Il sapere aperto: conoscenza, innovazione, società

  • 16:00

    A Fulvio Fammoni, Segretario nazionale della CGIL il compito di chiudere i lavori di questo importante seminario.

    "Le nostre proposte si inquadrano in una fase in cui il governo ha scelto una linea bassa, di non competizione, mentre nel mondo non c'è un grande sviluppo". La proposta del governo di breve periodo, caratterizzata da bassi investimenti e poca innovazione, per un po' ha convinto le imprese, ora anch'esse parlano dell'esigenza di "fare sistema". Ma il Governo pur di restare in piedi ricorre a tutti i mezzi a sua disposizione compresa la "riduzione delle tasse". Il problema oggi non si risolve con aggiustamenti ma serve un modello di sviluppo economico-sociale in cui lavoro, conoscenza e cultura siano effettivamente considerate un valore. In questo contesto occorre ribadire la natura pubblica delle strutture formative: non dimentichiamo poi che la nostra materia prima è la cultura e che anche in questo caso ci troviamo indietro rispetto ad altri paesi.

    Va poi superato nel lavoro il drammatico problema della precarietà. Tema cruciale è quello delle risorse; le proposte che avanziamo richiedono investimenti consistenti, ma è questa l'unica strada da percorrere per lo sviluppo della ricerca e dei percorsi formativi.

  • 15:45

    Paolo Saracco riprendendo la parola sostiene che non è vero che innovazione significhi solo HI-TECH. Oggi l'evoluzione tecnologica non richiede nuove strutture in quanto il suo processo è a medio periodo. Manca la capacità trasversale di rendere condivisibili i percorsi che università ed industria fanno. C'è una frattura tra i percorsi formativi e ciò che occorre all'industria. In Liguria c'è l'opportuniià di costruire la sinergia e questo è compito della Regione.

  • 15:30

    Alessandro Repetto Presidente della Provincia di Genova, rispondendo alla domanda su quale deve essere il collegamento tra territorio e formazione e quale deve essere il ruolo della politica rispetto ai soggetti che concorrono alla formazione, ricorda che la Provincia supplisce all'assenza di una regia complessiva per quanto riguarda le politiche formative e il mercato del lavoro. Vogliamo rimettere in discussione i modi di partecipazione delle istituzioni all'interno di processi di sviluppo per contare di più e non solo subirli. Settore industriale, settore marittimo-nautico, settore turistico specializzato sono tre settori nei quali investire risorse e finanziamenti. Occorre un piano biennale di formazione (in sinergia con l'università e l'apparato produttivo) che si rivolga a questi tre settori in modo da sviluppare livelli competitivi di alta qualità. E' stato creato un tavolo di concertazione territoriale nel quale sviluppare politiche di sistema legate allo sviluppo del mercato del lavoro, prevedendo figure professionali specifiche, sia tecniche che logistiche, nei settori di sviluppo. Altro settore di lavoro è quello della sinergia con l'università ed in specifico con ingengneria ed economia, sempre in funzione dello sviluppo delle professionalità necessarie ai settori. E' necessario fare sistema tra istituzioni, università ed enti di ricerca, facendo parlare tra loro questi soggetti e superando l'isolamento e i rischi di incomunicabilità.

  • 15:20

    Manzitti Rivolgendosi al cosidetto fronte più debole cioè gli studenti, chiede a loro cosa pensano del movimento e degli interessi che si stanno creando attorno all'Università: Il sindacato si occupa dei percorsi universitari, le Associazioni degli Industriali pure, l'Università si autointerroga. Come vedono gli studenti questa apparente confusione? Come vedono questa difficoltà di scelte apparentemente crescente? Ci sono troppi Master, programmi Erasmus, ecc....come la vedete voi studenti?

    Risponde Federico Alberti rappresentante del Consiglio Nazionale Studenti Universitari dicendo che i giovani italiani oggi vivono le inquietudini per il mondo del lavoro e per il loro futuro. Il precariato è il vero dramma. Per scardinare quesi timori i giovani individuano nella università la leva per poter concretizzare le proprie aspirazioni. A questo proposito ricorda due eventi fondamentali della vita universitaria: l'autonomia didattica e la proliferazione degli Atenei negli ultimi anni. A ciò si collega un'estrema competizione tra gli Atenei, incrementata anche dal calo demografico. A suo parere bisogna capire come le istituzioni e il territorio si comportano in queste competizioni, sottolineando come l'insediamento dell'Università sul territorio ha fortissimi legami con il livello di qualità della vita.

    L'università e l'istituzioni dovrebbero coordinarsi per rispondere alla domanda: perchè uno studente dovrebbe studiare a Genova?

    Il discorso della qualità della didattica è un elemento fondamentale da associare alla tutela del diritto allo studio. Ad esempio siamo in una regione in cui non tutti gli studenti che hanno diritto alla borsa di studio possono o riescono ad ottenerla. Inoltre le residenze universitarie sono insufficienti (630 posti destinati a calare presto). Ricordiamoci che lo studente che può permetterselo sceglie lìuniversità che gli dà maggiori garanzie di diritto allo studio ed alla residenzialità territoriale. Bisogna guardare ad un quadro generale dei servizi oltre al diritto allo studio (trasporti, mense, cultura...) bisogna ragionare in una logica di campus universitario (cita gli investimenti in zona Darsena). Tutti questi elementi potrebbero motivare gli studenti a scegliere la nostra sede universitaria. Un ultimo accenno al merito alla contribuzione studentesca: deve essere chiaro il principio di equità sociale e soprattutto di trasparenza con chiaro riferimento ai servizi offerti agli studenti. Cita in conclusione il Comitato Regionale di Coordinamento, che potrebbe coordinare l'offerta formativa sul territorio.

  • 15:10

    A Paolo Saracco, Segretario nazionale della FLC Cgil Manzitti domanda il punto di vista di chi deve lavorare in un territorio che cambia a fronte di percorsi e soluzioni diversificati.

    Saracco sostiene che sono interessanti gli strumenti di indagine di questo problema. E' in corso la più grande innovazione tecnologica nel mondo. La trasformazione del lavoro che c'è stata ha indotto una domanda diversificata. Ricorda che alcuni anni fa fu fatta un'indagine di Confindustria e Sindacato sulle necessità di formazione. Le imprese vogliono una formazione sempre più specialistica che vogliono farla in proprio. In Liguria esistono imprese che lavorano con l'alta specializzazione, poi esiste un'unica università e ci sono esperienze positive. Si è fatto uno sforzo enorme per stringere relazioni industriali, ed eravamo riusciti a mettere intorno ad un tavolo unico istituzioni scietifiche e politiche. Ora questo manca.

  • 15:00

    Il dott. Guido Torrielli, dell'Associazione degli Industriali, risponde affermando che nel mondo della tecnologia il maggior problema è quello della coerenza di informazione su ciò che c'è e ciò che è in sviluppo. Cn il presidente Zara si era fatto un accordo -20 gennaio 2005- tra università e industria sulla base di un'analisi sulla compenetrazione delle competenze, che ha dato origine ad un comitato di indirizzo per lo sviluppo delle sinergie tra territorio e alta tecnologia. La creazione di una società consortile fatta di grandi e piccole aziende, Province, Università, Dixet sulla base di finanziamenti MURST permetterà di dare a Genova uno sviluppo nei tre punti centrali per Genova: porto, IIT e turismo. E' sbagliato dare all'industria il ruolo di "formatore" attraverso stages e tirocini; il mondo della formazione ha il dovere di formare persone da inserire nell'industria e l'università deve dare la possibilità alle persone di percorsi di formazione continua anche durante il proprio percorso lavorativo.

  • 15:00

    Contributo scritto di Mimmo Rizzuti della Segreteria
    nazionale della FLC Cgil.
    scarica contributo

  • 14:50

    Il Prof. Pino Boero, Preside di Scienze della Formazione dell'Università di Genova, afferma che quando ha sentito Manzitti parlare del territorio pensava a Genova che è tradizionalmente città dei "maniman"!! Credo che Genova sia andata avanti troppo tempo con la logica che se "vado avanti io", chissà cosa succede? Sostiene che molte cose sono cambiate. L'altro aspetto genovese del piangersi addosso da circa 10 anni è un po' mutata anche se è un po' generica. Dalla mia presidenza a Scienze della Formazione il rapporto con gli enti del territorio è cambiato in meglio: si stanno formando insegnanti che poi agiranno sul territorio, dove già fanno stage e tirocinii. Non è così pessimista su questo lato, ma sulle conseguenze del seguente aneddoto: 15 giorni fa il vice Ministro Possa (del Miur) ha innaugurato una residenza universitaria a Genova; il suo intervento si è basato unicamente sul fatto che l'Italia versa in una situazione economica sciagurata perchè non ha perseguito lo sviluppo del nucleare e individuando inoltre come uno sbocco futuro lo sviluppo delle nanotecnologie.

    Alle repliche di docenti universitari e giornalisti che sottolineavano l'importanza della ricerca di base e la costituzione del IIT a Genova, rispondeva considerandole belle ma piccole cose.

    Per Boero, quindi, con questi presupposti mancano le basi per costruire e per progredire in una sinergia tra università e territorio.

    In conclusione noi dobbiamo, inoltre, ricordare la ricerca della didattica di qualità, abbandonando l'autoreferenzialità che un po' troppo ci contraddistingue come docenti universitari. Dobbiamo parlare di didattica e dobbiamo essere disponibili ad essere valutati come elementi oggettivi e su ciò dobbiamo instaurare i percorsi formativi sia per i docenti che per il personale tecnico amministrativo delle Università. Il primo servizio che dobbiamo fare è il servizio all'utenza, è la dimensione didattica di livello almeno medio alto, altrimenti il collegamento con il territorio sarà inefficace.

  • 14:45

    Franco Manzitti, capo redazione di Genova -"La Repubblica - il lavoro", coordina la Tavola rotonda.

    Inizia ricordando come circa 20 anni fa all'Ansaldo i colletti bianchi avevano superato le tute blu. Un nuovo modello di sviluppo di giornalisti hanno approfondito come analisi. Quale tipo di formazione sarebbe stata da studiare per un territorio che stava cambiando? probabilmente ci fu un'assenza di regia politica-economica.

    Chiede ai partecipanti alla Tavola rotonda che tipo di formazione può essere suggerita/studiata per i settori che stanno cambiando? Come cambia il processo formativo? E la ricerca che un tempo aveva precisi codici?

    L'università percepisce che intorno al problema della sintonia con il territorio manca qualcosa?

  • 14:45

    Fabrizio Dacrema, coordinatore del Dipartimento Formazione e Ricerca della CGIL, impossibilitato a partecipare ha inviato il proprio contributo.

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