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Omer Bonezzi, Presidente nazionale dell'Associazione Proteo Fare Sapere, affronta l'argomento: "Professionalità docente tra la Legge Moratti e stato giuridico degli insegnanti"

"Un passaggio drammatico è stato quello dell’art.29 del CCNL precedente. Dopo le vicende ad esso legate è uscito un libro su una ricerca fondamentale attuata dallo IARD.: si chiama “Insegnanti Oggi” . Vi si scopre che questa categoria non ha un’unica rappresentazione professionale di sé, ma ne ha sette. Si scopre anche che, a seconda del clima e del momento, coloro che avevano ideato una o l’altra ipotesi di riconoscimento professionale facevano riferimento a una di queste identità professionali. E’ evidente che se si fa leva solo su una di queste, tutte le altre si coalizzano e bloccano il processo, ed è quello che è accaduto. Il fallimento di qualsiasi nostra ipotesi era scritto nelle troppe rappresentazioni che la categoria aveva di sé. E non era neppure risolvibile in quel contesto. Tutte le operazioni che sono state fatte negli anni 90 erano operazioni che andavano nella direzione di ammodernare il sistema, ma non erano il tentativo di ridefinire senso e funzione della scuola nella società della conoscenza. Nessuno di noi si poneva il problema se la scuola era il luogo in cui si vendevano delle conoscenze/ merci, dei metodi, delle conoscenze brevettate, o se era il luogo dove si garantiva la democrazia (perché democrazia vuol dire accesso a tutta la conoscenza). Scegliere questo nuovo punto di vista significa ridare un senso al nostro lavoro, molto più profondo e forte; significa aderire a una sorta di movimento internazionale che dice che non tutto è mercificabile. Ma quale idea di professione viene avanti da parte dell’attuale governo. Dopo il contratto sono usciti due DDL: il 4095 e il 3414 che cercano di esplicitare cosa si pensa del contratto e della funzione docente. La 4095 è di una parlamentare, Angela Napoli, di AN, che si muove nell’associazione nazionale presidi, l’altra proposta è di FI e dell’UDC. Se a questi disegni aggiungete l’altro articolo della legge Moratti in cui si fa obbligo all’insegnante di usare i criteri, i metodi, gli strumenti di valutazione dell’INVALSI - quando questo prima era di proprietà dell’insegnante, anzi ne era una condizione essenziale se non altro per valutare, calibrare, fare - noi ci troviamo di fronte a un “dimagrimento” della funzione. Che idea di professione salta così fuori? Il docente è un signore solo, possibilmente senza collegio dei docenti e senza rappresentanza sindacale; è un signore che non decide del proprio destino professionale, tant’è che viene regolamentato dalla stato giuridico; è un signore che è organizzato in maniera gerarchica e competitiva; è un signore di cui non si sa come verrà reclutato, quale sarà la sua formazione in ingresso, perché è dal percorso formativo che si definisce un’identità professionale. Quanto alla riproposizione dello Stato giuridico degli insegnanti va richiamato che esso vuol dire che noi non siamo più responsabili del nostro destino. Perché noi oggi con le nostre organizzazioni sindacali - di cui a volte siamo malcontenti, ma che comunque ci rappresentano - abbiamo una relazione bilaterale che fa sì che siamo in grado di dire, come per esempio nell’ultimo contratto, che l’autonomia scolastica conta e che è sulla base di questa che costruiamo un’identità professionale e un’organizzazione del lavoro. Sul codice deontologico va detto che un conto è un codice deontologico autogovernato, come proponiamo noi; un conto è un’operazione come quella proposta dalla compagine governativa, in cui il codice deontologico è la foglia di fico per espropriare i docenti da qualsiasi idea di autogoverno. Va infine sottolineato che nella proposta della Napoli di AN la contrattazione in sostanza viene ridotta alla sola moneta e vengono abolite le RSU di scuola. Credo che dovremmo avere, rispetto a questi disegni di legge, la capacità e il diritto di indignarci. Rispetto all’interrogativo della costruzione di una nuova carriera, noi dobbiamo preliminarmente gridare ad alta voce che il sistema di reclutamento deve essere pubblico, collettivo non affidato alle singole scuole e deve legarsi ad una formazione iniziale chiara. A noi convince l’attuale modello formativo di insegnante, che ha certo bisogno di essere aggiustato, ma che è il risultato di oltre dieci anni di lavoro: .un docente - quello a cui noi guardiamo - ricercatore, cooperativo, inserito a pieno titolo nella futura società della conoscenza.