La formazione professionale: dalla frammentazione di oggi... a sistema domani

  • 10:40

    Maria Brigida della segretaria nazionale della Cgil Scuola inizia la relazione introduttiva.

    I sistemi scolastico e formativo del nostro Paese stanno vivendo uno dei momenti più convulsi e confusi della loro storia. Ma, se sull’istruzione è aperto un dibattito, sulla FP, un non-sistema, c’è un assordante silenzio. La FP non ha un progetto, è gestita giorno per giorno, è estremamente frammentata tra varie legislazioni regionali che non si richiamano a criteri comuni. La nostra proposta è che, accanto a un obbligo scolastico fino a 16 anni vi sia un sistema di FP autonomo con un suo ruolo. La condizione è che si segni una discontinuità rispetto al passato. Le regioni, oltre a svolgere il loro ruolo istituzionale nel quadro delle nuove ampie competenze, dovrebbero affermare una positiva logica di cooperazione. Questo per superare l’attuale labilità di titoli, rilasciati da una miriade di enti, difficilmente spendibili fuori dai confini regionali. Pensiamo a un’offerta formativa pubblica dai 16 ai 18 anni che abbia le stesse certezze del percorso scolastico. Anche per l’apprendistato vanno attivate tutte le garanzie formative. La FP deve essere lo strumento per l’aggiornamento e la formazione continua anche per chi lavora e anche per chi ha già un titolo. Per questo è fondamentale che vi siano risorse certe con i “fondi interprofessionali”. L’integrazione necessaria tra istruzione e formazione può avvenire solo nella chiarezza dei ruoli e degli obiettivi di entrambi i sistemi.

    I criteri di accreditamento degli enti e un personale qualificato e garantito sono altre due condizioni indispensabili.

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  • 10:20

    Inizia il convegno.Apre Omer Bonezzi, presidente di Proteo Fare Sapere.
    Il rapporto tra istruzione superiore e formazione professionale è rimasto in ombra, marginale in una discussione che pure si è sviluppata nel Paese dopo l’emanazione della legge Moratti.
    In più vi è una grande confusione istituzionale sulle competenze tra lo stato e le regioni sull’istruzione e sulla formazione. Come si sa c’è un ricorso presso la Corte costituzionale.
    In questo convegno vogliamo presentare le nostre proposte e le nostre idee per un sistema nazionale di formazione professionale.

  • 09:00

    Manca ancora mezz’ora all’inizio e la sala è pressoché vuota. Certo, anche noi webcronisti avremmo indugiato volentieri sotto lo splendido sole primaverile a sorbirci il cappuccino. Invece il dovere ci chiama: bisogna controllare gli attacchi dei computer, l’allacciamento della rete e tutte le altre diavolerie che ci permettono di andare in onda in tempo reale.

    Stamattina si parla di formazione professionale. Da sempre la cenerentola del nostro sistema educativo la formazione professionale sembrava avere avuto un momento di gloria alla fine degli anni Novanta, quando sull’onda delle direttive e dei programmi europei raccoglieva l’interesse del mondo del lavoro, dei governo e degli strateghi dell’educazione permanente e degli adulti. In Italia si cominciava a parlava di percorsi comuni tra istruzione e formazione, addirittura si sistemi dialoganti. Ma quella stagione è lontana ormai secoli. Infatti con il governo di centrodestra su scuola e formazione, come si sa, la svolta è stata di 360°.

    Oggi, con la legge 53/03, la divaricazione tra i due sistemi è sancita anche istituzionalmente e la formazione professionale, affidata a intese tra governo e regioni e quindi tra regioni altri soggetti del territorio, viaggia su canali estremamente frammentati.

    Da qui il titolo del convegno di oggi.

    L’indagine
    Tra i materiali preparati per i convegnisti, una breve brochure piena di dati ci attira. “Indagine conoscitiva sui sistemi regionali di formazione professionale. Anno 2003”.
    Nel 2003 sono stati stanziati 2 miliardi e trecento milioni di euro per la formazione professionale. Il 58% sono fondi comunitari, il 23% nazionali, il 18% regionali, l’1% privati. Il dato curioso è che in Sicilia il cofinanziamento regionale allo stanziamento UE è superiore allo stanziamento stesso. Un record. Si spende soprattutto per la formazione continua, seguono a distanza l’obbligo formativo e la formazione superiore, quindi ancor più lontano l’apprendistato e l’educazione degli adulti.
    Chi fa formazione professionale? Sono 5.000 enti, di cui 1.400 nella sola Lombardia (scusate se è poco).
    In questo settore lavorano circa 29mila persone con contratto da lavoro dipendente e ben 39mila con contratti atipici. Il maggior numero degli atipici sta in Lombardia. Il lavoro atipico ha avuto un aumento vertiginoso negli ultimi quattro anni.
    L’indagine ha fotografato la realtà regionale così com’è, ha coinvolto 15 regioni su 20 ed è stato svolta dalle strutture regionali della Cgil Scuola

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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