La giornata della memoria

  • 11:20

    Tocca a Guglielmo Epifani chiudere i lavori della mattinata: "Ringrazio la Cgil Scuola e Proteo per la sua sensibilità e intelligenza nell’organizzare questa
    celebrazione.Fa onore, perché le vicende ultime della scuola, delle famiglie, dei docenti sono preoccupanti. E questi temi, questi valori, devono essere riaffermati.E’ ovvio che anno dopo anno il tempo allunga i tempi della memoria: le generazioni future possono sapere solo attraverso la memoria. Ecco, è il nostro dovere ramandare la memoria e riflettere sui valori permanenti della civiltà. Il rifiuto dell’ideologia dello sterminio afferma il valore fondamentale delle uguaglianze , del rispetto dei diritti delle persone, della libertà. La persona deve essere sempre considerata fine per se stessa e non strumento per gli altri uomini diceva Kant fondando la morale moderna.Quest’anno sarà il 60° anno dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. E’ un impegno civile. E’ un dovere affermare che questo 27 gennaio deve legarsi all’opposizione contro l’antisemitismo. Sono culture pseudo politiche. Foa dice che oggi si afferma con parole cose contrarie al significato di quelle stesse parole. Ecco dove oggi troviamo la irresponsabilità. Noi dobbiamo affermare che l’antisemitismo non trova alcuna giustificazione. Anche se si critica la politica di Sharon, non significa giustificare assolutamente l’antisemitismo. Voi che rappresentate la scuola, voi siete di questa giornata lo strumento fondamentale. Il problema per far rivivere e rendere attuale la memoria è funzionale la crescita della responsabilità individuale.Insieme agli studenti, ai partigiani e alle altre Associazioni scenderemo in Piazza del Campidoglio per il minuto di silenzio. Ma questo silenzio non è assenza di pensiero o di parole ma è la ricerca del senso, è la ricerca del Dio dei credenti e del senso della vita dei laici.

  • 11:00

    E' il turno di Enrico Panini: "La memoria è un esercizio importante, sia quando si ricordano cose positive sia quando si ricordano eventi terribili. L’oblio è perdita di radici, genera mostri. Sta scomparendo il racconto orale dei testimoni e con loro la realtà di quello che accaduto che finisce per essere assimilato alla finzione di un telefilm. Non bisogna avere paura di mostrare le immagini di quella tragedia – e non solo di quella – perché si deve sapere che a volte la storia impazzisce.Il 27 gennaio è un giorno che parla alla memoria, ma anche alla responsabilità.Il preside di una scuola americana, sopravvissuto ai lager nazisti, ogni anno scrive una lettera ai suoi insegnanti in cui dice che diffida dell’educazione perché ha visto gente colta e preparata mette le proprie conoscenza al servizio dei massacri e
    dell’annientamento. “Aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani” è l’invito conclusivo della lettera.E’ chiaro che la scuola ha una grande responsabilità in tutto questo. Anche perché oggi c’è un tentativo della politica di mettere le mani sulla scuola e sulla storia a soli fini politici. La polemica sui libri di testo e sulla libertà di insegnamento, il tentativo di dare dignità anche a chi nega l’olocausto, la banalizzazione – i fascisti erano più buoni dei nazisti, il confino era una vacanza a spese dello Stato. Un professore, Augusto Monti, interrogato dalla polizia fascista sul suo insegnamento, spiegava che il suo ruolo era raccontare i fatti e aiutare gli allievi a rispettare le proprie idee e quelle degli altri.In occasione del giorno della memoria il Miur ha bandito dei concorsi nelle scuole, ebbene, quella circolare non è stata firmata dal Ministro Moratti, quasi fosse un fatto burocratico, un qualunque adempimento amministrativo.Panini chiude il suo intervento con una citazione dal Diario di Anna Frank, una pagina in cui la ragazzina si aggrappa ancora all’idea della speranza nonostante vedesse la tragedia intorno a sé.

  • 10:45

    Fabio Galluccio, autore de “I lager in Italia”, interviene: "Ringrazio Proteo Fare Sapere e la Cgil dell’invito perchè non sono uno storico, ma lavoro in una grande azienda. Dedico però la mia vita a ricostruire la memoria. Hanna Arenot diceva che quel popolo che non conosce la propria storia ha perso la propria identità: è senza memoria.In Italia c’erano circa 258 luoghi di concentramento. Ho visitato Manfredonia, la Campania, Alatri vicino Roma: è ancora in piedi. Andatelo a v
    edere, ospitava 5.000 slavi. Ospitava omosessuali, zingari, ma principalmente slavi.Erano campi di internamento e non annientamento. Molte comunità fanno fatica a ricordare. I fascisti e i nazisti portavano in questi campi gli ebrei che poi erano indirizzati nei campi di sterminio.I 258 campi di concentramento servivano a concentrare ebrei e italiani oppositori di regime, omosessuali, come ho detto, alle Tremiti.Ma furono anche sviluppati durante la Repubblica Sociale Italiana e fu istituito almeno 1 campo per ogni provincia. Sembra una storia incredibile perchè a parlare di queste cose con noi non siano stati una volta tanto gli storici.Il fatto è che la memoria appartiene a tutti, a tutto il popolo e quando questo dimentica, tutto viene perduto. A anche gli storici possono non recuperare il ricordo e allora si perde la testimonianza.L’unica rappresentante di una antica famiglia ebraica al ritorno da Aschwitz augurò a chi l’aveva arrestata in Italia di ricordare. Quel capitano dei Carabinieri doveva sempre ricordare di aver mandato alla morte una famiglia intera. Questo anche se il tribunale l'avesse a suo tempo assolto poiché non aveva arrestato ebrei per fini di lucro.

  • 10:30

    E' Massimo Rendina, dell'Associazione Nazionale Partigiani, a prendere la parola: "Vi ringrazio di aver invitato anche un Partigiano, un vecchio partigiano. Esprimo la mia riconoscenza alla Cgil Scuola e a Proteo Fare Sapere.Ricordo che fino a qualche anno fa lo studio storico si fermava alla 1° guerra mondiale. Abbiamo dovuto aspettare il Ministro Berlinguer per colmare il vuoto della 1° guerra ad oggi. Si vuole attentare alla storia: la si vuole lasciare agli studiosi, agli specialist
    i ma non alle persone.Noi oggi siamo qui per riflettere sull’episodio emblematico del ‘900. Lo scopo dell’ideologia nazifascista, tra l’altro, era quello di eliminare ogni forma di ricordo dei fatti tragici legati alla guerra. In questo secolo la morte ha regnato: basta pensare che sono stati soppressi oltre 26 milioni di esseri umani nei campi di battaglia e nei campi di prigionia, siano essi ebrei o soldati o civili. Le ideologie sono terribili quando pretendono di rappresentare la verità, come una e assoluta. Noi lottiamo ancora affinchè il ricordo della dittatura ci impedisca di dimenticare e che venga ribadito il valore della libertà e della convivenza pacifica fra i popoli.

  • 10:15

    Prende la parola Saul Meghnagi, presidente della Comunità ebraica italiana e direttore dell’Istituto superiore di formazione della Cgil. “Fai e ascolta”, nella tradizione ebraica corrisponde al “minuto di silenzio”: è un atto simbolico che co
    stringe a ragionare sui motivi per i quali lo si sta facendo. Meghnagi riflette sulla parola “resistenza” presente nel titolo della manifestazione e sul significato, ricco di valenza etica, che essa ha per gli ebrei. C’è un grande dibattito storiografico tra gli ebrei proprio sul concetto di resistenza che si fa risalire alla storia di Mosè. In genere la resistenza è la reazione di una maggioranza oppressa da una dittatura. Nel caso degli ebrei si tratta di una minoranza che cerca di costruire le proprie ragioni di vita. Ci sono stati studi che dimostrano che non si può parlare di “razza” ebraica: gli ebrei sono una comunità, sono un popolo. Lo sterminio nazista era diretto a cancellare a negare questo popolo e questa comunità. Una negazione che nasce da lontano, tanto che già negli anni Venti si parlò della costruzione di una nazione, idea che ha avuto un’acellerazione dopo la seconda guerra mondiale. Dopo aver ricordato la difficoltà – non solo per gli ebrei – di essere riconosciuti come identità collettiva, Meghnagi ha ricordato l’importanza dell’esercizio della memoria anche nella tradizione ebraica e dei gesti simbolici che spesso accompagnano questo esercizio. La forza dei gesti simbolici riesce ad essere persino più forte della storia.

  • 10:05

    Ludovica Modugno legge una brano da Se questo è un uomo di Primo Levi. Laddove si descrive l’arrivo al campo e la selezione tra i prigionieri in abili o inabili al lavoro... e poi l’ingresso in camera a gas di Emilia, tre anni, e con lei di altri bambini ebrei.

  • 09:50

    Omer Bonezzi, Presidente dell'Associazione Proteo Fare Sapere, prende adesso la parola: "Mantenere la memoria è questione delicata. Lo sanno bene i ragazzi che usano una modalità di pensiero oggi che dà molta attenzione al presente, ma ha difficoltà a relazionarlo con il passato. Non può dunque esserci identità senza memoria. Per questo ci spendiamo come Proteo fare Sapere per diffondere in tutte le scuole l’idea del minuto di silenzio nel momento in cui nel 1945 furono aperti i cancelli di Auschwitz. Lo scorso anno furono circa 2 milioni i ragazzi che osservarono il minuto di silenzio in tutte le scuole italiane. Rappresenta la necessità di riappropriarsi della storia. Quest’anno la novità consiste nell’alto patronato concesso dalla Presidenza della Repubblica. La seconda novità sta nel fatto che alle 12 meno qualche minuto scenderemo nella Piazza del Campidoglio ed effettueremo il minuto di silenzio insieme alla rappresentanza del mondo della scuola e delle vittime della Shoah. Noi riflettiamo sulla storia: con il fascismo è caduta l’imposizione, ai docenti, dei libri di Storia graditi al regime. Il governatore della Regione Lazio Storace crede di ripristinarla. La storia è uno strumento che permette alle persone di costruire la propria identità e non può essere annullata dalla realtà.

  • 09:45

    E' Ludovica Modugno adesso a leggere alcuni brani di Pasolini, di F. Fortini e di Marim Nomel. Si prosegue con Giancarlo D'Alessandro che porta il saluto della giunta : "A Roma oggi, tantissime iniziative, diverse ma con un unico fine: la memoria. Memoria non solo di fatti tragici, ma anche della parte migliore della nostra cultura. Roma lavora per essere una città accogliente, una città che si fa comunità. In questo giorno affermiamo l'identità di Roma, una città che ripudia la violenza e l'intolleranza. Ma non solo. Nella costruzione della comunità e del senso civico la scuola è centrale anche perché lì si stanno sperimentando veri e propri momenti di vita multiculturale."

  • 09:40

    Ecco la presidenza della manifestazione: Ludovica Modugno, attrice e membro del Direttivo Nazionale Cgil Confederale; Saul Meghnagi dell'Unione Comunità Ebraiche Italiane; Stefano De Caro, Segretario Generale della Cgil Scuola Lazio; Omer Bonezzi, Presidente Proteo Fare Sapere; Fabio Galluccio, autore del libro “I Lager in Italia”. Enrico Panini, Segretario Generale Cgil Scuola Nazionale. Siamo in attesa di Guglielmo Epifani Segretario Generale della Cgil e Giancarlo d'Alessandro Assessore del Comune di Roma.
    Si inizia con una presentazione della giornata e della sala. Un ritmo velocissimo quello scelto che porta subito all’intervento di Stefano De Caro, Segretario della Cgil Scuola Lazio. Brevissimo anche il suo intervento che tende a chiarire il vero significato dell’iniziativa. Sottolinea la “necessità di conservare la memoria contro ogni tentativo pericoloso di perderla attraverso quella forma di revisionismo e negazionismo di chi vorrebbe dimenticare”.

  • 09:30

    Una sede prestigiosa, la sala Pietro da Cortona all’interno di musei capitolini, quella che ospita la manifestazione, promossa da Proteo e da Cgil Scuola, per celebrare la giornata della memoria. Una continuità di iniziative, questa è la quarta consecutiva, che sottolinea un impegno politico a favore della libertà e contro qualunque discriminazione. In questo s’inquadra anche “il minuto di silenzio”, iniziativa promossa da alcune associazioni professionali e siti web dedicati alla scuola, che vuole coinvolgere con un momento di riflessione tutte le scuole e ribadire così il valore del “ricordo”, Un’iniziativa che, quest’anno, ha ottenuto anche l'alto patrocinio del Presidente della Repubblica.

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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