ed è un imperativo morale pensare la scuola come luogo di costruzione della pace, di una cultura della pace.

    Patrizia Di Franco, insegnante di scuola media

    Abbiamo assistito, nei tanti atti di governo, a una vera progressiva destrutturazione del sistema scolastico pubblico. Il sistema che viene proposto è un sistema che rafforza i forti e colpisce i deboli. Noi stiamo lavorando per un sistema che cerca di affrontare i nodi della scuola attuale: dimezzare i tassi di abbandono, ridurre il divario scolastico tra uomini e donne. Sono obiettivi europei che richiedono un impegno di tutte le componenti della scuola.La scuola pubblica non è un bene come altri, ma la condivisione della cittadinanza in una società veramente civile.

    Rosanna Verna, ATA Lanciano

    Parla a nome degli ATA, in particolare degli assistenti amministrativi, ed esprime preoccupazione sullo stato della scuola dell’autonomia che non ha gambe per camminare. Il pesante taglio degli organici colpisce soprattutto gli ATA i cui carichi di lavoro sono aumentati moltissimo, visto che è passata alle scuole parte dell’attività dei provveditorati. Sarebbero necessari corsi di formazione, ma questi vengono messi a carico del fondo di istituto e se le disponibilità si riducono è chiaro che per la formazione non ci sarà spazio. Si è contato molto sul contratto di istituto, ma in molte scuole della sua regione il contratto non c’è. Propone che si stabilisca un termine entro il quale si deve stipulare e far applicare il contratto di istituto. Ribadisce fortemente, poi, il concetto della riqualificazione del personale: è la condizione che permette di non perdere il proprio posto di lavoro.

    Roberto Lovattini – ins. Elementare – Piacenza

    La scuola è uno spazio fondamentale per mettere le persone in relazione con le trasformazioni globali che ci investono. Ma deve essere una buona scuola pubblica. E per me la parola d’ordine è: coinvolgere, coinvolgere, coinvolgere. Perché non basta partecipare a Porto Alegre, a Firenze, ecc. Ma dobbiamo portare questi contenuti nel nostro lavoro quotidiano, nelle scuole. Dobbiamo coinvolgere le persone, i singoli insegnanti, i singoli dirigenti. LA CGIL tutta deve essere coinvolta, perché la scuola non è cosa di chi ci lavora. La guerra mette tutto in discussione. Se ci sarà la guerra dobbiamo proclamare lo sciopero generale, una cosa non estremista, ma forte e convincente.

    Abbiamo cominciato a raccogliere, durante gli interventi dal palco, le prime impressioni dei presenti:

    Antonella, insegnante elementare di Arezzo

    Di questa giornata? Un’impressione positiva come sempre quando si fanno queste iniziative. La riduzione della scuola pubblica a merce è inaccettabile; la scuola è la base di tutto e come tale deve essere difesa.

    Pino insegnante scuola superiore Milano

    La CGIL è l’unica organizzazione che oggi ha credibilità per mettere insieme tante persone e fare iniziaitive come dimostra questa giornata. Il 12 aprile sarà una scadenza importante perché c’è in campo la Confederazione, ma è una scadenza troppo lontana…occorrerebbe fare qualcosa subito.

    Franca, DSGA di Lucca

    La Cgil Scuola, finalmente, dopo un duro anno di lavoro è riuscita a coinvolgere la Confederazione che ha assunto la scuola pubblica come uno dei diritti fondamentali non negoziabili e da difendere.

    Maria, insegnante scuola dell’infanzia Puglia

    Sono un insegnante della scuola dell’infanzia; non sono iscritta alla Cgil, ma dovendo venire a Roma per questioni personali e sapendo dell’iniziativa indetta dalla Cgil Scuola sono venuta fino all’Eur per capire. Con piacere ho constatato che la CGIL come nessuna altra organizzazione sindacale ha veramente a cuore la scuola e spero che iniziative come questa continuino ad esserci per garantire ai nostri figli un futuro migliore. A domanda rispondo ..che mi avete convinto proprio e che mi iscriverò alla Cgil scuola.

    Riprendiamo con gli interventi

    Patrizia Carnevale, Isernia

    Sembra che le forze della natura si siano date appuntamento in Molise. Ma dice un nostro poeta che noi molisani sbattemmo la testa contro la roncola e fu la roncola a rovinarsi. E tuttavia è stato difficile per la Cgil fare da cuscinetto tra i comitati dei genitori e le istituzioni assenti. Ancora oggi mancano piani precisi e interventi pluriennali e nella finanziaria non c’è traccia di un piano per l’edilizia scolastica. Sembra invece che per i danni di una tromba d’aria ad Arcore si sia corsi subito ai ripari! E dobbiamo anche insistere sulla tutela della legalità, siamo l’unico sindacato che coniuga tutela del lavoro e difesa della scuola. E’ per questo che abbiamo accresciuto il consenso, tanto che ormai siamo sul filo di lana con la Cisl.Abbiamo saputo andare oltre le chiusure della categoria e avere un rapporto creativo con gli studenti. E proprio oggi possiamo anche annunciare di avere vinto i ricorsi sulle ricostruzioni per gli Ata degli neti locali. Questo governo ha disegni perversi. Contro il neocentralimo dobbiamo difendere l’autonomia,. Dobbiamo farci portatori di queste istanze. Sbatteremo la testa contro la roncola, ma ancora una volta sarà la roncola a rovinarsi.

  • 11:00

    E' il momento di Enrico Panini. Ecco il suo intervento:

    Su scuola e istruzione si sono mobilitate nell’ultimo anno milioni di persone, soprattutto grazie all’iniziativa della Cgil, non solo della Cgil Scuola. Questi temi erano all’ordine del giorno anche della grande manifestazione del 23 marzo scorso.Il nostro progetto. L’istruzione pubblica è un valore irrinunciabile, non solo perché è una condizione di inclusione, contro le discriminazioni e la ghettizzazione dei giovani, ma anche perché una scuola di qualità aperta a tutti è condizione di sviluppo economico e sociale. Un paese che non investe su scuola, formazione, università e ricerca è un paese che si avvia al declino. Chiediamo che gli investimenti in questo campo raggiungano il 6%del Pil. Il governo lavora, invece, in senso contrario: taglia risorse alla scuola, leva libertà alla scuola e agli insegnanti, discrimina i bambini per censo. Queste politiche porteranno nei prossimi anni a un taglio di circa 100mila posti di lavoro nella scuola, con un aumento della precarizzazione, il che si tradurrà in una minore offerta formativa. Inoltre si gerarchizza il lavoro degli insegnanti, interrompendo il lavoro di cooperazione. Verrà chiusa l’educazione degli adulti. Di contro vengono sostenute le scuole private, sia dal governo, sia da norme regionali che anziché intervenire sul diritto allo studio di tutti, favoriscono solo pochi privilegiati. L’attacco pesante è anche all’autonomia delle scuole, con un’accentuazione del centralismo ministeriale, soprattutto in termini di controllo del personale: dalla proposta di nuovo stato giuridico dei docenti, alla pressioni contro presunte iniziative antigovernative dei docenti, di cui la censura sui libri di storia è la punta dell’iceberg.Tutto questo disegno liberticida e di scollamento della scuola pubblica ha il suo centro nella "controriforma" Moratti, ormai blindata, con una totale espropriazione del Parlamento. La Cgil Scuola organizzerà presidi davanti al Parlamento e una volta che la legge fosse approvata solleverà la questione di legittimità (si può riformare la scuola per delega?) davanti alla Corte Costituzionale. Siamo contro questa controriforma perché disegna una scuola minima per un paese minimo. Si offrirà un modulo di base minimo da integrare con contribuzione delle famiglie o con iniziative sostitutive proposte dalle famiglie. L’istruzione viene ridotta a servizio a domanda individuale, una merce da ricercare sul mercato. E’ in corso una battaglia mondiale, come dimostra anche l’ultimo forum sull’educazione a Porto Alegre, contro la mercificazione dell’educazione. Sul contratto. La piattaforma unitaria chiede la tutela del potere d’acquisto, l’equiparazione graduale alle retribuzioni europea, spostamento di poteri e risorse verso le scuole autonome. Riteniamo, comunque, fondamentale che i risultati della contrattazione in atto vengano sottoposti all'approvazione della categoria. Negli ultimi incontri in sede politica i sindacati hanno strappato risorse specifiche per gli Ata. Il quadro ora è più chiaro, ma l’ostacolo resta l’indisponibilità del Ministro Tremonti. Panini ha concludo ricordando l’appuntamento del 12 aprile, una grande manifestazione nazionale a difesa della scuola pubblica promossa da un gruppo molto autorevole e importante di associazioni, laiche e cattoliche, professionali e sindacali. La Cgil sarà in piazza anche il 15 febbraio alla manifestazione per la pace.

    L’intervento di Panini è interrotto da numerosi applausi, uno in particolare accoglie la notizia della scelta di Piazza San Giovanni per la grande manifestazione del 12 aprile indetta dalla CGIL sui temi della scuola. La scelta del luogo – da sempre un simbolo per le grandi manifestazioni nel nostro Paese – indica un obiettivo ambizioso e insieme significativo della grande importanza che la CGIL attribuisce a questa manifestazione. Verso la fine dell’intervento il riferimento alla pace, all’impegno del sindacato contro la guerra – senza se e senza ma – è accolto da un applauso crescente, tutta la sala è in piedi a sottolineare il consenso forte alle parole del segretario.

  • 10:50

    Stefano De Caro, segretario regionale Cgil Scuola Lazio

    Ha portato il saluto di Roma a tutti i partecipanti, ricordando che questo incontro di oggi con i delegati sindacali vuol riproporre alla nostra riflessione l’insieme dei problemi che la scuola italiana sta vivendo in questo momento. L’aspetto piu' grave delle politiche governative è la trasformazione della scuola in un servizio a domanda individuale. "Per noi, invece" ha detto De Caro "la scuola è un luogo dove si realizza il diritto all’istruzione di tutti. E’ questo l’obiettivo centrale del nostro lavoro".

  • 09:00

    La giornata è piovosa e fredda.

    Ma, a piccoli gruppi, arrivano i primi partecipanti, dalle 10 in poi diventa un fiume. Arrivano oltre a coloro che hanno partecipato anche ieri, tanti gruppi, da tutte le province e regioni. Sono arrivati con i pullman e i treni, i compagni di Napoli hanno portato anche le bandiere della CGIL scuola. Il clima è quello di una grande manifestazione e, infatti, in pochi minuti la sala è piena. All’esterno ha smesso per il momento di piovere, è perfino apparso un po’ di sole. Arriva Guglielmo Epifani, vorremmo intervistarlo, ma ce lo portano via rapidamente, in troppi aspettano di parlargli. Si comincia, la sala è gremita, e molte sono le persone in piedi.

  • 07:00

    Non ci crederete ... ma siamo già qui. 1000 cose da fare: attendiamo gli operai che prepareranno il palco, prepariamo materiali e computer. Qualche imprecazione: i pc fanno i capricci, qualche configurazione da rifare. C'è tempo, per fortuna. Già qualche delegato arriva. Ne aspettiamo più di mille e si fa strada qualche naturale timore nella speranza che tutto vada bene.

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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