Scuola elementare al bivio: scuola meno o scuola più?

  • 11:35

    Interviene Sofia Toselli, in rappresentanza del CIDI.
    Chi oggi segue il dibattito scolastico è colpito dalla forza delle ideologie che
    ispirano l’attuale proposta governativa sulla scuola. La prima: la scuola deve essere piegata agli interessi del mondo produttivo.La seconda: non tutti i ragazzi sono destinati allo studio, perciò chi non vuole studiare vada a lavorare quanto prima (da cui discende il corollario: “la scuola deve confermare la divisione in classi così come sono nella società). Da queste convinzioni di fondo discendono le architetture organizzative e didattiche (percorsi personalizzati, il tempo scuola, i tagli dell’organico,ecc)dell’attuale proposta governativa. E discende la sciatteria con cui vengono affrontate tutte le questioni culturali , i grandi temi del sapere scolastico (basti pensare alla trama concettuale delle Indicazioni nazionali e al pasticciato elenco di abilità e contenuti che vengono propinati alle scuole).Tutto ciò costellato da alcuni miti: il primato della famiglia, per esempio, o quello della religione cattolica. Il mito del privato (privato è bello, perciò soldi e apertura al privato), dell’efficienza (le scuole possono funzionare come le aziende), della modernizzazione (vedi l’enfatizzazione dell’uso del computer). Mai una riflessione seria sul significato culturale di modernizzazione, sulle sfide culturali necessarie per affrontare gli effetti di una modernizzazione selvaggia e senza regole. Siamo insomma ancora alla scuola delle tre I, con una idea primitiva e involuta di cultura, che guarda al ritorno a pratiche didattiche minuziosamente contenutistiche , prive di valore formativo e piene di tematiche valoriali: “progetto di vita”, il “misurarsi con le grandi questioni dell’esistenza” che fanno ridere se rivolte ai bambini della scuola dell’infanzia e della scuola elementare. O i continui richiami alla “formazione morale e spirituale” o l’idea della conoscenza e della visione dell’uomo che emergono, attraverso il principio espresso nelle Indicazioni, della “sintesi” e dell’ “ologramma”.Pensiamo anche alle numerose abrogazioni contenute in calce al decreto legislativo che modificano nella sostanza aspetti fondamentali dell’attuale scuola di base (finalità, continuità, orari di funzionamento), ecc.

  • 11:30

    I lavori si interrompono. Un minuto di silenzio in ricordo dei soldati morti in Iraq. Noi eravamo contrari a quella guerra. Questo doloroso silenzio lo riafferma con forza.

  • 11:00

    Gianni Minto, in rappresentanza del Comitato Genitori Democratici, ha ricordato come l'associazione abbia fortemente voluto il tempo pieno ed abbia attivamente partecipato al dibattito che ha preceduto la riforma della scuola elementare del 1985, appoggiando l'introduzione dell'organizzazione modulare.Il
    CGD contesta fortemente la Legge 53 perché

    • butta via anni di sperimentazione e costruzione di qualità

    • propone la scuola dell'anticipo, che comprime l'infanzia

    • riduce il tempo scuola e svilisce il tempo pieno

    • obbliga i ragazzi ad una scelta precoce (a 12 anni) sul proprio futuro

    • avvia precocemente al lavoro, rendendo irrecupearabili le differenze sociali

    • espone i più deboli alla selezione

    • trasforma gli alunni in clienti e gli insegnanti in prestatori d'opera in competizione tra loro.

    La "riforma" Moratti disgrega il valore sociale della scuola a vantaggio di risposte individuali. I genitori dovrebbero assumere compiti nuovi (ad esempio la costruzione del portfoglio assieme all'insegnante tutor), ma sono interventi individuali. I genitori, invece, devono essere portatori di valori comuni, attraverso gli organi collegiali. Il CGD vuole agire per una scuola che sia un luogo di cultura libera, dove si impara a diventare cittadini responsabili, per una scuola dove i diversamente abili hanno il supporto necessario, per una scuola che non debba combattere contro la penuria dei fondi per l'edilizia. Per questo il CGD parteciperà alla manifestazione del 29 novembre.

  • 10:40

    La sala è stipata. Oltre 150 persone seguono gli interventi. Si aggiungono ulteriori sedie. Sta per iniziare il suo intervento Diana Cesarin, in rappresentanza del MCE.
    Diana Cesarin saluta con una formula che le è stata insegnata da un amico albanese :" pane, sale, cuore bianco". Il pane ed il sale - per dire- "che tu possa sempre avere ciò che è essenziale"; cuore bianco - per dire- non tradire le parole che si usano. Invece nei documenti ministeriali si è citato Don Milani per fargli dire il contrario di ciò che voleva dire. Si parla di ascolto e invece si sta sottraendo al paese la discussione sulla scuola, stanno impedendo di parlare di questioni vere! Oggi c'è un gran bisogno di analisi critica - cita a tal
    proposito il parere del Cun dato alle Indicazioni Nazionali - ma non basta. C'è bisogno di una ampia partecipazione al dibattito per far emergere con chiarezza la nostra cultura che è contrastiva rispetto al progetto di scuola che oggi il governo, non ascoltando nessuno, sta portando avanti. E la nostra cultura contrastiva trova linfa dalle nostre radici del "fare scuola elementare". Si dice molto preoccupata dall'idea che questo progetto di scuola ha di introdurre il privato nel pubblico perché il diritto all'istruzione è di tutti e tutti devono avere la possibilità di coevolvere insieme agli altri. Si sofferma sull'idea di personalizzazione veicolata dalle Indicazioni Nazionali per stigmatizzare che essa è pensata per sostenere i talenti già predestinati a essere tali. Altro dalla nostra idea di individualizzazione che, a partire, dalla 517 ha caratterizzato il nostro lavoro nella scuola. Dobbiamo avere tutti molto chiaro che la nostra scuola elementare ha davvero affrontato nel lavoro quotidiano questioni legate all'apprendimento nei laboratori, al valore della relazione educativa e del contesto, alla cooperazione come condizione per qualificare ciò che la scuola deve "rendere" a chi la frequenta. E nell'affrontare queste tematiche lo ha fatto con "pane, sale e cuore bianco".

  • 10:00

    Alvise Scarpa, della Segreteria regionale della Cgil scuola Veneto, ha il compito di svolgere la relazione introduttiva della mattinata. "La scuola italiana è una scuola che funziona bene", questa l'affermazione iniziale del suo intervento, "perchè lo dicono sia gli indicatori nazionali che internazionali. Eppure la Legge 53 vuole intervenire pesantemente con risultati inaccettabili perchè:

    1. riduce le risorse e taglia gli organici del personale docente e A.T.A.

    2. riduce il tempo scuola e cancella una delle più significative esperienze degli ultimi 30 anni rappresentata della scuola a tempo pieno;

    3. introduce l’insegnante unico nei primi tre anni e cancella l’esperienza del team docente paritario, riproponendo una struttura gerarchica tra insegnanti;

    4. ripropone una concezione morale e spirituale alla base dell’insegnamento, incrinando gravemente la laicità della scuola pubblica;

    5. enfatizza il ruolo della famiglia per ridurre il sistema pubblico ad una contrattazione individuale fra le parti;

    6. propone un elenco minuzioso di conoscenze e abilità che rischiano di far prevalere un approccio solo nozionistico.

    "Per questi motivi - così conclude il suo intervento - la Cgil Scuola cercherà di impedire l'imposizione di questo modello di scuola elementare che sicuramente ci farebbe regredire a situazioni storiche inattuali compromettendo l’impianto di tutto il sistema formativo. (scarica la relazione introduttiva nella versione integrale)

  • 09:50

    La sala si è riempita. Un pubblico attento e numeroso con una presenza femminile
    molto alta. Con un tempismo ... quasi perfetto, si inizia. E' Piero Furlan, Presidente di Proteo Fare Sapere del Veneto che, in qualità di coordinatore dei lavori, saluta gli intervenuti e, con un ottimo esempio di sinteticità, passa immediatamente la parola la primo relatore.

  • 09:00

    Veramente interessante la sala che ospita il convegno della Cgil Scuola qui a
    Mestre. Con una scelta intrisa di sobria attenzione ai particolari si è utilizzato il centro culturale "Santa Maria delle Grazie", vicino a Piazza Ferretto. Al piano terra una libreria, al piano rialzato un salone elegante nella sua semplicità, impreziosito da un un soffitto con enormi travi in legno, tutto a vista. Il tempo di preparare i pc e scattare delle foto alla sala ancora vuota, che i primi ospiti e relatori già cominciano ad arrivare. Sulla falsa riga del convegno di Firenze di venerdì scorso questo convegno vuole affrontare l'impatto sulla scuola elementare della Legge 53 e del Decreto attuativo che, così riteniamo, riporta la scuola elementare agli anni '50 in quanto:

    • si ritorna al maestro unico;

    • l'orario viene ridotto a 891 ore (27 ore settimanali);

    • scompare il modello del tempo pieno;

    • si reintroduce, per chi lo chiede, il vecchio doposcuola (3 ore settimanali);

    • i cancella l'organico funzionale di circolo;

    • nessuna garanzia per i tempi di contemporaneità dei docenti;

    • è prevista l'esternalizzazione di alcune attività.

    In tutto questo non vi è riconoscimento del lavoro professionale che è stato fatto in questi anni dagli insegnanti che, a partire da sperimentazioni e ricerche sul campo, hanno dato un determinante contributo alla riforma che la scuola elementare ha messo in atto a partire dagli anni 90. Il modello di scuola elementare oggi in vigore è un modello vincente. Ciò è confermato anche nelle ricerche internazionali e dai buoni risultati che conseguono i bambini che la frequentano.

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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