Scuola dell’Infanzia al bivio: gioiello di famiglia o supermarket con svendite?”

  • 16:30

    Ad Enrico Panini il compito di chiudere i lavori di questa giornata a Firenze. Nel suo
    stile apre l’intervento ringraziando coloro che si impegnano e permettono alla Cgil scuola di crescere e portare avanti le idee che valorizzano la scuola pubblica e chi ci lavora. Ma l’attenzione dell’uditorio è subito indirizzata verso un fatto di estrema importanza politica: l’elezioni RSU. Un appuntamento di vera democrazia, mille miglia lontana da chi cerca di “rubare” il consenso solo con l’uso spregiudicato dei mass media. In perfetta linea con questo approccio governativo le proposte di Legge presentate dai alcuni partiti dello schieramento governativo che tendono, da un lato a cancellare la presenza delle RSU nelle scuole e dall’altro a riassoggettare i docenti agli umori parlamentari su tematiche che riguardano le semplici questioni del rapporto di lavoro: un colpo di spugna per riportare indietro l’orologio della storia. Se questo è il livello della sfida la risposta è scontata: seppellire di voti le RSU, e in particolare le liste della Cgil scuola. Ma c’è un’altra occasione per far arrivare un messaggio forte e inequivocabile a significare il rifiuto della politica governativa, in particolare gli effetti devastanti della devolution, sui temi dell’istruzione: la manifestazione del 29 novembre. Una manifestazione organizzata unitariamente dai sindacati e da tantissime associazioni e che vedrà Guglielmo Epifani a testimoniare l’impegno del sindacato confederale su questo tema. Questo perché la Legge 53 è inaccettabile. Crea danni nella scuola dell’infanzia, elimina il tempo pieno e prolungato. E’ devastante, inoltre, sotto l’aspetto culturale e valoriale, riconoscendo alla famiglia una “proprietà” sui figli, principio, questo, eticamente inaccettabile. Lo stesso impianto pedagogico è inquietante invitando i ragazzi a studiare meno e selezionando le materie secondo valori difficilmente dimostrabili. E’ necessario dare una corretta informazione ai genitori per spiegare il vero significato dell’anticipo e il disagio che dovranno subire i bambini. Bisogna ricordare a tutti come questa Legge riporti indietro la scuola indietro di 50 anni, metta la base all’intolleranza e al rifiuto del diverso, si dimentichi dei disabili e del disagio. Peggio: il disagio e la dispersione scolastica è un problema che va isolato e affrontato a parte, magari con metodi e principi discutibili, come implicitamente sostenuto dal Ministro Moratti ospitando i responsabili della cultura dei paesi europei a discutere del disagio giovanile a San Patrignano. Tutto questo non l’accettiamo. “Non si può distruggere il sogno e le speranza di vita delle persone. Non si può impedire di sognare.”: queste le parole con le quali Enrico Panini chiude il suo intervento.

    Sono le 17,00. La sala si svuota lentamente. Noi smontiamo i pc. Tutti ci salutano. Un arrivederci a Venezia il prossimo 18 novembre. Noi ci saremo

  • 15:00

    Dopo la pausa pranzo, si riprende con l'intervento di Mario Maviglia. L’ispettore ci fa notare che, oggi, registriamo una cesura nello sviluppo del dibattito che si faceva alcuni anni fa, infatti non si discute più di scuola dell’infanzia. Chi ha scritto le Indicazioni Nazionali non ha molte conoscenze della pedagogia che riguarda questo settore infatti, per esempio, l'anticipo non è stato giustificato sotto l’aspetto pedagogico e neppure sotto l’aspetto sociale. Oggi la scuola dell’infanzia non ha bisogno di un nuovo progetto, ha bisogno invece di valorizzare il buon lavoro che è già stato fatto, peccato che al Miur nessuno ha ritenuto opportuno far ciò. Invita tutti a leggere con attenzione lo schema di decreto attuativo e, qualora dovesse essere approvato, a verificare cosa eventualmente può essere utilizzato per non perdere il nostro progetto di scuola. Lo schema di decreto in troppe parti mette gravemente in crisi il nostro modello di scuola. E’ necessario però che gli insegnanti sappiano cosa di buono hanno da salvare e rilanciare e ne parlino con i genitori. Anche i genitori vanno orientati, in modo chiaro e trasparente, a volte non sanno rendersi conto di cosa significhi per l’organizzazione della scuola avere da gestire uscite dei bambini a tutte le ore. ( scarica il testo integrale della relazione)

    Segue Angela Nava che ha voglia di lasciar cadere le parole, dopo tanto discutere le sente usurate. Perciò ha portato degli oggetti: il kit del genitore, una magnifica borsetta offerta a tutti i partecipanti il 14 Ottobre, giornata europea del genitore, durante l’evento organizzato dal MIUR. Uno degli oggetti è un tappetino per il mouse con scritto sopra “la scuola cresce con te” Ha portato anche la testimonianza di una mamma che il giorno dell’iscrizione della propria figlia al nido, ha trovato nell’elenco dei bambini i nomi di alcuni di loro segnati da un asterisco. La segnalazione corrispondeva ai bambini iscritti con anticipo, alla scuola dell’infanzia, in base alla riforma Moratti. Di conseguenza ha ritenuto suo diritto iscrivere, anche lei la figlia alla scuola dell’infanzia. Ma la scuola risponde che in base al blocco della riforma è impossibile accogliere la richiesta.La bambina, quindi è tornata al nido. Questi sono due esempi di come il messaggio del Governo sia mistificatorio, ma anche di come i genitori lo stiano cogliendo.Proprio questo sarebbe il momento di riscrivere un contratto sociale sui temi dell’educazione tra genitori e scuole.I genitori cercano sicuramente un luogo dove i bambini possano confrontarsi con altri bambini e con gli adulti, ma anche con un insieme di regole che in famiglia riescono a trovare sempre meno.

    Michela Almientointerviene rappresentando la situazione delle scuole dell’infanzia in Puglia. Racconta che il lavoro fatto negli anni precedenti ha consentito di avere un’intera provincia con la scuola dell’infanzia funzionante a tempo normale con la mensa. Purtroppo non è così ovunque. Anche per questo la Cgilscuola e la Cgil hanno lanciato la vertenza infanzia per aprire piattaforme rivendicative con la Regione e con gli Enti Locali affinché i servizi siano garantiti. Per quanto riguarda l’anticipo fornisce alcuni dati interessanti, denuncia l’inserimento di bambini di due anni e mezzo senza la stipula di accordi e la confusione e disappunto che si sta ingenerando pesantemente tra i genitori e gli insegnanti.Illustra l’indagine promossa dalla Cgilscuola nazionale e Cgil Puglia con il sostegno della cattedra di sociologia dell’Università di Bari, indagine che ci informa di cosa ne pensano i genitori in Puglia dell’anticipo, se si sentono sicuri nel dover essere loro a scegliere, se sono soddisfatti di come funziona oggi la scuola dell’infanzia e della scuola elementare.
    Donata Graziani presenta un’esperienza di intercultura che si è svolta nella scuola dove lavora. Si tratta di un’esperienza che Donata- definisce- normale. Si tratta del coinvolgimento dei bambini e delle loro famiglie nel portare a scuola le feste più significative della loro cultura. Dal racconto di Donata emerge come la consapevolezza professionale abbia consentito di far in modo che ogni bambino e le loro famiglie si siano sentiti maggiormente accolti e integrati nella comunità, ognuno con la propria identità ognuno con la propria differenza. Una riflessione conclusiva ci porta tutti a dire che la scuola dell’infanzia descritta nelle Indicazioni non sembra più chiamata a rispondere a questi obiettivi formativi di integrazione culturali.

    Tocca ora a Daniela Lastri, ANCI regionale Toscana, esprimere un giudizio severo sulla Legge 53. Una legge inemendabile che deve essere tolta di mezzo. Per questo i comuni, attraverso la loro associazione, hanno avuto un ruolo fondamentale nel non far partire “l’anticipo” come proposto dal governo. La legge Moratti ipotizza, infatti, una scuola pubblica per i poveri lasciando al privato una scuola “super” per chi ha i mezzi. Un progetto contro cui schierarsi per difendere i principi dell’attuale scuola pubblica che sa discutere e confrontarsi con i nuovi problemi dell’accoglienza per gli stranieri e sa offrire nuove opportunità ai meno abbienti.

  • 13:30

    Ad Enrico Panini il compito di chiudere i lavori di questa giornata a Firenze. Nel suo
    stile apre l’intervento ringraziando coloro che si impegnano e permettono alla Cgil scuola di crescere e portare avanti le idee che valorizzano la scuola pubblica e chi ci lavora. Ma l’attenzione dell’uditorio è subito indirizzata verso un fatto di estrema importanza politica: l’elezioni RSU. Un appuntamento di vera democrazia, mille miglia lontana da chi cerca di “rubare” il consenso solo con l’uso spregiudicato dei mass media. In perfetta linea con questo approccio governativo le proposte di Legge presentate dai alcuni partiti dello schieramento governativo che tendono, da un lato a cancellare la presenza delle RSU nelle scuole e dall’altro a riassoggettare i docenti agli umori parlamentari su tematiche che riguardano le semplici questioni del rapporto di lavoro: un colpo di spugna per riportare indietro l’orologio della storia. Se questo è il livello della sfida la risposta è scontata: seppellire di voti le RSU, e in particolare le liste della Cgil scuola. Ma c’è un’altra occasione per far arrivare un messaggio forte e inequivocabile a significare il rifiuto della politica governativa, in particolare gli effetti devastanti della devolution, sui temi dell’istruzione: la manifestazione del 29 novembre. Una manifestazione organizzata unitariamente dai sindacati e da tantissime associazioni e che vedrà Guglielmo Epifani a testimoniare l’impegno del sindacato confederale su questo tema. Questo perché la Legge 53 è inaccettabile. Crea danni nella scuola dell’infanzia, elimina il tempo pieno e prolungato. E’ devastante, inoltre, sotto l’aspetto culturale e valoriale, riconoscendo alla famiglia una “proprietà” sui figli, principio, questo, eticamente inaccettabile. Lo stesso impianto pedagogico è inquietante invitando i ragazzi a studiare meno e selezionando le materie secondo valori difficilmente dimostrabili. E’ necessario dare una corretta informazione ai genitori per spiegare il vero significato dell’anticipo e il disagio che dovranno subire i bambini. Bisogna ricordare a tutti come questa Legge riporti indietro la scuola indietro di 50 anni, metta la base all’intolleranza e al rifiuto del diverso, si dimentichi dei disabili e del disagio. Peggio: il disagio e la dispersione scolastica è un problema che va isolato e affrontato a parte, magari con metodi e principi discutibili, come implicitamente sostenuto dal Ministro Moratti ospitando i responsabili della cultura dei paesi europei a discutere del disagio giovanile a San Patrignano. Tutto questo non l’accettiamo. “Non si può distruggere il sogno e le speranza di vita delle persone. Non si può impedire di sognare.”: queste le parole con le quali Enrico Panini chiude il suo intervento.

    Sono le 17,00. La sala si svuota lentamente. Noi smontiamo i pc. Tutti ci salutano. Un arrivederci a Venezia il prossimo 18 novembre. Noi ci saremo

  • 12:45

    Clotilde Pontecorvo, università la Sapienza Roma, attacca direttamente la Legge 53 che non può essere definita neanche contro-riforma ma "deforma" in quanto è
    deformazione di tutto ciò che significa scuola. La dispersione scolastica è un problema bruciante, eppure non vi si accenna nella Legge. Si parte demolendo la scuola dell'infanzia ed elementare, due gioielli che sono competitivi rispetto a paesi dal livello culturale più alto come la Finlandia. Modelli di scuola questi che hanno suscitato, solo pochi anni fa l'interesse dei paesi anglosassoni e dagli Stati Uniti. Il segreto stà nella collegialità e nella partecipazione, elementi sconosciuti nella società anglosassone, dove prevale il modello dell'individualismo. Con la Legge 53 tutto questo viene cancellato. Gli studi degli anni 60-70 evidenziavano la grande importanza delle sollecitazioni culturali e di esperienza nei primi anni di vita. Il modello di scuola italiano permetteva di offrire le stesse opportunità di crescita al di là del censo e dell'ambiente di provenienza. Questo modello va difeso e potenziato non demolito. I bambini per crescere hanno bisogno di un ambiente stimolante e ricco di possibilità di interazione. I danni più rilevanti avvengono nella età più tenera, per queste famiglie non vanno abbandonate e devono forniti servizi specializzati, quali ad esempio i nidi. I nidi trovano la loro giustificazione e importanza per i vantaggi che sanno offrire ai bambini e, secondariamente, risolvono i problemi logistici delle famiglie. La Legge 53 ribalta questo concetto riaffidando, populisticamente, un ruolo alle famiglie difficilmente sostenibile. E' innegabile la crisi della famiglia travolta da impegni che portano i genitori sempre più all'esterno con poco tempo disponibile per i propri figli. Uno sguardo alla inopportunità della Legge 53 che assegna alla famiglia un ruolo contrattuale nei confronti della scuola e dei docenti. Il percorso formativo dei ragazzi deve essere lasciato in mano a dei professionisti. I sindacati su questo devono svolgere un'azione estremamente decisa. Alcune materie, snobbate clamorosamente dalla Legge 53, sono al contrario fondamentali per no sviluppo armonico dell'individuo. Per finire la Pontecorvo esprime la sua contrarietà alla trasformazione del concetto di obbligatorietà in "diritto dovere" all'istruzione. "Noi vorremmo che a tutti i bambini venisse data uguake libertà di esprimersi anche nei diversi modi propri delle differenti culture. La scuola non deve andare a caccia di talenti per portarli in televisione.

  • 12:00

    Alessandra Sabatini, docente scuola dell'infanzia impegnata nel MCE di Firenze, propone una propria riflessione sulla Legge Moratti su cui molti ritengono, a suo dire, non ci sia più nulla da dire. Le Scuole sono meno reattive di prime rispetto alle novità introdotte. Perché? La comunicazione, usata in maniera spregiudicata, sta ottenendo ottimi risultati. E' pericolosissimo questo tipo di approccio in quanto l'efficacia di questa comunicazione nasconde i veri pericoli della riforma. Si propone, ad esempio, il messaggio della dimensione personale del lavoro del docente, gratificandola e rendendola sovraordinata alla dimensione collegiale. Oppure l'idea di partire prima per arrivare prima. Ancora: l'idea del rapporto fra scuola e famiglia come rapporto uno a uno tra docente e famiglia. Per finire l'esaltazione del ruolo della famiglia che rischia di risvegliare vecchie conflittualità e autoritarismi.Che fare? Dare informazioni complete e ragionate ai genitori e continuare a fare una buona scuola per smentire la Moratti.

  • 11:30

    Paola Conti. La riforma ha già determinato alcuni danni nella scuola dell’infanzia, il compito adesso deve essere quello di ridurne il più possibile gli effetti.Gli orari non devono essere parcellizzati, le unità di apprendimento devono essere unità didatticheIl portfolio non è una invenzione recente si deve, però, evitarne una “ministerializzazione” un portaolio burocratico non serve alla ricognizione delle competenze. Il modello di portfolio deve essere elaborato dalle singole scuole: Il lavoro da fare per contrastare la riforma non è da poco, non può essere lasciato solamente agli insegnanti, occorre che anche i genitori ed i dirigenti scolastici esprimano la loro posizione di contrarietà alla riforma.

    Nicoletta Zazzeri, docente di scuola dell'infanzia, parla di un’esperienza che si fa nella propria scuola da circa sei anni. Da due anni, grazie all’autonomia scolastica che
    consente di farlo, non è più una sperimentazione ma è proprio un modello di scuola.Si tratta di un progetto di continuità tra scuola dell’infanzia e scuola elementare basato su un curricolo in verticale. Abbiamo pensato di studiare nuove modalità organizzative per consentire ai bambini di affrontare il passaggio ed i cambiamenti, comunque necessari in modo graduale. Lo abbiamo fatto fissando l’attenzione su: figure docenti di riferimento, tempo scuola, ambienti, formazione professionale e relazionale del team dei docenti. Il tempo scuola è stato ripensato in relazione agli altri tempi dei bambini: il tempo libero, il tempo della casa e della famiglia, il tempo delle attività extrascolastiche. Mantenendo un orario settimanale di 40 ore, abbiamo reso facoltativo Il mercoledì pomeriggio i bambini e le bambine, le cui famiglie ne fanno richiesta, frequentano i laboratori realizzati in collaborazione con l’Ente locale e con Associazioni educative e sportive (CEMEA ,Scout, tennis club…) già presenti nel territorio.

  • 10

    E’ Giovanna Zunino ad illustrare la prima relazione. Una relazione ampia che ripercorre la storia della scuola dell’infanzia a partire dagli anni 50, quando erano gli Enti locali a farsi carico dell’educazione dei bambini dai tre ai sei anni. Si passa poi alla fine degli anni 60 con la nascita della scuola materna, sino ai nostri giorni
    passando per le esperienze maturate negli anni 90. Subito un’affermazione forte: un no all’anticipo, previsto dalla Legge 53. Si tratta di una scelta che va contro i bambini e contro la scuola materna ed elementare. Si tratta di una scelta che coinvolge le famiglie, combattute tra bisogni logistici e un nuovo protagonismo negativo di un familismo deagogico. Si è oggi ad un bivio: da una parte la scuola dell’infanzia disegnata dalle indicazioni nazionali e nello schema di decreto attuativo “un supermercato”, dall’altra il nostro progetto che considera la scuola dell’infanzia come fondativa del sistema scolastico. Segue un’analisi attenta dello schema di decreto attuativo che porta ad una conclusione: non è possibile emendare un testo di questo tipo. La Cgil scuola è per il ritiro di questo decreto. E' la Cgil Scuola che propone la sua alternativa. Una proposta che considera la scuola dell’infanzia come una vera scuola, che trae origine dagli orientamenti 91i e dall’esperienze di Ascanio ed Alice. Una scuola dell’infanzia generalizzata quantitativamente e qualitativamente. Su questo progetto c’è bisogno del contributo di tutti. La Cgil Scuola c’è e chiede a tutti di esserci perché “Il vero problema della nostra scuola è quello che gli adulti siano all’altezza dei bambini” come ricorda Edgar Morin.

    Scarica il testo integrale della relazione.

  • 10:00

    Si inizia. Sono decine e decine i partecipanti al convegno che stanno in piedi in fondo
    alla sala. Tutto oltre le più rosee aspettative, quindi, tanto da creare qualche piccola difficoltà all'organizzazione. Si aggiungono sedie, ma non bastano: qualcuno dovrà seguire i lavori del convegno in piedi.

    Chiara Recchia, Presidente di Proteo Fare Sapere Toscana da inizio ai lavori dicendo che il titolo del convegno è significativo perché gioca sulla incompatibilità tra coppie di parole opposte. "C'è una radicale netta differenza tra la nostra idea di scuola e la politica di questo governo" afferma Chiara Recchia che prosegue: "... questa differente valutazione va valorizzata nell'interesse del futuro della scuola italiana. Capita di sentir dire che chi è contro la riforma è un conservatore. Se questo significa conservare il valore della scuola tutta, in particolare della scuola dell'infanzia, allora "noi siamo dei conservatori". Con la proposta Moratti siamo alla "svendita della cultura" potendo richiede un tempo scuola più o meno lungo alla stregua di una qualunque merce. Bisogna difendersi dai gadgets allegati ai giornali per donne e per i bambini, contrapponendo una corretta informazione che permetta una serena valutazione senza influenze "pubblicitarie" e forzature mediatiche.
    Mario Batistinisegretario provinciale della Cgil Scuola di Firenze, coordina i lavori del convegno. Il suo saluto mette in evidenza la valenza politica dell'iniziativa e di come sia alternativa, rispetto alla nostra idea di scuola, la filosofia che sottende alla stesura della Legge 53 e al decreto attuativo.
    Siamo di fronte, infatti, ad una nuova visione della scuola, ad una cultura diversa dalla nostra e, in definitiva, ad una scelta politica che non vede più l'istruzione come un diritto di tutti, ma come un privilegio per pochi. Contro queste scelte noi siamo presenti e non consideriamo il processo avviato con il primo decreto attuativo della Legge 53 un processo irreversibile. Tanti saranno gli ostacoli che l’iter per rendere il decreto operativo dovrà affrontare. La Cgil Scuola non starà “certamente alla finestra”,sarà invece attenta e vigile in maniera particolare, unitamente alle associazioni professionali, agli Enti Locali e alla ricerca pedagogica. In quest'ottica la manifestazione nazionale del 29 novembre sulla scuola diventa fondamentale per rappresentare il dissenso al progetto di scuola del governo .

    Alessandro Pazzaglia. Il segretario generale della Cgil Scuola Toscana affronta tre temi: il rapporto tra Finanziaria e legge 53, il rapporto tra scuola di massa e scuola d’elite nella legge 53, le modalità di informazione e comunicazione del governo. Sul primo punto viene evidenziato come la legge 53 e il relativo decreto applicativo costituiscano la realizzazione e il dispiegamento della Finanziaria, in quanto fondata sulla riduzione di spesa verso la scuola. Sul secondo punto viene sottolineato il carattere selettivo della legge, dal momento che viene privilegiata la scuola per pochi a detrimento della scuola per tutti. Sul terzo tema viene evidenziata la gravità delle modalità della comunicazione del governo, in quanto fondata sui criteri dello spot e della pubblicità. Pazzaglia, considerando che i giochi non sono ancora fatti, conclude il suo intervento invitando i presenti a partecipare alla manifestazione unitaria del 29 novembre a Roma sulla difesa e valorizzazione del sistema scolastico pubblico.

  • 09:00

    Un sole bellissimo oggi a Firenze, anche se la nebbia ci ha accompagnato nel viaggio da Roma. La sede scelta per l'iniziativa della Cgil Scuola è prestigiosa: si tratta del Palazzo delle esposizioni in Piazza Adua. Il convegno affronta gli aspetti della Legge 53 e del Decreto attuativo riguardanti la scuola dell'infanzia. Un primo decreto attuativo questo, inviato dal Ministro Moratti al Parlamento e alla Conferenza Stato Regioni perché esprimano il prescritto parere, che distrugge la nostra buona scuola dell’infanzia perché:

    • non garantisce la generalizzazione e introduce l’anticipo senza regole;

    • cancella la scuola dell’infanzia dal sistema di istruzione;

    • prevede un tempo di funzionamento annuale che può andare da 875 ore a 1700 ore;

    • il doppio organico per sezione non è più previsto;

    • nessuna garanzia di compresenza assicurata;

    • assegna alle famiglie la possibilità di scegliere l’orario che più si confà. Un supermercato!

    In tutto questo non vi è riconoscimento del lavoro professionale che è stato fatto in questi anni dagli insegnanti che hanno saputo qualificare questo settore di scuola ricevendo “sul campo” credibilità e fiducia tra i genitori.

    I partecipanti stanno riempiendo la sala con un ampio anticipo rispetto all'inizio dei lavori. Le operazioni di registrazione, a cura dell'Associazione Proteo Fare Sapere, sono sollecite ma non impediscono "la fila" davanti al desk della segreteria del convegno. Alle 9,15 i 120 posti della sala sono quasi interamente occupati.

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

LEGGI LA NOTIZIA